Forse non tutti sanno che il Giappone è suddiviso, amministrativamente, in 47 prefetture, zone che si distinguono per tradizioni e usanze, ma che sono tra loro accomunate da una storia che le lega a costituire un’unica nazione. In questo post voglio raccontarti che cosa vedere nello Shimane, prefettura poco toccata dal turismo, ma custode di punti d’interesse decisamente notevoli.
Lo Shimane è una prefettura che si trova lungo la costa occidentale dell’isola di Honshu, la principale isola del Giappone, si estende lungo la costa e confina a nord con la prefettura di Tottori, a est con la prefettura di Hiroshima e a sud con la prefettura di Yamaguchi. Allo Shimane fanno parte anche numerose isole, tra cui Nishinoshima e Okinoshima che sono le due maggiori.

Cosa vedere nello Shimane: Izumo
Il mio viaggio in Giappone, organizzato da Japan National Tourism Organization, parte nella parte settentrionale dello Shimane, più precisamente da Izumo, cittadina collegata aeroportualmente con la capitale, Tokyo, e raggiungibile con poco più di un’ora di volo.
Dall’aeroporto si può arrivare in centro rivolgendosi ai numerosi taxi, oppure tramite i trasporti pubblici, in quanto il bus navetta fa la spola tra la città e l’aeroporto con molta frequenza. Siccome l’hotel in cui ho pernottato, il Dormy Inn Izumo, si trova molto vicino alla stazione dei bus, io e le mie colleghe abbiamo optato per questa opzione arrivando in città in serata, quando già faceva buio.
Arrivare in notturna non mi è dispiaciuto, mi ha permesso di vedere la città di notte e di gustarmi meglio le ore di luce la mattina seguente. Inoltre lo stomaco ci ha fatto da guida e la prima esperienza giapponese è stata quella di andare alla ricerca di un ristorante per saziare la fame, ovviamente seguendo l’istinto.
Già arrivando in bus avevo notato una grande lanterna rossa appesa fuori dall’ingresso di un locale, tuttavia le scritte presenti sulla facciata sono tutte in ideogrammi e non riuscivo a capire se effettivamente quello fosse un ristorante. Un buon indizio a riguardo può essere il noren, la tenda tipica che si trova davanti all’ingresso dei locali, ma la certezza l’abbiamo avuta soltanto quando Sayaka, la nostra guida, ci ha spiegato che il ristorante si chiama Orochi no Taru.

La mia prima cena in Giappone
Scostiamo il noren e facciamo scorrere la leggera porta tradizionale, apparentemente sottile, ma sufficiente a tenere all’esterno il freddo della notte. L’ambiente che ci si presenta è un ristorante non molto grande in cui i tavoli sono disposti in due zone, una saletta a destra dell’ingresso e uno spazio per due tavoli sul lato sinistro, che guardano verso il bancone che funge anche da cucina e da tavolo per chi volesse sedersi e mangiare sugli alti sgabelli.
Nonostante il locale sia piuttosto affollato, riusciamo a trovare posto in uno dei due tavoli alla nostra sinistra. L’atmosfera è calda e accogliente, anche grazie alla luce giallastra che illumina l’ambiente. Poco dopo ci viene portato un menù e ci viene chiesto cosa desideriamo bere.
Questo è il momento in cui ho capito quanto sarebbe stata utile una guida locale, sia il menù che il personale sono infatti giapponesi, non vi è traduzione e nessuno sembra parlare una lingua alternativa. Sayaka ci consiglia quindi di provare il vino locale, oltre al the che viene portato comunque a tavola, e poi ordina un piatto di oden e uno di tempura.
L’oden, per chi non lo sapesse, è una calda zuppa fatta con alcuni prodotti che per noi risultano strani, tuttavia il sapore generale è buono e ha un aroma delicato di pesce. Al suo interno si trovano il tofu, il tofu fritto, il konnyaku (una densa gelatina ricavata da radici), il ganmodoki (un tipo di polpette fritte), il daikon, un uovo sodo e un alimento tubolare che mi spiegano essere salame di pesce. Il tutto è cotto nel brodo di tonno secco e alghe konbu.
Il sapore dell’oden è particolare ma buono, certamente è più facile abituarsi alla tempura mista, ovvero verdure e pesce in pastella e fritti, così, tra un brindisi e una risata, saziamo l’appetito e, dopo aver assaggiato il vino di prugne preparato dalla mamma dello chef, torniamo in hotel a riposare.

Visitare l’Izumo Taisha, il Grande Santuario di Izumo
Situato a ovest del centro di Izumo, il grande santuario Izumo Taisha è dedicato al dio shintoista Okuninushi-no-Mikoto, anche conosciuto più semplicemente come Daikoku, creatore e protettore della medicina, della sericoltura, dell’agricoltura e dell’amore.
Conoscere esattamente le figure divine dello shintoismo non è cosa semplice, questa religione (che spesso è più una filosofia di vita) ha radici antichissime e si basa su racconti mitologici che parlano di divinità generate da altre divinità e generanti ulteriori divinità, fino a coprire ogni aspetto della vita terrena.
Daikoku in particolare è il governatore della terra, ma molto legato al mare, poiché è discendente di Susano, figlio di Izanaghi e Izanami.
L’accesso al grande santuario è indicato dal torii, tradizionale porta che conduce ai luoghi sacri. Voltandosi e guardando la via opposta al tempio si può vedere un altro torii, molto imponente e bianco, che si trova al fondo della lunga via dello shopping di Izumo.

