Cosa vedere a Sant’Antioco, on the road tra spiagge, saline e storia

Lasciata Calasetta a malincuore decidiamo di percorrere la strada costiera che fa il giro dell’isola. In questo modo possiamo farci un’idea di ciò che l’isola ha da offrire e noi siamo pronti a scoprire cosa vedere a Sant’Antioco.

Lasciando Calasetta, la strada costiera fiancheggia l’ammaliante spiaggia Sottotorre, che stamane, alla luce del sole, risplende bianchissima in contrasto contro i flutti blu del mare. Proseguendo ci si distanzia dalla costa e ci si addentra in una campagna coltivata solo a tratti. Molte zone sono ricoperte di sassi o povere di terra, ma gli appezzamenti di terreno messi a coltura sono ben riconoscibili poiché circondati da alte siepi di fichi d’India. Il fico d’India è ottimo per delimitare il territorio contro intrusi e malintenzionati.

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Cala Sapone, Isola di Sant'Antioco
Cala Sapone, Isola di Sant’Antioco – Photo Credit: trinchetto on Flickr

On the road sull’Isola di Sant’Antioco

Seguendo la strada costiera si raggiunge la piccola frazione di Tonnara. Essa è costituita da poche case e dall’abitato, lungo la costa, comincia una serie di stradine. Molte di esse sono sterrate e si avvicinano al mare e alle molte calette che si celano in mezzo alla scogliera e nascoste dalla pineta. In questa zona si trova il Faro Mangiabarche, ben visibile dalla costa, e vicino alla tonnara si trova una scultura artistica che io trovo geniale e molto suggestiva. Si chiama Atlantide.0 ed è stata realizzata da Antonio La Rosa, artista di fama internazionale e nativo di Calasetta.

Se hai tempo e ami le escursioni, il percorso trekking con tramonto al faro Mangiabarche parte da Calasetta ed è molto emozionante. Puoi prenotarlo online.

La strada prosegue radente alla costa, al di sopra di alte scogliere molto caratteristiche. Siamo al Nido dei Passeri, un luogo panoramico e suggestivo, ideale per aspettare il tramonto sul mare.

Facciamo rotta verso sud

Man mano che ci si dirige verso sud è necessario percorrere strade sterrate e spesso difficili per poter vedere il mare. Se avrai l’ardore di tentare lo spettacolo sarà mozzafiato e, con la giusta dose di fortuna, riuscirai a trovare qualche piccola spiaggia deserta tutta per te.

Quasi a metà strada, verso la punta sud, si raggiunge una spiaggia leggermente più grande, facilmente raggiungibile e dotata di parcheggio. Incassata tra due alte pareti di scogliere si trova Cala Lunga, raggiungibile seguendo un sentiero sabbioso e riparata dalle alte onde e dalle raffiche di vento grazie alla sua particolare posizione.

Per scoprire la costa osservandola dal mare puoi partecipare a un’escursione guidata. Dai uno sguardo a questo tour delle coste di Sant’Antioco in kayak. Oppure, per una visita più tranquilla, partecipa a questo giro in barca a Sant’Antioco alla scoperta del Golfo di Palmas.

Piazza Umberto a Sant'Antioco
Piazza Umberto a Sant’Antioco

Cosa fare a Sant’Antioco

Proseguendo verso sud si raggiunge finalmente il territorio competente a Sant’Antioco. Qui troviamo Cala della Signora e la più conosciuta Cala Sapone. In questa zona, anche residenziale, sono presenti alcuni negozi, degli hotel e dei campeggi dove poter soggiornare.

Proseguendo più a sud ci si addentra in una zona più brulla e raramente coltivata. Qui il terreno è più roccioso e sparpagliati per la campagna si possono trovare vari edifici antichi in rovina, molto suggestivi, e numerosi ed onnipresenti nuraghe.

L’estremo sud dell’isola prende il nome di Capo Sperone. È una località piuttosto isolata presso cui si trova anche una piccola spiaggia.

Spostandosi verso la zona orientale si raggiunge la baia di Cannai, ove la piccola spiaggia è dominata da sopra la scogliera dalle rovine dell’antica Turri Cannai. Proseguendo ancora verso nord si trova una località un po’ più nota, la spiaggia di Coaquaddus.

