Con grande piacere oggi scrivo di cosa vedere a Ailoche. È passata qualche settimana dalla nostra esplorazione in questo comune biellese, ma si ha sempre bisogno di metabolizzare e fissare per bene le esperienze vissute per poterle descrivere al meglio, o almeno è questo che penso.
Il primo appuntamento di #ExploreBiella, che come già ho spiegato è un progetto che mira a esplorare tutti i comuni della provincia, uno per uno, in ordine alfabetico, si è tenuto il 12 e 13 ottobre ad Ailoche.
Ailoche è una piccola località di 330 abitanti che si trova ai confini nord orientali del Biellese e fa parte della Comunità Montana della Valsessera, della Valle di Mosso e Prealpi Biellesi. È situata ad un’altitudine tra i 500 e i 600 metri slm.
Giunti ad Ailoche, con un po’ di circospezione, ci addentriamo tra le vie del centro. Nessuno di noi era mai stato quassù e che esistano luoghi come questo ancora sconosciuti, dal momento che la maggior parte dei biellesi non sa nemmeno che Ailoche è in provincia di Biella, ci lascia increduli e affascinati. Quasi fossimo pionieri alla scoperta di un nuovo pezzetto di mondo.
Qualsiasi cosa ci attenda, io già mi sono innamorato di questo posto, per la grande quiete che si respira e per il silenzio rotto soltanto dalle folate di vento o dai versi di qualche volatile che si aggira nei paraggi. Ailoche, forse anche per la foschia che aleggia in valle, sembra quasi sospeso su una nuvola, ovattato e lontano dal tempo.
Visitare Ailoche, accoglienza in Municipio
Prima di partire con l’esplorazione veniamo accolti in municipio da tre cittadini cresciuti ad Ailoche e che, per amore della loro terra, volontariamente, hanno deciso di accompagnarci alla scoperta dei luoghi della loro infanzia. Sono Michela Piga, Anna Iorio e Rino Rizzi, ciceroni per un giorno.
Durante il briefing, Anna ci fornisce alcune informazioni sul territorio, è lei a dirci quanti abitanti vivono qui e ci informa anche del fatto che Ailoche non è un agglomerato urbano compatto, anzi, le abitazioni sono frazionate in diversi gruppi che in alcuni casi distano dal centro, localizzato nella frazione capoluogo di Ailoche, anche due chilometri e mezzo.
Forse per questa ragione, un tempo, i pastori dicevano di andare ‘ai loche’, ovvero ‘ai luoghi’, con il loro bestiame. Modo di dire da cui ha avuto origine il nome del paese.
In particolar modo, Giunchio e Gabbio, definite le frazioni nuove, sorgono oltre il crinale della collina e si affacciano quindi sulla vallata adiacente a quella in cui si trovano gli altri abitanti. Tra i residenti, spesso, non ci sono contatti e non ci si conosce.
La tranquillità di questi luoghi di certo li rende il posto ideale per le passeggiate e i soggiorni relax. Unica pecca di questo piccolo centro abitato è di non avere sul suo territorio alcuna struttura ricettiva e doversi appoggiare quindi ai comuni e alle località limitrofe come quella dell’Alpe Noveis, frazione del comune di Caprile.
Cosa vedere a Ailoche
Il Santuario della Brugarola
Prima tappa della nostra esplorazione è uno dei santuari minori che costellano le prealpi biellesi e fanno parte delle Vie della Fede, il Santuario della Brugarola, luogo che, capiamo subito, trova un posto speciale nel cuore degli ailochesi.
Questa piccola chiesa, dedicata alla Madonna d’Oropa, è situata in posizione piuttosto isolata, in mezzo alla vegetazione, in un piccolo piazzale, cinto dalla strada che sale verso l’Alpe Noveis, davvero molto suggestivo.
Purtroppo le porte sono chiuse e non possiamo visitarlo internamente, ma Michela ci confida che questa è una delle ‘chicche’ che il paese di Ailoche ha in serbo per chi volesse visitarlo. Per non rischiare di trovarlo chiuso è bene informarsi presso il comune sulle date in cui si festeggia la Festa della Brugarola, in agosto ogni anno.
