Posta quasi al centro del cuore della Valle Cervo, Campiglia Cervo è uno di quei paesi spesso ignorati, ma che racchiude in se un’infinità di bellezze da scoprire. Come spesso accade in provincia di Biella infatti, i paesi sono poco conosciuti e le particolarità custodite in essi vengono messe in ombra da poche e sensazionali bellezze, senza considerare che in ogni dove vi sono invece storie da raccontare e curiosità che vanno via via dimenticate nel tempo.
Campiglia Cervo è uno di questi esempi, conosciuta per il suo nome e perché edificata lungo la statale che risale la valle verso Rosazza e Piedicavallo, ma spesso solo attraversata senza sostare a osservare cosa si trova oltre le facciate delle case rivolte alla strada.
Inoltre non dimenticare che Campiglia Cervo è composta da numerose frazioni (tra cui la Balma, Valmosca, San Giovanni d’Andorno e Forgnengo ad esempio) più le frazioni che componevano i comuni di Quittengo e di San Paolo Cervo, ora accorpati a Campiglia Cervo, e dei quali già ho parlato.
Cosa vedere a Campiglia Cervo
Se vorrai fare una sosta a Campiglia Cervo allora cerca verso il fondovalle. La Chiesa dei Santi Bernando e Giuseppe è una delle più antiche della valle e si trova in uno dei punti più bassi del paese. Il suo campanile, massiccio e slanciato, può essere un’ottimo punto di vista per dare uno sguardo sopra i tetti delle case, una vista suggestiva che riesce di certo a emozionare, a maggior ragione se nel frattempo le campane rintoccano le ore. Al suo interno, tra affreschi e opere, è custodito il pregevole polittico realizzato dal Bernardino Lanino nel 1565.
Proprio fuori dalla chiesa, a sinistra rispetto al sagrato, si trovano le Scuole Tecniche Professionali di Costruzione Edili e Stradali, un importante edificio che narra la storia e la vocazione del popolo campigliese per la lavorazione della pietra. Il mestiere di scalpellino è sempre stato, infatti, un’arte nella quale gli scalpellini di Campiglia Cervo si sono sempre distinti, tanto da essere ricercati, in passato, in tutto il mondo per la lavorazione della sienite, pietra locale molto resistente che necessita di grande maestria per essere plasmata.
La grande importanza di quest’attività era anche dimostrata dall’interessamento che suscitò in personaggi storici di alto livello, basta pensare a Camillo Benso di Cavour, il quale appoggiò di buon grado l’idea della creazione di una scuola apposita, edificata da Alessandro Mazzucchetti tra il 1860 e il 1870. Attualmente la scuola non è più attiva, al suo interno si trova un’esposizione didattica che racconta la storia degli scalpellini di Campiglia Cervo, si possono osservare vari campioni di minerali e anche visitare un’aula ancora ben conservata e dove sono custoditi storici apparecchi di disegno e progettazione. In essa si trovano anche informazioni sulla storia della Società Operaia, la cui sede si trova oltre il municipio, istituita dai lavoratori dopo lo scioglimento della Società del Frejus.
Passeggiando tra i vicoli di Campiglia Cervo si possono inoltre scovare scorci senza tempo, oppure attraversare il Torrente Cervo per raggiungere il cimitero monumentale che si vede oltre il corso d’acqua.
L’edificio comunale è caratterizzato da una facciata variopinta e raffigurante gli stemmi comunali, di fronte ad esso si trova il piccolo oratorio di San Quirico, purtroppo non sempre accessibile.
Il Santuario di San Giovanni e il Campanone
Risalendo la valle e oltrepassando Valmosche (fai un giro tra le sue vie caratteristiche, non te ne pentirai) si svolta, oltre il torrente, verso il Santuario di San Giovanni d’Andorno, luogo di cui già ho trattato parlando del cammino dei santuari nel biellese, caratterizzato da un vasto piazzale dove si trova il tipico Burnell, la fontana di pietra uguale a quella di Oropa, e da una grotta, interna alla chiesa, dove si trova la sacra raffigurazione di San Giovanni Battista. Questo è l’unico santuario dedicato a San Giovanni presente nell’arco alpino.
