Il Piemonte, molti lo ignorano, è una regione ricchissima di cose da scoprire. Conosciuto principalmente per la bella Torino e per i colli del Monferrato, ormai ricercato patrimonio UNESCO, non manca di elementi di eccellenza sufficienti a pianificare ben più di un percorso. In questo post/resoconto vi racconto il nostro itinerario in Piemonte, tour che ha toccato varie province e che ci ha portati a scoprire le bellezze, i prodotti e i sapori che si sono alternati tra cachemire, castelli e tartufo.
Ma andiamo con ordine, io in Piemonte ci vivo, ma non per questo disdegno le gite fuori porta. Quelle che ti fanno conoscere meglio delle cose interessanti a poca distanza da te. Una gita come quella organizzata da Biella Turismo, Tu Langhe Roero, ALEXALA e l’associazione Castelli Aperti: un progetto che puoi trovare sui social cercando #eccellenzainpiemonte e che ha portato me e altre 4 blogger ad approfondire la nostra conoscenza di questa regione.
Itinerario in Piemonte: castelli e tartufi del Monferrato
Partendo da Alessandria il nostro tour è cominciato esplorando nuovi luoghi di un territorio a me molto caro, il Monferrato.
Castello di Tagliolo
La nostra prima tappa è stata Tagliolo Monferrato, che si trova non distante da Ovada, e dove ci aspettava uno stupendo castello. Di quelli che ricordano le storie di cavalieri intendo, con tanto di torri merlate, alte mura e un portale un tempo provvisto di ponte levatoio.
Il Castello di Tagliolo è stato per lungo tempo il quartier generale di un marchesato e, ancora oggi, è abitato dai discendenti dell’antica famiglia nobiliare. È proprio il Marchese Pinelli Gentile ad accoglierci al nostro arrivo, dandoci il benvenuto nella suggestiva corte e annunciandoci che questa residenza è ancora abbracciata da un borgo medievale perfettamente conservato, in cui, dopo il restauro, sono state ricavate delle case vacanza molto richieste che lo stesso marchese ama definire un Wine Resort.
E proprio il vino ha sigillato l’amore per questo luogo. Il castello è infatti anche la sede dell’omonima azienda agricola che, sia per vocazione che per territorialità, produce ottimi vini, ovviamente prodotti con uve locali.
Abbiamo avuto modo di assaggiare alcune delle etichette del Castello di Tagliolo durante il pranzo, tutto a base di sapori locali scelti per meglio esaltare i vini proposti. Grande rivelazione è stato “l’In… chino“, un gustoso dolcetto chinato, perfetto come vino da meditazione o per accompagnare il panettone (di cui si produce anche una versione che ne è aromatizzata).
Il Castello di Tagliolo non è un ristorante, ma può essere affittato come location per eventi e cerimonie. Prima di congedarci il marchese ci accompagna in visita ad alcune sale dell’edificio davvero notevoli e infine al borgo medievale, ricco di scorci e ambientazioni molto suggestive.
Caccia al tartufo
Sempre in Monferrato ci spostiamo a Lerma, non distante da Tagliolo, dove visitiamo una zona boscosa dove ha sede Cascina Burroni, una casa vacanza con tanto di fattoria immersa nel verde in una zona dove scorre un ruscello.
Proprio la presenza dell’acqua, la varietà di piante che costituiscono il bosco e la posizione poco esposta al sole rendono quest’area un punto ottimale per la crescita dei tartufi. È qui che ho vissuto la mia prima truffle experience, assieme ad una simpatica cagnetta di nome Yuma che correva all’impazzata sondando il terreno. Durante la ricerca occorre tenerla continuamente d’occhio perché non appena comincia a scavare la sua golosità di tartufi la porterebbe a fare man bassa del prezioso frutto della terra.
Viviamo in diretta questa esperienza, Yuma trova un tartufo bianco non molto grande ma che emana un profumo molto forte. Comprendiamo la sua smania, che viene placata con un premietto aromatizzato al tartufo, ovviamente.