Oltre alla chiesa, in una costruzione adiacente, si trova un piccolo fabbricato che in passato era abitato da un eremita che qui viveva accogliendo i viandanti. Mentre, oltre la strada dietro al santuario, raggiungibile con una piccola salita tra le piante, si trova una piccola cappella, di tanto in tanto restaurata con l’aiuto di alcuni benefattori, eretta nel luogo in cui si dice sia apparsa la Madonna, motivo per cui, proprio qui, è stato poi eretto il santuario.
Cosa vedere a Ailoche, Frazione Piasca
Torniamo verso le case facendo una breve sosta lungo il tragitto. In frazione Venarolo troviamo l’oratorio di San Giacomo, altra piccola chiesetta che un tempo era il luogo di culto per le persone che vivevano nelle abitazioni del circondario.
Proseguiamo poi fino alla frazione Piasca, presumibilmente l’agglomerato urbano più antico di Ailoche (infatti la frazione capoluogo è piuttosto moderna), dove ci attendono alcune scoperte davvero importanti.
La prima, scendendo verso l’abitato, è la saleggia, una particolare varietà di origano selvatico che qui abbonda e che Michela dice sia molto utilizzata in cucina come spezia a sostituzione dell’origano tradizionale. La curiosità è grande, strofiniamo un po’ e… l’aroma è buonissimo!
Camminando tra i viottoli di Piasca ci si trova catapultati in un luogo che trasuda il passato. Stradine lastricate o fatte di ciottoli come se ne vedono ormai sempre meno, le mura scrostate che lasciano trasparire il vissuto di queste case, molte delle quali presentano il classico terrazzo rivolto al sole, utile per essiccare le granaglie e per godere del tepore durante i mesi più freddi. Un insieme di elementi che quasi disorienta, frammenti di storia carichi d’emozione, un’emozione che esplode in meraviglia quando scorgiamo di fronte a noi un panorama mozzafiato. Da qui, adagiato su un poggio, si vede il centro di Ailoche.
Questo è proprio vero, la vista su Ailoche da Piasca toglie il respiro. Verdi colline alberate e la, nel mezzo, la frazione capoluogo, su cui domina la chiesa parrocchiale anche detta il Duomo della Montagna. È uno spettacolo che ci rapisce per alcuni minuti, quando Rino attira la nostra attenzione.
Nel cuore di Piasca troviamo un luogo di culto, è la casa in cui visse il Beato Giacobino Canepacio, un frate che trascorse qui la sua esistenza aiutando i viandanti e i pellegrini che si trovavano a passare per Piasca lungo il loro cammino verso Roma.
Attualmente il piano inferiore della piccola abitazione ospita un piccolo museo dedicato al Beato, mentre al piano superiore c’è una piccola cappella.
Proseguiamo lungo la stradina che fa un giro ad anello e, in lontananza, immersa tra le fronde, vediamo la Chiesa della Piana, dove ci raccontano si trovasse un lazzaretto ai tempi della peste. Andiamo avanti fino a tornare al punto di partenza, vicino alla Chiesa di San Bernardo, la chiesa di Piasca.
Osserviamo gli stucchi che decorano questo piccolo edificio e notiamo, accanto alla statua di San Bernardo, un piccolo diavoletto, figura che spesso si ritrova nelle storie legate al santo. I ragazzi ci raccontano che un tempo, non troppo lontano, scherzosamente, alcuni residenti di questa frazione venivano chiamati i ‘Pacaloit ad Piasca‘, ovvero i diavoletti di Piasca.
Mentre ci accingiamo a tornare alle nostre auto, inaspettatamente ci raggiunge Pier Giorgio Morera, ‘ginnico’ anziano che vive a Piasca e desideroso di farci conoscere le Miniere di Ferro abbandonate, ma di questo ti ho parlato in un altro articolo.
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