Con l’inizio dell’estate sono iniziate anche le giornate di apertura dei siti della Rete Museale Biellese, luoghi carichi d’interesse che raccontano un territorio e la sua storia spesso poco conosciuta. Questo itinerario nel Biellese è relativo alla prima di una serie di escursioni che voglio raccontarti per andare alla scoperta di alcuni dei siti ecomuseali biellesi. Ti porto alla scoperta di 4 musei che si trovano tra la collina della Serra e la Valle Elvo.
Se visiti il Biellese ma provieni da fuori provincia ti potrà essere utile trovare una sistemazione in modo da avere una base che ti consenta di gestire la visita comodamente, magari facendo attenzione a scegliere la tua base in modo strategico. In questo caso una buona base potrebbe essere il comune di Netro, oppure, sulla Serra, il comune di Magnano.
Ah, ricorda che i luoghi d’interesse della Rete Museale Biellese sono aperti tutte le domeniche da giugno fino a ottobre.
Cerca un hotel in provincia di Biella
Itinerario nel Biellese tra Serra e Valle Elvo
Il nostro itinerario nel Biellese occidentale comincia proprio da Netro, comune situato in Valle Elvo e famoso per la sua storia legata alla lavorazione del ferro. Infatti l’area nei pressi del torrente Ingagna, tra Netro e Mongrando, vide nascere le prime fucine, da cui l’arte della lavorazione del ferro si perfezionò, fino a divenire conosciuta a livello internazionale.
Uno dei siti museali della Valle Elvo è proprio l’Ecomuseo del Ferro che si trova nella fucina di Mongrando, ottima tappa per apprendere le tecniche di lavorazione di questo metallo.
Officine Rubino di Netro
A Netro si trova un altro museo legato alla lavorazione del ferro, sono le Officine Rubino, situate negli antichi padiglioni della ditta specializzata nella lavorazione dei metalli e fondata dalla famiglia Rubino.
Al suo interno si trova una vasta esposizione di oggetti, ma trattieni la curiosità perché la visita comincia al piano superiore.
Qui, nella vecchia segheria, si trova l’ufficio dove sono conservate le documentazioni che testimoniano l’importanza della ditta Rubino (l’azienda oggi prosegue la tradizione ma con un nome differente).
Molto interessante è l’esposizione fotografica che si trova nell’ufficio, materiale che racconta gli albori e i successi dei Rubino, quando il successo dell’azienda li rese celebri nel mondo. Ne sono testimonianza anche alcuni francobolli, provenienti da vari paesi, in cui viene celebrato il marchio aziendale accostandolo a operai dai tratti somatici esotici, una strategia di marketing volta a rendere il brand più affidabile.
Percorrendo il camminamento sospeso si scorre attraverso una serie di immagini che ritraggono opere realizzate con i metalli prodotti dalle officine Rubino e situate in vari luoghi nel mondo.
Al fondo del camminamento si trova una sala mansardata in cui sono esposti attrezzi metallici rinvenuti negli antichi magazzini dell’azienda. Si va dalle lame di varia dimensione, fino ad attrezzi più complessi, qui presenti in grande quantità.
Al piano inferiore, invece, si trova una vasta esposizione di macchinari e ambientazioni che descrivono il lavoro nelle officine ai tempi della famiglia Rubino, o anche più antichi. Qui si trova il primo macchinario a motore acquistato dall’azienda e, probabilmente nella sua posizione originaria, un maglio a testa d’asino che è un vero pezzo d’antiquariato.
In un’area di questo piano è stata realizzata anche una zona didattica, con una fucina e un maglio manuale che permettono di praticare delle semplici lavorazioni e comprendere la difficoltà, o l’eventuale affinità personale, della lavorazione del ferro.
Centro di Ricerca e Documentazione dell’Emigrazione di Donato
La nostra seconda tappa è stata una cellula museale facente parte dell’Ecomuseo Valle Elvo e Serra, ma che di fatto non è un vero e proprio museo.