Castello di Morsasco
Il sole volge al tramonto e noi dobbiamo affrettarci, la nostra prossima tappa è il Castello di Morsasco, che purtroppo non riusciamo ad apprezzare esternamente a causa del buio. Il nostro arrivo è comunque suggestivo, risalendo un vicolo illuminato dalla luce calda dei lampioni ed entrando, nonostante l’ora tarda, per vederne gli interni.
Il Castello di Morsasco è oggi una proprietà privata, ma è possibile richiedere la possibilità di organizzare cerimonie ed eventi al suo interno. Certo è che l’intera struttura è quasi completamente una vasta area espositiva, dove trovano spazio i molti souvenir provenienti da tutto il mondo e portati dai proprietari al ritorno dei loro molti viaggi.
Questi si accostano bene con gli affreschi e la struttura originaria del castello. Sale decorate che mozzano il fiato e nelle quali è in corso una mostra temporanea d’arte moderna, grandi quadri astratti di un artista dei nostri giorni.
La parte a mio avviso più interessante è stata la visita delle cantine, antiche e colme di storia, oltre che di botti. Mentre nel piano subito sopra di esse si trova una grande collezione di oggetti antichi, vari e suddivisi per pertinenza. Attrezzi per cucinare o per preparare i cibi, stampi per la pasta, caffettiere che mai avrei riconosciuto come tali, oppure oggetti da viaggio o bizzarri, come una variegata famiglia di burattini appesa in un angolo ad osservare i passanti.
Morsasco ci saluta con un bicchiere di brachetto sorseggiato nella sala da tè di corte, in compagnia degli attuali proprietari.
La notte a Bubbio
Ormai è notte quando arriviamo a Bubbio, la nebbia è fitta e la stagione dalle corte giornate non ci permette di apprezzare a fondo la bellezza di questo piccolo paese.
Siamo attesi al castello, il Castello di Bubbio, altra nobile dimora di proprietà privata, una cui ala è stata restaurata e votata all’accoglienza. Camere d’hotel di buona categoria e un ristorante dal menù importante e gustoso, due ragioni per cui vale la pena fare una tappa qui in provincia di Asti, stop intermedio prima di ripartire.
Cachemire e castelli nel Biellese
Attraversando il Monferrato ci muoviamo verso nord, fino a raggiungere quella parte di Piemonte che si trova ai piedi delle Alpi. Territorio molto vario e poco conosciuto, il biellese riesce a incantare con le sue 5 valli, custode di molte cose da riscoprire.
Visita da Piacenza Cachemire
La nostra visita del biellese comincia da Pollone con l’azienda dei Fratelli Piacenza, un’eccellenza biellese dal 1733 che ancora oggi si distingue per l’alta qualità dei suoi filati.
Una visita da Piacenza Cachemire può aiutarti a capire cosa c’è dietro al processo produttivo di un grande prodotto, un processo dove si da grande importanza alla qualità dei materiali grezzi, ma sopratutto dove ci si è adoperati per ottimizzare sempre più i meccanismi (tecnici e artigianali) in modo da poter dare al mercato un prodotto superiore.
La parte più tecnica riguardante i macchinari e le fasi di lavorazione non sempre riesce a coinvolgere tutti, ma di certo nessuno resta impassibile alla prova tattile diretta che permette di capire con mano la differenza di una lana di pecora, da una più pregiata di cachemire, lama, alpaca o vigogna.
Sbalorditivo è anche il fatto che, in un’epoca in cui le macchine sono ormai ovunque per svolgere il lavoro al posto dell’uomo, l’uomo sia invece ancora essenziale (sopratutto nelle fasi di controllo e selezione) per avere un prodotto con caratteristiche ineccepibili.
Non stupisce più, a questo punto, che il tessuto biellese e in particolare i prodotti Piacenza siano diffusi e commercializzati in tutto il mondo. Grandi marchi e case di moda acquistano i filati di Piacenza Cachemire, un nome che sta alla base della moda mondiale.
Prima di andare via un giretto allo spaccio aziendale è d’obbligo, conoscere tutto il processo che si trova dietro a una camicia, un maglioncino o una semplice sciarpa mette una grande voglia di possederne almeno uno.
