Finalmente il giorno della partenza è arrivato, per i prossimi 15 giorni circa ci aspetta un viaggio on the road nella penisola iberica, alla scoperta prevalentemente dell’Andalusia, ma anche di alcune località della Castilla-La Mancha e della Murcia. Giorno per giorno questo post sarà il nostro diario di viaggio in Spagna, sei pronto a partire con noi?
Diario di viaggio in Spagna
Diario di viaggio in Spagna – Giorno 1 – Castilla-La Mancha: da Madrid a Consuegra e Cordoba
Partiti alle 8,40 di mattina dall’aeroporto di Bergamo, Orio al Serio, atterriamo puntuali al terminal 1 di Barajas, Madrid, alle ore 11,00.
Cerca un volo dall'Italia per Madrid
L’agenzia presso la quale abbiamo noleggiato l’auto non ha un ufficio all’aeroporto, dobbiamo quindi uscire dal terminal e attendere un bus navetta diretto all’Hotel Auditorium, nella quale hall sono esposte le sculture di Havier Mariscal, la Goldcar infatti ha il suo ufficio nei seminterrati del parcheggio dell’hotel!
Molto gentili e disponibili ci consigliano un’assicurazione di 10,00€ al giorno che copre anche i danni subiti dal nostro veicolo in caso di sinistro e abbatte i costi di franchigia in caso di danni all’auto. Ricordarsi quindi di accertarsi presso la ditta di noleggio per sapere quali sono le coperture assicurative disponibili prima di stipulare un’assicurazione aggiuntiva online. L’assicurazione stipulata online al momento della prenotazione può comunque essere stornata al momento del noleggio telefonando al servizio clienti dell’azienda noleggiatrice.
Cerca un'auto a noleggio in Spagna
Ci affidano una Wolksvagen Polo nuovissima (il conta chilometri segna 597 Km percorsi) di colore bianco, alla prima sosta eccola trasformarsi in Sphimm’s Trip Car (Sphimm’s Trip era il vecchio nome di questo blog), decorata con adesivi alle portiere.
Partiamo alla volta di Cordoba, ma lungo il tragitto, ammaliati dal panorama spoglio delle colline aride fuori Madrid, decidiamo di fare una deviazione nel cuore de ‘La Mancia‘ e far tappa a Consuegra.
Consuegra, piccola e sonnolenta cittadina, oltre a un pittoresco centro cittadino, offre sulle colline circostanti un panorama molto suggestivo, punteggiato da bianchi mulini a vento con le pale di legno, tipici delle famose storie di Don Quijote e Sancho Pancha.
Successivamente si riparte verso sud, e dopo altri 250 km circa giungiamo a Cordoba in serata.
Dopo una breve siesta si esce per la cena, la città è magnifica, ricca di monumenti e di storia, e prima di decidere dove mangiare quasi ci perdiamo nel dedalo di viuzze della Juderia lo storico quartiere centrale.
Per cena Cordoba offre una moltitudine di ristorantini e taberne veramente tipici e carini tra cui scegliere.
Si può spaziare dai menù a prezzo fisso per tutte le tasche, alle tapas (le miniporzioni da circa due euro che ti consentono di assaggiare un po’ di tutto), ai menù alla carta, sicuramente non “low cost“, in una delle tante taberne nelle minuscole e caratteristiche viuzze del centro storico.
Ecco, noi siamo più da mangiare tipico si, ma casereccio anche nel servizio, e simpatizziamo per un bel misto di tapas, ma se opti per il menù alla carta allora lascia che anche l’occhio abbia la sua parte e scegli uno dei diversi ristoranti tipici in centro. Molti di essi sono realizzati all’interno di vecchi cortili e permettono di cenare sotto meravigliosi porticati in pietra con tanto di fontana centrale e flamenco in sottofondo.
Tra quelli del centro vi segnalo il “meno costoso” (circa 30,00€ a persona a la carte anche per il pescato) in uno splendido cortile:
Restaurante Federacion de Penas
in calle Conde y Luque, 8
a Cordoba
Dopo esserci rifocillati passeggiamo ancora un paio d’ore nel centro illuminato e poi, stremati, rientriamo in camera, domani ci attendono i monumenti di questa città!
Diario di viaggio in Spagna – Giorno 2 – Andalusia: Cordoba e Siviglia
A causa di un problema di connessione ieri non siamo riusciti a scrivere, comunque stiamo bene, al momento ci troviamo a Siviglia, stupenda città andalusa.
Aggiorno quindi in differita per parlarti della giornata di ieri che si è svolta tra le calle di Cordoba.
Al mattino abbiamo visitato l’elegante e incantevole Mezquita che, dopo esser nata come moschea, alla conquista dei cristiani venne convertita in cattedrale, l’effetto è una sbalorditiva fusione di architettura islamica e architettura cristiana, da restare senza fiato!
Tour guidato della Mezquita di Cordova
Dopo uno spuntino a base di tapas (ottimi stuzzichini a basso costo) ci siamo diretti all’Alcazar de los Reyes Cristianos, antica residenza reale. Anche qui siamo rimasti sopraffatti dalla maestosità delle decorazioni e dell’edificio, ma la perla davvero sbalorditiva sono i giardini reali, magici angoli che trasmettono una pace interiore inspiegabile.
Tour guidato del Alcazar de los Reyes Cristianos
Verso metà pomeriggio riprendiamo la via del sud, un’ora e mezza dopo arriviamo a Siviglia!
Dopo un attimo di panico iniziale per orientarsi tra i viali e le ztl riusciamo a trovare parcheggio, il nostro hotel si trova verso il centro, in zona a traffico limitato, e si rivela davvero accogliente e pulito! Prenotato in last minute online, l’Hotel Zaida si rivela una scelta davvero consigliata ed economica, dista a piedi circa 10 minuti dai monumenti principali.
Cerca un volo dall'Italia per Siviglia
Per la serata (verso le 18.00) ci spostiamo in Plaza de Espana, abbiamo infatti scoperto che la mia migliore amica, Mara, è arrivata stamane a Siviglia con un volo da Bologna.
Cerca un hotel per soggiornare a Siviglia
Giunti in Plaza de Espana per cercarla rimaniamo letteralmente estasiati dalla particolarità e dalla bellezza di questa piazza. Situata in mezzo a un parco ha una struttura a semicerchio, tutto intorno si trova un edificio molto particolare, decorato con ceramiche colorate e che presenta alle due estremità delle torrette che svettano sul parco.
Al centro della piazza, raggiungibile tramite dei ponticelli di colorate ceramiche, si trova un’immensa fontana, meta dei ragazzi in fuga dal calore pomeridiano, basta infatti starvi vicino per godersi la frescura delle gocce spinte dal vento caldissimo. Un canale, navigabile per diletto con piccole barche a remi, circonda la parte interna della piazza suddividendola dall’edificio circostante.
Plaza de Espana si rivela quindi una sorpresa inaspettata!
Riusciamo poi a trovare Mara e facciamo la conoscenza di Veronica, sua amica e compagna di viaggio.
Dopo i convenevoli e saluti, decidiamo di andare verso il centro e cenare assieme per la cena. È così che arriviamo alla Cerveceria La Catedral, una birreria, per fare aperitivo. Tra una tapas e l’altra ordiniamo anche un po’ di sangria e il nostro aperitivo si trasforma in un’ottima cena con vista sulla cattedrale.
Rientriamo in camera carburati e felici della serata trascorsa, ci aspetta una bella dormita perché domani si visita Siviglia!
