Ecomuseo della Terracotta a Ronco Biellese, tradizione biellese

Sotto la pioggia e discendendo la collina, un gruppetto di persone si avvicina al piccolo paese che sorge a mezza costa del Brich, sul versante che volge verso Biella, il tranquillo agglomerato urbano, circondato dal verde, dove si trova l’Ecomuseo della Terracotta di Ronco Biellese.

Discendendo dalla strada che arriva dal Castello di Zumaglia si raggiungono i primi gruppetti di case aggrappate lungo il pendio, frazioni del comune di Ronco Biellese che ancora conservano i segni del passato e in cui si possono trovare scorci urbani dai tratti rurali che raccontano l’aspetto che il paese aveva un tempo.

Vecchia abitazione a Ronco Biellese
Vecchia abitazione a Ronco Biellese

Sebbene questo comune conti poco più di 1500 abitanti, la struttura urbana è suddivisa in ben 8 frazioni più piccole, oltre quella di Centro da cui dipendono tutte le atre, si trovano: Ceresa, Masserano, Regis, Riviera, San Carlo, San Grato e Veggio.

Le antiche frazioni di Ronco Biellese

Alcuni particolari, passando tra le strette vie, attirano la nostra attenzione, dapprima una porzione di edificio non restaurata in cui è ancora possibile vedere le scalinate in legno e le intere balconate costruite con robuste travi.

Le nostre guide, che ci accompagnano nel blog tour #biellastoria, ci spiegano che un tempo in questo edificio si trovava un laboratorio artigiano in cui, la famiglia che vi risiedeva, lavorava la terracotta che veniva poi portata alle fornaci del paese per essere cotta e divenire adatta all’utilizzo.

Alcuni passi più giù troviamo invece una piccola chiesetta, semplice ma allo stesso tempo profondamente significativa della vita di un tempo, molto più devota al culto religioso che poteva essere trovato anche in piccoli edifici di provincia e non solo nelle grandi cattedrali come spesso avviene ai giorni nostri.

Sopra il piccolo altare domina una raffigurazione della Madonna nera, tipica di questa zona in cui spesso si trova con la pelle scura, la più famosa, conosciuta anche oltre i confini d’Italia, è quella di Oropa che si trova nell’omonimo santuario.

Bielline all'Ecomuseo della Terracotta di Ronco Biellese
Bielline all’Ecomuseo della Terracotta di Ronco Biellese

Ecomuseo della Terracotta

Raggiunto il centro del paese, che si sviluppa intorno alla piccola piazza su cui domina la chiesa parrocchiale dedicata a San Michele Arcangelo, veniamo accolti dai membri della pro loco e dall’attuale sindaco, Carla Moglia, desiderosa di salutare i blogger giunti in visita al biellese.

Tesoro conservato tra le vie di Ronco Biellese è l’Ecomuseo della Terracotta, dove veniamo fatti accomodare e dove ci attende Giorgio Rey, presidente dell’ecomuseo, che ci illustra una parte della storia del paese, quella legata al lavoro che per anni ha portato i prodotti ronchesi in Italia e nel mondo, vista la loro pregevole qualità e le particolari caratteristiche che la terracotta di Ronco Biellese presenta una volta lavorata.

Negli anni passati tutta la vita di questo centro abitato ruotava attorno alla terracotta, ne sono testimonianza i numerosi utensili che ancora oggi si trovano a Ronco Biellese e le documentazioni che certificano un grande commercio, in partenza dal paese, di quelle che sono da sempre conosciute come le ‘bielline‘.

Rame e piombo all'Ecomuseo della Terracotta di Ronco Biellese
Rame e piombo all’Ecomuseo della Terracotta di Ronco Biellese

Così vengono infatti chiamate le terrecotte ronchesi, un nome che le ha distinte tra centinaia di prodotti simili provenienti da altre zone d’Italia, un nome che nei secoli ne identificò la buona qualità e le rese famose.

Numerosi sono gli attrezzi e i materiali necessari alla lavorazione e si possono vedere oggetti particolari. Oltre alle stoviglie (tra cui piatti, casarole e bicchieri), ci sono ad esempio i fischietti, realizzati per il divertimento dei bambini, e le curiose trappole per calabroni, piccoli vasetti che andavano riempiti a metà con acqua molto dolce per attirare gli insetti che ne rimanevano prigionieri.

