Ho lasciato trascorrere un po’ di tempo dalla nostra esplorazione di Andorno Micca, tempo necessario per fissare i ricordi e capire che cosa mi ha colpito di questa cittadina che sorge alle porte della Valle Cervo. Questo perché non sempre ci sono grandi monumenti o misteri da raccontare e allora occorre stare in silenzio e ascoltare, perché sono i luoghi a raccontarsi al cuore attraverso le emozioni. Scopri con me cosa vedere a Andorno Micca.
L’antico centro abitato di Andorno Micca, così ci racconta l’ex sindaco Stefano Aldrisi, si sviluppò nelle vicinanze del torrente per sfruttare l’acqua nella redditizia lavorazione dei filati. Come Biella, e da sempre in rivalità con essa, anche Andorno Micca ha avuto un picco di crescita durante lo sviluppo delle industrie, che un tempo erano fonte di lavoro e ricchezza per migliaia di persone che si insediarono in paese.
Biella, come ci mostra il presente, crebbe divenendo più importante di Andorno Micca che vide ridotto anche il proprio territorio visto il costituirsi di vari comuni lungo la valle del Cervo, frazioni situate nell’antica Valle di Andorno che si sganciavano dalla gestione centralizzata di quello che era un piccolo capoluogo.
Lo sfiorire degli stabilimenti tessili degli ultimi anni, ha comportato un lento spopolamento, la chiusura di molte grandi fabbriche e ha lasciato, dell’era industriale, i quartieri residenziali in cui vivevano le famiglie operaie, che tendono a conferire a Andorno Micca un aspetto spersonificato e privo di storia.
Niente di più sbagliato, il modo migliore per sfatare quest’apparenza è di certo conoscere gli andornesi e sentire la città attraverso i loro racconti, perché vi sono storie affascinanti anche qui dove, forse, comunemente si pensa: ‘Mah, a Andorno non c’è niente da vedere‘.
Cosa vedere a Andorno Micca, la Chiesa di San Lorenzo
Di certo il più grande ed evidente edificio/monumento di Andorno Micca e la chiesa parrocchiale, la Chiesa di San Lorenzo, di cui già ti ha parlato Elena Serrani in questo post, un edificio che oggi ci incuriosisce per il grande fascino che emana e le singolari due facciate, risultato della sua storia.
La chiesa originaria infatti, risalente all’epoca medievale e ampliata nel 1400, aveva come facciata d’ingresso quello che oggi è il retro, lato volto all’antica piazza del mercato e sul quale sagrato sorgeva un piccolo cimitero ora tramutato in giardino pubblico.
Le chiare tracce di questo passato sono rivelate dalle cornici in terracotta che ancora adornano il rosone e le finestre, traccia della fiorente arte locale ancora visibile anche negli affreschi che abbelliscono pareti e soffitti delle tre navate interne.
L’attuale facciata tardo barocca, edificata nel XVIII secolo, si affaccia su una piccola piazza rivolta alla parte antica del paese e ha capovolto completamente l’orientamento della Chiesa di San Lorenzo, nella quale si possono trovare ancora alcune tracce dell’edificio romanico originario osservando attentamente le pareti perimetrali laterali.
Di certo la più grande testimonianza del passato romanico del San Lorenzo è costituita dall’imponente campanile, uno dei più alti del biellese, che abbiamo avuto l’onore di visitare.
Se non soffri di vertigini o claustrofobia, potresti chiedere al parroco nel vicino oratorio, attualmente Don Adriano, se ti concede di poter salire, accompagnato, fino alla cima da cui si vede uno dei più bei panorami della valle, a 360° su Andorno Micca, i comuni limitrofi e Biella e, a perdita d’occhio, verso il fondo valle. La salita non è difficile, occorre solo un po’ di fiato e buone gambe visti gli innumerevoli gradini che sembrano non finire mai.
Esiste anche una leggenda riguardante il campanile, pare infatti che in epoca passata, un controverso personaggio di casa Savoia vivesse in Andorno, un tipo strano, attaccabrighe e mal voluto dalla maggior parte della popolazione. Accadde che alla sua morte, nessuno dei due parroci allora presenti volesse assumersi la responsabilità di officiare il funerale e il corpo, in attesa di una decisione, venne chiuso in una delle stanze del campanile.
