Dei motivi che mi hanno convinto a trascorrere un weekend in Svizzera ti ho già parlato ed eccomi qui, arrivato nella regione del Gruyere. Area d’origine del famoso formaggio, ma anche territorio interessante per la sua storia, il Gruyere ha saputo conquistarci per le molte cose che ci sono da vedere.
Arrivati in automobile dall’Italia abbiamo deciso di fare base a Bulle e per soggiornare abbiamo optato per un albergo della catena Ibis situato all’ingresso della città, capoluogo della zona. Facile da raggiungere, con posteggio gratuito, dotato di tutte le comodità essenziali e vicino alla meta del nostro viaggio.
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Alla scoperta del territorio di Gruyere
Arrivati in hotel giusto il tempo di una doccia e un breve ristoro e già si va a visitare il Castello di St. Germain e il suo decantato borgo.
Alle pendici del Castello di St. Germain, tra i più rinomati della Svizzera, scorgiamo un caseificio: è “La Maison du Gruyère“.
Siamo qua, abbiamo parlato di formaggio, vuoi non visitarne la ditta?
Ciò che vedo è tutto molto moderno, curato, e la prima impressione è buona. L’azienda casearia è strutturata per il turista e lo cura su tutti gli aspetti, dispone di ristorante con cucine attive durante tutto l’orario di apertura in modo da poter servire anche i ritardatari.
Il ristorante conta circa 250 posti a sedere, suddivisi su un’area interna e una esterna che da su un piccolo parco giochi, e una zona adatta per piccole pause con tanto di panche e tavoli.
C’è un piccolo market dove si può trovare tutto il merchandising locale più le famose cioccolate svizzere e ovviamente il formaggio Gruyère.
Tour di Gruyere con degustazioni di formaggio e cioccolato da Ginevra
All’interno del caseificio un percorso didattico, l’ingresso costa circa 7,00 €, spiega al turista la storia e le procedure di lavorazione del Gruyère, formaggio certificato AOP.
Da ciò che vedo le prime lavorazioni del latte sono automatizzate, poi bastano pochi addetti per dirigere buona parte della produzione giornaliera.
La AOP garantisce l’autenticità dei prodotti elaborati secondo saperi tradizionali e per potersi fregiare di questa garanzia occorrono: una tradizione, una zona di produzione limitata, un nome, un savoir-faire, una storia e un prodotto. Qui bisogna darne atto, c’è proprio tutto quel che serve!
Questo formaggio, il Gruyère ha una consistenza più o meno morbida e ciò dipende dal tempo stagionatura.
Tour panoramico del Gruyere con degustazione di formaggi
In grandi vasche di rame il latte viene fatto cagliare, messo in forme e pressato per circa 20 ore con una forza che può arrivare fino ai 900 kg! Pensate per ottenere una forma di questo formaggio la cui pezzatura deve essere di 35 kg occorrono addirittura 400 litri di latte vaccino.
Il giorno dopo verranno messe in bagno di salamoia con una concentrazione salina al 22% , per circa 24 ore, dopodiché, verrà portato a stagionare per 3 mesi, prima nelle cantine del caseificio e poi in quelle di affinamento, dove resterà per un periodo che va dai 5 mesi ai 18.
Durante tutto questo tempo seguiranno altre lavorazioni per far si che questo formaggio formi una crosta protettiva e acquisti il suo tipico sapore dolce/salato. Per fare un esempio: se questi è “giovane” avrà una consistenza morbida e un sapore dolce, mentre se sarà più stagionato la consistenza sarà più dura e il suo sapore sarà decisamente più aromatico e salato”.
Il suo gusto mi ricorda vagamente il nostro Grana Padano, la descrizione non rende giustizia, ovviamente.
Il Castello di St. Germain
La visita è terminata e ora decidiamo di dirigerci verso la nostra meta, quindi saliamo al borgo per la visita al Castello di St. Germain.
Un breve sentiero conduce al suo ingresso attraverso un’antica porta e, per chi lo volesse, vi è anche un torpedone (autobus) storico di color giallo canarino che può alleviare le fatiche.
Dal tratto di strada si vedono bene le mura di cinta e i vari torrioni d’avvistamento perché, non lo dimentichiamo, questo era un castello difensivo.
Attraversata la soglia veniamo catapultati in un altro mondo: un ampio cortile con in mezzo una bella fontana è circondato da negozietti di souvenir e da ristoranti tipici dalle cui porte si sprigionano profumi di cibo invitanti, la fame ci assale.