Siamo ormai quasi giunti alla cittadina più grande dell’isola ed è qui che si trova una delle spiagge più conosciute, la spiaggia di Maladroxia. A Maladroxia si possono trovare piccoli appartamenti in affitto, alberghi e strutture ricettive per il turismo. Vedi qui gli hotel disponibili a Maladroxia, se trovi posto conviene prenotare online per essere sicuri di non perderlo.

Come avrai capito abbiamo appena toccato le spiagge di Sant’Antioco, ma queste sono solo le più conosciute. La costa è ricca di anfratti e, se sei un tipo avventuroso, scoprirli sarà un’avventura alla tua altezza.

Galleria Vittorio Emanuele a Sant'Antioco
Galleria Vittorio Emanuele a Sant’Antioco

Cosa vedere a Sant’Antioco

La città di Sant’Antioco, costruita sulle rovine dell’antica città di Sulci, o Sulki, ci attende poco più a nord. Ci accoglie con la sua malandata periferia, che dà sempre l’impressione di una località un po’ allo sbando. Ma l’atmosfera cambia raggiungendo il centro cittadino e decidiamo di fare una passeggiata a piedi per scoprire cosa vedere a Sant’Antioco.

Ci dirigiamo verso il centro attraverso un viale alberato molto suggestivo. Qui gli alti alberi di ficus hanno una chioma fitta e molto intricata, questo fa si che il viale somigli piuttosto ad una galleria verde, la Galleria di Vittorio Emanuele. Di recente le fronde sono state sfoltite per questioni di sicurezza e igiene.

Sotto a queste piante non filtra quasi un raggio di sole, l’ombra è molto scura e le auto talvolta devono accendere i fari. Al di sopra in mezzo alle foglie, migliaia di uccellini cinguettano creando un coro/frastuono che pare non interrompersi mai.

Al fondo di questo viale si raggiunge Piazza Umberto, piazza centro della città, punteggiata da palme e circondata da vetrine e negozi che vendono souvenirs.

Lungomare di Sant'Antioco
Lungomare di Sant’Antioco

Il porto turistico e il lungomare

Deviamo quindi verso il porto turistico dove si godono ottimi scorci sul mare ed è possibile vedere i pescherecci attraccati e i pescatori che smagliano le reti per recuperare il pesce pescato.

Da qui, osservando verso la Sardegna, lungo l’istmo artificiale che lega quest’isola alla terra madre, si possono vedere gli immensi stagni delle saline. In questo habitat crescono i ‘muscoli‘, varietà selvatica di mitili simili a cozze, tipici di questa zona e davvero ottimi a tavola.

Se cerchi un posto dove mangiare a Sant’Antioco la zona del lungomare può essere quella giusta in cui guardare. Fatti guidare dall’istinto e non resterai deluso. Anche tra le vie del centro ci sono molti ristoranti e locali, se hai la pazienza di cercare potresti scoprirne alcuni molto buoni.

Passeggiando per il centro, verso la parte alta della città, si ha modo di attraversare alcune vie molto particolari e di ammirare degli edifici antichi e di importanza storica.

Parco storico archeologico di Sant’Antioco: cosa visitare e info utili

Vari monumenti caratterizzano la silente Sant’Antioco. Fin dalle sue origini le civiltà che hanno colonizzato l’isola hanno lasciato testimonianze, ma mentre ciò che era in superficie è spesso andato distrutto, la Sant’Antioco sotterranea è pronta a stupire. Oltre a un’antica prigione la città conserva le catacombe, prima testimonianza del cristianesimo in Sardegna, e una vasta necropoli punica. Ma andiamo con ordine. I siti storici risalgono all’epoca precedente l’invasione saracena che causò l’abbandono della città. Sant’Antioco venne ricostruita nel 1700 dopo la cacciata degli invasori.

I siti d’interesse del parco storico archeologico sono 8 e sono divisi in due gruppi. L’acquisto del biglietto cumulativo per ogni gruppo consente di risparmiare sul totale degli ingressi.