Diario di viaggio in Spagna – Giorno 3 – Andalusia: Siviglia
Di sicuro possiamo affermare che Siviglia sia senza dubbio una città davvero stupenda e, anche se personalmente preferisco centri abitati più piccoli con magari un intrico di viuzze tipiche da percorrere a passeggio, merita di essere visitata e vissuta a fondo.
Dopo la sorpresa di Plaza de Espana di ieri, stamane abbiamo iniziato con la visita de La Catedral, una delle più grandi cattedrali gotiche del mondo. Indubbiamente maestosa e imponente la cattedrale ci ha un po’ delusi dal punto di vista dei decori, l’interno ci è parso infatti piuttosto spoglio.
Gli 8,00€ del biglietto sono però ripagati dalla vista panoramica che si gode dalla Giralda, la torre campanaria ed ex minareto!
Tour guidato della Cathedral di Siviglia
Molto di più merita, a nostro parere, la visita del Real Alcazar, l’antica dimora reale. Al suo interno sontuosi decori abbelliscono le varie stanze, ma il grande tesoro è la visita dell’immenso giardino; con questo caldo inoltre una passeggiata tra le fronde degli alberi è un vero toccasana! 8,50€ per l’ingresso, ma davvero spesi bene!
Tour guidato del Alcazar di Siviglia
Ancora incantati dalla bellezza di Plaza de Espana decidiamo di farci ancora un giro trovandola ancora più incantevole. Proseguiamo poi nel Parque Maria Luisa, davvero molto piacevole, che arriva fino alle sponde del Rio Guadalquivir. Costeggiamo il lungofiume fino alla Torre dell’Oro e proseguendo ci concediamo una siesta sulla aguaterraza Pedalquivir, locale che da 25 anni affitta pedalò e barchette ai clienti e dove si possono stuzzicare gustose tapas rinfrescandosi con una cerveza.
Dopo una siesta, attendendo la cena, andiamo oltrefiume nei vivaci locali di Triana che iniziano ad aprire; ci rinfreschiamo sorseggiando mojito e solo due ore più tardi decidiamo di rientrare in centro e addentrarci tra le vie del Barrio de Santa Cruz. Qui le calle sono disseminate di cervecerie e di taberne che propongono tapas molto invitanti, a questo punto per la cena non abbiamo che l’imbarazzo della scelta.
Visita guidata con tapas e spettacolo di flamenco a Siviglia
Diario di viaggio in Spagna – Giorno 4 – Andalusia: Cadiz e Tarifa
Lasciata Siviglia stamane partiamo alla volta di Cadiz, città capoluogo che sorge su una piccola penisola nel golfo omonimo. Giunti in città nella speranza di trovare un posto per dormire, ci rendiamo presto conto che Cadiz è parecchio diversa da quanto ci aspettassimo.
Cerca un hotel per soggiornare a Cadiz
La città di per se è carina e offre anche vicoli animati e alcune piccole piazze pittoresche, ma nonostante tutto troviamo i giardini piuttosto trasandati, le antiche mura sono abbandonate a se stesse e alcuni tratti sono usati dai senzatetto come wc!
È domenica e molti negozi sono chiusi, ma ciò non giustifica la sporcizia per le strade e lungo i marciapiedi. Dopo una visita che dura circa quattro ore decidiamo che nulla ci convince abbastanza per fermarci nemmeno una notte, tra l’altro gli hotel sono davvero troppo costosi.
Rimontiamo quindi in macchina diretti sempre più a sud fino a giungere a Tarifa, piccola gemma dell’estrema punta sud andalusa.
Lungo la costa le spiagge si susseguono per circa 10Km prima di giungere in una cittadina in realtà molto semplice, ma che offre tutto ciò che serve per trovarsi a casa propria. I prezzi non sono proprio economici, ma troviamo un mini appartamento in cui stare per quattro giorni.
Tarifa ci coglie subito di sorpresa, vivace e animata, fonde la parte antica della città (racchiusa dalle mura) con la zona portuale e il nuovo lungomare punteggiato da ristoranti e locali. All’interno delle mura le viuzze strette e intricate, marchio della sua origine araba, sono vivaci e colorate. La Cattedrale di San Matteo segnata dal tempo si erge massiccia sulla piazza, animata tutto intorno da una moltitudine di negozi, bar e ristoranti.
A poca distanza, le bianche spiagge affacciate sull’Oceano Atlantico e battute dal vento offrono un luogo ideale per gli appassionati di surf e di sport acquatici.
Dopo un aperitivo a base di mojito da “Bar Blanco“, proseguiamo lungomare e ci fermiamo per cena a gustare una paella che ci aspettavamo più saporita. Del resto qui non è un piatto tipico regionale, la paella ha le sue origini a Valencia.
Nota 1: Se ti trovi a Tarifa, verso sera, e vuoi uno sfizioso aperitivo prima di cenare, beh, sicuramente devi provare il “BAR BLANCO“!
Questo locale è specializzato nella “produzione in serie” di magnifici mojto. Il bancone già alle 21.00 è pronto a produrne 80 circa per volta, è un vero spettacolo!
Provato per voi prima di cena… Magnifico!
Nota 2: Mentre eravamo alla ricerca di un luogo per pernottare ci siamo imbattuti in uno splendido piatto di paella servita a due ragazzi al tavolo di un ristorante. Dopo aver memorizzato il posto, colpiti dall’aspetto invitante, decidiamo di tornarci per la cena.
Se passi da Tarifa, tenendo presente che la paella è più tipica sulla costa orientale che qui, puoi gustarla cotta sul momento, da “La Olla“, vicino all’ingresso del porticciolo a due passi dal centro.
Diario di viaggio in Spagna – Giorno 5 – Andalusia: Tarifa
Oggi ci siamo concessi un po’ di relax, ce lo siamo meritati del resto.
Ci svegliamo in tarda mattinata e dopo un’ottima colazione ci godiamo un giretto tra le vie di Tarifa. La quiete mattutina le rende ancora più belle.
Arrivati vicino alle torri delle antiche mura notiamo che l’ingresso è aperto, al costo di 2,00€ infatti è possibile entrare e passeggiare al loro interno. La fortezza per metà è chiusa per lavori, si cerca di recuperare e restaurare il patio e le parti antiche, ma dalle mura si può cogliere qualche bello scorcio sul porto e sulle scogliere sottostanti.
Proseguendo lungo la costa oltre il porto giungiamo fino alla Isla de las Palomas, la punta più meridionale della Spagna. Affacciata sullo stretto di Gibilterra, a solo una quindicina di chilometri dalle coste africane del Marocco.
La Isla de las Palomas è tuttora una fortezza il cui accesso è riservato esclusivamente alla guardia civile. In lontananza al suo interno si scorge la vetta di un faro, ma le nostre speranze di poterlo visitare scemano di fronte alle cancellate di ferro che ci sbarrano il passo.
Senza lasciarci abbattere volgiamo verso nord seguendo in bagnasciuga lungo la Playa de los Lances, 10Km di sabbia, battuta dal vento e dalle onde atlantiche che terminano con una gigantesca duna sabbiosa, l’Ensenada de Valdevaqueros.
Quel che più ci sconcerta è l’elevato numero di italiani: negozianti, ristoratori e turisti a centinaia! Mah… sono tutti qui?? E poi… ma quanto siamo casinisti? La spiaggia a tratti pare un mercato!