Ristorante Il Faggio di Pollone
Il gusto biellese, vario in base alle diverse zone della provincia, è spesso celato nei paesi che sorgono nelle Prealpi. Senza allontanarci troppo restiamo a Pollone, dove ci fermiamo per il pranzo al Ristorante Il Faggio.
Realizzato all’interno di un signorile edificio storico e curato dalla società Gatti e Zanone, questo ristorante unisce l’aspetto datato dello stabile con una moderna cura degli interni. La sala da pranzo, inoltre, è ricavata in un salore un tempo adibito a cinema, con pavimentazione da esterno e molte piante, un vero e proprio giardino coperto.
Oggi di questa struttura resta il ricordo e il fascino di poter trascorrere qualche ora tra queste mura degustando i piatti dell’eccellente cucina. Il menù, basato sulla valorizzazione dei sapori locali, propone piatti della tradizione rivisitato dall’estro dello chef che, in questa occasione, ci propone: foglie di fassone con crema di sedano rapa, uovo in camicia impanato su fonduta di Maccagno con topinanbur e carciofi, ravioli ripieni di polenta concia con tartufo nero, coscia d’anatra arrosto alle ciliegie e un assortimento di dolci tra cui la castagna aveva un ruolo fondamentale. Accompagnano il pasto un vino bianco Erbaluce e un Coste del Sesia, entrambe etichette biellesi.
Insomma un luogo ricercato e un’esperienza enogastronomica memorabile, il Ristorante Il Faggio è un luogo da provare.
Biella Piazzo e Palazzo La Marmora
Tappa consigliata a chi decidesse di visitare il Biellese, è di certo il Piazzo, il quartiere antico della città di Biella.
Raggiungibile in auto, il mio consiglio è quello di parcheggiare al parcheggio del Bellone e salire con l’ascensore, oppure di parcheggiare in Piazza Sant’Agostino (a Biella Piano) e salire con la storica Funicolare panoramica.
Il Piazzo di Biella riesce sempre a conquistare i visitatori grazie ai suoi portici, uno dei simboli più noti di questa parte della città, ma oltre alla graziosa Piazza Cisterna il Piazzo è custode di alcuni dei palazzi più belli e importanti, storicamente e artisticamente, della città.
Palazzo La Marmora è uno di essi, antica residenza nobiliare appartenuta all’omonima famiglia, oggi conserva importanti opere rinascimentali e sale e ambientazioni riccamente decorate, curate e interessanti da vedere.
Lasciati coinvolgere dalla storia di una delle dinastie più importanti di Biella, attraverso le stanze finemente affrescate fai un salto nel passato e poi esci nel cortile del palazzo, sensazionale terrazza su Biella, tempo permettendo.
Questo non è l’unico tesoro del Piazzo, ma il tempo stringe e scendiamo lungo la Costa di San Sebastiano fino a raggiungere il Chiostro di San Sebastiano, dove ha sede il Museo del Territorio. Giusto una rapida visita prima di proseguire.
Il Castello di Montecavallo e il Castello di Castellengo
Seguendo il filo del nostro itinerario facciamo tappa in due dei castelli biellesi che più si distinguono per importanza. Gli attuali proprietari sono infatti riusciti a unire il fascino e le proprietà di questi manieri con una sapienza commerciale che sta dando buoni frutti.
Proprio a Montecavallo, che vediamo di notte, non visitabile se non per le cantine, è il luogo in cui conosciamo la realtà di Centovigne, azienda agricola per la produzione di vino che ha sede a Castellengo e trae il nome dal numero elevatissimo di piccoli appezzamenti di vigna che il castello possiede. Sono circa cento.
Spostandoci poi a Castellengo, dove trascorriamo la notte, veniamo fatti accomodare nelle camere del B&B La Carosera, realizzato nell’edificio dove un tempo erano custodite le carrozze e dove oggi si trova la cantina vinicola del castello.