Col passare dei giorni, la salma cominciò a non passare molto inosservata, sopratutto all’olfatto per gli odori che trapelavano dalla porta chiusa, si decise così di porre fine alla questione e seppellire il cadavere, ma al momento di andare a prendere il corpo la stanza fu trovata vuota.
Ancora oggi, secondo le dicerie del paese, il corpo del Marchese Emanuel si trova da qualche parte dentro le mura del campanile.
La Commenda dei Cavalieri di Malta
Più difficile da trovare, ma di certo degno di essere citato, è questo piccolo edificio che sorge in posizione sopraelevata, godendo di una vista spettacolare su Andorno Micca, a pochi passi dalla casa di riposo.
La Commenda dei Cavalieri di Malta, è un antico edificio che, come dice il nome, fu eretto da questo nobile ordine di cavalieri della fede dei quali rimangono poche tracce nel biellese. Sulla semplice facciata si vede preservato fino a oggi, l’affresco originale raffigurante la croce stemma dei Cavalieri.
Ciò che affascina di questo luogo è pensare che un tempo la collina era sede della Basilica di Santa Maria delle Grazie, imponente costruzione che si trovava dove ora sorge la casa di cura e di cui restano solo poche testimonianze grafiche di disegni ritrovati su antichi manoscritti.
In quel tempo la commenda esisteva già, compare infatti nelle raffigurazioni e questo denota la sua lunga storia.
Sebbene abbia perso negli anni molti elementi decorativi, una ripulita e un restauro potrebbero restituire a questa costruzione un po’ del suo antico fascino. Gli interni sono stati ammodernati a causa di problemi strutturali, ma i porticati, le sale interne e le terrazze potrebbero essere un’ottima location per eventi, convegni, ricevimenti, secondo un progetto di sviluppo che è allo studio, come ci spiega Ruggero Gatti, presidente della Casa del Sorriso, durante la visita.
Frazione San Giuseppe di Casto
Piccola borgata che merita una visita, San Giuseppe di Casto è caratterizzata da stretti vicoli acciottolati che regalano scorci davvero suggestivi. La vita della comunità ruota intorno all’omonima chiesa, mantenuta e curata dai residenti che, nonostante la costruzione piuttosto recente, la preservano con estremo amore.
Dal piccolo piazzale antistante alla chiesa è possibile godere di un piacevole panorama e, scambiando due parole con alcune persone in uscita dalla messa, scopriamo che spesso vengono organizzati eventi e cene benefiche in questa frazione di Andorno Micca, i cui ricavati vengono utilizzati per i lavori di restauro e mantenimento alla chiesa.
Di certo più singolare e isolata è invece la Chiesa della Madonna degli Eremiti, non visibile dalla strada e il cui sentiero è difficilmente individuabile.
Possiamo dire che per trovarla basterà seguire il gusto, il sentiero passa infatti nelle proprietà della Fattoria Antoniotti, un’azienda agricola locale dove potrai trovare anche una piccola rivendita di prodotti propri: salumi, latticini e altro le cui materie prime provengono dagli allevamenti e dalle coltivazioni della tenuta.
Scendendo a piedi oltre il porcile, dove due oziosi mastodonti suini riposano pesantemente, ci si addentra in un boschetto dove comincia un viale alberato immerso nella natura. È un percorso semplice e suggestivo, che regala emozioni quasi primordiali, in autunno il sottobosco era affollato di funghi e chiodini, fino a giungere alla collinetta su cui sorge una piccola chiesetta.
La Chiesa degli Eremiti non si distingue per l’architettura, è una costruzione molto semplice con il campanile in mattoni ed è apprezzata dagli andornesi per le ricorrenze che qui si festeggiano nei mesi caldi dell’anno.
Tuttavia esiste una particolarità da pochi conosciuta che ha dell’inspiegabile, la statua della Madonna, che si trova dentro la chiesa, ha la pelle blu.