Colori e profumi sono inebrianti, non si sa bene dove guardare e dove dirigersi tanto è il desiderio di vedere tutto. Per un attimo ho persino un giramento di testa, poi mi rendo conto che è dovuto alla calura estiva, appena possibile meglio fare una piccola sosta: ci vuole un caffè.
Una marea di turisti affolla questo borgo medievale, le etnie sono le più disparate: cinesi, giapponesi, arabi, ecc. Qui si possono incontrare persone provenienti da ogni parte del mondo, e questo mi piace parecchio. Io ho un debole per le altre etnie, credo di essere proprio un esterofilo.
Un’altra cosa mi colpisce, in mezzo a questa moltitudine di visitatori, è che molte donne indossano il velo, molte il hijab e qualcuna anche il burqa. Osservarle, coperte di tutto punto, con il caldo estivo, ha creato in me motivo di disagio.
Tour di gruppo del Gruyere con visita e degustazione di formaggi e cioccolato
Visita al Museo di HR Giger
Da questa splendida piazza allegra e colorata proseguiamo il percorso verso il Museo di HR Giger del quale, purtroppo, non ho immagini interne per via dei diritti d’autore che ne vietano la riproduzione se non autorizzata. In compenso posso mostrarvi alcuni scatti effettuati all’interno dell’adiacente bar museo, tutto in stile “Alien” dove, ovviamente, abbiamo fatto sosta per il caffè.
Niente da fare comunque, per un italiano, il caffè all’estero è sempre motivo di sofferenza. Una sostanza, simile a brodaglia, dal costo esorbitante 4.50 €, provata anche in altri locali, ci viene servita accompagnata con un delizioso biscottino speziato.
Le ragazze che lo gestiscono sono molto gentili e non si fanno problemi a lasciarci scattare qualche fotografia. Ogni angolo di questo locale rimanda all’immaginario mondo scaturito dalle fantasie di HR Giger e proprio per questo ne porta lo stesso nome. I soffitti ricordano una enorme gabbia toracica formata da costole sostenute da colonne vertebrali dalle dimensioni immense e queste si irradiano per tutta l’ampiezza del locale.
Le poltrone anch’esse rimandano alle prime immagini del film Alien, in cui i terrestri, esplorando l’interno di una base spaziale sperduta, si imbattono in quello che par esser la salma di un pilota alieno mentre è seduto ad una console di comando.
Osservando bene noto che, oltre il mobilio e le pareti, persino i pavimenti rimandano alle opere dell’artista, disegni ad incisioni raffigurano i lavori di Giger presenti al museo.
Poi per aggiungere un tocco di colore al locale, è presente una musica dalle note inquietanti, fa da sottofondo al vociar degli avventori e pare voler sottolineare questo mondo onirico, probabilmente è parte di qualche colonna sonora. Un luogo davvero singolare e decisamente bello.
Per quanto riguarda il museo, posso dire che è assolutamente da vedere. Pensate che è ancora più curioso e particolare della caffetteria. L’ingresso è consentito ai bambini anche se, a mio parere, consiglio di evitar loro la visita.
Per chi non conosce le opere di HR Giger oltre alle ambientazioni futuribili molte ricordano corpi confusi, in parte esseri umani, uomini donne e bambini, in parti macchine. Talune aggrovigliate in forme che rimandano ad amplessi sessuali nonché a forme di perversione come il sadismo o la pedofilia.
Insomma non adatto a chi facilmente impressionabile o che possa detestare a priori certe immagini.
Al termine del giro turistico usciamo da questo mondo al limite dell’incubo per tuffarci in una bellissima e calda giornata di sole svizzero. Sotto il sole spira un leggero venticello primaverile che “lava” via la sensazione di oppressione derivata dalle immagini viste.
Visita al Castello di St.Germain
L’ingresso è gestito molto bene, le maestranze parlano diverse lingue, compresa l’italiano, e ci informano che è quasi tutto visitabile e al suo interno si trovano delle esposizioni artistiche.
Tra le cose chi mi colpiscono immediatamente entrando c’è un vecchio glicine che arrampica lungo un palo, sale e ricopre la balconata che gira lungo il perimetro interno del maniero: bellissimo.
