Gli eventi degli ultimi giorni hanno toccato le esistenze di tutto il mondo, terribili crudeltà di cui non vorremmo mai sentir parlare. Atrocità che oggi vengono condannate in rete e nel mondo al grido di #jesuisCharlie. Anche noi diciamo “Je suis Charlie“, perché non bisogna aver paura di vivere. Non bisogna aver paura di raccontare.
Il terrorismo scuote le nostre esistenze. In un’era fatta di libertà e nella quale il sogno di tutti dovrebbe essere quello di vivere in pace, c’è chi si nasconde. O meglio, c’è chi usa la scusa della religione per seminare morte, per diffondere il terrore nel nome di un dio che appare sanguinario, una religione più simile a una setta omicida.
Le riflessioni e i ragionamenti su tutta questa faccenda sono molteplici. Capire e superare tutto questo è difficile, anche se credo che il sensazionalismo sia solo il traguardo che questi assassini desideravano. E noi, attraverso l’informazione, volenti o nolenti glielo stiamo dando.
Je suis Charlie! Non solo Parigi, con l’attentato alla redazione di Charlie Hebdo e gli attentati successivi, ma anche la Nigeria, sono testimonianze di come a questa gente non interessi affatto mandare un messaggio che porti un giorno alla pace. A loro interessa soltanto creare scompiglio. Uccidere innocenti per un qualche oscuro motivo… e non mi vengano a dire che lo fanno per convertire tutti alla loro fede, perché solo un pazzo potrebbe sposare una tale mentalità. Solo un dio crudele potrebbe condannare a morte dei bambini e tramutarli in bombe.
Del resto non approvo nemmeno chi condanna l’Islam nella sua totalità. Come molti ci stanno dimostrando, mettendoci la faccia e dicendo #notinmyname. Non tutti i musulmani sono estremisti, come in passato non tutti i cristiani seminavano morte con le Crociate. La condotta criminale di un gruppo di esaltati non deve diventare la condanna collettiva, anche se purtroppo le differenze di mentalità e di tradizione sono un muro difficile da aggirare e diventa più semplice fare di tutta l’erba un fascio.
Mi rendo conto di sembrare confuso e caotico in queste righe. Ma, come ho detto prima, è difficile definire un quadro equo e complessivo di tutta questa situazione. E sopratutto non spetta a me farlo.
Mi preme solo ricordare a tutti, anche a tutti coloro che me l’hanno chiesto in questi giorni, che non dobbiamo avere paura. Non dobbiamo avere paura di viaggiare. Non dobbiamo avere paura di raccontare il mondo, liberamente.
Non dobbiamo avere paura di vivere!
Perché in questo modo daremmo soltanto ragione a loro. #jesuisCharlie
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