Situato tra la sede del municipio di Donato e la caffetteria, il Centro di Ricerca e Documentazione dell’Emigrazione è stato per noi una vera sorpresa.
A discapito di una sede semplice e di modeste dimensioni, quello che qui ti conquisterà saranno le storie e le immagini che raccontano aneddoti di vita, reale testimonianza di quei biellesi che sono partiti alla ricerca di una nuova vita e hanno voluto tenere un contatto con il comune natio.
Con la guida di Ivano ripercorriamo alcune delle storie custodite in questo piccolo museo. Alcune sono narrate tramite le immagini grazie ad un’esposizione fotografica suddivisa in base alle ricorrenze o agli eventi organizzati, che ogni anno seguono tematiche differenti.
Troviamo quindi documentazioni relative ai bambini, oppure ai lavoratori, sopratutto gli edili o gli scalpellini, o ancora la raccolta dedicata alle donne, che all’estero come a casa erano il fulcro della famiglia, ma che talvolta hanno saputo fare carriera e diventare loro stesse imprenditrici.
Più tempo necessita la consultazione degli scritti. Qui sono custoditi parecchi diari, lettere e testimonianze scritte che raccontano di un tempo ormai passato, ma che spesso ci fa riflettere su molte somiglianze con le dinamiche della vita attuale.
Di certo, se ti interessa la storia, potrai trovare interessanti le pubblicazioni proposte e curate dall’ecomuseo, un modo ulteriore per conoscere il territorio e le sue tradizioni.
Pranzo all’Agriturismo La Bessa
Giunti al termine della mattinata abbiamo sentito la necessità di fare una piccola pausa. I comuni della Serra sono ricchi di ristoranti e agriturismi e la nostra scelta è caduta sull’Agriturismo La Bessa, che si trova in frazione San Sudario, nel comune di Magnano.
Abbiamo deciso di fermarci qui perché questo ristorante fa parte della rete Slow Food Travel Montagne Biellesi, un progetto che mira a far conoscere il territorio e gli itinerari del Biellese attraverso la conoscenza degli alimenti tipici prodotti sul territorio.
Quello che ignoravo è che l’Agriturismo La Bessa fa parte della rete slow food grazie alla produzione delle nocciole (a cui io sono allergico), che vengono utilizzate in cucina e proposte in varie portate. Nonostante io non abbia potuto testare (ho mangiato altro), Lele ha decisamente ben gradito le tagliatelle alle nocciole, come anche la torta di nocciole alla fine del pranzo.
Io mi sono goduto gli antipasti misti, di cui ho molto apprezzato il tomino ubriaco e la lingua in rosso, un abbondante piatto di agnolotti al sugo d’arrosto e un piatto di faraona al forno e brasato al barbera con verdure. Per chiudere un fresco creme caramel è stato la ciliegina sulla torta di un pranzo sicuramente da ripetere.
In definitiva, l’Agriturismo La Bessa ti accoglie in un ambiente semplice e che sa di casa. Il menù è casereccio, gustoso e ben caratterizzato dai prodotti propri del territorio. Consigliato!
Ecomuseo dell’Oro e della Bessa di Vermogno
Proseguiamo il nostro itinerario nel Biellese tornando di nuovo verso valle e ci fermiamo a Vermogno, frazione di Zubiena, dove si trova l’Ecomuseo dell’Oro e della Bessa.
Qui, in frazione Vermogno, si trova uno dei punti d’accesso alla Riserva naturale speciale della Bessa, un territorio conosciuto per il deserto roccioso risultato dei vasti lavori di scavo che i Vittimuli eseguirono, sotto il giogo dei Romani, per cercare ed estrarre l’oro lungo il corso del torrente Elvo.
Il popolo dei Vittimuli aveva infatti scoperto le aurifere presenti in grande quantità nella zona compresa tra le pendici della collina morenica della Serra e il corso del torrente. L’estrazione divenne però intensiva dopo l’arrivo dei Romani che, avidi di ricchezza, assoldarono la popolazione autoctona per trarre quanto più metallo prezioso possibile da questi giacimenti a cielo aperto.
