Unica data europea di un tour mondiale, la mostra “La ragazza con l’orecchino di perla” è stata ospitata fino al 25 maggio 2014 nell’affascinante cornice storica di Palazzo Fava, nel pieno centro di Bologna.
Anche se la parte del leone la fa l’opera di Vermeer, la mostra meriterebbe di essere visitata anche se questa non ne facesse parte. Ci permette di ammirare alcuni tra i maggiori capolavori del Secolo d’Oro olandese, ovvero quel periodo riguardante all’incirca il XVII secolo e che vanta tra i suoi maggiori esponenti, oltre a Vermeer e Rembrandt, anche Jan Steen e Frans Hals.
L’arte olandese
La particolarità di questa corrente artistica era che, a differenza ad esempio dell’Italia, il mecenatismo non era ecclesiastico. Per questo motivo gli artisti si profusero, oltre che in ritratti rappresentanti i mecenati stessi (generalmente mercanti che vedevano nel ritratto eseguito da un famoso artista una consacrazione del proprio status), in un gran numero di scene tratte dalla vita quotidiana.
Un tipico esempio ne è “La lattaia”, sempre di Vermeer, che rappresenta la sacralità del lavoro e l’importanza dei valori puri e genuini rappresentati dal pane e dal latte. La maggior parte degli olandesi era calvinista ed esaltava il lavoro come unico modo per arrivare alla ricchezza che, al contrario del cattolicesimo, non era demonizzata bensì considerata la base per una società più giusta in quanto libera dal bisogno. Anche senza conoscerne la simbologia non si può non essere affascinati da questo quadro, dalla sua semplicità e dal suo realismo.
L’arte di Frans Hals
Notevoli anche i ritratti di Frans Hals (che devo confessare ignoravo quasi totalmente). Questo autore è considerato l’alter ego di Rembrandt, il quale è famoso per il suo uso delle ombre, mentre Hals si concentra molto sulle luci.
L’attenzione al particolare è tale che i suoi quadri appaiono in alcuni punti quasi tridimensionali. Ad esempio la coppia di coniugi Aletta Hanemans e Jacob Olycan, rappresentati in due quadri separati ma posti accanto in maniera speculare, ha alcuni particolari veramente sorprendenti.
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La ragazza con l’orecchino di perla
Anche “La ragazza con l’orecchino di perla” fa parte della galleria dei ritratti (anche se ha un’intera stanza solo per sé!). Conosciuta anche come la “ragazza con il turbante” e dipinta tra il 1665 e il 1666 da Johannes Vermeer, è considerata la seconda opera più conosciuta al
mondo dopo la Monnalisa. Una parte di questa fama è probabilmente dovuta al film con Scarlett Johanson.
Dopo la morte di Vermeer se ne persero le tracce e il ritratto fu praticamente dimenticato. Fino al 1881, quando venne comprato per una somma irrisoria da un collezionista. Uno sfondo scuro esalta la luminosità del viso della giovane rappresentata per tre quarti mentre guarda sorpresa l’artista, contemporaneamente questo sfondo aumenta il senso di intimità.
L’opera trasmette purezza e modestia, ma anche un certo candido quanto inconsapevole erotismo, sottolineato anche da una bocca socchiusa e luccicante. Il quadro è, inoltre, pieno di misteri. Infatti il copricapo della ragazza ne indica una condizione piuttosto modesta, mentre la perla era prerogativa della borghesia, in quanto il costo proibitivo ne escludeva il possesso alle masse. Si suppone che la grandezza della perla ne indichi essa stessa la falsità (a quel tempo a Venezia si producevano globi di vetro che poi venivano dipinti di bianco).
Come nel caso della Monnalisa, anche qui è ignota l’identità della modella. Anche se molti suppongono che potesse essere una delle 14 figlie dell’artista.
Jan Steen e le sue opere
Ma in questa mostra non ci sono solo ritratti ma anche un gran numero di paesaggi e scene di gruppo.
Sono rimasta in particolare colpita da un’opera di Jan Steen chiamata “Al vecchio che canta il giovane fa eco”. I dipinti di questo autore rappresentano scene caotiche e teatrali, ma perfettamente equilibrate. Il disordine rappresentato nei suoi quadri è tale da aver creato il detto “è una casa Jan Steen” per indicare una casa particolarmente disordinata. Anche qui colpisce l’attenzione per i particolari.
Terminata la mostra vera e propria, al piano di sopra, si trovava un’ulteriore mostra di quadri moderni ispirati alle opere. Alcuni sono graziosi, altri veramente brutti, ma c’è da dire che io non sono una particolare amante dell’arte moderna. Comunque si può visitare in circa un quarto d’ora, quindi vale la pena fare un piano di scale.
In definitiva questa mostra è consigliabile a tutti e non solo agli amanti dell’arte classica. L’ho trovata sorprendente e molto diversa dal solito.
L’esperienza che hai letto è stata scritta da Mara Borra, nostra collaboratrice per il blog. Se sei interessat0 alla mostra puoi trovare maggiori informazioni sul sito www.lineadombra.it
Le immagini di questo post sono state concesse da Linea d’ombra.
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