Il mio viaggio in Lapponia è stato uno dei più emozionanti della mia vita, un mix di esperienze nuove e indimenticabili che vale la pena di sperimentare e vivere. Dopo i primi giorni in Finlandia il mio itinerario prosegue a Luleå, in Svezia, ma al mio arrivo non sapevo che avrei dovuto dormire in tenda sul ghiaccio in mezzo al mare e da solo.
Ma andiamo con ordine. Il mio viaggio tra le tre Lapponie, organizzato con l’aiuto di Le Vie del Nord, è stato un’avventura di 8 giorni tra Finlandia, Svezia e Norvegia. Il modo ideale e più rapido per spostarsi tra questa località è l’aereo, un efficiente servizio SkyBus che, da vero bus del cielo, effettua voli di breve durata che permettono di ovviare a lunghe tratte stradali che in inverno possono essere anche rischiose.
Lo SkyBus è un velivolo piccolo, credo non contenga nemmeno 50 posti, lo stile di viaggio è spartano e spesso contempla di tenere il bagaglio con sé, ma è indubbiamente consigliato se hai pochi giorni a disposizione per visitare questa regione. Partendo da Oulu (Finlandia) in 40 minuti si arriva a Luleå, graziosa cittadina svedese affacciata sul Golfo di Bothnia.
Arrivare a Luleå
Dopo essere atterrato nel primo pomeriggio ho raggiunto il centro con un bus, collegamento molto comodo. Dopo essermi sistemato all’Elite Hotel, situato proprio in centro, ho avuto qualche ora per visitare il centro cittadino, impresa resa ardua dal clima rigido, circa -15°C con qualche rovescio di neve, ma non impossibile.
Il centro della città si sviluppa lungo due vie principali e perpendicolari, una delle quali (quella che scende verso il mare) è un grande viale pedonale su cui si affacciano i negozi e molti locali. Insomma, faccio due passi nella via dello shopping e dedico un po’ di tempo alla cattedrale mentre aspetto che arrivi l’ora di partire per la mia escursione notturna con la guida di Explore Luleå.
L’atmosfera cittadina in inverno è molto suggestiva, tutto è ovattato e ricoperto dalla coltre bianca, tranne le zone pedonali che vengono mantenute pulite e spesso riparate in modo da facilitare il cammino dei pedoni. Volgendo lo sguardo lungo il corso la vista è interrotta dagli alti mucchi di neve accumulata per liberare le aree circostanti.
Trascorrendo un paio d’ore qui mi convinco che vorrei tornare in estate. Luleå sembra essere piena di natura e durante la bella stagione me la immagino verde e rigogliosa, un tripudio di vegetazione.
L’incontro con Explore Luleå
Verso le cinque del pomeriggio mi dirigo al punto concordato per l’incontro, è qui che conosco Frank, esperto escursionista che fin da piccolo ha la passione per il campeggio anche nelle condizioni più estreme. Frank ha fondato Explore Luleå, un’agenzia che accompagna i viaggiatori a vivere esperienze (talvolta estreme) a contatto con la natura locale. Questa escursione mi è stata consigliata e prenotata sempre da Le Vie del Nord, tour operator che si occupa di ogni dettaglio inerente il viaggio.
Frank si rivela subito un tipo simpatico e dinamico, dopo esserci presentati verifica rapidamente che il mio abbigliamento sia adatto all’attività che andremo a svolgere e mi spiega che, nel caso io non abbia tutto l’occorrente lui possiede abbigliamento e attrezzature adeguate.
Il mio abbigliamento va bene, addirittura mi dice che secondo lui vesto troppo pesante, ma desiste con un sorriso quando incrocia il mio sguardo congelato. Un’ora dopo gli darò ragione, camminando e facendo movimento i troppi strati impediscono la traspirazione e mi ritrovo accaldato e leggermente sudato nonostante tutto.
L’ultima cosa da scegliere è il mezzo di trasporto. L’opzione consiste nei pattini da ghiaccio, oppure nella slitta da ghiaccio, quella che si spinge a gambe. Io non sono mai andato sui pattini, salvo un paio di volte per divertimento, e opto per la slitta che mi sembra più stabile. La slitta permette anche di appoggiare e trasportare uno zaino e dell’attrezzatura occorrente una volta giunti a destinazione.
