Come sicuramente i social addicted sapranno, a cavallo tra aprile e maggio ci sono state in Italia (e ormai non solo) le Invasioni Digitali, un evento digitale di proporzioni più che nazionali che ormai ogni anno scuote i nostri profili e ci inonda di bellezze nascoste, poco conosciute e cariche di quella cultura che contraddistingue il nostro paese.
Cercando di contribuire a questo grande progetto e far conoscere il nostro territorio, l’1, il 2 e il 3 maggio, abbiamo portato le Invasioni Digitali a Biella, sicuri che avrebbero riscosso successo, anche perché il Biellese di bellezze da riscoprire è veramente pieno.
Per chi non lo sapesse le invasioni digitali si svolgono in un modo molto semplice, basta individuare una struttura o un luogo da ‘invadere’, ci si accerta che questo luogo sia collaborativo e permetta agli invasori un accesso gratuito, magari si trova una guida che possa illuminare maggiormente su ciò che si andrà a vedere e una volta che si decide la data si comincia ad arruolare.
Gli invasori vengono attentamente selezionati, i requisiti sono ferrei, tanto che potreste essere tutti provetti invasori, l’unica cosa richiesta è l’amore per la cultura e la voglia di diffonderla in rete attraverso le foto, i video o dei messaggi che diano indicazioni a coloro che seguiranno l’evento da casa.
In definitiva: invadere è bello, raccontare ancora di più… quindi non ti resta che aggregarti la prossima volta!

Invasioni Digitali a Biella: Palazzo La Marmora
Il tour de force di tre giorni nel Biellese è cominciato l’1 maggio, giorno in cui è stato inaugurato anche un ciclo di visite promosse dal Touring Club Italiano di Biella, nel territorio biellese, legate alla storia di Sebastiano Ferrero, celebre personaggio storico al quale il Biellese deve, ancora oggi, sommo riguardo grazie alle opere che svolse sul territorio. Tutti i luoghi delle invasioni digitali a Biella nel 2015 sono legati a questo personaggio.
La visita di Palazzo La Marmora è piuttosto breve, ma permette di conoscere meglio la dimora in cui visse la famiglia Ferrero. Posto ai margini del borgo del Piazzo, la parte alta della città di Biella, Palazzo La Marmora gode di un panorama sensazionale sulla città circostante, una dimora sontuosa che da qui poteva quindi controllare parte dei possedimenti.
Le sale di Palazzo La Marmora colpiscono per la bellezza degli affreschi, che sopratutto nei soffitti si vedono nel massimo splendore, tra motivi floreali, paesaggistici e naturalistici. Molto particolare la sala del trono il cui soffitto era studiato per ben esprimere la potenza della nobile famiglia, al centro dell’affresco risalta la città di Biella, con sulla collina Palazzo La Marmora e la sua alta torre, mentre a decorare il perimetro della stanza vi sono i possedimenti amministrati dalla famiglia Ferrero, ovvero gran parte dei paesi esistenti in quell’epoca nelle attuali province di Biella, Vercelli e Torino.

Un’altra sala che mi ha molto colpito è quella detta Sala dei Proverbi, gli affreschi qui sono citazioni di proverbi locali riguardanti delle figure animali, che vengono raffigurate negli affreschi degli spazi adiacenti. Un dipinto curioso che conserva quindi anche una parte della cultura popolare del territorio.
La visita prosegue nel giardino del palazzo, una splendida balconata, con tanto di giardino d’inverno, che si affaccia su Biella. Da qui ammiriamo l’alta torre, oggi fasciata per sicurezza in modo che possa essere stabile e non crollare. Mentre scendendo le scalinate si raggiunge una zona del parco abitualmente preclusa ai visitatori, qui si trovava il ninfeo di Sebastiano Ferrero, un tempo dedicato a svago e meditazione e abbellito con rocce e conchiglie che facevano da cornice a suggestivi giochi d’acqua.
Ci spostiamo poi a Biella Piano, nel quartiere del Vernato che si trova proprio sotto al colle in corrispondenza di Palazzo La Marmora, qui un tempo si trovava una grande cascina, proprietà della famiglia, che decise di donarla alla chiesa affinché vi realizzasse un monastero. Così nacque la Basilica di San Sebastiano, una chiesa ancora oggi molto piacevole da visitare per la bellezza dei suoi decori, alcuni dei quali sono delle vere chicche, ma ancor più per il suggestivo chiostro adiacente, oggi sede del Museo del Territorio Biellese.
Proprio il museo è stata la nostra ultima tappa di visita, situato al primo piano del Chiostro di San Sebastiano esso racchiude reperti archeologici, storici e artistici ritrovati nel Biellese. Relativamente alla figura di Sebastiano Ferrero sono importanti alcuni dipinti e tavole con raffigurazioni sacre da lui realizzate.
Invasioni Digitali a Biella: il Ricetto di Candelo
La seconda giornata è stata forse la più impegnativa, le invasioni in programma erano ben due, ma esistono luoghi dei quali è impossibile stancarsi, uno di essi è il Ricetto di Candelo.
Questo borgo medievale ben conservato è oggi il più integro esempio dei circa 200 ricetti un tempo esistenti in tutto il Piemonte, una struttura nata a scopo difensivo ma non abitativo, tranne che per i periodi in cui la cittadina era minacciata da attacchi nemici. Al suo interno, affacciate lungo cinque rue (le vie del borgo), si trovano circa 200 cellule abitative, molte delle quali ancora oggi sono di proprietà degli eredi dei proprietari originali. In essi divenivano stipati i viveri, come grandi dispense protette dalla cinta muraria, al piano terra il vino (un tempo di grandissimo valore), mentre al piano superiore si trovavano granaglie e prodotti asciutti. Ogni cellula diveniva all’occorrenza un’abitazione temporanea provvista di tutte le scorte per sopravvivere.