Osservando il santuario esternamente è possibile apprezzarne l’imponente architettura, anche qui l’utilizzo della pietra è diffuso e l’abilità degli scalpellini è evidente. In particolare, al di sotto del piazzale, grandi arcate sostengono le volte di quello che fu il convitto, un’area che era destinata i giovani e dove si trovava una vasta palestra per l’attività fisica anche durante le giornate di pioggia. Questo spazio, oggi in disuso, è oggetto di un progetto che mira a farlo divenire uno spazio utile alle attività comunitarie.
Un’altra particolarità di San Giovanni d’Andorno è il suo campanile, il Campanone, eretto in posizione distaccata rispetto al santuario, sopra ad un promontorio, per fare in modo che il suo rintocco potesse riecheggiare in tutta la Valle Cervo.
La campana del Campanone è la più grande del biellese e si narra che, in tempo di guerra, fu sotterrata per evitare che l’esercito la portasse via per utilizzare il metallo per la costruzione di armi.
Il campanile è di per se parecchio alto, ma la sua struttura piuttosto tozza lo rende massiccio alla vista, il panorama dalla vetta è sensazionale e i rintocchi della campana, profondi e sordi, rimbalzano tra le frazioni fino ad Andorno Micca o Piedicavallo. Ancora oggi, in occasione delle feste o delle ricorrenze della valle, gli uomini della frazione in festa salgono al Campanone per suonare la campana e avvertire tutta la Valle Cervo dell’avvenimento.
Storie di Forgnengo
Tra le frazioni più significative di Campiglia Cervo c’è anche l’arroccata Forgnengo, un borgo di pietra aggrappato alla Banda Soulia della valle e ben riconoscibile grazie all’edificio di pietra che si protende sulla strada, una casa gestita dalla comunità forgnenghese molto simile a una piccola roccaforte di vedetta.
Al suo interno ci guida Carlo Dionisio, residente e memoria storica di questo piccolo borgo. Dalle sue parole traspare sentimento mentre ci racconta degli sforzi degli abitanti per recuperare e restaurare l’edificio, luogo che oggi ospita aree comuni dove si organizzano corsi, incontri e piccoli eventi, ma anche dove si può visitare un’antica aula scolastica restaurata e arredata come un tempo. Qui infatti aveva sede anche la scuola locale.
Due passi nel borgo regalano viste e scorci fantastici, dai panorami della valle alla raccolta piazzetta della chiesa, luoghi dove un tempo scorreva la vita della Valle Cervo, custodi di chissà quanti misteri ormai scordati.
Uno di essi, salvato dall’oblio quasi per caso, è il Gioco dell’Orso, un gioco su pietra che si trova inciso su una panca di sienite tra le vie del paese. Il Gioco dell’Orso è un antico metodo di svago in cui tre cacciatori (pedine), muovendosi tra le linee del gioco, dovevano incastrare l’orso in modo da non lasciargli scampo. Un gioco da tavola insomma, ma non uno qualunque, è l’unico esistente al mondo e da nessun’altra parte è mai stato trovato un gioco analogo.
Insomma questa Campiglia Cervo sembrava un paesino povero di curiosità e bellezze, e invece si è rivelato uno dei paesi più interessanti da visitare nel biellese. Senza contare che ora anche Quittengo e San Paolo Cervo fanno parte di Campiglia Cervo.
Informazioni fortemente approssimative specie sulle Scuole Tecniche.
Buongiorno Giuseppe e grazie per il suo commento. Vorrei solo precisare che Viaggia e Scopri non è un atlante storico scientifico, il nostro scopo è quello di raccontare e incuriosire e speriamo di esserci riusciti, seppur senza aver approfondito e raccontato fatti e nozioni che il visitatore speriamo voglia apprendere direttamente in loco.
Gian Luca