Raggiungiamo la banchina del porto e scendiamo la rampa che permette di scendere sul mare, l’acqua è totalmente ghiacciata e Frank mi spiega che, in questa stagione, il ghiaccio ha uno spessore di circa 70 cm.
Faccio due prove alla guida della slitta e siamo pronti a partire, Frank mi precede e io lo seguo su quella che sembra una vera e propria strada sul mare. Sono davvero curioso e, nonostante il fiatone, non riesco a smettere di fare domande. Quindi scopro che in inverno, vista l’impossibilità di navigare tra un porto e l’altro, le città della parte settentrionale del golfo tracciano delle piste sul mare ghiacciato e si spostano normalmente con le automobili. Questa è una cosa che non sapevo.
In cammino sul mare ghiacciato
Camminiamo di buon passo, spingo sul ghiaccio col piede per dar velocità alla slitta e intanto osservo le luci di Luleå che si allontanano. La città vista dalla piana di ghiaccio è un gruppetto di luci che brillano sulla costa, un brillio che pian piano aumenta mentre l’ora del crepuscolo lascia il passo alla notte.
Non ho molto tempo per realizzare quanto tempo stia passando, lo sforzo per spingere la slitta dopo un po’ diventa importante e l’unico pensiero che mi martella la testa è: quanto manca all’arrivo? Per fortuna Frank mi ha applicato dei ramponi sotto agli scarponi, questo mi permette di fare più presa e dare più spinta alla slitta che sul ghiaccio scivola come se fosse priva di peso.
Il problema, per così dire, arriva quando lasciamo la strada di ghiaccio per addentrarci tra la neve più fresca. I fiocchi candidi aderiscono alle lame della slitta facendo attrito e rallentandola, anche lo sforzo per spingerla aumenta e mi ritrovo ben presto affannato e madido di sudore, mentre Frank, marciando con i pattini ai piedi, mi incita a non mollare.
Troviamo infine un gruppetto di alberi, ciò che in estate è un verde isolotto nel mare, e dopo esserci assicurati che qui il ghiaccio sia bello spesso decidiamo di piantare una tenda.
Frak mi aiuta a montarla, ovviamente la tenda è sua, e nel frattempo mi rivela che non si fermerà con me durante la notte, ma tornerà a casa perché dista al massimo 15 minuti.
Io vengo colto da una serie di domande: mi chiedo se ci siano animali selvatici in zona, se sia sicuro dormire da solo qui in mezzo, indifeso dal malviventi. Ma Frank mi tranquillizza e mi invita a mangiare la cena da campo che nel frattempo ha cucinato dopo aver acceso il fuoco in mezzo al ghiaccio.
Un po’ di salmone, patate in padella e acqua fresca sono l’ideale per restare leggeri e godersi l’atmosfera. Inoltre, con dell’acqua calda in un termos, prepariamo del caffè per concludere la serata. Prima di andare via Frank mi spiega come preparare la colazione e come prepararmi ad affrontare la notte.
Dormire in tenda sul ghiaccio in mezzo al mare
Una volta da solo mi immergo nel silenzio che mi circonda. Qui, sul mare, siamo solo io, la natura e il ghiaccio che mormora.
Esatto, il ghiaccio mi parla e ascoltarlo diventa ipnotico mentre le luci all’orizzonte si fanno più vive. La notte è magnifica sotto al cielo coperto che sta cominciando ad aprirsi e io comincio a sperare che a farmi compagnia arrivi una bella aurora.
Purtroppo non sono molto fortunato e le nuvole non mi danno speranza, ma le ore trascorse li a contemplare il cielo mi sono servite per pensare, meditare, parlare con me stesso. È da poco passata l’una quando decido di ritirarmi nella tenda, un po’ per stanchezza e un po’ perché il vento freddo si è fatto ormai intollerabile.
Apro il sacco a pelo e prima di infilarmici mi cambio e indosso un pigiama asciutto che Frank ha portato, questo è essenziale perché i miei vestiti sono madidi di sudore e dormirci dentro vorrebbe dire dormire in condizioni di freddo e umidità, il che non è molto salutare.
