Riassumere in un solo post il significato e la tradizione che stanno dietro allo Storico Carnevale di Ivrea è un’impresa impossibile. In generale lo si identifica con la Battaglia delle Arance, ma questa manifestazione popolare è frutto dell’intreccio e della stratificazione di differenti usanze. Riflessi di avvenimenti succedutisi nei secoli per dare origine allo spettacolo a cui noi oggi possiamo assistere.
Importante è ricordare l’antica origine a cui si ispirano i festeggiamenti, una storia che pone le radici nel Medioevo per combinarsi nel tempo generando uno degli eventi folkloristici più spettacolari e unici del panorama carnevalesco mondiale. Scoprilo anche nel mio racconto sullo Storico Carnevale di Ivrea.
Cosa sta dietro alla Battaglia delle Arance
Il lancio di cibo è una delle tradizioni più antiche tramandata in spregio dei nobili che distribuivano fagioli alla popolazione povera, la quale, ferita nell’orgoglio, in segno di rifiuto, li gettava per le strade.
La battaglia delle arance inoltre rievoca la ribellione dei cittadini eporediesi alle autorità. Grazie ad una fanciulla di nome Violetta, figlia di un mugnaio, che, rifiutando di sottomettersi allo Jus Primae Noctis, decapitò il Marchese Ranieri di Biandrate. Dopo questo evento la popolazione insorse sottomettendo le guardie e radendo al suolo il maniero del tiranno.
I simboli dello Storico Carnevale di Ivrea
La Vezzosa Mugnaia è quindi simbolo del carnevale e impersona la libertà reclamata dal popolo eporediese. La sua figura, presente nelle leggende da secoli, fu ufficializzata nel Rinascimento, epoca in cui, all’alba dell’unificazione italiana, venne vestita del tricolore.
Il passaggio dai fagioli alle arance si ebbe nel ‘800, periodo in cui nacque l’usanza, da parte delle fanciulle borghesi, di lanciare questi frutti in omaggio ai ragazzi che passavano in strada durante i festeggiamenti che si svolgevano separatamente in ogni rione. Omaggi che erano in realtà di diverso tipo, vi erano confetti, piccoli oggetti, fiori o altri frutti, e quest’uso fu presto inserito nelle pratiche carnevalesche.
Nonostante il forte disaccordo, da parte del Generale Audifredi nel 1859, con il tiro delle arance che, seppur involontariamente, a volte potevano essere utilizzate come veri proiettili verso la folla, questo frutto divenne ben presto il simbolo dello Storico Carnevale di Ivrea, che dalla prima metà del 1800 viene supervisionato da due personaggi storici.
Accanto alla Mugnaia sta sempre il Generale, che, come il generale napoleonico che nel 1808 unificò le feste rionali in un solo carnevale, veste l’originale uniforme, e il cui compito è di regolamentare la manifestazione. A lui affiancato c’è il Sostituto del Gran Cancelliere, che tiene nota di tutto ciò che avviene e di tutte le cerimonie svolte annotandole nel Libro dei Verbali.
La domenica della battaglia delle arance
La domenica mattina l’impazienza dell’attesa è palpabile tra le vie del centro, si stendono le reti a difesa di passanti ed edifici e, nelle piazze, ci si prepara impilando le casse colme di agrumi. Parallelamente si svolgono, in altre zone della città, altri eventi importanti e significativi che ti spiegherò in seguito. Uno ad esempio è l’abbruciamento degli scarli che pone fine a tutto il carnevale.
Ci viene data l’opportunità di pranzare presso la sede degli Aranceri degli Scacchi, un modo unico per calarsi nel sentimento di questa manifestazione, per sentire l’entusiasmo e l’euforia che unisce migliaia di persone in quella che, un tempo, fu una fraterna lotta per la libertà.
Ci spostiamo in Piazza Ottinetti, manca meno di un’ora all’inizio della Battaglia delle Arance e gli aranceri si riscaldano. Uno di loro ci spiega alcune tecniche da tenere presenti durante il tiro e, nel mentre, osserviamo uno Scacco e un Diavolo, amici e rivali, scherzare tra loro in maniera festosa. Del resto la competizione è importante, ma stare insieme e divertirsi, al contrario di chi pensa sia una lotta violenta, sono le regole fondamentali da rispettare.
Nel primo pomeriggio della domenica del carnevale la Mugnaia e il Generale, partendo da Piazza della Città, danno inizio alla sfilata e attraversano le vie principali di Ivrea salutati dalle nove squadre di aranceri: Asso di Picche, Morte, Tuchini del Borghetto, Scacchi, Scorpioni d’Arduino, Pantera Nera, Diavoli, Mercenari e Credendari (in ordine di anno di fondazione della squadra).
Al loro seguito sfilano i carri delle Guardie del Marchese, tiratori mascherati che sanciscono l’inizio della battaglia.
La Battaglia delle Arance
Ad uno ad uno li vediamo entrare in piazza, dalla nostra postazione sui balconi del municipio, provenienti da Corso Palestro. Si fanno strada tra la folla e percorrono il lato sinistro della piazza dove li attendono gli aranceri dell’Asso di Picche. A ogni passaggio esplode il marasma, è un turbinio di mani e arance che volano, tonfi, spruzzi di succo e urla per incitare i compagni alla lotta simbolica.