Il ‘blocco’ della città storica comprende:

  • Catacombe di Sant’Antioco;
  • Necropoli;
  • Acropoli;
  • Forte Sabaudo;
  • Villaggio ipogeo;
  • Museo Etnografico;

Il secondo biglietto permette di visitare:

  • Museo Archeologico;
  • Tophet o Tofet.

Ora entriamo nel vivo di cosa vedere a Sant’Antioco. E ricorda che non c’è un ordine prestabilito per visitare i siti.

Basilica di Sant'Antioco Martire
Basilica di Sant’Antioco Martire

Catacombe di Sant’Antioco

Le Catacombe di Sant’Antioco si trovano al di sotto della Basilica di Sant’Antioco Martire. L’edifico si presenta esteriormente con la sua facciata barocca e recentemente restaurata. Proprio durante i lavori di restauro si è riscoperta l’antica roccia di cui la basilica è costituita. Rimosso lo stucco l’edificio ha rivelato la sua origine romanica risalente al V secolo e internamente è davvero incantevole.

I biglietti per le catacombe (ma anche il biglietto unico per questo blocco) possono essere acquistati alla biglietteria sita alla destra del portale d’ingresso. La visita comincerà dall’accesso alle catacombe interno alla basilica, situato alla destra dell’altare e vicino alla bara di cristallo che contiene le spoglie del santo. Il ritrovamento è avvenuto nel 1615, ma fino ad allora si ignorava che le ossa di Sant’Antioco fossero qui.

Una guida accompagna il gruppo illustrando gli ambienti della catacomba e spiegandone l’evoluzione e i riadattamenti che hanno subito durante le varie epoche. Purtroppo all’interno non si possono scattare fotografie, il solo ambiente in cui è consentito è la prima sala dove si trova il sepolcro in cui vennero ritrovati i resti di Sant’Antioco.

Sala del sepolcro di Sant'Antioco
Sala del sepolcro di Sant’Antioco

Sant’Antioco era di origine nord africana e veniva dalla costa algeriono marocchina. Fu condannato in esilio qui come schiavo e, dopo essere fuggito alla schiavitù, si rifugiò sotto terra per sopravvivere e non essere trovato.

Le catacombe sono il tesoro storico della città

La catacomba si estende tutto attorno ed è molto vasta, basta pensare che alcune case del circondario hanno al di sotto delle tombe. La parte cristiana è la più recente, mentre la parte cartaginese risale al VI secolo a.C.

Durante la visita si possono vedere diversi tipi di tombe (singole, familiari, ad arcosolio) e tra di esse risalta una tomba mensa che riporta ancora gli affreschi dedicati a un soldato romano convertito. Nella zona cartaginese sono stati ritrovati ancora i resti di alcuni sarcofagi in legno, purtroppo molto è andato perduto per via dei ladri di tombe.

Tuttavia grazie ai ladri è possibile visitare oggi la catacomba utilizzando i passaggi da loro scavati. Le tombe infatti, una volta riempite, venivano sigillate e non era possibile accedervi. Maggiori dettagli su questa Sant’Antioco nascosta li potrai avere partecipando alla visita guidata.

Necropoli di Sant'Antioco
Necropoli di Sant’Antioco

Necropoli fenicio-punica di Sulki

La necropoli punica venne fondata a partire dal V secolo a.C. per opera dei Cartaginesi. Le tombe ipogee si distribuiscono in una vasta area che comprende anche parte dell’attuale città e si continua a scavare dal momento che non tutte sono state esplorate.

La parte antica del sito venne riutilizzata, adattata ed ampliata dalle civiltà delle epoche successive. Dapprima i Romani e infine i Cristiani, che scavarono le tombe più recenti e modificarono parte della necropoli esistente.

La necropoli può essere suddivisa in 3 settori:

  • il primo comprende circa 50 sepolture ed è la parte che stiamo visitando;
  • il secondo venne riutilizzato dai Cristiani e corrisponde alle Catacombe di Sant’Antioco, sotto la basilica;
  • il terzo settore venne riutilizzato e le tombe vennero tramutate in abitazioni. È il villaggio ipogeo.

