Il comune di Guspini è stato la nostra prima tappa nel tour sardo, questa cittadina posizionata in una conca alle pendici della sistema collinare Monte Santa Margherita-Su Montixeddu il quale territorio è prevalentemente pianeggiante con alcune zone collinari, conta una popolazione di poco più di 12000 abitanti. Andiamo alla scoperta di cosa vedere a Guspini.
Situato nell’attuale, e recente, provincia del Medio Campidano, Guspini vanta nel passato origini molto antiche, in diversi luoghi del suo territorio infatti sono state rinvenute testimonianze di civiltà pre-nuragiche, nuragiche, fenicio-puniche e romane.
Cosa vedere a Guspini
L’edificio più antico attualmente esistente in città è la Chiesa di Sant Maria di Malta, fondata in origine dai cavalieri dell’omonimo ordine, mentre il centro storico presenta caratteristiche di origine alto-medievale.
La storia di Guspini è inoltre stata legata, circa a metà del XIX secolo, alle Miniere di Montevecchio, un tempo fonte di lavoro e di reddito per moltissime famiglie trasferitesi qui da ogni angolo della Sardegna. Il complesso delle miniere è attualmente in disuso e oggi è meta turistica per interessanti escursioni.
Fermatici qui come base per l’esplorazione delle località circostanti abbiamo approfittato dell’ospitalità di alcuni cugini residenti che ringraziamo per l’accoglienza calorosa e per aver sopportato la nostra presenza, di sicuro provvederemo in futuro a ricambiare il favore.
Nonostante l’impegno di doverci ‘accudire’, una mattina, Arianna, si è anche offerta di accompagnarci un paio d’ore a visitare i luoghi più importanti della storia del paese. Non essendo il centro storico troppo vasto è possibile visitare i luoghi salienti quasi totalmente a piedi.
Partendo da Via Eleonora d’Arborea abbiamo visitato l’edificio dell’antico mulino, oggi restaurato e utilizzato per l’organizzazione di eventi per la collettività. Poco distante da qui si trova un’antica sorgente dalla quale ancora oggi sgorga l’acqua proveniente dal terreno sotto le montagne, la Mitza di Santa Maria.
Proseguendo lungo il viale raggiungiamo la Chiesa di Santa Maria di Malta, situata su di un incrocio stradale, ma fiancheggiata da una bella e tranquilla piazzetta.
Passeggiando per le vie dell’antico centro ci dirigiamo verso la chiesa parrocchiale dedicata a San Nicolò, l’edificio massiccio si staglia in contrasto col cielo turchese e domina in tutta la sua imponenza la piazza antistante, realizzato in stile tardo gotico presenta notevoli particolari scolpiti e un grande rosone sulla facciata.
Aggiriamo la chiesa per assaporare ogni particolare della zona e notiamo alcuni portoni situati al di sotto della piazza parrocchiale, Arianna ci spiega che un tempo, al di sotto della piazza, si svolgeva il mercato comunale che si estendeva anche all’interno degli edifici situati dal lato opposto della strada, dove ancora oggi si svolge l’attività mercatale notevolmente ridotta rispetto al passato.
Numerosi edifici antichi, oggi restaurati e riutilizzati dall’amministrazione comunale, si trovano nelle vie circostanti, ma quello che più ci colpisce è la Casa del Minatore, strettamente legato con la storia delle Miniere di Montevecchio, questo edificio fungeva da ufficio presso il quale si teneva la registrazione di tutte le attività che si svolgevano a Montevecchio.
Tornando verso la macchina ci imbattiamo in una piazzetta fresca e tranquilla, nella quale si trova un’altra Mitza; le mitze, ovvero le sorgenti, sono sempre state una risorsa importante per il paese e per la comunità, sopratutto nei periodi di siccità del passato in cui l’acqua spesso veniva razionata, anche per questo sono spesso ricordate nelle usanze tradizionali che a questi luoghi dedicano addirittura delle festività.
Ritornati all’auto ci spostiamo un po’ più in periferia e risalendo le pendici di un colle speriamo di poter visitare i basalti colonnari, particolarità geologica locale.
Purtroppo questa particolare formazione rocciosa si trova all’interno di un cortile privato il quale proprietario, probabilmente stufo dei visitatori, ha reso inaccessibile grazie a due grossi cani neri che, con sonori latrati e ringhi, ci tengono alla larga.
Ma noi non demordiamo e grazie alla nostra guida, Arianna, aggiriamo l’ostacolo seguendo un’altra strada.
Risalendo la collina fino a raggiungere il rudere della biblioteca, costruita e subito abbandonata, si raggiunge un luogo molto panoramico dal quale si domina l’intero paese. Qui si trova un piccolo parchetto, in realtà non molto sicuro per i più piccoli, dal quale si possono ammirare i basalti colonnari, strutture a canne d’organo di basalto conosciute come Cuccur’e Zeppara.
Incantati dal paesaggio visto da quest’angolazione, dalla quale si ha una visuale sulle colline verdeggianti e sulla vasta pianura che circondano Guspini, ci attardiamo tra gli alti pilastri erosi dell’abbandonata biblioteca. È un peccato vedere una simile struttura cadere in disuso, senza nemmeno essere sfruttata.
I vetri delle finestre, seppur in alto, sono sfondati probabilmente ad opera di vandali, le pareti sono ricoperte di graffiti e le scalinate sono state murate per impedire ai visitatori la salita, anche per ragioni di sicurezza.
Essendo ormai ora di pranzo ritorniamo verso casa, felici di aver conosciuto un po’ più a fondo questa cittadina che al primo impatto non credevamo potesse nascondere tanta storia e tanti luoghi d’interesse.
In centro si trovano un paio di piccoli hotel, uno proprio vicino alla piazza della chiesa, in posizione ottimale per visitare il paese. Cerca soluzioni di soggiorno.
Ora sai cosa vedere a Guspini, questo paese può essere anche un’ottima base per esplorare i dintorni.
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