Un tour della provincia di Padova non può non comprendere la visita delle città murate. In provincia sono 4 (Cittadella, Este, Monselice e Montagnana), le ho scoperte qualche settimana fa e ne sono rimasto totalmente affascinato. Ne ho visitate solo due, tra loro molto differenti, e qui ti parlo di cosa vedere a Montagnana.
Abbiamo passato in città solo poche ore, ma Montagnana è capace di stregare il viaggiatore ben prima di varcarne le mura.
Accompagnati da una nebbia piuttosto pesante non abbiamo potuto godere del profilo delle sue 24 torri che si innalzano lungo tutto il perimetro, ma scorgerle materializzarsi uscendo dalla foschia man mano che ci avvicinavamo è stato sensazionale.
Costeggiando parte del perimetro in cerca di parcheggio, abbiamo potuto apprezzare l’estensione di una delle meglio conservate cinte murarie, esempio di architettura militare medievale. Ancora oggi una vasta fascia di prato erboso circonda il centro storico di Montagnana, in corrispondenza di dove un tempo si trovava il fossato, e grandiose sono le rocche, come la Rocca degli Alberi su Porta Legnano, che si trovano in corrispondenza delle quattro porte d’accesso.
Cosa vedere a Montagnana
Parcheggiamo poco prima di Porta Vicenza, in questa zona c’è un posteggio comodo e con pochi passi si giunge all’alto torrione che domina il varco d’ingresso. Osservarlo nella sua imponenza mette soggezione, mentre immobile s’intravede quasi uscito dalle nebbie del passato.
Si accede tramite il ponte, una volta levatoio, e ci si trova in un intreccio di vie su cui si affacciano edifici e palazzine di stampo rinascimentale. Avanziamo fino a Piazza Vittorio Emanuele II sulla quale sorge il Duomo, massiccio esempio dalle forme tardo gotiche, che al suo interno conserva diverse opere degne di nota tra cui la Trasfigurazione di Paolo Veronese.
Molto bello è anche il massiccio e candido altare, ma quel che mi colpisce sono le semicupole delle cappelle laterali realizzate a forma di capasanta, un chiaro richiamo ai pellegrini che in passato frequentavano questa località.
Mentre la nebbia si dirada osserviamo la piazza circostante, ampia e gradevole, su cui si affaccia un edificio che attira particolarmente la nostra attenzione per le sue forme appariscenti. Non farti trarre in inganno, si tratta di un falso storico così costruito in base ai gusti dei passati proprietari.
Ma la nostra missione chiama, siamo qui per far visita a un locale molto rinomato in tutta la provincia e oltre, l’Hostaria San Benedetto.
Dove mangiare a Montagnana
Se ti trovi nei dintorni e non sai dove andare a mangiare, di certo questo ristorante è la scelta più azzeccata. Situato in via Andronalecca, tra le suggestive vie del centro, offre un ambiente raffinato e ricercato in cui è quasi immediato sentirsi come a casa.
Il personale, che gestisce l’Hostaria San Benedetto da più di 20 anni, è attento alle esigenze del cliente e molto disponibile nel caso in cui si abbiano particolari necessità alimentari. Pur mantenendo fede alla tradizione, che vede questo locale tra quelli in cui si può assaporare la cucina tipica veneta, esperienza che, ti assicuro, è davvero da provare.
Ogni portata è curata in modo attento dallo chef Gianni Rugolotto affiancato dalla moglie, che in sala ci consiglia i piatti e gli accostamenti di sapore proponendo i prodotti della loro cucina.
Giusto per farti venire l’acquolina abbiamo mangiato il prosciutto di Montagnana, seguito da un risotto alla zucca e prosciutto croccante, mentre come secondi un fagottino di gallinella padovana e un cosciotto d’anatra con polenta. Inutile dire che mi torna l’appetito al solo pensiero.
Per dessert invece ho scelto una variante di sorbetto al ribes nero, l’accostamento con le scorzette d’arancia sono un’estasi per il palato.