Varcando il torii si accede ad un lungo viale alberato, la quiete di questo luogo era ben percepibile nonostante, durante la mia visita, stesse diluviando tremendamente. Avvicinandosi al tempio si cominciano a trovare alcune statue raffiguranti Daikoku, sculture tratte dagli aneddoti legati a questa divinità, mentre, poco prima di un altro torii che da accesso alla zona del tempio vera e propria, si trova una fonte di acqua corrente provvista di mestoli da utilizzare per praticare un rito di purificazione che spesso è ricorrente nella cultura giapponese.
Dopo la purificazione si accede al tempio, la cui origine pare sia avvenuta intorno al 660 d.C. basandosi sulla mitologia, ma i cui padiglioni sono in realtà molto più recenti. Essendo costruiti totalmente in legno, i templi shintoisti non riescono a durare secoli, ma vengono ricostruiti ogni 60 anni circa, in base allo ‘stato di salute‘ dell’edificio precedente.

Il complesso è caratterizzato da diversi edifici di culto separati, il tempio principale attualmente ha un’altezza di 24 metri, ma in origine si dice arrivasse a 48 metri, in stile architettonico taisha zukuri, è classificato come tesoro nazionale ed è datato 1744.
Il tempio principale, oltre a vantare la torii più grande del Giappone, è decorato con uno shimenawa lungo 13 metri e avente circonferenza di 9 metri. Lo shimenawa è la grande treccia che sovrasta l’ingresso e rappresenta il collegamento del mondo materiale con il mondo spirituale, solitamente decorato con drappi bianchi svolazzanti che rappresentano i fulmini della divinità.
Passeggiando tra i vialetti potrai apprezzare l’atmosfera del luogo e, magari, incontrare le sacerdotesse vestite della tradizionale tunica bianca e rossa. Di certo non passerà inosservato il trespolo in legno dove vengono appesi gli ema, tavolette in legno votive su cui è raffigurato un cavallo che simboleggia il tradizionale dono di un cavallo vero che i fedeli portavano al tempio.
Il ristorante Haneya
Concediti tutto il tempo per esplorare il santuario fino in fondo e, se all’uscita avrai fame, sappi che in questa zona devi assaggiare la soba. Il ristorante Haneya propone una tipica preparazione chiamata warigo-soba, un piatto triplo di soba fredda servita con vari condimenti da combinare tra loro in modo da assaggiare tre differenti combinazioni con un solo piatto. Le bevande consigliate sono il the verde oppure il sakè.

Il Castello di Matsue
Altro sito di grande interesse visitabile da Izumo è il Matsue Jyo, antico castello costruito nel 1611 e oggi simbolo della città. Questa fortezza venne eretta a scopo difensivo e dall’alto dei suoi 5 piani si può vedere un panorama che spazia a 360° e comprende il lago Shinji e il monte Daisen.
La città di Matsue è anche soprannominata la città delle acque poiché si trova sulla confluenza della laguna Nakaumi con il grande lago Shinji, è un’antica città feudale ed è la capitale della provincia di Izumo. Per questo venne scelta come luogo in cui erigere l’importante castello simbolo del potere di una famiglia di samurai.

Dall’anno della sua fondazione a quando venne ultimato si alternarono varie casate e, infine, nel 1638 il feudo passò al clan dei Matsudaira. Nonostante le guerre, gli eventi e il cambiamento storico, il Matsue Jyo è uno dei più antichi castelli del Giappone, uno degli ultimi 12 castelli medievali che ancora conservano una struttura originale e non ricostruita.
L’accesso parte dalla base del colle e segue una serie di camminamenti disposti in modo da non avere una via rettilinea che arrivi al maschio, inoltre il cammino è inframezzato da gradinate in modo da impedire la salita con cavalcature o trainando mezzi che potevano diventare pericolosi in caso di assedio.

Nei pressi del castello si trova un tempio shintoista non molto grande e un palazzo più moderno che venne eretto in occasione della visita dell’imperatore.
Il corpo centrale del castello è uno dei più imponenti in Giappone e si sviluppa per un totale di sei piani. All’interno, dopo essersi tolti le scarpe, è possibile osservare un’esposizione di uniformi, oggetti, costumi e maschere appartenuti alle famiglie delle dinastie che hanno vissuto la fortezza, mentre, salendo, è possibile godere del panorama mozzafiato di cui già ho scritto.
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Una tappa a Izumo è ottima per assaporare alcune eccellenze sia artistiche che gastronomiche della regione di Chugoku. Ora sai cosa vedere nello Shimane, che è anche un ottimo punto di partenza per un viaggio alla scoperta del Giappone più tradizionale.
Dove dormire a Izumo
Vista dalla torre del Matsue Jyo, cosa vedere nello Shimane
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