In una delle parti più meridionali della provincia di Alessandria, esattamente nell’Alto Monferrato, si trova il Forte di Gavi. Questa antica roccaforte è eretta su di un’altura dalla quale veglia sul borgo di Gavi e sulle campagne circostanti, che distano oggi pochi chilometri dal confine con la Liguria.
Ovviamente queste terre non dovevano temere la Liguria, essendo state per anni possedute dalla Repubblica di Genova, ma nel corso dei secoli vari sono stati gli eserciti che qui volevano piantare bandiera. Più che per il terreno fertile e la buona uva, dominavano l’intento di conquista e l’interesse per la strategica posizione che il forte occupa.
La suggestione di questo luogo va ben oltre le sue mura. Avvicinandosi dal paese si scorge la salita ripida e le alte mura austere che dominano la scena, è un effetto molto forte nonostante il Forte di Gavi non abbia mai avuto una funzione militare offensiva.
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Il Forte di Gavi
La storia del Forte di Gavi si articola su vari periodi. La struttura originaria venne edificata poco prima dell’anno 1000, se ne ha testimonianza in alcune documentazioni del 973, come castello, vista la favorevole posizione di vedetta. Ma la sua funzione militare come fortezza crebbe nel 1600, dopo un primo ampliamento nel 1540 che lo vide già trasformarsi in un piccolo forte. Venne ampliato e rinforzato tra il 1626 e il 1629 per mezzo di interventi che lo tramutarono nella possente fortezza che oggi ancora si osserva.
Di fatto il Forte di Gavi è sempre stato una caserma ben studiata a livello difensivo e difficile da espugnare. Sopravvisse fino al 1800, periodo in cui, dopo la caduta di Napoleone, subì un disarmo e un ulteriore ampliamento per la sua conversione in carcere.
Nelle sue celle, strette e anguste, trovavano alloggio i prigionieri, spesso costretti a condizioni di vita estreme. Gli spazi sovraffollati erano scarsamente puliti e l’unico spiraglio di luce proveniva da feritoie nel muro da cui si vedono in lontananza i monti liguri.
Punto strategico utilizzato dagli eserciti durante le due guerre mondiali, il Forte di Gavi è stato restaurato nel rispetto delle architetture militari nella seconda metà del 1900. Oggi, sotto la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Piemonte, è amministrato dagli ‘Amici del Forte di Gavi‘ che hanno il compito di valorizzare e promuovere questa struttura militare genovese.
Visitare il Forte di Gavi
Al Forte di Gavi è possibile accedere con una visita guidata. I gruppi seguono un itinerario che permette di vedere gran parte della struttura risalente al 1600, che comprende i portali e le mura difensive. L’itinerario sale internamente passando accanto al cortile principale e arriva sulla più alta delle terrazze erbose. Agli angoli di essa si trovano le garitte seicentesche utilizzate dai soldati come torrette di guardia.
Camminare sotto i passaggi d’accesso permette di comprendere quanto facile fosse difendere il forte. Due passi nella parte alta, dove si trova il prato terrazzato, permettono di godere di un’ampia vista sul territorio circostante il paese e sul borgo di Gavi, radunato ai piedi della fortezza.
La visita prosegue poi nella zona più moderna, quella realizzata con l’ampliamento del 1800, dove si trovavano le prigioni.
Di certo la parte più suggestiva da visitare è quella che fu adibita a carcere, dove si trovano le celle. Oggi al loro interno è stata realizzata un’esposizione che racconta la storia del Forte di Gavi, anche attraverso materiale fotografico e video che testimonia come fosse all’inizio del secolo scorso.
Il piano superiore, che non ho visitato, era un tempo utilizzato dai soldati e vi si trovavano le cucine, la mensa e le camerate dove riposare. Una particolare considerazione va fatta sul fatto che le scale erano un tempo solo interne, nel cortile non vi era modo di accedere ai piani superiori, e questo per questioni di difesa durante un assedio.
La scalinata in legno e il lungo balcone sono quindi stati aggiunti in epoca più recente, proprio quando, persa la funzione militare, il forte non ebbe più la necessità di resistere a periodi prolungati di attacco o invasioni nemiche.
Storie e emozioni del forte
Camminando dentro alle celle ho ascoltato il racconto della guida sulle condizioni di vita dei reclusi, esso mi ha molto toccato. Benché colpevoli di reato questi individui vivevano come se fossero in un lager, soprannome che spesso venne dato al Forte di Gavi in quegli anni.
Di curioso interesse è inoltre il filmato proiettato in una delle sale, Grande Fuga da Gavi, nel quale in maggiore Jack Pringle racconta la sua rocambolesca fuga dal Forte di Gavi nel tentativo di raggiungere il confine. La sua fu l’unica fuga in cui dei prigionieri riuscirono a fuggire da questa fortezza dove in quel periodo erano detenuti gli ufficiali britannici che avessero già tentato la fuga da altre carceri.
Consiglio quindi, se passi qui vicino, di visitare il Forte di Gavi. È un’occasione piacevole per conoscere meglio la storia e i tesori di questa parte della provincia di Alessandria. Molto spesso durante la visita ho avuto la sensazione di dejà vue causata dalla forte somiglianza di questo forte con il Forte di Bard in Valle d’Aosta.
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