L’interno del castello ha preservato parte del mobilio e degli arredamenti dell’epoca. In un salottino, in bella vista, osserviamo un’antica sedia a rotelle, la mia mente vola, di rimando penso subito ad un romanzo per ragazzi che lessi nella mia infanzia, scritto nel 1880 dall’autrice svizzera Johanna Spyri in cui una piccola orfana, dai monti in cui viveva con l’anziano nonno, veniva condotta a Francoforte a far da dama di compagnia a una ragazzina di 12 anni bloccata su sedia a rotelle.
Si chiamava Clara e la piccola amica montanara Heidi, vi ricordano nulla questi nomi?
Noto le vetrate alle finestre, hanno un’intelaiatura fatta in ferro battuto composta di numerosi cerchi al cui interno un vetro smerigliato fa da tondino, le finestre al centro hanno poi un inserto in vetro colorato con ritratti o simboli araldici e raccontano la storia dei signori del castello.
Tra le molteplici stanze mi colpisce molto quella che potrebbe essere la sala da pranzo, ammetto che su una targhetta c’era la descrizione ma non avevo molta voglia di leggere, mi bastava ammirare, qui una tappezzeria ricopre interamente la stanza e la sua bellezza e conservazione mi lascia meravigliato.
Un tavolo intarsiato con le sue magnifiche sedie ne fanno da padroni e immancabilmente lo sguardo volge ora all’opera in legno intagliato posta sulla grande tavola dove sono rappresentate le ossa di un cervo.
Il percorso della visita conduce poi a un curatissimo giardino all’italiana con siepi e basse bordure colorate a disegni geometrici.
Si è fatto tardi, la cena ci attende. Così, tra una parola e l’altra su cosa ci è piaciuto e cosa no, usciamo dal castello. Mentre torniamo sui nostri passi non perdiamo l’occasione per acquistare qualche ricordino nelle varie botteghe artigianali del villaggio.
Decidiamo di cenare con una pizza nel vicina cittadina di Bulle, nonché capoluogo. La cittadina è davvero graziosa, ha una grande biblioteca e un museo storico, un castello (ora sede del comune) in cui, nel cortile interno, scopriamo una mostra di stampe in bianco e nero rappresentanti lo stile di vita delle persone nella svizzera dei primi del ‘900, molto interessante.
Rientrati in albergo, stanchi ma felici, raccontiamo a un dipendente della nostra visita, lui gentilmente ci informa che non si può tornare a casa senza prima aver fatto una visita al museo della cioccolata di Monsieur Cailler (Nestlè) a Broch.
Non ci vuole molto a convincerci, del resto cioccolata e Svizzera vanno a braccetto.
Il Museo della Cioccolata di Monsieur Cailler
La mattina seguente arriviamo al museo e qui una mole di turisti è diretta verso la stessa nostra meta.
Chi è Cailler? Forse non molti lo sanno, ma fu l’inventore delle tavolette di cioccolata.
Cailler, pasticcere svizzero, ebbe notizie della fabbrica italiana di Pier Paul Caffarel (ora proprietà del marchio Lind & Sprüngli) e si recò a Torino a visitarla. L’azienda innovativa nel settore per l’uso di macchinari all’avanguardia riusciva a produrre 320 kg di cioccolato al giorno, per l’epoca si trattava di grossi numeri.
Carpiti i segreti di questa produzione ritornò in patria e aprì la prima fabbrica elvetica di cioccolato che fu subito un grande successo tra i suoi connazionali.
Oggi forse non lo ricordiamo, ma dopo Cailler furono molti i cioccolatieri svizzeri a divenire importanti. Nella prima metà dell’Ottocento in Svizzera, molti famosi pasticceri, fecero la storia della cioccolata così come la conosciamo ai giorni nostri:
- Francois-Louis Cailler inventò la “tavoletta” 1819;
- Philippe Suchard produsse un cioccolato dolce la cui ricetta si perse, tutt’ora l’azienda Suchard produce un cioccolato al latte conosciuto da tutti con il marchio Milka (unione di Milch (latte) e Kakao (cacao);
- Jean Tobler creo il Toblerone, la famosa barretta a forma piramidale di cioccolato, mandorle e miele. L’ispirazione venne dal torrone e, a distanza di un secolo, il prodotto e rimasto invariato nella forma e nel nome;
- Daniel Peter, genero di Cailler, inventò la cioccolata al latte grazie all’aiuto del vicino di casa il farmacista Henri Nestlè inventore, a sua volta, del latte in polvere;
- Rodolphe Lindt inventore del cioccolato fondente e del metodo di concatura.
La visita ci porta a scoprire la storia del cioccolato nonché i metodi di produzione, lavorazione e inoltre come assaporarlo per goderne appieno di tutte le sue sfumature di sapori.