Passeggiamo per un paio d’ore a piedi nudi sulla sabbia (avremo raggiunto la metà della spiaggia) quando decidiamo di fermarci e goderci un po’ il sole e fare uno spuntino a base di baguette e affettati locali, l’acqua è davvero tanto fredda per il bagno.
Dopo un’oretta di siesta rientriamo verso Tarifa, il caldo ci convince a toglierci la sete con un bel boccale di sangria (che qui è diversa rispetto a quella che beviamo in Italia). Ancora qualche passo per le viuzze strette e acciottolate (le adoro) e rientriamo per la doccia e per prepararci alla cena.
Questa sera per la cena decidiamo di continuare la degustazione di tapas. Raggiungiamo una calle che costeggia le mura fino alla Torre di Guzmán el Bueno e ci fermiamo a provare un locale che cucina tapas con prodotti locali: il “Tapaboca“.
Davvero degno di nota. Innanzitutto troviamo le tanto sospirate patatas bravas che scopriamo preparate alla moda di Tarifa (davvero eccellenti), e che ancora nessuno era riuscito a proporci senza contaminazioni internazionali, e un ottimo pulpo a la gallega. Sensazionale.
A seguire pez espada della bahìa de Cadiz e atun (tonno) de almadraba tarifeno. Tutto rigorosamente in versione “tapas” e quindi economico oltre che buonissimo.
Soddisfatti anche delle “cope de blanco” bevute e dal miglior espresso bevuto fin ora, ci avviamo, dopo una breve passeggiata tra le calle, verso la stanza, sazi e soddisfatti dell’ottima cena.
Questo locale si trova in Calle Guzmán el Bueno, non mancare di fargli visita.
Eh si… Tarifa… quasi quasi ci si trasferisce qui!
Diario di viaggio in Spagna – Giorno 6 – Andalusia: escursione a Tangeri
Altra mattinata di sole e di vento qui a Tarifa, oggi ci svegliamo presto e, dal momento che guardiamo incuriositi da due giorni lo stretto, decidiamo di scendere in porto e comprare due biglietti Tarifa Tangeri, attraversare lo stretto di Gibilterra e toccare l’Africa, del resto il Marocco dista solo una quindicina di chilometri e ci vengono alla mente fantastici souk e pasti a base di cous cous e spezie tra cui perdere i nostri sensi.
Tuttavia la nostra avventura non è stata così rosea, ti basti sapere che, se mai dovessi decidere di attraversare lo stretto per raggiungere Tangeri, dovrai avere con te il passaporto, perché la carta d’identità vale, ma può essere causa di un incubo.
Ho raccontato l’esperienza nel dettaglio nel post ‘Tarifa Tangeri, un fuori programma… da incubo!‘.
Dopo la disavventura del pomeriggio a Tangeri, con relativo pranzo (no comment) decidiamo in serata di provare uno dei piatti che attendevamo di gustare in una località di mare come Tarifa, per goderne a pieno il gusto.
Tour di Tangeri da Tarifa - AFFIDABILE!!!
Così dopo aver studiato qualche nome, lo facciamo perché vorremmo evitare contaminazioni italiane e gustarci solo cucina locale, passando tra piazzette addobbate e tavoli di ristoranti contesi da gente in fila, ci lasciamo tentare dai tavoli spartani e poco visibili nel patio del mercato coperto. Ci attirano perché ad attendere i piatti vediamo seduta gente e anziani del posto: ottimo indizio.
Infatti, la nostra intuizione è presto premiata. Possiamo affermare che i piatti che ci sono stati serviti meritano un sonante 10 e lode.
Ci sediamo e il personale (a conduzione famigliare) ci porta subito le olive per ammazzare l’attesa e due bicchieri di “tinto verano”. A seguire due piattoni: uno colmo di anelli di calamari fritti eccezionali e un altro di puntillitas (piccoli polipetti) altrettanto buono.
Segnati il posto perché non puoi mancare di provarli.
I due piatti descritti, coperto e pane, due bicchieri di vino a testa ci sono costati 22,80 €! Fantastici anche nel prezzo.
Ricordati: Tarifa, Mercato Coperto posto n•15 – Bar Mercado Jaime.
In genere non torniamo mai nello stesso posto, ma credo che questa volta… un sacrificio per esser certi che queste informazioni siano giuste ci toccherà farlo 🙂
Giorno 7 – Andalusia: escursione a Gibilterra
Stamane al risveglio ci accoglie il sonoro rumore del vento qui a Tarifa, va bene che sia un luogo per surfisti, ma oggi le raffiche soffiano davvero fortissime. Scesi per far colazione decidiamo che il mare non si può fare… quindi?
Mettiamo in moto la macchina e via lungo la costa. Seguiamo la strada costiera sul versante mediterraneo, in questo punto si sale di quota e passando vicino a decine di pale eoliche, col cielo coperto da minacciose nubi, si scende verso Algeciras, cittadina industriale e grande porto della regione.
La nostra meta tuttavia dista ancora qualche chilometro, stiamo cercando la frontiera e la troviamo dopo aver superato l’ultimo paese spagnolo: La Linea de la Conception.
Destinazione Gibilterra!
La coda di veicoli diretti verso la dogana è lunghissima, dopo quasi un’ora decidiamo di lasciare l’auto sul versante spagnolo (decisione che si rivelerà azzeccata), parcheggiamo in un posteggio a pagamento (6 ore 5,40€) e attraversiamo la linea di confine a piedi.
Subito ci stupisce una cosa curiosa, l’unica strada che entra a Gibilterra incrocia con una grande pista asfaltata, la pista aeroportuale! Ogni volta che un aereo è in arrivo o in partenza suona una sirena e si abbassano le sbarre (come in un passaggio a livello), a semafori rossi sia i veicoli che le persone a piedi si fermano per lasciar transitare i velivoli! Non l’avevo mai visto fare prima d’ora.
Gibilterra, che fa parte del Regno Unito, si rivela essere una sorpresa, la guida è a destra, non a sinistra come in Gran Bretagna, ma lungo i marciapiedi spiccano vistose cabine telefoniche rosse e cassette della posta dello stesso colore.
I cartelli stradali sono proprio come a Londra e passeggiare per Main Street ci trasporta nelle grandi vie della capitale britannica, solo un po’ più calda e circondata dal mare.
Sopra a tutto svetta The Rock, un’altissima montagna a picco sul mare conosciuta come La Rocca di Gibilterra.
Dopo una lunga passeggiata per il centro, da non perdere assolutamente, ci fermiamo per un pranzo britannicamente a base di fish and Chips, i locali che lo propongono sono decine, ma preferiamo toglierci dal caos del centro ed uscire dalle mura, in questa zona, molto più tranquilla, vicino al Trafalagar Cematary, ci fermiamo al Trafalagar Bar.
Tour di una giornata a Gibilterra
Dopo il pranzo, vista la vicinanza della funicolare, decidiamo di prenderla e salire sulla Rocca!
La moneta locale è la sterlina, ma tutti accettano anche l’euro, data la vicinanza dei confini.
Il biglietto per la salita ha un costo di 8,00£ a testa (9,75£ andata e ritorno), paghiamo quindi in due l’equivalente di circa 27,00€! Si sa, la sterlina è più ‘cara’.
La vista durante la salita è magnifica e una volta arrivati in cima ci rendiamo conto che il panorama è assolutamente spettacolare! Da qui si domina tutta la città, ma non solo, si può vedere dall’alto il golfo e tutt’intorno in ogni direzione.
