Il Club di Territorio TCI di Biella ha organizzato per il giorno 10 ottobre 2015, in occasione delle giornate del Touring Club, l’escursione autunnale che da anni costituisce, insieme all’uscita primaverile, un appuntamento consueto e piacevole per la scoperta degli innumerevoli angoli caratteristici della nostra provincia di Biella.
Questa volta la meta del gruppo è stata l’area nord orientale del territorio biellese, confinante con la Valsesia e caratterizzata nel passato più recente da un fortissima industrializzazione che ancora oggi è leggibile nelle architetture dei paesi, da quelle industriali agli edifici di uso abitativo.
Il nostro gruppo si è dedicato alla visita di due centri, Portula e Trivero, per ripercorrere nei secoli le vicende del territorio; la prima parte della giornata è stata dedicata alla visita alla parrocchiale di Portula e alla frazione Castagnea, nei suoi luoghi di culto e attraverso le caratteristiche viuzze del borgo. Dopo una pausa pranzo piacevolissima nell’agriturismo Oro di Berta proprio a Castagnea, il gruppo ha proseguito nella visita di Trivero, presso la Chiesa Matrice del paese per poi concludere con Casa Zegna e la riflessione sulla produzione tessile che tanto ha contraddistinto i nostri luoghi.
Giornate del Touring Club: Portula
Al mattino siamo stati accolti nella piazza della chiesa di Portula da parte del parroco don Ugo Franzoi, che ci ha guidato alla scoperta della parrocchiale dedicata all’Immacolata Concezione, una dedicazione singolare poiché datata al XV secolo (in cui il nucleo originario della chiesa fu costruito) e ben precedente al dogma promulgato dalla Santa Sede.
L’edificio oggi si presenta con i suoi ampliamenti avvenuti tra la fine del Seicento e tutto il Settecento, con dimensioni imponenti che si spiegano con la grande densità demografica di un tempo, quando Portula e Trivero erano centri abitati notevoli con una fiorente attività di lavorazione della lana, prima come attività artigianale e domestica e poi come produzione intensiva industriale. I due centri abitati oggi risentono della crisi del settore iniziata alcuni decenni fa, che ha portato anche allo spopolamento di molte borgate dell’Alto Biellese. Portula nel nome stesso (Piccola Porta) ci indica la sua posizione strategica nel passato al confluire di vallate diverse che erano percorse da pastori, mercanti e operai durante l’epoca industriale.
La chiesa ha l’ingresso definito da un bel portico arioso sostenuto da colonne di pietra che caratterizzano molte delle chiese di questa parte della provincia. La porta d’ingresso è incorniciata dalle sculture in terracotta dedicate all’Immacolata e realizzate dallo stesso parroco, quando anni fa si tenne nel 1986 un particolare evento artistico. Per valorizzare la piazza e il sagrato infatti furono contattati quasi un centinaio di scultori italiani per realizzare delle formelle sul tema della Musica, come simbolo e mezzo di abbattimento di ogni frontiere tra gli uomini. Don Ugo Franzoi in tale occasione decise di dare espressione alla propria vena artistica lavorando l’argilla per le formelle dell’ingresso, come ha fatto poi anche decorando la cappella invernale a sinistra dell’edificio con pitture murali in bianco e nero, che da allora viene chiamata la Cappella Ugoliana.
Nella parrocchiale a navata unica con cappelle laterali si conservano oggi, nel presbiterio, affreschi del Settecento del Peracino e a fine Ottocento Giuseppe Correggia decora parte della navata. I pittori, così come gli ebanisti che hanno scolpito il pulpito e i preziosi confessionali, erano originari della Valsesia, culla di artisti e artigiani attivi nelle chiese del Biellese Orientale. All’interno dell’edificio si vedono due organi di cui uno proveniente dal Santuario della Novareja e qui collocato per proteggerlo da possibili furti (il santuario citato infatti è stato teatro di spiacevoli effrazioni); don Franzoi non si risparmia poi nel mostrarci anche una parte del ricco patrimonio di paramenti e di vesti liturgiche di pregio qui conservati.
Usciti dalla chiesa, ciò che cattura l’attenzione di questa piazza è sicuramente l’arredo policromo costituito dalle formelle del Muro della Musica, a cui si aggiungono le piastrelle colorate realizzate negli anni passati dagli allievi delle scuole elementari, oggi esse decorano alcune pareti del centro del paese con una vivacità piacevole allo sguardo del visitatore.
Dal centro paese di Portula il gruppo si sposta poi alla frazione di Castagnea, oggi silenziosa e poco abitata, ma dove in passato si concentravano tante attività produttive. Quasi tutte le case infatti erano opifici tessili, in cui alle stanze dedicate alla vita quotidiana si assommavano gli ambienti adibiti alla lavorazione della lana. Ancora oggi le case d’epoca hanno ampi balconi di legno che servivano proprio a stendere i tessuti qui prodotti.
A farci da guida è il console del TCI di Biella Carlo Bozzalla Pret, la cui famiglia fu originaria di questa località e protagonista essa stessa della nascente produzione tessile locale. Al suo seguito il nostro gruppo visita la Chiesa vecchia dedicata alla Madonna delle Nevi, dalla storia travagliata che ne ha portato all’impoverimento degli arredi; oggi però grazie ad anni di restauri, sono apprezzabili ancora le decorazioni nella volta del presbiterio e all’esterno il bel campanile massiccio in pietra con un coro di ben 12 campane.
