La nostra ultima tappa del viaggio è Dakar, la capitale e principale città del Senegal. Il nostro obiettivo è mostrare il contrasto tra la tranquilla cittadina di Joal-Fadiouth e la caotica Dakar.
Per il nostro soggiorno di tre giorni abbiamo scelto il quartiere di Almadies, uno dei più ricchi della città, meta di surfisti e sede di numerose ambasciate. Come ci ha raccontato un tassista, la vita a Dakar è dura: lo smog raggiunge livelli altissimi, l’inquinamento acustico è notevole, la povertà estrema coesiste con una ricchezza sfacciata.
Tutto sembra in continuo fermento: ovunque ci sono cantieri, palazzi in costruzione e molti edifici abbandonati. Nel quartiere vicino ad Almadies si trova la vecchia pista dell’aeroporto, ormai in disuso e occupata abusivamente dagli abitanti locali.
Prepararsi per un viaggio a Dakar
Per prepararmi a questo viaggio mi ero iscritto a Preply, una piattaforma online per studiare il francese, e avevo scelto come insegnante Mariam, una giovane di 26 anni nativa di Dakar. Grazie a lei sono riuscito a cavarmela in Senegal. Quale occasione migliore, quindi, per incontrarla di persona!
Ci diamo appuntamento in un piccolo locale chiamato “Epicerie Fine Africaine & son Café Dakarois“. Il posto è davvero carino e ben curato, un mix tra la cultura africana e la modernità occidentale. Propone moltissimi prodotti tipici rivisitati: cous cous al mango, caffè Touba in cialde da espresso, e vari tipi di confetture. Io, Matteo e Mariam optiamo per dei sandwich: eccezionali, enormi e, per noi, economici, 5000 CFA (circa 7,50 euro). Il mio era davvero spettacolare: pane alle olive, mango a cubetti, gamberi grigliati e salsa all’avocado.
Con Mariam abbiamo passato cinque ore a parlare, ed è stato davvero interessante! È l’unica persona che abbiamo incontrato durante il viaggio con un livello di istruzione elevato. Come ci ha raccontato lei stessa, a Dakar viene spesso chiamata “Toubab“, un termine che significa “uomo bianco”, ma con una connotazione leggermente negativa. Anche a Joal-Fadiouth, io e Matteo siamo stati chiamati “Toubab” dalla gente del posto, e di solito, subito dopo, ci veniva chiesto del denaro.
I giovani senegalesi sognano un mondo nuovo
Mariam ci ha raccontato i suoi sogni e le sue aspirazioni. Si definisce femminista e lotta per avere maggiore libertà. È musulmana, ma non integralista: non porta il velo, desidera una relazione monogama, è indipendente e non vuole un marito da “crescere” come un bambino. Cerca il romanticismo, un sentimento ancora nuovo in Senegal ma che sta prendendo piede tra i giovani della sua generazione.
Il sogno più grande di Mariam è viaggiare, e forse il prossimo anno riuscirà a venire in Italia per il matrimonio di un’amica. Dico “forse” perché il passaporto senegalese ha molte restrizioni. Per visitare la maggior parte dei paesi è necessario richiedere un visto a pagamento, e solo il 10% delle domande viene accettato. Inoltre, se la domanda viene rifiutata, i soldi non vengono rimborsati. Con uno stipendio medio a Dakar di 400.000 CFA (circa 600 euro), per molti è una spesa enorme! Questa situazione ci ha fatto riflettere su quanto noi europei siamo liberi e su come tendiamo a dare tutto per scontato.
Il nostro soggiorno nella capitale continua con una visita alle strade del mercato di Sandaga, al ponte alla statua del Rinascimento Africano, costruita nel 2010. Ma questo lo racconterò in un prossimo articolo con qualche dritta utile ad organizzare il tuo viaggio a Dakar.
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