Il sito venne utilizzato per secoli, fino all’invasione dei Saraceni che causò l’abbandono dell’antica Sulki. Questo periodo va dal 1350 fino al 1750. In questi anni la vegetazione prende il sopravvento e di quello che era uno dei centri abitati più fiorenti del Mediterraneo (a Sulki vivevano oltre 10.000 abitanti), ben più antico di Roma, non rimase più nulla.

Nel 1750, dopo la cacciata dei Saraceni, viene fatta richiesta ai Savoia per poter ricostruire Sant’Antioco, che però viene edificato sopra le rovine dell’antica Sulki e ignorando cosa ci fosse qui secoli addietro.

Tomba nelle catacombe di Sant'Antioco
Tomba nelle catacombe di Sant’Antioco

La riscoperta della necropoli

La riscoperta della necropoli avviene casualmente negli anni ’50, quando un contadino che stava arando il campo ha visto sprofondare il suo carretto. Da qui iniziarono i lavori di recupero e di scavo.

La zona più antica della necropoli di Sant’Antioco è quella superficiale, man mano che si esauriva lo spazio disponibile si scavava più in profondità. I lavori di scavo erano svolti dagli affossatori, che seppellivano i morti per inumazione e, una volta terminata la funzione, ne sigillavano l’accesso. Ogni volta l’accesso veniva riaperto, la tomba poteva contenere circa 30-35 defunti.

In alcune tombe sono stati trovati i resti di sarcofagi lignei, scolpiti e decorati. In altre zone si trovano tombe ad arcosolio e tra esse spicca la tomba dedicata ad una donna di origine nord africana di cui si vede ancora l’affresco. Il periodo romano ha introdotto in parte anche l’incinerazione, come testimoniano le urne ritrovate e depositate all’ingresso delle tombe.

Anche in questo caso le informazioni più dettagliate possono essere colte partecipando alla visita guidata.

Panoramica dell'Acropoli di Sulki
Panoramica dell’Acropoli di Sulki

Acropoli di Sant’Antioco

La parte più alta di Sant’Antioco è quella che corrispondeva all’Acropoli punica. Qui si trovava la piazza centrale della città, in una posizione che permettesse di controllare la laguna e il golfo, luoghi importanti per il commercio ma anche facili approdi per gli invasori.

Nell’epoca romana qui venne costruito un tempio del quale restano pochi reperti di colonne e un pavimento decorato. Nel sito è possibile vedere ancora i resti della cinta muraria e intuire dove si trovasse la via principale, all’ingresso della quale si trovavano due grandi statue di leoni di pietra, simbolo di potenza.

Sono ben visibili anche due cisterne: una circolare e una rettangolare. Mentre su tutta l’area si trovano pietre nuragiche che testimoniano l’esistenza precedente di un nuraghe le cui rovine sono state riutilizzate per formare le fondamenta del tempio.

La Fortezza Sabauda
La Fortezza Sabauda

Fortezza Sabauda

Accanto all’Acropoli si trova la Fortezza Sabauda, eretta tra il 1813 e il 1815. Durante la sua storia subì un solo attacco.

Era il 16 ottobre 1815 e 12 navi con bandiera inglese entrarono in porto senza problemi, dal momento che l’Inghilterra era una nazione alleata. In realtà si trattava di navi tunisine battenti bandiera fasulla. I guerrieri tunisini assediarono la fortezza con una battaglia durata 6 ore. Nonostante la strenua resistenza dei sardi, però, la sorte volle che i tunisini vincessero la disputa. La vittoria non fu meritata per superiorità di forza, ma per astuzia. I tunisini, infatti, arrampicandosi sui tetti esterni alle mura, riuscirono a sferrare un attacco dall’alto e avere la meglio.

Vennero deportati 135 prigionieri che subirono sei mesi di schivitù, finché lo stato sabaudo non pagò un riscatto per liberarli. Questo evento permise ai regni di Francia e Inghilterra di rendersi conto di questa tratta degli schiavi e proporre un trattato. I paesi nordafricani firmarono tutti tranne l’Algeria, che proseguì ancora per circa 15 anni, finché la Francia non attaccò l’Algeria vincendo.