Passando sotto di noi risalgono il lato destro (in senso antiorario insomma), dove ci sono gli aranceri della Morte ad attenderli, e anche qui la battaglia continua fino al fondo della piazza.
È proprio a questo punto che notiamo, nel caso in cui il carro abbia subito un forte assedio da parte dei tiratori a piedi, il capitano delle guardie alzare al cielo le mani. In quel mentre tutti si fermano, come fossero guidati secondo un regime militare, e i tiratori sul carro, togliendosi le maschere al di lui comando, fanno un applauso a quelli a terra per la grande prova sostenuta, prima di proseguire verso nuove battaglie.
Vedere tutto questo dall’alto è incredibile, ma ci fa capire come sia possibile scendere in piazza e avventurarci per le vie senza troppo rischiare di esser bersagliati.
Indossa il Berretto Frigio
Il Berretto Frigio, lungo copricapo rosso a forma di calza, segno di compartecipazione alla lotta, ci fa da scudo, ma non si sa mai, un’arancia vagante può sempre scappare.
Scendiamo in piazza per imboccare via Siccardi, che ci conduce fino al Lungodora. Il viale lungo il fiume è molto più tranquillo, è una delle numerose zone franche istituite per permettere ai visitatori di assistere senza troppi rischi, mentre un tempo si battagliava in ogni angolo della città.
Percorriamo tutto il corso lungo la Dora fino a raggiungere Piazza Rondolino, zona di tiro per gli aranceri del Diavolo, delle Pantere e dei Mercenari, nella vicina Piazza Freguglia invece tirano i Credendari.
La Battaglia delle Arance per i bambini
Un altro aspetto che ignoravo di questo carnevale è quanto siano partecipi i bambini.
Al fine di inserirli e far loro vivere a fondo la tradizione, vengono allestite delle zone in cui il tiro è a loro riservato. In queste aree passano sempre i carri da tiro, ma la potenza di tiro risulta ridotta in misura tale da non fare del male ai fanciulli.
Pare addirittura che un tempo i tiratori sui carri si togliessero le maschere per duellare con i più giovani, ma questi, offesi, si rifiutarono di partecipare alla Battaglia delle Arance. Da allora le maschere non vennero più rimosse, ma spesso i tiratori, per esser meno offensivi, dividono in due le arance e ne spremono il succo prima di tirare ai ragazzini.
La Battaglia delle Arance per i fifoni e i critici
Per chi volesse tenersi lontano dallo scontro c’è la possibilità di perdersi tra le varie bancarelle gastronomiche, si trovano disseminate nei giardini e lungo Corso Botta fino all’imbocco con Corso Palestro.
Abbiamo fatto un giro ad anello in pratica e ora ci troviamo in coda ai carri. Risaliamo quindi lentamente l’ex decumano maximo di Eporedia riempiendoci le narici dell’intenso odore delle arance schiacciate e del loro succo che impregna ogni centimetro della strada.
Le vie e le piazze in cui si svolge la battaglia sono completamente ricoperte di quel che rimane dei frutti, uno spettacolo indescrivibile e che molti reputano uno spreco inutile di cibo. Leggi qui il backstage dello Storico Carnevale di Ivrea per scoprire di più sulle arance.
L’organizzazione tuttavia ci rassicura sotto questo aspetto. Tutte le arance utilizzate allo Storico Carnevale di Ivrea per la Battaglia delle Arance sono prodotte esclusivamente per il carnevale. Esse sono controllate e selezionate in modo tale che abbiano un calibro troppo piccolo per essere commercializzate e, di conseguenza, non verrebbero mai vendute nei mercati a scopo alimentare.
L’unico modo per capire la Battaglia delle Arance è viverla!
In ogni caso non si può dire che non sia uno spettacolo unico, del resto il tiro delle arance ebbe inizio come atto volto ad esorcizzare il pericolo di carestie nell’anno che iniziava. Sacrificare un frutto esotico, e spesso non facilmente reperibile in anni passati, assume così un significato simbolico.
Dal fondo di Corso Palestro ci dirigiamo al Borghetto attraversando il pittoresco ponte che ci immette nella piccola piazza, dove si trova la sede dei Tuchini. Ormai qui tutto è terminato, sono le quattro del pomeriggio e, dopo due ore di sfrenato scontro, in questo rione si cammina a fatica.
Di sicuro la Battaglia delle Arance è un evento sbalorditivo, ma ancora più inspiegabile è la sensazione di unione ed euforica allegria che si sente trasudare anche dai più piccoli vicoli di Ivrea. Una manifestazione che merita di essere vissuta appieno, possibilmente prendendo parte anche alle celebrazioni che le stanno attorno.
Ricche di significato sono la Visita del Generale e dello Stato Maggiore alle Autorità Militari, la Presentazione della Vezzosa Mugnaia, la cerimonia della Preda in Dora e l’Abbruciamento degli Scarli.
E tu hai mai vissuto lo Storico Carnevale di Ivrea? Fammi sapere cosa pensi di questa ricorrenza lasciando un commento al fondo di questa pagina.
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