Numerosi sentieri si snodano su quest’altura e le passeggiate sono rallegrate da simpatiche bertucce che vivono qui nel parco naturale e guardano incuriosite i visitatori. Attenzione: sono animali selvatici e, sebbene simpatici e a tratti simili a noi, possono diventare pericolosi, rubare oggetti e addirittura mordere se importunate.
Imboccato un sentiero che si inerpica seguendo alcune antiche gradinate raggiungiamo le rovine di antiche postazioni risalenti alla seconda guerra mondiale, probabilmente già in precedenza esistevano delle costruzioni, ma li sulla cima troviamo una data impressa nel cemento che cita: 30.06.1935
Dalle postazioni di vedetta la vista è da mozzare il fiato, gradinate e sentieri si arrampicavano tra cespugli e rovine, a volte senza ripari e nemmeno un corrimano, oltre il limite il vuoto fino alle scogliere.
Scopriamo inoltre che si possono visitare numerosi siti storici quali i tunnel risalenti alle guerre che conducono alle postazioni di tiro dei cannoni, il Castello Arabo e la Saint Michael’s Cave; tuttavia ogni ingresso costa 14,00€ e decidiamo quindi di accontentarci della vista esterna.
Decidendo di non prendere la funivia per la discesa seguiamo i sentieri e scendiamo gradualmente passando in mezzo alla vegetazione circostante.
Un veloce giro in centro e ci accorgiamo che si è fatto tardi ed è meglio tornare all’auto. Ci incamminiamo verso la frontiera giusto in tempo per vedere atterrare un aereo. Alla riapertura delle sbarre salutiamo Gibilterra entusiasti della giornata trascorsa arrivando al parcheggio giusto allo scadere del tempo del nostro ticket.
Assolutamente Gibilterra merita una visita. Se passi da queste parti e ne hai il tempo dedicale una o anche due giornate.
Diario di viaggio in Spagna – Giorno 8 – Andalusia: Granada
40 gradi all’ombra, strade infuocate e piazze simili a graticole, ecco come ci accoglie Granada.
Tutti alla ricerca di un po’ di refrigerio e, girovagando tra le viuzze strette al riparo dal sole, passiamo in una via che porta dritta alla cattedrale della città.
Uno difronte all’altro troviamo due locali: la Cafeteria Riffenia e la Taberna Catedral.
Per la seconda ti rimandiamo a più tardi perché a vedere i piatti che passano sarà sicuramente in lista di prova questa sera 🙂
La prima invece la consigliamo per una specialità della casa appena assaggiata e che ti concederà qualche minuto di relax e frescura: la limonada de la casa, con ghiaccio e menta in stile mojito, ma analcolica e dissetante e inoltre potrai usufruire, su richiesta, di una connessione wifi gratuita.
Cerca un hotel per soggiornare a Granada
Diario di viaggio in Spagna – Giorno 9 – Andalusia: Granada
Sveglia alle 6.30 stamane, dopo la serata di adattamento in città ci aspetta una levataccia motivata dal fatto che tutti ci hanno sempre consigliato di andare all’ingresso dell’Alhambra prestissimo al mattino.
Ho parlato di questo stupendo complesso monumentale nel mio post Visitare la Alhambra di Granada.
Visita guidata all'Alhambra e Generalife
Verso il termine della visita, nel primo pomeriggio, iniziamo ad accusare il calore del sole e torniamo nel centro della città per uno spuntino a base di tapas.
Ci avevano avvertito che Granada sarebbe stata caldissima, ma essere qui e provarlo di persona ci fa capire che tutti han sempre minimizzato questo fattore. Fa caldissimo anche all’ombra e le piazze sotto il sole a picco sembrano graticole dalle quali la gente fugge cercando riparo.
Sorseggiando limonata fresca arrivano le 16,00. L’ingresso alla cattedrale costa 4,00€ ma l’edificio merita veramente una visita.
Sia per aver tregua dal caldo che per le sue imponenti colonne e volte bianche la Catedral ci stupisce e ci piace più di quanto ci eravamo aspettati, al centro l’altare e la cupola dorati e decorati sono un vero gioiello.
Stremati da questa giornata piena e tornati alle calde vie del centro decidiamo di ritirarci in hotel fino all’ora di cena, una siesta ce la siamo proprio meritata! 🙂
Diario di viaggio in Spagna – Giorno 10 – Andalusia e Murcia: da Marchal a Caravaca de la Cruz
Sveglia stanca stamane, la nostra camera sulla Gran Via di Granada col suo rumore di auto, moto, bus e furgoni non concilia di certo il sonno ed il riposo, ma abbiamo comunque deciso di lasciare la città e dirigerci verso altre destinazioni.
Con calma ricomponiamo il bagaglio e dopo colazione si riparte verso l’entroterra.
Non immaginavo che la Spagna fosse una terra tanto arida, ma probabilmente l’estate e la scarsità di piogge rendono pianure e colline delle secche distese di terriccio rosso giallastro e il panorama andaluso allontanandoci da Granada ci appare riarso dal sole, nonostante le evidenti coltivazioni, con sporadici cespugli qua e la a dare un tocco di verde.
Salendo di quota l’ambiente non varia molto, capiamo di essere piuttosto alti perché i segnali stradali invitano a rallentare in caso di neve, chissà perché l’asfalto bollente e i copertoni che fischiano ci fanno sorridere al pensiero di questa zona innevata, ma evidentemente il clima qui cambia parecchio tra l’estate e l’inverno.
Lungo un tratto di strada dal quale possiamo contemplare i lontani profili della Sierra Nevada ad un tratto una segnalazione turistica attrae la nostra attenzione, essa riporta: ‘Ciudad troglodita – Monumento natural‘.
Escursione all'Alpujarra Granadina
Incuriositi decidiamo di deviare il percorso. Dopo un paio di chilometri raggiungiamo un piccolo paesino di montagna, Marchal, che a prima vista pare non avere nulla di particolare. Parcheggiamo vicino alla piccola chiesa e facciamo due passi risalendo i vicoli acciottolati. Il villaggio è quasi deserto e le stradine si inerpicano su di un pendio che ricorda le pareti di un canyon.
Ad un tratto ci accorgiamo che le case in realtà hanno solo la facciata, l’abitazione infatti si sviluppa all’interno della roccia dando luogo ad un paesaggio suggestivo e curioso. In alcune zone capiamo che sono presenti delle abitazioni dentro al terreno grazie ai bianchi comignoli che spuntano candidi dalla terra. Incredibile.
Riprendiamo quindi il nostro percorso, dopo un po’ ci accorgiamo che in altre zone le case sono costruite allo stesso modo che a Marchal, ma con un effetto meno suggestivo.
Quasi ai limiti della regione andalusa veniamo incuriositi da un altra segnalazione, Orce primo insediamento preistorico d’Europa. Incuriositi anche stavolta deviamo di alcuni chilometri fino a raggiungere il centro di Orce, di per se molto pittoresco, ma non abbastanza curioso da convincerci a fermarci. Le indicazioni ‘archeologiche’ continuano fino a riportarci sull’autovia… quindi? Bah, abbiam deviato per niente!
Sono circa le 14 quando arriviamo a destinazione, siamo a Caravaca de la Cruz, nel cuore della regione di Murcia, luogo di pellegrinaggio molto conosciuto e da dove trae origine la Cruz de Caravaca, meta d’arrivo del cammino di Veracruz.