In questo modo viene fermata la tratta degli schiavi, ma non gli attacchi a fine di saccheggio. Tuttavia l’attacco a Sant’Antioco fece si che da allora tutte le navi, prima di entrare in porto, venissero controllate attentamente.

Oggi all’interno della Fortezza Sabauda sono visibili alcune piccole sale che erano adibite a sala riunioni e spogliatoi. Al centro del cortile si trova la santabarbara dove erano conservati gli armamenti.

La passeggiata sul cammino di ronda permette di godere di ottimi panorami sulla città e sul golfo.

Il villaggio ipogeo
Il villaggio ipogeo

Cosa vedere a Sant’Antioco: il Villaggio Ipogeo

Questa antica parte dell’abitato di Sant’Antioco nacque nel VI secolo a.C. ad opera dei Punici che qui scavarono parte della necropoli. In tutto a Sant’Antioco si contano 1.000 tombe sotterranee e solo una piccola parte è stata riutilizzata come abitazione dai poveri.

Le stanze sotterranee vennero ampliate, spesso vennero abbattute le tramezze per ottenere sale più grandi, e per igienizzarle vennero imbiancate con la calce viva.  Al loro interno si trovano anchhe dei forni, distinguibili dai comignoli che affiorano in superficie.

Nel villaggio ipogeo, che si estende da Via Necropoli fino al forte, vivevano circa 600 persone che venivano, con disprezzo, soprannominate gruttai. La collina prese quindi il nome di ‘sa ruba des gruttas’ ed era un luogo insalubre per vivere. Non vi era acqua corrente, le donne dovevano andare alla fonte e portare acqua in casa ogni giorno. Non vi erano servizi, solo un paio di gruttas vennero collegate alla linea elettrica. E non avevano un sistema efficiente per far defluire le acque, quindi in caso di grandi piogge si allagavano causando danni e malattie.

Interno della casa di un gruttaio nel villaggio ipogeo di Sant'Antioco
Interno della casa di un gruttaio nel villaggio ipogeo di Sant’Antioco

Gli abitanti del villaggio ipogeo era i gruttai

I poveri erano discriminati e non gli veniva offerto lavoro. All’età di 6 anni, i figli venivano affidati alla famiglie più ricche che li impiegavano a svolgere piccoli lavori. Spesso lavoravano in laguna, oppure lavoravano la palma per ricavare le corde utilizzate per fabbricare sedie, cestini e altri oggetti utili in casa. Con la paglia avanzata venivano imbottiti i giacigli.

L’ultima abitante del villaggio ipogeo si chiamava Antonietta e visse qui fino al 1988. Tuttavia, già qualche anno prima, vennero costruite delle case popolari in un’altra zona della città per ospitare le famiglie povere. Molti gruttai vi si trasferirono, ma spesso ci andavano solo per dormire e tornavano di giorno a vivere la loro vita nelle grotte.

Dopo l’abbandono il sito venne ripulito e divenne parte del patrimonio archeologico di Sant’Antioco.

La Pinna Nobilis al Museo Etnografico di Sant'Antioco
La Pinna Nobilis al Museo Etnografico di Sant’Antioco

Il Museo Etnografico

Il Museo Etnografico è infine il luogo in cui conoscere la tradizione recente di Sant’Antioco. Qui troverai radunati oggetti che caratterizzavano la vita quotidiana dei cittadini e alcune narrazioni delle usanze locali.

La storia che più mi ha affascinato è quella della pinna nobilis, una grande conchiglia bivalve che cresce nella laguna di Sant’Antioco. Questa conchiglia produce una lunga corda che serve a fissarso al fondale. Diversamente dalla ruvida corda delle cozze, la pinna nobilis da origine a un filato morbido e setoso. La sua lavorazione permette di ottenere il pregiato bisso, un tessuto simile a seta e di colore dorato che un tempo era molto richiesto dalle famiglie benestanti locali.

A oggi la pesca della pinna nobilis è vietata per proteggere questo esemplare dall’estinzione. Le poche famiglie filatrici che ancora producono il bisso attingono dalle riserve che i lungimiranti antenati avevano accumulato, ma che non saranno certo infinite.

