Suzhou è una fiorente città cinese, tanto bella e ricca di curiosità da esser stata decantata nel Milione anche da Marco Polo, per i suoi 350 ponti di pietra, le sue 12 pagode e i 50 templi, e da lui soprannominata la Venezia d’Oriente, come già ti ho raccontato in un altro post qualche tempo fa. E qui che si trova il Museo della Seta di Suzhou, perché questa è una delle grandi tradizioni di questa città.
Oltre al prestigio che la città trae dai regali giardini, eredità delle antiche e nobili dinastie, il vero motore che ha sempre spinto la crescita di Suzhou si basa sulla lavorazione e la produzione della seta.
Innumerevoli sono infatti le industrie di filatura che da secoli si occupano della trasformazione della materia prima, il bozzolo del baco da seta, in tessuti di raffinata e pregiata bellezza, ottenuta ancora oggi come vuole la tradizione tramandata nel tempo.
Una visita in città deve assolutamente comprendere qualche ora di esplorazione al Museo della Seta di Suzhou, un vasto complesso che racconta come, nel passato, questo tessuto venisse realizzato interamente a mano e come, via via, la lavorazione abbia incluso alcuni passaggi, non tutti, che oggi sono realizzati tramite macchine industriali.

Il Museo della Seta di Suzhou
Il Museo della Seta di Suzhou è un complesso davvero completo, che tratta l’argomento sotto ogni punto di vista (storico, naturale, commerciale) permettendo di vedere di persona le varie fasi di lavorazione grazie alla visita dell’adiacente filanda.
La visita al Museo della Seta di Suzhou può essere condotta da una guida, tuttavia nel 2006 non c’erano guide che parlassero italiano e ci siamo adattati, spesso anche molto divertiti, a parlare un inglese tutto da interpretare. In alternativa sono disponibili delle audioguide, probabilmente anche in italiano, ma sicuramente meno divertenti.

Il percorso comincia dalla base della produzione della seta, ovvero l’allevamento dei bachi. Il baco da seta è una varietà di farfalla, simile a una falena, che depone le proprie uova appiccicandole alle foglie del gelso, pianta di cui i giovani bruchi vanno davvero ghiotti.
Una volta che le uova si schiudono la crescita del piccolo baco avviene in modo piuttosto veloce. Istintivamente il bruco neonato inizia a nutrirsi delle foglie e, nel corso dei 28 giorni successivi, crescerà notevolmente, fino a essere pronto alla fase successiva della propria evoluzione.
Inizia quindi la costruzione di una struttura che diverrà la sua tana, un involucro bianco e candido, il cui completamento lo impegnerà per 10 giorni e che conterrà il suo bozzolo. Al momento della schiusa la farfalla lacera l’involucro per volare libera alla ricerca di un partner con cui dare inizio a un nuovo ciclo vitale.

L’intero ciclo vitale, dalla schiusa dell’uovo fino alla morte del baco, ha una durata massima di circa 45 giorni, un periodo piuttosto breve quindi.
Importante, per la produzione del prezioso filato, è cogliere il baco prima che la farfalla laceri l’involucro, altrimenti ne strapperebbe il filo.
La lavorazione della seta
Raccolti dopo il completamento dell’involucro, ma prima della nascita della farfalla, questi candidi ‘ovetti’ vengono selezionati e suddivisi in due differenti categorie. I bachi singoli sono considerati di tipo più pregiato e possono essere filati facilmente con le roccatrici meccaniche, mentre i bachi doppi (dovuti a due bachi che costruiscono casa assieme) presentano due fili intrecciati fra loro e praticamente impossibili da districare. Essi vengono quindi considerati di seconda scelta e destinati a un tipo di lavorazione differente.

I bachi singoli vengono portati alle roccatrici e immersi in acqua bollente che ha lo scopo di sciogliere la bava che fa da collante tra le fibre del filo. Gli operai tessili, con grande maestria e rapidità, controllano quando il baco collegato alla macchina sta per essere totalmente ‘spogliato’ e, intingendo, nell’acqua dove bollono i bachi, un particolare pennello, che sembra fatto di saggina, colgono un nuovo bandolo della matassa che fulmineamente vanno ad annodare alla parte terminale del filo precedente.
È un’operazione che richiede molta esperienza, sopratutto perché devono essere intrecciati sette fili assieme, e colpisce molto l’attenzione con cui i filatori devono capire che un filo è al termine per collegare quello successivo.
Alcuni macchinari prevedono un passaggio aggiuntivo, ovvero la colorazione del filato prima che venga avvolto sulla rocca. In questo modo si hanno rotoli di seta di tinte differenti che vengono mandati ai telai meccanici per essere tessuti e ottenere variopinti prodotti finiti.
Per meglio comprendere quanto sia veloce l’utilizzo del telaio meccanico al Museo della Seta di Suzhou ci viene mostrato anche come funziona un telaio a mano. Quest’ultimo va azionato da due persone che hanno il compito di intrecciare la trama e con molta precisione fissarne lo schema passando un filo da un lato all’altro del tessuto tramite il fuso.

L’involucro che contiene i bachi doppi viene invece aperto, dopo essere stato bollito, e poi allargato più volte su degli appositi archetti sovrapponendo i filati di differenti bachi uno sull’altro.
Il tessuto grezzo così ottenuto, una volta asciutto, viene portato in un laboratorio dove alcune ragazze, tirandolo da più lati, lo estendono fino a fargli prendere le dimensioni di un letto matrimoniale, in questo modo viene utilizzato per la creazione di materassi o guanciali imbottiti di seta.
Lavorazioni e tecniche millenarie che hanno definito la ricchezza e il prestigio di questa località nella storia, muovendo i commerci e i mercanti a stringere collegamenti tra oriente e occidente. Queste vie erano spesso percorse con grandi carovane, attraverso quella che ancora oggi è conosciuta come la Via della Seta.
Tutto questo è narrato al Museo della Seta di Suzhou.
E tu sei mai stato a Suzhou? Ti piacerebbe visitare questa città cinese? Se vuoi lasciare qualche consiglo sulla visita del Museo della Seta di Suzhou puoi farlo lasciando un commento al fondo di questa pagina.

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