La Chiesa Nuova, situata a poche decine di metri di distanza, viene costruita più di recente a inizio Ottocento, per l’esigenza di avere un edificio più ampio con la crescita della popolazione; il progetto neoclassico dell’ing. Mosca si presenta con un bel portico monumentale su colonne scanalate e con una sobria decorazione interna. Sul sagrato di questa chiesa, nella metà del Novecento si tennero ben due rappresentazioni della Passione di Gesù Cristo, in cui recitavano gli abitanti del paese, come avviene oggi per la più celebre rappresentazione di Sordevolo.
Il luogo su cui sorge la chiesa nuova anche nei secoli passati doveva avere un’importanza notevole, soprattutto a livello strategico e militare, poiché da questo poggio sono in vista le località in cui sorgevano le roccaforti più importanti del Biellese e del Vercellese, dal Castello di San Lorenzo di Gattinara a quello più vicino di Trivero di cui oggi resta solo il toponimo.
Castagnea deve il suo nome poi ai vasti boschi di castagno che nella nostra provincia era la fonte primaria di cibo e legna, come importanti erano le noci per la produzione dell’olio, usato a scopo alimentare o per accendere le lampade, poiché qui non era possibile produrre e coltivare l’ulivo. L’olio di noci è protagonista anche del nostro pranzo presso l’Oro di Berta, un agriturismo realizzato in una splendida casa lanificio del borgo, che offre prodotti locali ai propri ospiti come le tante varietà di mele autoctone.
La visita prosegue a Trivero
Dopo il pranzo il nostro gruppo si sposta presso il vicino comune di Trivero per la visita della chiesa matrice dedicata ai SS. Quirico e Giulitta; appena entrati l’attenzione è catturata dalla pittura in controfacciata che ricorda la cattura dell’eretico Fra Dolcino nel 1307, asserragliatosi sulla montagna sopra a Trivero con il suo esercito di seguaci e sconfitto infine dalle truppe del Vescovo di Vercelli; Dolcino e seguaci avevano percorso le terre dal Vercellese alla Valsesia all’Alto Biellese, razziando i paesi e facendo adepti durante il proprio tragitto, con somma preoccupazione da parte della diocesi e delle autorità locali, fino a giungere a un vero e proprio scontro armato e la cattura dell’eresiarca.
La vicenda ha lasciato tracce nella storia di questi luoghi come ancora oggi si ascolta nelle leggende popolari, o come si può vedere nella Chiesa di San Bernardo sopra Trivero costruita proprio sul monte dell’assedio, come protezione contro l’eresia.
Nella chiesa si trovano ancora due pale notevoli del pittore vercellese Giovenone risalenti al Cinquecento, una Madonna del Rosario scolpita dal biellese Mainoldo nel Settecento e la Via Crucis sempre di un’altra bottega biellese di scultore, i Serpentiere. I confessionali sono del Seicento di mano del valsesiano Molino di Campertogno come quelli ammirati nella parrocchiale di Portula.
All’esterno dell’edificio si possono vedere ancora le fasi di costruzione della chiesa, in origine medievale, ma poi ricostruita e ampliata in più fasi dal Cinquecento a inizio Ottocento. Il campanile, a parte la cella neoclassica, è ancora quello creato nel Trecento.
Dalla chiesa di Trivero e dalla sua storia plurisecolare ci spostiamo presso un luogo nato di recente, ma che racchiude in se una storia intensa del territorio; Casa Zegna, realizzata presso il grande stabilimento industriale fondato da Ermenegildo Zegna negli anni Trenta del Novecento. Dal 2006 infatti la famiglia Zegna ha deciso di creare una realtà museale che racconti la storia del fondatore, della sua attività imprenditoriale e di quella degli eredi che fino a oggi hanno contribuito a portare il marchio Zegna a essere celebre a livello mondiale. La struttura museale è realizzata in una delle case storiche della famiglia, a cui si è aggiunta un’ala contemporanea in cui si tengono le mostre temporanee.
La mostra permanente è suddivisa in quattro stanze che narrano della famiglia e dei tessuti prodotti (dedicate ai temi della Mente, le Mani, lo Stile e la Qualità della lana) e arricchita da un grande archivio documentale sul tessile di Zegna e delle sue attività. Singolari e degni di nota sono i cataloghi e i campionari dei primi anni di produzione, che oggi costituiscono un’importante banca dati e una testimonianza storica notevole.
Da Casa Zegna ci si affaccia direttamente dall’esterno sull’ampia area del lanificio, così come in pochi metri si entra nel cuore dell’Oasi Zegna, la grande aerea naturale patrocinata da Ermenegildo e dai suoi successori, oggi tra i poli di attrazione della provincia di Biella.
Trivero è la mia seconda casa.. Grazie per aver fatto conoscere questo paese ai vostri lettori. 🙂
Ma dai? Fabio non sapevo fossi triverese 🙂 lieto che ti sia piaciuto il nostro pezzo!