Fin dalla nostra prima visita al Municipio di Brusnengo abbiamo potuto cogliere il forte legame che la comunità conserva con i propri cittadini emigrati in cerca di fortuna. In passato questo fu un fenomeno molto frequente tra i cittadini di Brusnengo che oggi è soprannominato anche il paese degli emigranti.
L’emigrazione ebbe un’incidenza molto importante sulla popolazione di Brusnengo, così ci raccontano l’allora sindaco Fabrizio Bertolino e il vicesindaco Ludovico Fiora, egli stesso con un passato da emigrante che visse per 20 anni in Nigeria. Vi furono periodi in cui tutte le famiglie del paese avevano figli, parenti, fratelli residenti in stati esteri molto lontani. Era consuetudine pensare alla famiglia allargata, nel senso che i figli vivevano lontani prima per questioni di studio e poi per questioni di lavoro.
Scopri questo paese anche tramite il sito del comune di Brusnengo.
Il paese degli emigranti
Oggi i tempi sono cambiati, ma l’emigrazione ha influito a tal punto sulla comunità brusnenghese da essere ancora oggi nella cultura di tutti i suoi abitanti. Lo dimostrano i pannelli appesi alle pareti del palazzo comunale, dove sono riportati i successi dei compaesani all’estero, alcuni dei quali vantano di essere divenuti il pasticcere del presidente degli Stati Uniti, oppure il direttore di un qualche grande hotel americano.
Gente partita in cerca di fortuna, sparpagliata un po’ in tutto il mondo, persone alla ricerca di una nuova casa, ma sempre affezionate alle proprie origini. Il legame con il paese natio è forte e difficile da dimenticare.
Ci parla di questo sentimento di legame alle proprie radici la signora Velia Micheletti, originaria del vicino comune di Roasio che con Brusnengo condivide questo passato. Velia ci racconta della sua vita in Costa d’Oro, ben 30 anni in quella che è l’attuale Ghana. Un paese di cui conserva racconti magnifici, aneddoti e avvenimenti che ci narra con emozione, l’emozione di chi ha trascorso là la propria giovinezza e ne serba il ricordo, talmente forte, da aver istituito un museo.
Cerca un hotel per soggiornare a Brusnengo
Ovviamente il Museo dell’Emigrante, che si trova a Roasio, non è solo il racconto della vita di Velia. Al suo interno sono conservate fotografie, documenti e ricordi recuperati o offerti da migliaia di emigranti che, attraverso di essi, raccontano un pezzo molto importante della propria vita.
In esso si rivive la storia del viaggio. Quando ancora non era frequente che fosse per diletto, ma quando il viaggio stesso era visto come un passo importante nella vita. Quando si decideva una partenza, ma non sempre si sapeva se e quando si sarebbe tornati. Perché spesso il viaggio era per sempre. Alla ricerca della fortuna, di condizioni di vita migliori, di lavoro e di successo.
La Voce di Brusnengo
Molti partivano a malincuore, sempre col pensiero volto indietro. Sempre ricordando la casa che a Brusnengo attendeva il loro ritorno. Desiderosi di sapere cosa accadeva al paese, lontano, dove erano nati.
Conscia di questo desiderio, la signora Nina Talocchino, intorno alla metà del 1900, precisamente nel 1952, ha ideato un modo per mantenere i contatti con tutti i cittadini desiderosi di restare aggiornati su Brusnengo.
Nacque così ‘la Voce di Brusnengo‘. Era un periodico mensile su carta stampata che riportava tutti gli eventi del paese. Nuove nascite, morti, ma anche eventi quali la nomina del nuovo vigile, o la sostituzione del postino.
Insomma, la Voce di Brusnengo divenne ben presto un caro legame con la terra d’origine. Un mezzo tramite cui sentirsi sempre parte della comunità pur vivendo a migliaia di chilometri di distanza.
Ludovico, il vicesindaco, ci racconta che, durante la sua vita in Nigeria, attendeva con ansia l’arrivo della ‘Voce‘. Ma con lui anche buona parte del villaggio dove viveva attendeva l’arrivo del giornale per sentire le notizie lette da Ludovico in italiano. Per ascoltare la sezione scritta in piemontese (con il dialetto di Brusnengo), una rubrica paesana intitolata Jacu e Peru dai toni comico satirici. Mentre una sezione chiamata ‘Al di là della Madonna degli Angeli‘ era riservata alle notizie riguardanti Roasio.
Ricevere la Voce di Brusnengo non era difficile. In genere in paese si aveva notizia di dove andassero a vivere gli emigranti e un numero della Voce veniva loro recapitato assieme a un modulo grazie al quale potevano richiedere di ricevere il periodico ogni mese.
In un’epoca come la nostra in cui la comunicazione è veloce, in cui basta un click per raggiungere la parte opposta del pianeta, il pensiero di un giornale come prima forma di rete di comunicazione sociale può far sorridere. Ma è importante ricordare il ruolo enorme che ‘la Voce di Brusnengo‘ ha avuto nella vita dei brusnenghesi.
Il sindaco ne parla quasi commosso, orgoglioso sebbene non abbia mai vissuto di persona quella circostanza. Cariche di nostalgia e sentimento sono, invece, le parole di Ludivico e di Velia che, dalla loro esperienza di vita all’estero, ricordano con quanta gioia la Voce riportasse nei loro ricordi la terra di casa.
Attualmente, nella biblioteca comunale di Brusnengo, sono conservati tutti i numeri de ‘la Voce di Brusnengo‘. La stampa della Voce cessò nel 1995, anno precedente alla nomina di Nina Talocchino a commendatore, per volontà del presidente Scalfaro, come riconoscenza per l’impegno nel raccontare le storie di centinaia di famiglie partite con pochi denari e tante speranze. Nina Talocchino morì nel dicembre 1997 e con lei la redazione della Voce chiuse i battenti.
Ripercorrere questi anni e questi avvenimenti è un tuffo nel passato che mi ha emozionato molto. Poter vedere e toccare di persona alcune copie de ‘la Voce di Brusnengo‘ è stato per me un onore e mi riprometto di andare presto a Roasio per visitare il Museo dell’Emigrante.
Hai già visto le nostre fotografie di Brusnengo?
Commenta per primo