Chi mi conosce sa bene che ogni tanto devo infrangere gli schemi. Che sia un viaggio improvvisato o una follia vera e propria l’importante è che mi dia emozioni forti, che lascino il segno e spezzino la monotona normalità. A Tremosine sul Garda ho provato il canyoning.
Sono stato a Tremosine sul Garda in compagnia di tanti amici. È stato un fine settimana davvero unico e del quale ricorderò sempre molti momenti piacevoli, tra passeggiate e gozzoviglie ci siamo dedicati anche ad attività che avessero a che fare con il lago. Del resto il Garda era li che ci osservava in attesa, ma non sapeva che il sottoscritto ha poca confidenza con l’acqua, sopratutto quando diventa troppo alta.
Ma #tremosinewhatelse fa miracoli. Così, dopo essere arrivati a Campione e con ancora negli occhi il paesaggio fatto di pareti verticali di roccia e scorci sul lago azzurro, mentre la maggior parte dei compagni si muoveva verso la riva per una gita in barca o per fare surf o kytesurf, io e altri sei prodi siamo tornati verso la montagna dove ci attendeva Thomas, la nostra guida sportiva.
Thomas è di origine bavarese, vive a Tremosine sul Garda da parecchio e ha unito la propria passione per la montagna e lo sport dando vita ad un’azienda, la SKYClimber. Si occupa di organizzare e accompagnare i visitatori durante escursioni sui monti dell’altipiano.
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La preparazione al canyoning
Ci spostiamo in una piazzetta dove possiamo cambiarci, perché il canyoning si pratica indossando la muta sotto la quale è bene tenere un costume da bagno.
Era la prima volta che indossavo una muta e il primo approccio non è stato dei migliori. Il tessuto è aderentissimo, tanto che in alcuni punti è complicato farlo scorrere sulla pelle. Ma Thomas pazientemente mi aiuta a far passare le mani e io con calma mi sistemo il resto di questa trappola.
I primi minuti ho creduto di non resistere. Con la muta addosso mi sentivo impacciato e non potevo fare i movimenti come volevo. Inoltre tiene molto caldo e la camminata per risalire un breve tratto del Torrente San Michele si tramuta nel desiderio di aver già finito la tortura.
Nel frattempo mi informo. Pare che non ci sia da nuotare, o almeno così mi sembra di capire. Le pozze d’acqua mi turbano un po’, ma mi fido della nostra guida, anche se non mi pare abbia uno sguardo fiducioso.
Il primo tuffo, comincia il canyoning
Giunti finalmente nel punto in cui inizierà la discesa, Thomas ci chiede un sorriso per immortalare gli sguardi del gruppo prima che la pazzia abbia inizio. Siamo tesi, ma un sorriso che sia di ricordo per i posteri è obbligatorio, anche se la muta non mi da più pace.
Tra risa e battute, Thomas si raccomanda di osservare prudenza e di ascoltare sempre quello che dice e, ovviamente, di fare solo come dice lui.
Tra euforia e battutine per sdrammatizzare ammetto di aver pensato: ‘Ma cosa ci sarà poi di così terribile, è un torrente, qualche sasso, un po’ di acqua!’. Mentre Thomas, affacciandosi da una roccia tre o quattro metri sull’acqua, ci dice che il salto iniziale è proprio li, ed è bellissimo!
Il mio respiro si ferma. Sento un brivido nonostante la muta soffocante, mi accorgo di strizzare l’occhio destro con palpebra tremula e domando: ‘Non si salta da li davvero, vero? Nel senso, ci sarà una via per scendere senza saltare, io faccio quella!’.
Ma Thomas, mentre i miei compagni hanno iniziato a saltare, mi dice che quello è il punto di partenza, bisogna passare da li per forza.
Sono attonito. Penso all’acqua, profonda per assorbire il tuffo, e sento le tempie pulsare. Sarà colpa del caschetto, cerco di autoconvincermi, ma la verità è una sola: è tutta strizza!
Per quanto cerchi di temporeggiare i miei compagni sono già saltati tutti. Sento le loro risate gioiose quando riemergono, e Thomas mi porge una mano e dice: ‘Dai, è solo un salto!’.