Carla Moglia e Serena Puosi all'Ecomuseo della Terracotta
Carla Moglia e Serena Puosi all’Ecomuseo della Terracotta

Giorgio ci mostra varie tipologie di oggetti ritrovati nelle abitazioni e nei vecchi edifici, reperti che compongono una collezione sempre in crescita visibile in questo ecomuseo che si articola in più locali.

L’ultimo inaugurato al tempo della nostra visita è il Museo dall’Emilio, un negozio in cui un anziano del paese, di nome Emilio, fino a pochi anni fa aveva un piccolo alimentari, dopo la sua scomparsa i locali restarono sfitti e il comune ha così deciso di recuperarli utilizzando gli scaffali del negozio come spazio espositivo per le terrecotte ronchesi.

La Fornace spiegata da Giorgio Rey

Una passeggiata di dieci minuti ci conduce alla Fornace, ricostruita emulando lo stile delle antiche fornaci del paese, questa è stata realizzata per poter mostrare,e far sperimentare praticamente, le fasi di cottura della terracotta.

Giorgio ci spiega che i manufatti ‘crudi’ vengono inseriti quando il forno è molto caldo, la temperatura per poterli cuocere bene dev’essere molto elevata e, per fare in modo che la cottura avvenga nel modo migliore, l’apertura del forno viene murata lasciando solo un foro quadrato con un mattone mobile da cui si può osservare lo stato di cottura all’interno.

Per ottenere la giusta resistenza, la terracotta va cotta due volte, le temperature arrivano quasi fino a mille gradi e questa è una condizione necessaria per far si che i cristalli di ferro, ma anche il piombo e il rame aggiunti alla lavorazione, si vetrifichino, in questo modo si riduce la porosità dell’oggetto che diviene molto più resistente e impermeabile.

Purtroppo il tempo stringe e non ci è possibile provare con il tornio a lavorare la creta e plasmare una nostra creazione, ma per i curiosi, ogni anno in occasione della Sagra del Pailet che si tiene in autunno (info sul sito del comune), si accendono le fornaci e si tengono incontri di avvicinamento alla lavorazione della terracotta.

Giorgio Rey spiega ai blogger la Fornace dell'Ecomuseo della Terracotta
Giorgio Rey spiega ai blogger la Fornace dell’Ecomuseo della Terracotta

Aperitivo con Teatrando dalla Fulgor Ronco Valdengo

Ultima tappa prima di andare a pranzo è l’Area Verde di Ronco Biellese, parco comunale che fa parte del Brich e dove ha sede la Fulgor Ronco Valdengo, società sportiva di calcio dilettantistico locale che per la filosofia particolarmente attenta ai diritti dei bambini nella vita e nello sport ha meritato il patrocinio di UNICEF.

In anni recenti l’Area Verde è stata intitolata a Giuseppe Angelico, grande industriale e benefattore, che fondò una delle poche filature ancora in attività nel biellese, l’Angelico appunto.

Sotto ai portici del bar, gestito dai volontari della società sportiva che si prendono anche cura delle strutture sportive e del verde, ci attende Paolo Zanone in compagnia di alcuni membri di Ars Teatrando che hanno preparato per noi un piccolo aperitivo.

Sorseggiano una bibita e stuzzicando qualcosa, il che non fa male dopo tutta la camminata, Paolo saluta il gruppo augurandoci buona visita nella speranza che un giorno si possa tornare per vedere realizzati i progetti in studio per il Brich.

Ci congediamo dal sindaco e dai rappresentanti della pro loco, che ringraziamo infinitamente per questa bella esperienza, e lasciamo Ronco Biellese profondamente toccati dai racconti dei paesani che tanto amano la loro terra e la loro tradizione.



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Informazioni su Gian Luca Sgaggero 620 Articoli
Sono un narratore turistico, appassionato di viaggi fai da te, luoghi, tradizioni e culture lontane, racconto le mie esperienze sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, di autentico e di vero. Non importa dove, come o quando, l'importante è esserci e vivere fino in fondo! Contattami per collaborare con me, sono travel blogger di professione dal 2010, digital content creator, storyteller e social media strategist.

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