L’incessante e costante lavoro ha causato lo spostamento di un’ingente quantità di terreno, che veniva separato delle rocce più grandi per poter essere lavato e selezionato alla ricerca di pagliuzze. Gli alti ammassi di pietre hanno modificato per sempre la morfologia e l’aspetto di questo territorio e sono visibili ancora oggi percorrendo i semplici itinerari che snodano nella Bessa.
Il piccolo museo si trova, invece, nel cuore di Vermogno, in un antico edificio raggiungibile tramite una strada stretta. È consigliabile parcheggiare fuori dal centro abitato e fare due passi.
Al suo interno, in un’esposizione disposta su tre piani, è possibile apprendere questa storia, ma anche conoscere meglio il processo di formazione delle aurifere ad opera del Ghiacciaio Balteo, oppure le differenti tecniche di estrazione adottate, o ancora gli attrezzi o i metodi da ogni parte del mondo.
La cantina, decisamente suggestiva, ospita anche un’esposizione in cui è possibile confrontare le pagliuzze d’oro provenienti da diverse aree geografiche. Le differenze tra le pagliuzze italiane è minima, altre presentano una forma allungata che si imputa causata da un insetto che filtra il terreno e trattiene la polvere d’oro nel suo organismo, mentre le pagliuzze finlandesi sono di notevoli dimensioni, come le pepite (riprodotte fedelmente).
L’Ecomuseo dell’Oro e della Bessa è gemellato con il Kultamuseo di Tankavaara, il villaggio dell’oro in Finlandia. Inoltre il museo organizza numerosi eventi di avvicinamento a questa disciplina che affascina un sempre crescente numero di curiosi e appassionati. La corsa all’oro nella storia ha mosso interi popoli e oggi la si ricorda con veri e propri raduni, e anche con il Campionato Italiano Cercatori d’Oro.
Ecomuseo Laboratorio dell’Oro e della Pietra di Salussola
Il nostro itinerario nel Biellese termina con la visita di un museo che ci riserva ben oltre ciò che il suo nome rivela. Il Museo Laboratorio dell’Oro e della Pietra si trova nel centro del comune di Salussola, nella parte alta del paese.
Al suo interno l’esposizione è suddivisa in vari settori, tra di essi si trovano le sezioni dedicate alla lavorazione dei metalli preziosi e della pietra, che erano quelle originarie al momento della fondazione del museo. Qui si organizzano laboratori per praticare la lavorazione dei metalli con la collaborazione di docenti orafi professionisti.
Altre aree del museo ospitano l’esposizione di ceramiche artistiche, oppure la sezione dedicata alle bilance e strumenti per pesare.
Quella di gran lunga più interessante è la sezione dedicata all’archeologia. Al piano inferiore si trova un piccolo laboratorio dedicato a chi volesse avvicinarsi a questa disciplina, con tanto di riproduzioni di vasellame e cocci per simulare una casistica verosimile.
Al primo piano però ti aspetta il pezzo forte. Un’intera sezione è dedicata alla storia locale, con tanto di ritrovamenti dei tempi romani o antecedenti, storie e luoghi che chi qui è cresciuto può conoscere sotto un diverso punto di vista.
Gli ecomusei come itinerario nel Biellese
Questi non sono i primi ecomusei che mi capita di visitare nel Biellese e, come ogni volta, anche questa è stata ricca di sorprese e sopratutto di spunti interessanti per andare alla scoperta di altri nuovi itinerari.
Le cellule museali che fanno parte della Rete Museale Biellese sono attualmente 44 dislocate in 32 comuni della provincia. Alcune trattano di artigianato, altre di storia, qualcuna di arte oppure di cultura, o ancora di fede.
Andare alla scoperta di tutte queste realtà può essere un grande itinerario nel Biellese, un percorso che saprà darti ogni volta nuovi spunti per tornare a scoprire la provincia di Biella.
Conosci gli ecomusei del Biellese? Se hai consigli o vuoi proporre qualche spunto interessante puoi farlo lasciando un commento al fondo di questa pagina.
Commenta per primo