Dopo aver sentito la storia di questa particolare croce, che presenta due braccia orizzontali anziché una come quella classica, abbiamo pensato di venire a scoprire questa antica cittadina.
Caravaca ha una superficie piuttosto estesa, cosa che non credevo, ma in realtà non ci pare molto ‘viva’.
Dopo aver lasciato i nostri averi nel monastero in cui pernotteremo, usciamo ad esplorare in cerca di un pranzo.
Raggiungiamo una piazzetta carina delimitata da un lato da un arco appartenente alle antiche mura e ci fermiamo a stuzzicare ottime tapas al ristorante ‘El Arco‘.
Cerca una sistemazione per soggiornare a Caravaca de la Cruz
La chiesa del santuario aprirà alle 16.30 e quindi ce la prendiamo con comodo.
Verso le 17.00 risaliamo i ripidi viottoli a gradoni e raggiungiamo il Castillo, antica fortezza dentro le quali mura si trova oggi il piazzale del santuario.
In alto su una torretta dei vecchi bastioni svetta la Cruz de Caravaca, dal lato opposto del piazzale si trova la facciata della piccola chiesa adiacente all’antico castello.
L’interno della chiesa è modesto, ma molto gradevole e trasmette la sensazione di essere ‘sospesi’.
Nel vecchio castello oggi si trovano il negozio del santuario e il museo di Caravaca.
Visitiamo il tutto con calma, è raro trovare luoghi di religione cattolica che riescano a trasmettere una tale sensazione mistica.
Al termine del giro scendiamo in paese, deviamo fino a raggiungere la Plaza de Toros, luogo dove venivano disputate le Corride e sarà perché Caravaca non è molto grande, ma ce l’aspettavamo più bella.
Passeggiamo ancora per le vie diretti verso il centro accorgendoci di quanto la crisi si sia abbattuta su questa città. I negozi chiusi o in vendita, le case in vendita o in affitto, il senso di desolazione che proviamo per queste strade silenziose e piazze deserte ci danno quasi l’impressione di essere in una città fantasma.
Probabilmente molti sono anche in ferie, ma l’unico segno di vita ad un tratto sono alcuni bambini che giocano in un vicolo.
Torniamo verso il monastero, ammazziamo il caldo torrido con una fresca granita acquistata dal chiosco in piazza, poi rientriamo attendendo la cena.
Caravaca sembra proprio essere su un altro mondo.
Per chi non lo sapesse cito una breve descrizione di Caravaca: “Caravaca de la Cruz è un comune spagnolo di 26.415 abitanti situato nella comunità autonoma di Murcia. Caravaca è dominata dalla collina del castello medievale. La città ospita vari conventi, la chiesa parrocchiale de El Salvador e il Santuario della Vera Cruz (1703) all’interno delle mura del castello, dove si venera una croce all’interno della quale vi è un frammento di quella di Cristo. In onore della croce ogni anno la città organizza una festa il 3 maggio. Il 2010 è stato dichiarato Anno Santo.” (Wikipedia)
Giorno 11 – Castilla-La Mancha: Cuenca
Dopo la nostra tappa mistica a Caravaca de la Cruz ripartiamo risalendo l’entroterra verso la capitale.
Man mano che ci allontaniamo dai confini con l’Andalusia e ci avviciniamo alla regione di Castiglia-La Mancha il paesaggio si fa più verdeggiante, le aride e brulle colline si trasformano in verdeggianti campi coltivati, piantagioni d’ulivi e addirittura pianure coltivate a riso.
Seguiamo l’autovia fino a oltrepassare Albacete, cittadina che funge da snodo di trasporti e di commercio, e lasciata la strada a tre corsie ci addentriamo nella Castiglia puntando verso Cuenca.
I campi d’ulivo divengono piantagioni di pesche e viti e spesso verdeggianti vallate scavate dai torrenti ci offrono piacevoli scorci di pinete che ricoprono i pendii.
Giungiamo a Cuenca nel primo pomeriggio per trovare una città al primo impatto normale, la parte nuova si sviluppa nella vallata mentre in alto su di una formazione rocciosa si scorge il centro storico. Mi ricorda un po’ Biella, dalla quale scorgiamo il Piazzo.
Sistemate le cose nel nostro piccolo alloggiamento lasciamo al volo la claustrofobica stanzetta per recarci a pranzo.
Dopo un po’ di ricerche ci fermiamo presso una cerveceria vicina a un giardino. Il pasto è nella media, si può trovare di meglio, ma per un paio d’ore ci godiamo la brezza sorseggiando birra fresca.
Il clima infatti è decisamente migliore che in Andalusia e sebbene il sole sia forte comunque, all’ombra si può respirare e godersi un po’ di venticello.
Facciamo due passi, che in realtà saranno stati 3 chilometri, e raggiungiamo il centro storico. La salita è ardua e un paio di volte siamo stati li li per rimandare a domani, ma infine raggiungiamo la Plaza Mayor.
Immediatamente facciamo tappa al bar, acqua fresca per compensare i liquidi persi camminando, e poi esploriamo i viottoli del centro storico.
Sulla piazza si affaccia l’imponente cattedrale gotica, la cui facciata al sole è di un bianco quasi candido e alla sua destra si trova una fila di case tradizionali molto colorate.
Da questo versante la piazza è in realtà delimitata da un arco sul quale continuano le abitazioni che proseguono dall’altro lat. Sotto di esse si trova una fila di bar, ristoranti e negozi di ceramiche locali.
Percorrendo le vie laterali invece si possono raggiungere piccole piazzette che sono in realtà balconate dalle quali si gode di una vista meravigliosa.
La vallata attorno al centro storico di Cuenca è erosa e le rocce hanno preso forme particolari dal colore rossiccio, le pareti della vallata cadono a strapiombo dando origine a un grande canyon.
La parte restante del capolavoro non è frutto della natura, infatti l’uomo ci ha messo il suo zampino. Cuenca è famosa per le particolari casas colgadas (case pensili) che si ergono sporgenti sul vuoto della valle sottostante.
Decidiamo a questo punto di sospendere la visita, siamo stanchi e accaldati.
Rientriamo in camera ripromettendoci di riprendere la visita il giorno successivo e esplorare con calma i sentieri che si inerpicano nei dintorni.
Giorno 12 – Castilla-La Mancha: Cuenca
Giornata dedicata al trekking oggi qui a Cuenca, come abbiamo raccontato ieri la parte vecchia della città è attorniata da vallate le cui pareti a strapiombo sono davvero molto suggestive.
Per prima cosa risaliamo dall’altra sponda del fiume per poter vedere le famose casas colgadas da una posizione che ci consenta di apprezzarle appieno.
Risaliamo quindi il pendio fino a raggiungere il Puente de San Pablo, particolare ponticello pedonale realizzato in travi di metallo e la cui camminata è composta da assi di legno. Inutile dire che te lo sconsiglio se soffri di vertigini, ma la traversata di questo ponte è perfettamente ripagata dal panorama spettacolare che si gode sulla vallata da ambo i lati e dalla vista estremamente suggestiva delle casas colgadas che si stagliano contro il cielo sospese sul vuoto della valle.
Dopo aver contemplato questo spettacolo imbocchiamo il sentiero che porta al Cerro del Socorro. Visibile sul colle fin dalla città il Socorro veglia dall’alto sulle vie di Cuenca, sulla cima si trova una statua del Cristo, eretta su di un basamento, che domina e guarda benevola la vallata.