Di gran pregio è la carta dei vini, che presenta una cantina che predilige i vitigni locali che ben si sposano agli ingredienti della terra.
Un ottimo mese per provare l’Hostaria San Benedetto è novembre, periodo in cui si può assaggiare l’oca, pietanza molto apprezzata in Veneto.
In tutti i migliori ristoranti padovani novembre è il mese dell’oca, proposta secondo varie ricette al motto di ‘La nostra bontà gioca in casa’.
Salumificio Brianza a Montagnana
Se hai letto attentamente il paragrafo precedente, avrai notato che un’eccellenza gastronomica di Montagnana è il rinomato e omonimo prosciutto. Forse meno nominato di altri marchi, il crudo di Montagnana non è di certo meno buono… anzi!
Per scoprire da dove arriva questa bontà abbiamo visitato il Salumificio Brianza, uno dei numerosi stabilimenti di produzione di prosciutti che si trovano in zona.
Non avevo mai visto da vicino la produzione degli affettati che spesso imbandiscono le nostre tavole. Per poterla vedere ancora meglio, prima di accedere alle sale di lavorazione, ci sono stati fatti indossare un camice, la cuffia e i calzari, tutto rigorosamente monouso, in modo da proteggere la pulizia durante la produzione.
Non nego che alla prima fase il mio stomaco ha avuto una stretta, qui si trovano infatti i maiali interi, ma già puliti, in attesa di essere macellati. Poco distante inoltre i capi, dei quali ci viene fatto notare il codice che li identifica singolarmente per la tracciabilità, vengono sezionati e le varie parti destinate ai vari processi di preparazione.
L’odore della carne cruda è davvero molto forte.
Il titolare, Piero Brianza, volge l’attenzione a spiegare nel dettaglio la produzione dei prosciutti, anche se, proseguendo nel percorso, incontreremo altri settori di lavorazione in cui si insaccano i salami, le salsicce, si salano le pancette. Insomma questa è la dimostrazione che del maiale non si butta via nulla.
Tornando al prosciutto, Piero, ci spiega che le cosce, tagliate e rifilate, devono rispettare rigide caratteristiche di qualità, quelle che stanno alla base dell’eccellenza di questo prodotto rispetto ad altri.
Ogni coscia giudicata idonea, da questo momento, subirà vari passaggi, tutte fasi di una stagionatura che durerà 18 mesi.
Il primo processo è quello di salatura, adatto a conservare la carne e regolarne l’umidità interna. Successivamente avviene la massaggiatura, utile a mantenere morbida la coscia, ma anche a far penetrare meglio il sale garantendone una conservazione più profonda.
Dopo queste due fasi iniziano quelle di asciugatura, dapprima in una cella a freddo e successivamente in un’altra a caldo, ovvero alla temperatura di 25°C. Quest’ultima fase dura due settimane durante le quali il prosciutto, che inizia ad avere un profumo invitante, viene ingrassato sulla cotenna.
Al termine di questo periodo la coscia, ormai pronta, viene protetta, nella parte in cui la carne è a vista, utilizzando uno speciale stucco, composto di strutto e aromi, adatto a conservarne le qualità organolettiche. Una volta marchiata con il simbolo del Veneto, viene posta nelle sale di stagionatura in attesa dell’ispezione di qualità.
Uno specialista avrà il compito di verificare l’aroma dei prosciutti che vengono forati con un ago fatto con osso di cavallo e funge da tester olfattivo.
Per spiegare il tutto nel dettaglio avrei avuto bisogno di pagine e pagine, e di certo chi del mestiere meglio saprà fornire più informazioni, ma un parere personale lo posso di certo fornire sull’assaggio finale, il prosciutto di Montagnana è ottimo, dal sapore delicato e dolce, una vera prelibatezza.
E visto che l’enogastronomia è parte integrante del turismo, se vieni a Padova o provincia, un saltino a Montagnana a visitare un prosciuttificio può arricchire il tuo viaggio e la conoscenza di questo territorio.
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