Questa è quindi la casa di Candelo, il cuore da cui ha avuto origine la città che oggi conosciamo, un luogo da sempre, o quasi, di proprietà del popolo.
Proprio qui compare la figura di Sebastiano Ferrero che, acquisendo potere sul territorio di Candelo pretese la possibilità di avere una dimora interna al ricetto e degna del suo rango nobiliare. Sulle basi di alcune cellule venne quindi innalzata quella che oggi è conosciuta come Torre del Principe (purtroppo chiusa per restauri durante la nostra visita), dimora di Sebastiano per un breve periodo, visti i continui conflitti con i candelesi che pretendevano il diritto di disporre delle loro proprietà interne al ricetto, questo perché Sebastiano, una volta insediatosi, cominciò a comportarsi come se tutto il ricetto fosse di sua proprietà, suscitando l’ira dei paesani.
La storia della Torre del Principe è molto particolare e speriamo presto che possa essere resa visitabile al pubblico per poterne ammirare anche internamente la struttura.
Invasioni Digitali a Biella: il Castello di Benna
Finita la visita al Ricetto di Candelo, che non manca mai di stupire e regalare sugestive emozioni, ci spostiamo subito in un altro comune del biellese, Benna, che si trova a pochi chilometri di distanza da Candelo, con la quale confina.
Il piccolo comune di Benna non gode della fama del vicino, ma in paese è possibile trovare alcune chicche quasi uniche non solo nel biellese. Oggetto della nostra invasione digitale è sopratutto ciò che resta del Castello di Benna, annoverato tra i possedimenti della famiglia Ferrero, che oggi purtroppo si trova suddiviso in due proprietà separate.
La parte più interessante esteriormente è di certo quella privata, che abbiamo potuto osservare dal cortile della proprietà. Da qui si capisce perfettamente lo splendido aspetto che doveva avere il cortile circondato da un lungo colonnato, mentre sul piano superiore un lungo terrazzo corre dietro a una fila di archi dall’aspetto elegante.