Nonostante la nebbia riusciamo ad apprezzare la struttura molto caratteristica del Castello di Castellengo, dimora in cui è possibile organizzare eventi o visite guidate prendendo accordi con i proprietari. All’interno del castello ci sono anche 4 stanze/appartamenti che vengono affittate ai visitatori, molto ricercate per le decorazioni, in parte ancora originali, e per la vista panoramica che si gode dai piani alti del castello.
Purtroppo è stato un peccato che la mattina seguente il cielo non fosse sereno, il panorama da Castellengo è molto suggestivo.
Tra castelli e tartufo tra Langhe e Roero
Partendo di buonora dal Biellese cominciamo il terzo di giorno in tour, il nostro itinerario in Piemonte ci porta a Govone, in provincia di Cuneo, nella zona geografica del Roero.
Il Castello di Govone
Qui, oltre al notevole castello di cui si ha testimonianza fin dall’anno 1000, visitabile, imponente e interessante (peccato che la visita sia un po’ breve), si trova nel periodo prenatalizio un grande mercatino di Natale.
Proprio nel giorno della nostra visita ha inizio l’edizione 2016 del Magico Paese di Natale, manifestazione festosa e dedicata sopratutto ai bambini che da il benvenuto ai visitatori che conosceranno, oltre a Babbo Natale, anche alcuni altri personaggi di fantasia.
Alla fine del percorso il visitatore può perdersi tra le bancarelle di cibi e regali, occasione per stare in compagnia e per divertirsi con gli amici.
Chi volesse può prendere parte alla visita guidata del Castello Reale di Govone che comincia davanti all’ingresso principale. La facciata di questo castello ha un aspetto regale, maestosa e riccamente abbellita dai bassorilievi di 6 delle 12 fatiche di Ercole, inoltre gli ingressi sono affiancati dai telamoni, forti statue maschili che sembrano essere a guardia e sorreggerne gli architravi.
Questa parte, più moderna, è stata realizzata nel 1600 su progetto di Guarino Guarini e le statue, sia i telamoni che i bassorilievi, sono stati portati dalla Reggia di Venaria. Internamente è possibile vedere alcune sale degne di una visita, sicuramente la primavera può essere un periodo migliore per apprezzarne i giardini.
Il Castello di Magliano Alfieri
La tappa successiva è il vicino Castello di Magliano Alfieri, un’immensa residenza oggi restaurata e sede di diverse realtà ricettive.
La prima che visitiamo, anche perché è ora di pranzo, è il Ristorante dello Chef Stefano Paganini. Luogo consigliato se vi trovate nella zona, ambientato nelle sale restaurate di parte del castello, è un ristorante ricercato che propone un menù fatto di ingredienti semplici, ma molto saporito.
Anche questo pranzo comincia con un uovo in camicia inondato di fonduta e cosparso di aceto balsamico, ad accompagnare alcune ciotole di verdure in pastella tra cui le foglie di salvia riscuotono un successo strepitoso. Risotto di zucca a seguire e infine un po’ di gelato per concludere il pranzo.
Proprio accanto al ristorante si accede all’area museale del castello, questo museo del territorio è molto interessante, in esso sono raccolte le testimonianze di un’architettura passata che ormai non è più in auge in questa zona: parlo dei gessi da soffitto, calchi in gesso decorati che venivano applicati ai soffitti delle case popolari.
La funzione del gesso in passato era molteplice, oltre a quella estetica il gesso aveva una funzione isolante e inoltre poteva essere imbiancato facilmente ogni anno senza timore di rovinare un’opera in pietra più pregiata.
I ritrovamenti qui esposti hanno consentito ai ricercatori di ricostruire il processo produttivo dei gessi da soffitto, una serie di procedure raccontate nel museo a testimonianza di un patrimonio del passato.
La parte successiva del museo è chiamata ‘Teatro del territorio‘, una zona multimediale dove è possibile interagire con l’esposizione e conoscere un po’ meglio la realtà rurale attorno a Magliano Alfieri.
Torre di Barbaresco nelle Langhe
Alla terza tappa del giorno comincio a pensare che tre giorni siano proprio pochi per visitare questa parte di Piemonte, una regione che offre notevoli spunti.