Museo Archeologico di Sant'Antioco
Museo Archeologico di Sant’Antioco

Museo Archeologico di Sant’Antioco

Il Museo Archeologico di Sant’Antioco fa parte di cosa vedere a Sant’Antioco per avere ben più chiara l’evoluzione che ha portato l’antica Sulki, fondata nell’VIII secolo a.C. ad arrivare fino a noi.

Va fatto notare che i primi reperti ritrovati in zona vennero trasferiti a Cagliari e fanno parte oggi della collezione del museo archeologico cittadino. Nonostante ciò gli anni successivi hanno visto tornare alla luce una grande quantità di oggetti, frammenti, monili, statuette e altri tesori che narrano la storia di Sant’Antioco. Il museo di Cagliari può essere quindi una tappa aggiuntiva, ma anche superflua.

Seguendo un ordine cronologico possiamo ammirare gli oggetti ritrovati ed esposti in teche di vetro che ne preservano l’integrità. Lasciano sbalorditi le statue di grande dimensione, come anche la ricostuzione dei due leoni rinvenuti nell’Acropoli e oggi visibili (in oroginale) solo a Cagliari.

Il percorso è dotato di pannelli integrativi e esplicativi, e di vari plastici che mostrano l’evoluzione dell’antica Sulki.

Al termine del percorso si può accedere all’ultimo sito d’interesse, il Tofet, situato alle spalle del museo.

Tophet, nel parco archeologico di Sulki
Tophet, nel parco archeologico di Sant’Antioco

Tophet o Tofet, il cimitero dei bambini è tra le cose da vedere a Sant’Antioco

Il Tophet, o Tofet, si trova su quella che da sempre viene chiamata sa guardia de is pingiadas, ovvero la collina delle pentole, a causa delle numerose pentole che si trovavano disseminate nell’area. È il luogo che era destinato alla sepoltura dei bambini, che in epoca passata morivano sovente per malattie o al momento del parto.

Si contano oltre 3.000 vasi, probabilmente 4.000, accompagnati da reperti in miniatura che costituivano il corredo del giovane defunto per affrontare il viaggio nell’aldilà. Tali ritrovamenti sono particolari perché comuni anche nei riti funebri egiziani.

Nella parte alta del Tophet di Sant’Antioco, una grande roccia fungeva da altare sacrificale. Si ritiene che fosse utilizzato per sacrifici umani, ma che in epoca romana il sacrificio del primogenito venisse proibito imponendo di usare animali al posto dei bambini.

La parola tophet significa letteralmente ‘luogo di arsione’ ed è di origine ebraica. Il luogo di culto era probabilmente dedicato al dio Molok, a Baal e alla dea Tanit, come è riportato sulle stele ritrovate.

Tuttavia questo non è da considerarsi un luogo di sacrificio, ma più una sorta di santuario cimitero, quindi più vicino a un luogo di culto. Una delle ipotesi ritiene che venissero offerti alla divinità i bambini nati con handicap o gravemente infortunati.

Gli scavi sono iniziati negli anni ’60 circa, ma il sito è molto superficiale e esposto alle intemperie. Per questo motivo molti reperti sono andati ditrutti e si sonoperso nei secoli.

Basilica di Sant'Antioco Martire
Basilica di Sant’Antioco Martire

Info utili e un saluto a Sant’Antioco

Ancora una passeggiata nella fresca galleria verde ricca di bar, locali e negozi e poi si riparte. Ora sai cosa vedere a Sant’Antioco e ti assicuro che questa città ti stupirà moltissimo.

Sant’Antioco merita sicuramente una visita. E se anche non vuoi fermarti in città, puoi perderti in una delle bellissime spiagge che si trovano intorno all’isola.

Maggiori informazioni possono essere reperite qui:



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Reti da pesca al porto
Reti da pesca al porto di Sant’Antioco

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Sono un narratore turistico, appassionato di viaggi fai da te, luoghi, tradizioni e culture lontane, racconto le mie esperienze sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, di autentico e di vero. Non importa dove, come o quando, l'importante è esserci e vivere fino in fondo! Contattami per collaborare con me, sono travel blogger di professione dal 2010, digital content creator, storyteller e social media strategist.

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