Forse per i più esperti questa camminata sarebbe facile, ma noi non siamo esperti camminatori e raggiungere la vetta è una vera impresa. Tuttavia la fatica scompare quando, dai piedi del Cristo, contempliamo la valle e la città, rendendoci conto di quanto sembrino piccoli il ponte di San Pablo, le casas colgadas e le rocce sottostanti.
La discesa è sicuramente più gradevole e nonostante il sole implacabile siamo sollevati da un piacevole venticello.
Giunti in città ci concediamo alcuni minuti di pausa, avremo percorso circa 3 Km, ma a noi son sembrati 30… 🙂
Riprendiamo poi la camminata lungo un sentiero che dal Puente di San Pablo si inerpica sul lato sinistro della vallata. Ora abbiamo il sole ‘contro’ e non uno spiraglio d’ombra per ripararsi. Il tragitto è più breve, circa 1000 metri su di un dislivello di 100 metri circa, e permette di passare vicino alle condutture del vecchio acquedotto e ad alcune antiche case ormai in rovina ma davvero suggestive. Al termine della camminata si arriva alla parte alta di Cuenca, il Barrio del Castillo, dal quale si possono godere altre bellissime vedute.
Torniamo quindi alla città vecchia imboccando una via panoramica sulla destra che scende a balconata sulla valle. Da questo lato è possibile scoprire gli occhi della montagna che ci scrutano dall’altro versante.
Ripaghiamo le nostre fatiche con ottima sangria e taglieri di jamon y queso all’ombra della cattedrale sulla Plaza Mayor. La brezza piacevole e l’ebbrezza dovuta alla sangria trasformano il tutto in un momento davvero memorabile.
Giorno 13 – Madrid
Oggi giornata di trasferimenti, partiti da Cuenca al mattino presto ci spostiamo verso la capitale; prima incombenza, la consegna dell’automobile all’aeroporto… dopo 12 giorni ci eravamo affezionati.
Salutiamo il nostro coche, sul quale abbiam percorso ben 2.000 chilometri, e tramite i mezzi pubblici, bus prima e Metro poi, raggiungiamo il centro.
Il nostro hotel, Hostal Los Perales, è più simile ad un appartamento riadattato a pensione, tutto sommato si rivela comodo e in posizione centrale per visitare la città. Ci adattiamo quindi alla doccia-vasca in camera, e in camera vuol dire letteralmente in camera, e quindi fuori dal bagno in cui ci sono il wc e il lavandino.
Cerca un hotel per soggiornare a Madrid
Senza fermarci usciamo alla ricerca di una lavanderia, in realtà ne cerchiamo una tradizionale, ma quasi tutti sono in ferie e ci dobbiamo accontentare di una lavanderia automatica a monete, con 9,50€ il nostro bucato è lavato e asciugato. Perfetto!
Riportata la biancheria in camera sono ormai le 18.30 e decidiamo di far due passi per il centro e cercare un posto in cui mangiare.
Arrivati a Puerta del Sol rimaniamo sbalorditi, i palazzi sono bellissimi e le piazze animatissime e popolate da migliaia di persone. Ci perdiamo quindi lungo i viali, a contemplare col naso all’insù cornicioni, torrette, statue e monumenti.
Così giungiamo al Paseo del Prado e, tra i verdi giardini, notiamo solamente ristoranti un po’ troppo sofisticati per i nostri canoni.
Deviamo quindi in alcune strade laterali e così, nelle vie di confine tra Chueca e Malasana, nell’angolo di un’animata piazzetta, decidiamo di cenare al Lateral, locale moderno che propone piatti spagnoli in stile un po’ nouvelle cuisine. Morale: porzioni scarse e un conto troppo elevato per la quantità servita, il lato positivo è la jarra (caraffa) di sangria, in realtà tinto verano, fresco e molto buono.
Un poco demoralizzati rientriamo quindi in camera, ma non ci perdiamo d’animo, la visita di Madrid è solo all’inizio! 🙂
Giorno 14 – Castilla-La Mancha: Ferragosto a Toledo
La sveglia di stamane mi è costata l’odio del cameraman, il primo treno per Toledo parte dalla stazione di Atocha a Madrid alle 9.20, i biglietti li avevamo acquistati ieri in stazione, e non voglio assolutamente perderlo.
Arriviamo appena in tempo, correndo e consci di aver scordato alcune cosette: il berretto del regista, lo zainetto per l’acqua, l’acqua. Ma abbiamo videocamera e macchina fotografica e questo ci basta per raccontare tutto di questa magnifica città.
Innanzitutto facciamo i nostri migliori complimenti alla Renfe, la società che gestisce i trasporti ferroviari in Spagna. Il treno di media percorrenza per Toledo è molto comodo, prima di accedervi bisogna passare alcuni controlli di sicurezza, il metal detector d infine un dipendente controlla elettronicamente il biglietto prima di farci avvicinare alle carrozze. Il treno Renfe viaggia a una velocità di circa 250 km/h e, silenziosamente e ‘morbidamente’, copre i 70 km che separano Toledo dalla capitale in circa 30 minuti.
Non sono ancora le 10.00 quando arriviamo a destinazione.
All’uscita della stazione, già di per se molto pittoresca ed esteticamente bella, una fila di taxi attende i turisti per accompagnarli in centro; noi, ignari della distanza da percorrere, optiamo per il servizio bus stazione – centro del costo di 2,00€.
Il centro storico di Toledo può essere raggiunto anche a piedi, non dista infatti molto, ma il bus consente di risparmiarsi la salita e partire freschi con l’esplorazione.
La parte più antica è all’interno delle mura di cinta e occupa una posizione elevata su di un colle dalla parte opposta del Rio Tajo.
Il bus ci scarica in una via adiacente al massiccio Alcazar, i lavori di restauro lo fanno sembrare più moderno dei suoi reali secoli d’età, ma la sua vista è comunque molto suggestiva.
Costeggiamo l’Alcazar fino a raggiungere Plaza de Zocodover, punto di partenza del nostro percorso e antica piazza dedicata alle esecuzioni e ai roghi dei tempi dell’inquisizione.
A quest’ora del mattino la piazza è invasa da una folla di turisti, i tavoli dei numerosi bar sono quasi tutti occupati e preferiamo svoltare l’angolo dove troviamo un piccolo bar a conduzione famigliare dove placare l’appetito con un abbondante colazione.
Con la pancia piena si ragiona meglio, e così ci affidiamo alla cartina della nostra guida cartacea per seguire un percorso che in poche ore ci consenta di vedere gli scorci migliori e i monumenti principali di Toledo.
Faticando in alcuni punti a orientarci con i soli nomi delle vie, ci affidiamo anche alla localizzazione dei negozi e locali segnati in mappa, ma varie volte ci troviamo disorientati e dobbiamo chiedere informazioni alla gente del luogo. Eppure non ci era mai capitato prima, e oggi non abbiamo ancora toccato sangria!!!
Attraversato l’Arco del Sangre che si affaccia su Plaza de Zocodover ci soffermiamo a far due foto in compagnia della statua in bronzo di Cervantes, celebre scrittore del Don Chisciotte. Raggiungiamo poi il Museo di Santa Cruz, l’ingresso è gratuito e al suo interno scopriamo un patio meravigliosamente decorato. I porticati hanno colonne e archi intagliati e scolpiti in stile gotico rinascimentale, i soffitti in legno intagliato sono stupendi e troviamo al piano terra un’esposizione di ceramiche spagnole mentre al primo piano si trova un esposizione di dipinti molto interessante.