L’impatto con i quasi -15°C della tenda è un po’ un trauma, ma qui dentro almeno non soffia il vento e una volta indossati i vestiti asciutti comincio a stare bene. Il sacco a pelo è fresco, ma una volta chiuso si scalda in fretta e io mi sento come in un bozzolo, avvolto e protetto, con solo il viso a contatto con l’aria fresca.
Prima di prendere sonno faccio attenzione a lasciare un’apertura nella membrana che divide lo spazio in cui dormo e la veranda della tenda. Frank è stato molto insistente su questo, mi ha spiegato che serve per consentire il ricircolo dell’aria all’interno.
Io ci ragiono e, nonostante il freddo, decido di fidarmi. Dopodiché sprofondo in un sonno profondo e ristoratore, respirare l’aria fresca mi fa sentire bene e mi fa apprezzare di più il calore del mio giaciglio.
Il risveglio all’alba
Il mio risveglio è stato dolce, graduale e accompagnato dal rumore del ghiaccio che scricchiola. Strizzo gli occhi e vedo che è ancora buio, però alcuni uccelli hanno cominciato a vociare e capisco che mancherà ormai poco all’alba.
Aspetto così qualche minuto e sento dei passi all’esterno, nella neve, qualcuno sta passando. Istintivamente comincio a fare pensieri sospettosi, ma poi mi ricordo le parole di Frank che dice che non c’è nulla da temere e, infatti, il viandante prosegue per la sua strada allontanandosi.
Mi sollevo a sedere e inavvertitamente tocco con la testa la tenda sopra di me e resto stupito quando mi sento cadere addosso quella che sembra proprio neve. Nel tentativo di capire come sia possibile che abbia nevicato nella tenda osservo la fessura che mi divide dalla veranda e capisco. Dovevo lasciare un’apertura maggiore e la scarsa circolazione d’aria ha fatto si che il vapore del mio respiro si condensasse. In poche parole mi sono nevicato addosso.
Mi faccio forza e esco dal sacco a pelo, apro la membrana e mi affaccio fuori dalla tenda. Il cielo è sereno, il ghiaccio abbagliante nell’atmosfera che precede l’alba, ma su Luleå ci sono ancora le nuvole, proprio la dove deve nascere il sole.
Rientro e mi cambio cercando di sopportare il freddo dei miei vestiti (che si sono asciugati) e, una volta pronto, esco per godermi l’alba e preparare la colazione. Frank mi ha lasciato un pacchetto di colazione da campo e un termos di acqua bollente, che al mattino è ancora molto calda (nel caso si fosse raffreddata Frank si è premurato di lasciarmi un fornello con cui scaldarne altra).
Apro il pacchetto, verso un po’ di acqua e mescolo, poi chiudo il pacchetto e lo lascio riposare per 10 minuti, come dicono le istruzioni.
Nel frattempo il sole inizia a rischiarare a est, la città si illumina e le nuvole cominciano a diradarsi. Quando il disco dorato fa capolino le nubi non ci sono più e il cielo si incendia di riflessi rosso e oro che riflettono sul ghiaccio tutto intorno a me.
L’emozione di questo momento è magnifica, tanto forte da valere pienamente di vivere quest’esperienza. Mentre continuo a scrutare verso l’alba prendo la mia colazione e comincio a mangiare quello che è diventato una sorta di latte caldo con muesli e frutti rossi, un sapore dolce e piacevole, poi mai avrei pensato di fare colazione sul mare ghiacciato.
Il sole comincia a salire e il momento magico passa, mentre comincio a ritirare le mie cose arriva Frank che mi chiede come sia andata la notte e io, senza dubitare, gli dico che è stata una notte sensazionale.
Con la sua esperienza ricomincia ad impacchettare tutto, smontiamo la tenda e in circa mezz’ora siamo pronti a rientrare verso Luleå. La città da qui è uno splendore, raggiungiamo la strada di ghiaccio e cominciamo a scivolare verso il porto chiacchierando e fermandoci ogni tanto per immortalare quest’atmosfera magica.
Dormire in tenda sul ghiaccio in mezzo al mare mi ha permesso di capire che ho ancora dei limiti che posso superare, una prova forse un po’ estrema, ma assolutamente memorabile.
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