Purtroppo l’edificio è stato più volte rimaneggiato nel corso dei secoli, basta osservarne i muri, nei quali si alternano materiali da costruzione differenti incastrati tra loro nel tentativo di chiudere porte o finestre non più utili che andavano invece sostituite con nuove aperture. Il profilo esterno del castello ancora oggi rende bene l’idea dell’aspetto originario della struttura, lungo il lato, in corrispondenza dell’angolo del muro, si trova la struttura circolare di quella che doveva essere una torretta e che resta oggi uno degli elementi più caratteristici.
Facendo il giro dall’altro lato, il cui aspetto è stato esteriormente modificato e modernizzato (quest’ala era in passato una residenza, oggi è di proprietà comunale), è possibile accedere ad alcune sale interne. Le più significative sono quelle al piano superiore, nelle quali si apprezzano ancora alcuni affreschi e sopratutto i soffitti a cassettoni nei quali le decorazioni sono ancora parzialmente intatte.
Tornati verso il centro del paese ci soffermiamo poi per una visita alla parrocchiale di San Pietro, la chiesa del paese che conserva alcuni importanti affreschi. Il più significativo, nella cappella alla sinistra dell’altare, è quello rappresentante la trinità triandrica e cristomorfa, una rappresentazione sacra bandita dal Concilio di Trento e sopravvissuta fino ad oggi alla censura che la Chiesa attuò su questo tipo di simbologie religiose. Una raffigurazione simile (nel biellese ve ne sono due delle tre presenti in Piemonte) si trova nel Monastero Cluniacense di Castelletto Cervo.
L’ultima tappa della nostra invasione bennese è infine la Chiesa di San Giovanni Evangelista, situata leggermente fuori paese. La storia di questa chiesa è molto particolare poiché essa fu un importante priorato cluniacense nonostante le sue piccole dimensioni.
Qui a Benna infatti non vissero mai molti monaci, si parla di tre frati, che gestivano i terreni di proprietà del monastero bonificandoli e coltivandoli affinché fossero produttivi. Sebbene pacifici i monaci dovevano far spesso i conti con i bennesi la cui fama li descrive come individui rissosi. Alcuni di essi si appropriavano delle terre del monastero senza autorizzazione e questo causava costantemente liti e conflitti tra i monaci e i residenti, fenomeno che cessò quando il priorato venne chiuso e la chiesa e i terreni tornarono ad essere di proprietà dei bennesi.
Invasioni Digitali a Biella: Palazzo dei Principi di Masserano
La terza giornata di invasioni digitali ci conduce infine all’estremità orientale del biellese, a Masserano, un paese conosciuto oggi sopratutto per il centro storico, un intrico di viuzze e porticati che ancora ricorda l’aspetto medievale del paese di Masserano.
Terra di vino e divertimento, Masserano non è mai stato un paese conosciuto per le sue opere d’arte, almeno per quanto ne sapevo io, ma dopo questa visita ho dovuto ricredermi.
Il Palazzo dei Principi esternamente sembra un insignificante edificio bianco di centro paese, quelli come se ne vedono tanti in molti paesi di periferia, riqualificati e utilizzati come uffici pubblici. Ebbene in effetti anche qui a Masserano la sede comunale si trova in questo palazzo, ma la bellezza di ciò che si trova all’interno mi ha fatto pensare che troppo spesso diamo per scontate le apparenze.
L’ingresso al palazzo avviene tramite un grande scalone nobiliare, un passaggio lungo il quale vengono commemorati con delle targhe scultoree di marmo i personaggi più importanti per la storia di Masserano. Arrivati al pianerottolo del primo piano si accede poi alla prima sala, la Sala di San Teonesto, nella quale restiamo subito con il naso all’insù a contemplare il soffitto a cassettoni.
I soffitti e i decori alle pareti saranno una costante di tutte le sale di questo palazzo, una più bella dell’altra, conservati in maniera eccellente e ancora ben rappresentanti il fasto e la ricchezza in cui la famiglia Ferrero (di cui Masserano era un possedimento) viveva.
In questa sala troviamo subito due chicche, la prima è il dorato altare di San Teonesto, un tempo esso era l’altare dell’omonima chiesa, ma oggi è stato sostituito e si conserva il capolavoro del vecchio altare qui al Palazzo dei Principi. La seconda chicca è una grande cartina raffigurante i territorio degli Stati Sardi, lo stato di cui un tempo faceva parte questo territorio.

Proseguendo la visita superiamo alcune sale fino ad arrivare ad un salottino dal quale si accede a due piccole salette, entrambe sono decorate egregiamente, sopratutto quella chiamata la Sala di Minerva, in esse a risaltare sono gli stucchi in foglia d’oro che abbelliscono il soffitto, un particolare di grande pregio.
La sala successiva è la Sala del Trono, qui si trova la sala consiliare del municipio di Masserano e oltre agli arredi di grande pregio sono notevoli i decori del soffitto ove sono raffigurati gli dei dell’Olimpo.
L’ultima grande chicca, che scopriamo prima di raggiungere quello che oggi è l’ufficio del sindaco, è quella che chiaramente è la porzione di una lunga galleria. Una stanza simile esiste in pochi altri edifici nobiliari e domandando scopriamo che la galleria in origine era lunga 41 metri con al fondo una cappella, è incompiuta in quanto mancano gli affreschi sul soffitto, ma gli stucchi sono molto ben realizzati ed è terribile vedere che un muro in cemento tronca di netto la galleria a pochi metri da noi. Ebbene si, la galleria è stata divisa in diverse stanze adibite ad utilizzo del comune, ma per far questo non ci si è curati di preservare gli stucchi, i pavimenti o la struttura originaria.
Dopo una breve visita all’ufficio del sindaco facciamo retro front e torniamo verso l’ingresso, la visita è finita e il non posso fare a meno che voltarmi per osservare ancora una volta la galleria tronca. Si spera che in futuro i lavori di restauro possano ripristinare questa stanza che in Piemonte ha eguali solo alla Reggia di Venaria in provincia di Torino.
Rientriamo anche stasera a casa carichi di nuove scoperte, felici di aver portato a termine quattro stupende invasioni digitali e poter dire per quattro volte: INVASIONE COMPIUTA!!!
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