Un percorso storico conduce in seguito a una linea produttiva della azienda dove si vede in diretta la lavorazione di una piccola barretta di cioccolato al latte con nocciole tritate e che sarà il primo assaggio a cui andremo incontro.
Nel museo per chi fosse interessato ai segreti del cioccolato vi è, tramite iscrizione, la possibilità di partecipare a un corso di pasticceria per imparare le tecniche di lavorazione del cioccolato.
Lo spazio vendita, e anche sala d’attesa prima di poter iniziare la visita al museo, hanno di tutto e di più. Pralineria, tavolette di cioccolato, cioccolatini, una vera delizia, a un certo punto ho pensato di esser all’interno del famoso film: “Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato“. Al bar poi, come se non bastasse tutto ciò, si possono degustare altri prodotti mentre si attende.
Se la visiterete, ricordate di portarvi una bella borsa grande, magari frigo, perché credetemi è letteralmente impossibile uscirne senza aver fatto un piccolo acquisto.
Cailler è rinomata al mondo per i suoi prodotti di ottima qualità e destinati a un pubblico gourmet.
Una piccola curiosità: gli svizzeri amano maggiormente il cioccolato al latte. Circa il 70/80 % della produzione è dedicata alla cioccolata dolce, noi italiani invece amiamo di più la fondente, l’avreste mai detto?
Tour con Golden Express (treno) con degustazioni di formaggio e cioccolato
La Svizzera dei treni tra Gruyere e Montbovon
Davide, compagno di viaggio e amico, mi fa “notare un piccolo” dettaglio, la Svizzera è dotata di una cospicua rete ferroviaria, e vi sono treni turistici rinomati in tutto il mondo, meriterebbe provare anche quest’esperienza.
Entrambi curiosi decidiamo di comune accordo, prima di rientrare in Italia, di saggiare un breve tragitto in treno tra le stazioni di Gruyere e Montbovon con un biglietto di andata e ritorno.
Bellissima esperienza!
Il treno è il recente Stadler, mi pare del 2015, a 3 casse con un piano parzialmente ribassato, veramente comodo e silenzioso nel suo cammino e la linea è la Broch, Bulle, Montbovon inaugurata nei primi del 1900 a trazione elettrica gestita, ora, dalla Transport public Friburgoise.
Mentre percorre il suo tragitto attraverso la campagna svizzera ci consente di osservare questo mondo in pace e tranquillità e la stanchezza accumulata nel nostro tour de force lentamente scivola via.
Dagli ampi finestrini panoramici vedo, uno dopo l’altro, sfilare via via i paesini che intercorrono tra la stazione di partenza e quella d’arrivo. In mezzo ai verdi prati, qui e là, graziose casette e fattorie fanno capolino rallegrando il panorama.
Essendo una linea locale, il treno ferma in ogni stazione di paese, sono tutte molto belle anche quelle più piccoline, e in una di queste scorgo una suora salutare un’amica in procinto di salire sul nostro treno, sorride e continua salutare e la sua gioia nel farlo mi rallegra.
Arrivati a Montbovon, in attesa del ritorno, ne approfittiamo un attimo per scendere dal treno con lo scopo di scattare qualche foto.
La stazione di Montbovon è connessa con la ferrovia MOB (Motreux Oberland Bernoise) con la quale si effettuano, in comunione, il Train du Chocolat con percorso: Motreux, Montbovon, Gruyères, Broch e il treno storico con vetture di inizio secolo La Gruyères.
Nel tempo in cui Davide mi racconta la storia di queste linee ferroviarie e dei treni che le percorrono vedo manifestarsi a noi uno dei treni turistici tanto decantati; effettivamente si fa notare con la sua motrice tutta dorata: è il Train du Chocolat. Mentre si avvicina lentamente ho la possibilità di fotografarlo e riesco a vedere bene anche il viso del conducente.
Si risale, la gita è quasi terminata ed è ora di ritornare sui nostri passi, l’Italia ci attende.
Questa breve vacanza si è rivelata molto più coinvolgente di quanto potevo immaginare. In poco tempo ho potuto ammirare paesaggi da fiaba, fare esperienze storico gastronomiche e scoprire anche i dietro le quinte di uno dei film che più hanno segnato la fantascienza di genere horror: Alien.
È e resterà un’esperienza unica e indimenticabile, cosa mi resta se non dirvi di provare a farla? Merita veramente: la Svizzera!
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