Proseguendo per i vicoli stretti e acciottolati, cogliendo scorci e vedute suggestivi, raggiungiamo la Mezquita de las Tornerias e dopo di essa scendiamo fino ad arrivare alla Cattedrale.
Plaza Mayor e Plaza de l’Ayuntamiento, che circondano la Catedral, sono gremite di gente e le persone entrano ed escono lentamente dall’edificio nel quale si sta celebrando la funzione religiosa per il 15 di agosto.
Scopriamo infatti che, oltre ad essere oggi festa nazionale come in Italia, anche se non lo chiamano Ferragosto, è anche la ricorrenza dei festeggiamenti per la Vergine di Toledo, patrona della città.
Infilandoci tra la folla accediamo alle navate e ci troviamo davanti una delle cattedrali più belle viste nel corso del nostro viaggio. La volta è magnificamente decorata e stupende sono le statue in alto sopra all’altare maggior, rimaniamo davvero estasiati.
Essendo ormai passato mezzogiorno decidiamo di andare a pranzare, la guida segnala un buon ristorante dalla cucina casereccia e così iniziamo la ricerca.
Dopo esser giunti dove segnalato in mappa e aver girato intorno all’isolato più volte non trovando nulla, se non un altro locale, scopriamo che la mappa fornita dalla guida riporta dei numeri sbagliati e i locali corrispondono in realtà ad altri. Il Restaurante Santa Fe infatti non si trova dove indicato, ma si trova dove è indicato il numero seguente. E questo capita per tutte le strutture censite.
Quindi ragazzi occhio, se hai la Lonely Planet, Spagna centrale e meridionale, edizione giugno 2011, non fare affidamento alla cartina di Toledo.
Peccato, il Santa Fe è dalla parte opposta del centro storico, chiediamo quindi ad un netturbino un consiglio su dove andare. Grazie a lui raggiungiamo una taverna tipica, offrono menù a 12,50€ con prima portata, seconda portata, dolce (o caffè) e bibita. Ebbene ragazzi, allo Sherry si mangia davvero bene, per raggiungerlo basta andare di fronte a San Juan de los Reyes, seguire la discesa verso la porta della città e cercarlo subito dietro l’angolo del muraglione.
Dopo il pranzo riprendiamo la visita contemplando le catene che pendono dal muro esterno di San Juan, esse appartenevano ai prigionieri cristiani liberati durante la conquista di Granada. Accediamo poi al cortile interno, 2,50€, il cui giardino in stile classico è adornato da palme, rose e alberi d’arancio.
Sempre proseguendo la visita, tra le varie chiese e sinagoghe, scegliamo la Sinagoga de Santa Maria la Blanca, situata nel cuore del quartiere ebraico.
Stanchi per le ore di cammino, a metà pomeriggio ci concediamo una sosta in uno dei tanti giardini panoramici del perimetro di Toledo per poi ritornare sui nostri passi e andare a bere qualcosa di fresco in Plaza de Zocodover.
Tornati al punto di partenza, verso le 19:00, essendo a questo punto vicini al Restaurante Santa Fe tanto agognato, decidiamo di farci una capatina per cena, ma ecco un’altra delusione. La cucina casereccia decantata dalla Lonely è chiusa, il locale fa solo più servizio bar e così ci invitano a cercare altrove. A sto giro la Lonely ha proprio toppato!
Risaliamo quindi Calle de Comercio, che conduce verso la cattedrale, e ci fermiamo a cenare, in una piccola piazzetta lungo la via, da La Otra Boveda. La cucina è semplice, ma offrono menù convenienti e si mangia bene, il vino de la tierra poi è proprio buono.
Dopo cena torniamo verso la stazione, costeggiamo un po’ il Rio per scattare alcune foto panoramiche e alle 21:30 puntualissimo il nostro Renfe riparte per Madrid.
Alle 22.00, troppo stanchi per uscire ancora, rientriamo in camera ripercorrendo mentalmente il bellissimo Ferragosto trascorso.
Ingressi e sconti con la Toledo Card
Giorno 15 – Madrid
Stamane non troppo presto, la visita di ieri a Toledo ci ha stremati, usciamo per le vie di Madrid cercando un posto per fare colazione.
Percorsa tutta Calle las Palmas, dove si trova il nostro ostello, giungiamo alla Metro e ci dirigiamo verso la fermata Colon.
Vogliamo iniziare la giornata con qualcosa di leggero e il Museo de Cera ci sembra la scelta ideale.
L’ingresso al museo si trova direttamente nei tunnel della metropolitana e senza quasi rendercene conto la nostra colazione salta e ci troviamo catapultati nella visita. Ma possibile non trovare nemmeno un bar prima?
Il Museo de Cera Colon, sebbene neanche paragonabile al Madame Tussaud di Londra, offre un piacevole svago per staccare dalla visita di viali e monumenti.
Il biglietto d’ingresso costa 16,00€ e scopriamo che comprende in sequenza il Treno del Terror, il simulatore e il museo vero e proprio.
Il Treno del Terror si rivela essere una simpatica passeggiata, accomodati nei vagoncini di un trenino si segue un percorso in cui si alternano assassini, mostri, squali, dinosauri, ratti, mummie, zombie e pure vietcong e i personaggi di Star Wars… l’ideatore doveva essere un po’ confuso.
Il simulatore è la classica capsula mobile in cui proiettano un filmato di un vagone che scende a capofitto lungo binari interrotti e percorsi impossibili. Sedetevi davanti per gustarlo meglio, anche se il filmato non troppo recente risulta difficilmente verosimile.
Infine entriamo al Museo de Cera. Strutturato in diversi settori presenta le riproduzioni, a mio avviso un po’ ingrandite e alcune poco somiglianti, di personaggi storici, fantastici, politici, religiosi, attori e cantanti famosi.
La visita risulta piacevole e divertente, in alcune ambientazioni è anche possibile scattare foto in compagnia dei personaggi illustri, indubbiamente divertente per bambini e ragazzi riesce anche ad incantare buona parte degli adulti.
Usciti dal museo riprendiamo il Metro fino a Gran Via e facciamo qualche passo sui viali pedonali cercando qualcosa da mettere sotto i denti; qui, sotto schiere di ombrelloni, decine di tavolini attendono i clienti, peccato che guardandoci intorno ci accorgiamo che sono tutti dehor appartenenti a grandi catene di ristoro.
Camminiamo ancora per una buona mezz’ora quando, vinti dalla fame, ci fermiamo presso un locale ‘all you can eat‘, mossa sbagliata, il cibo è pessimo e nonostante costi poco non riusciamo nemmeno a finire il riso della prima portata.
Ritorniamo quindi sui nostri passi fino a raggiungere la Gran Via e, diretti verso Plaza de Espana, ci fermiamo per una piacevole sosta presso una cafeteria ristorante della catena Nebraska (già… qui pare siano tutte grandi catene).
In ogni caso ne vale la pena, il caffè espresso è molto buono e i croissant altrettanto. Ordiniamo anche una fetta di torta al cioccolato e poi una bottiglietta di Coca-Cola. Felici di aver trovato un caffè così buono ne ordiniamo altri due intanto che navighiamo grazie al servizio wifi gratuito. Il conto ci fa un po’ meno sorridere, ma considerando che abbiamo mangiato bene non ce ne lamentiamo.