Con passi microscopici mi avvicino al bordo, sono terrorizzato.Vedo il vuoto e la sotto l’acqua della quale non capisco la profondità. Thomas mi incita, ma implorante chiedo ancora una volta se sia proprio necessario e lui fa cenno di si con la testa.
Il tempo sembra dilatarsi. Non ricordo di sentire nulla, nessun rumore. Finché i ragazzi dall’acqua mi urlano: ‘Dai Gian, salta! Ci siamo qui noi!’.
Non sapevo se sarebbe stato vero, ma queste parole mi han dato un filo di speranza e, approfittando di quest’attimo di esitazione della mia paura, ‘WAAAAAAAA!!!’. Sono saltato come un sacco di patate nell’acqua gelida del torrente.
I ragazzi in un batter d’occhio erano li a tendermi le mani. La muta ora non era più scomoda, l’acqua fresca era piacevole e il tessuto spesso mi teneva leggermente a galla. Ho afferrato le mani tese verso di me e sono uscito dall’acqua prima di scoppiare in una risata liberatoria che ha contagiato tutto il gruppo: ce l’ho fatta!
L’emozione del torrente
Thomas ci rimette in riga, il torrente è una cosa seria! Le pietre sono imprevedibili, sopratutto quelle sott’acqua che non si vedono bene, e l’umidità le rende scivolosissime agevolata da un sottile strato di alghine verdi.
Bastano pochi passi per capire quanto abbia ragione. Si va da una pietra all’altra, da una pozza all’altra. La maggior parte sono piccole e poco profonde e, quando si è in dubbio su come muoversi, è sempre meglio sedersi e farsi scivolare con il sedere.
Un altro tuffo, non molto alto, questo è andato meglio. Scivolando comincio a immergermi nei suoni che mi circondano, alzo lo sguardo e la valle è alta, stretta, ripida, uno scenario mozzafiato. L’acqua fredda scorre verso valle inarrestabile, creando cascate, rapide e laghetti, scrosciando sonoramente come se parlasse, mentre noi, cauti, continuiamo la discesa.
Ci infiliamo in un passaggio stretto, si passa sotto un macigno, quasi totalmente immersi. Poi si scivola su quello dopo e infine si passa su qualche roccia asciutta prima di toccare nuovamente l’acqua.
Una volta che cominci le cose diventano più facili, è la prima volta di canyoning per me. Thomas mi riprende un paio di volte, ma mi sto divertendo da matti, tanto che quasi mi dispiace quando arriviamo al fondo. Ci stavo prendendo gusto.
Perché fare canyoning a Tremosine?
Come ti ho detto Thomas è stato egregio. Senza i suoi consigli e la sua supervisione, da inesperto che sono, mi sarei di certo rotto qualcosa. Pertanto è necessario esercitare queste attività con l’accompagnamento di una guida.
Oltre al Torrente San Michele a Tremosine sul Garda si trovano altri 5 corsi d’acqua in cui è possibile praticare canyoning. Inoltre i percorsi vengono distinti in base alla difficoltà dando la possibilità di scegliere tra 18 itinerari totali, tra i quali il più completo ha una durata di otto ore.
Per esperienza, da timoroso dell’acqua e non abituato allo sport, posso garantire che il canyoning, oltre che uno sport estremo facilmente praticabile senza una preparazione specialistica, è anche una sorta di terapia. L’acqua e le rocce ti trasmettono una carica esplosiva, la discesa è pura adrenalina e una volta arrivato al fondo ti senti energico e la fiducia in te stesso ne giova.
Ora so che posso fare canyoning senza timori e, se anche dovessi avere un po’ di paura, basta un salto per far partire l’avventura e tutto svanisce.
Se vai a Tremosine sul Garda e vuoi provare contatta Thomas Engels:
SKYclimber
Via Dalco, 3 Loc. Campi – Tremosine sul Garda
Tel: 335 293237 / 338 7218935
www.skyclimber.eu – mail@SKYclimber.it
In alternativa consulta il sito internet della Pro Loco di Tremosine.
P.S. Ringrazio di cuore i miei compagni di Idee di Tutto un Po’, Scusate io vado e Viaggi e Delizie per l’aiuto e il supporto morale donatomi durante il percorso, vi abbraccio forte e spero di rivedervi presto.
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