Attraversato il corso del Tanaro ci troviamo nella zona geografica delle Langhe e non possiamo rinunciare a una tappa alla Torre di Barbaresco.
Questa torre, oggi, non è solo il simbolo del passato di questa località, essa è anche il simbolo dell’omonimo vino locale, un’eccellenza in Piemonte prodotta da uve nebbiolo, così chiamate perché amanti del clima autunnale piemontese.
Una salita alla torre permette di accedere ad un percorso didattico che spiega la storia della torre stessa, il modo in cui il territorio è cambiato nel corso del tempo e infine permette di gustare questo territorio nella Sala Sensoriale dove avviene la degustazione del vino.
Una tappa rapida era necessaria, prima di proseguire verso Alba.
Alba e la fiera del tartufo bianco
Arrivati a pomeriggio inoltrato, Alba ci accoglie con il profumo del tartufo che aleggi per le vie del centro. C’è la Fiera del Tartufo Bianco e, oltre al padiglione allestito per gli espositori, molti negozianti locali hanno organizzato delle bancarelle per le vie dove vendono tartufi e alimenti aromatizzati con questo frutto della terra.
Raggiunto il centro ci tuffiamo nel padiglione fieristico, il cuore dove la fragranza di tartufo è decisamente più forte. Qui ci aggiriamo curiosi tra i venditori e, ove possibile, assaggiamo alcuni prodotti in esposizione.
Solo qui è possibile capire il giro d’affari che si trova dietro al tartufo, un fungo che nemmeno a tutti piace annusare o mangiare.
Io personalmente ne vado ghiotto e non disdegno di essere immerso nell’atmosfera della fiera.
Ormai a sera lasciamo Alba diretti verso Montà d’Alba, dove ci fermiamo a cena al Ristorante Marcelin. Ennesima esperienza di gusto, da Marcelin ci stupisce l’innovazione proposta dallo chef che ci serve un uovo in camicia con cioccolato bianco fuso, un sapore totalmente differente da quelli finora assaggiati. Sublime è anche la battuta di carne, magra e saporita, per non parlare dei tagliolini al tartufo bianco, deliziosi.
Sazi e stanchi ci congediamo, l’ultimo tratto di strada per oggi ci porta al Castello di Pralormo, dove trascorreremo la notte.
Castello di Pralormo
Arrivati nella notte veniamo accolti dalla Contessa Consolata Pralormo, erede e proprietaria di una dei castelli più belli del torinese, famosissimo per l’ormai attesa fioritura dei tulipani che ogni anno attira migliaia di visitatori.
La contessa ci accompagna alle nostre camere, Le Case della Giardiniera, dei mini alloggi ricavati restaurando quelle che un tempo erano le case della servitù di corte. Proprio in onore del servizio prestato alla famiglia Pralormo, la contessa ha deciso di dedicare l’arredamento delle 5 camere alle figure principali che contribuirono alla grandezza della corte: la giardiniera, l’erborista, il boscaiolo, l’ortolano e il cocchiere.
Ogni appartamento è arredato a tema, con dettagli e oggetti antichi che la fantasia di Consolata Pralormo ha saputo adattare e includere al comfort della vita casalinga moderna.
La notte trascorre ristoratrice mentre pregustiamo la visita al castello nel giorno successivo. Del Castello di Pralormo ho già parlato in un altro post, ma degna di nota è l’apertura dell’ultimo piano del castello in cui si trova un vero e proprio cantiere ferroviario. Le ferrovie del conte, in modellini dettagliatissimi, sono visitabili partecipando alla visita guidata del castello.
Insomma, tra castelli, tartufo e cachemire il nostro itinerario in Piemonte è stato bello ricco, un viaggio che lascia il ricordo di esperienze uniche, ma che sono solo una parte di ciò che questa regione può offrire.
Finalmente un bellissimo, ampio racconto sul Piemonte, che offre la possibilità di scoprire la profonda essenza di questa splendida regione!
Complimenti Gianluca!
Grazie mille, il Piemonte è una regione che merita di essere scoperta 🙂