Plaza de Espana è un po’ diversa da come la immaginavamo; forse ancora estasiati dalla Plaza de Espana di Siviglia
ci aspettavamo qualcosa in grande stile anche dalla capitale, ma nonostante il verde e piacevole giardino, il monumento centrale dedicato agli onnipresenti Don Chisciotte e Sancho Pancha e il contrasto con gli altissimi palazzi circostanti, questa piazza ci lascia un po’ con l’amaro in bocca.
Proseguendo lungo Calle de Bailén costeggiamo l’insignificante edificio del Senato e giungiamo i Jardines Cabo Naval. L’edificio adiacente ci pare significativo, alcuni lampioni con finiture dorate ci fanno sospettare che possa essere il Palacio Real. Fughiamo i nostri dubbi quando giungiamo alla vicina Plaza de Oriente.
Le cancellate imponenti e il largo piazzale anteriore non lasciano adito a equivoci, è proprio il palazzo reale; di fronte ad esso la Catedral de Nuestra Senora de Almudena, il cui profilo estetico fin troppo moderno ne sminuisce l’importanza. Lo stile neogotico mal si addice alla solennità dell’edificio e ci lasciamo affascinare solo dalle Cripte Romaniche. Esse, sviluppandosi al di sotto della cattedrale, costituiscono
er molti una seconda cattedrale interrata, al suo interno, diviso in navate e provvisto di un altare maggiore, si trovano lapidi e sepolcri ancora oggi utilizzati. Il perimetro delle cripte è impreziosito da numerose cappellette, decorate e dipinte, illuminate dalla luce variopinta che filtra dalle vetrate a mosaico. L’ingresso ha un costo indicativo di 1,00 o 2,00€, ma ne merita molti di più.
Riprendendo l’esplorazione ci perdiamo tra i vicoli e le piazzette attraversando anche una zona un po’ maleodorante e piuttosto sporca.
Ritrovando la via per il centro raggiungiamo Plaza Mayor, considerata la piazza principale di Madrid, dove ci fermiamo a sorseggiare sangria ghiacciata e riprendere il fiato… 18,00€!!!
Dopo una lunga siesta ci spostiamo alla stazione Atocha, questa volta non per prendere il treno, ma per visitare la vecchia ala della stazione ferroviaria. Finita ormai in disuso, anziché essere abbattuta, questa parte della stazione è stata ricoperta di vetrate; molto simile ad una grande serra, ospita un lussureggiante giardino botanico tropicale. In mezzo alla vegetazione piantata dove un tempo correvano i binari, nell’acqua verdastra di un laghetto, nuotano pacifiche delle simpatiche tartarughe. Le antiche banchine oggi sono freschi viali in cui riposare tra il verde.
Lasciamo Atocha attraversando il Parque del Buen Retiro, situato su una piccola collina e che offre rilassanti scorci tra la vegetazione.
Ci soffermiamo su di una panchina considerando quanto visto finora e concludiamo che Madrid, sebbene imponente e ricca di bei palazzi lungo i grandi viali, ci pare carente di quel tocco storico assaporato in altre città quali Toledo, Siviglia o Cordoba. Restiamo quindi un po’ delusi da questa capitale che immaginavamo più ricca di monumenti ed attrattive anziché di grandi edifici dedicati a banche e uffici governativi.
A questo punto, ormai stanchi, cerchiamo un Metro che ci riporti verso la nostra camera. Dopo la doccia ci aspetta l’ultima cena in terra spagnola.
Giorno 16 – e si rientra a casa
Eccoci giunti all’ultima giornata di viaggio. Vista la sfaticata degli ultimi giorni ci attardiamo a riposare fino a tardi, anche se avrei voluto vedere se quesa città aveva qualcosa di più da offrire.
Lasciamo la nostra camera poco prima di mezzogiorno, complimentandoci con il proprietario dell’Hostal Los Perales per la pulizia e la discrezione con cui gestiscono la struttura.
Sebbene ricavata all’interno di un palazzo, infatti, offre camere piccole ma accoglienti, è possibile sceglierle affacciate su Calle de la Palma oppure verso il cortile interno, e la pulizia delle stanze viene effettuata ogni giorno, così come la sostituzione degli asciugamani.
Appena scesi in strada svoltiamo a sinistra e ci fermiamo in uno dei dehor in Plaza del Dos de Mayo a fare colazione. Nonostante sia ora di pranzo infatti qui a Madrid servono ancora le colazioni, così da Pepe Botella saziamo l’appetito con caffè ‘solo’, croissant e marmellata e succo d’arancia.
Ce la prendiamo comoda, l’aeroporto si raggiunge in circa mezz’ora dal centro città e noi abbiamo almeno 4 ore ancora a disposizione. Ci godiamo quindi la frescura all’ombra degli alberi del parco e lasciamo il nostro tavolino che sono quasi le 13.00.
Giungiamo alla fermata Tribunal del Metro e scopriamo che il nostro biglietto di 3 giorni non ha più valore
ATTENZIONE quindi: avendo timbrato il giorno 14 agosto alle 13.35 mi aspettavo una validità fino alle 13.35 del giorno 17 agosto… invece deduco che il biglietto sia scaduto alla mezzanotte precedente e quindi occorre acquistare due nuovi biglietti. Il costo del biglietto dal centro per l’aeroporto è di 4,70€.
Memore dell’esperienza di Roma, in cui il biglietto costa nettamente-più caro, ma acquistarlo per la stazione precedente (scendendo poi all’aeroporto) permette di risparmiare parecchio, decidiamo di provare la furbata ed acquistiamo due biglietti per la stazione precedente per 1,70€ cadauno.
Arrivati alla fermata Aeropuerto T1 (il nostro) ci rendiamo conto che ‘non siamo in Italia’. Numerose casse automatiche infatti attendono che i passeggeri versino la differenza di 3,00€, contributo per la linea aeroportuale. Senza aver pagato non si può proseguire, così versiamo i 6,00€ per uscire dal Metro.
Ci attendono lunghe ore d’attesa, sono appena le 14.00 e il nostro imbarco è previsto per le 18.15.
Come prima cosa decidiamo di approfittare di alcuni sportelli check in per pesare il nostro bagaglio e rientrare col peso. Trasferiamo alcune magliette dalla valigia allo zainetto per restare sotto i 15 Kg e non incorrere nei disguidi dell’andata.
Subito dopo cerchiamo un luogo in cui pranzare. Dopo aver percorso tutto il T2 e il T1 dell’aeroporto Barajas, ci rendiamo conto che l’unico punto ristoro accessibile offre baguettes e patatine… scelta obbligata!
Ci accontentiamo, ma se riuscite mangiate in città, qui i panini sono un po’ finti e il sapore non è speciale.
Finalmente, alle 16.30 ci fanno accedere alla zona partenze, per il volo manca ancora molto, ma almeno abbiamo i Duty Free in cui perderci e curiosare. Così mentre passeggiamo tra gli scaffali, veniamo attirati da una musica molto forte e notiamo due ballerini che si esibiscono.
In uno slargo tra le merci, provvisti di stereo, i danzatori eseguono un flamenco e lasciano le decine di persone estasiate, che filmano o fanno foto, a bocca aperta.
Il nostro volo imbarca leggermente in ritardo e di conseguenza la partenza è posticipata di pochi minuti, tempo che viene recuperato in volo, così alle 21,00 atterriamo puntuali a Bergamo, Orio al Serio.
Il rientro a casa, per me sempre triste, è rallegrato dai genitori che ci attendono all’aeroporto.
Così si conclude il nostro diario di viaggio in Spagna, un viaggio che non scorderemo mai.
Commenta per primo