Nel senso che non era così in origine, infatti la raffigurazione riproduceva la Madonna Nera di Oropa, ma col tempo la pelle ha cominciato a cambiare colore ed è oggi venerata come la Madonna Blu. Questa curiosità e la bellezza del luogo lo rendono uno dei più singolari da noi visitati ad Andorno Micca.
Sulle orme dei Cavalieri di Malta anche qui si trovano testimonianze del loro passaggio, ma quel che è certo, e che infonde di sacralità questo luogo, è che qui si trovava un eremo presso cui erano accolti i pellegrini viaggiatori che valicavano le alpi. Un luogo dove riposare le membra, ritemprare la fede e dove si svolgeva la storia del passato.
Cosa vedere a Andorno Micca, la Chiesa di San Rocco
In ultimo ma non di certo per bellezza, è da citare anche la piccola chiesa dedicata a San Rocco che si trova in frazione Locato Superiore. Questo piccolo edificio che sorge proprio a ridosso della strada conserva al suo interno un’opera di ebanisteria davvero sbalorditiva.
L’atrare scuro posto al fondo della singola navata, se così si può chiamare, è un vero capolavoro ligneo. Le colonnine, i personaggi raffigurati e i decori tipici dello stile barocco sono resi alla perfezione in questa scultura di legno nero che trova eguali nel biellese soltanto nell’altare ligneo di San Cassiano, di dimensioni notevolmente maggiori.
Ci da accesso al piccolo edificio Remì Guelpa, un anziano del paese che si prende cura della chiesetta in qualità di custode e, ancora una volta, ci accorgiamo come nel biellese sia l’amore delle persone che lo vivono ad aiutare a preservare il patrimonio storico e architettonico della comunità.
E non finisce qui, Andorno ha ancora molte cose da scoprire. L’esplorazione continua alla scoperta di cosa vedere a Andorno Micca.
Grazie Gian Luca per il tuo contributo. La storia di don Emanuel Savoia è raccontata nel romanzo storico di Gina Lagorio “Il bastardo”, del 1996. Hai qualche altra informazione in merito? Grazie e ciao!
Ciao Alessandro e grazie per il tuo commento. Purtroppo non so null’altro a riguardo di questa storia, ma credo ce ne sia testimonianza nei documenti comunali in archivio. Personalmente ignoravo anche che ne fosse scritto un romanzo e ti ringrazio, la vicenda mi incuriosisce e lo cercherò.
Gian
Bravo! Mi piacerebbe pubblicare i tuoo articoli sj andorno sjl mio sito. fammi sapere se fossi interessato.Ciao
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Grazie per il bel giro che hai fatto fare ad Andorno hai dimenticato di citare il Ratafià di Andorno.Tra i più antichi liquori dolci italiani, particolarmente apprezzati negli incontri conviviali del ‘700 e dell’800, figurano i ratafià, il cui nome costituisce una sorta d’augurio. Pare derivi dal latino “rata fiat”: l’accordo sia eseguito. Lo si ottiene da alcol, zucchero e succhi di frutta o estratti vegetali. Da provare è il Ratafià d’Andorno, alle ciliegie nere, prodotto in un liquorificio ad Andorno, la cui ricetta si rifà a quella seicentesca del Monastero di S. Maria d’Andorno.Lo scrittore Angelo Brofferio,ne “le tradizioni Italiane”(1848),riporta la leggenda di un liquore di ciligie nere che,nell’anno 1000,salvò dalla peste la popolazione di Andorno,rendendo possibile il matrimonio tra la figlia dell’inventore di questo liquore e il figlio del suo peggior nemico.La pace tra le due famiglie fù così ristabilita,e la frase che venne pronunciata a suggello dell’unione tra i due giovani “et sic res rata fiat”,diede il nome a questo magico liquore.
Grazie Antonio per il tuo contributo, contavo di parlare del Ratafià in un post apposito, il cosa ‘VEDERE’ non mi pareva adeguato e sarebbe risultato troppo lungo da leggere. Comunque se hai visto abbiamo già pubblicato dei brevi video che parlano del Ratafià e con il contributo di una nostra amica guida turistica stavo proprio cercando di ricostruirne la storia/leggenda.
Ringrazio ancora per il tuo contributo, è bello sapere che chi ti legge ha piacere di aiutare il nostro impegno. 🙂