Particolarità degli itinerari narrati da Elena Serrani, è quella talvolta di non avere come filo conduttore una località da raccontare. Le tematiche talvolta vanno ben oltre la geografia, come in questo racconto su Quintino Sella, ispirato da una mostra in onore di un uomo, un biellese, che fece parte della storia di numerosi territori italiani.
LE MONTAGNE DI QUINTINO SELLA. Dall’ingegnere al geologo all’alpinista
Il gruppo Touring Club Italiano di Biella nel pomeriggio di sabato 30 novembre 2013 è stato gentilmente ospitato dalla Fondazione Sella presso i locali in cui era allestita la mostra documentaria su Quintino Sella e il suo legame con la montagna.
L’esposizione ha occupato alcuni dei locali dell’ex Lanificio Maurizio Sella che la Fondazione ha ristrutturato proprio per l’allestimento di mostre come quella in oggetto, in ambienti che ancora serbano i tratti tipici degli edifici industriali e accolgono i visitatori con il loro fascino ricco di storia.
La nostra visita è partita dalla stanza introduttiva dedicata alla nascita della sezione biellese del CAI, avvenuta nel 1872, e ai suoi primi anni di vita. In questa sala sono esposti l’atto costitutivo del CAI di Biella con i nomi dei soci fondatori tra i quali appunto compare Quintino Sella.
Alle pareti vi sono due fotografie del 1882, una delle quali realizzata da Vittorio Sella, nipote di Quintino da cui eredita la passione per la montagna che, assommata alle tecniche fotografiche imparate dal padre Venanzio, lo renderanno il celebre fotografo di montagna che oggi conosciamo.
Nelle bacheche della prima sala vi sono altri documenti interessanti, come per esempio un bozzetto del Delleani per il manifesto del XXX Convegno degli Alpinisti nel Biellese, nel quale l’artista ritrae l’inconfondibile profilo del Monte Mucrone.
Un’altra vetrina mostra una cartina dell’area di competenza del CAI biellese di fine Ottocento, che dalla Valle di Andorno includeva anche la vallata aostana di Gressoney.
Dopo aver visitato la piccola sala, proseguiamo per l’allestimento dedicato alla figura di Quintino Sella: ci accoglie subito un ritratto del protagonista, affiancato da due cimeli simbolo della sua figura di alpinista, la piccozza da nevaio e un paio di scarponi a lui appartenuti.
Quintino Sella è stato un personaggio dai molti interessi e attività, dalla politica appunto alla passione per la montagna e alla geologia; i curatori della mostra hanno creato un percorso tematico di sette capitoli per l’esposizione di fotografie e documenti per descrivere la figura dell’alpinista, del geologo, dell’ingegnere, del politico e dell’uomo privato sempre in rapporto con le amate montagne.
Il primo settore è dedicato alle Alpi biellesi, dove Quintino matura la propria passione per l’alpinismo, al punto da ricordare che la prima sua salita in vetta al Mucrone venne compiuta in solitaria a 12 anni; da quel momento in avanti la pratica sportiva proseguirà costante, intensificata anche dal nascente interesse per la geologia. In una vetrina sono conservati alcuni strumenti impiegati dal Sella per lo studio delle rocce in loco, più testi e raccolte cartografiche specifiche.
La montagna è il filo conduttore anche nella vita familiare di Quintino Sella, che sposa Clotilde, figlia della guida alpina valdostana Guido Rey, con la quale compie il viaggio di nozze imperniato su escursioni in quota e un’ascesa in vetta.
L’immagine con l’inconfondibile profilo del Monviso introduce al 1863, l’anno di fondazione del CAI avvenuta presso il Parco del Valentino a Torino, un evento voluto fortemente da Quintino Sella, di cui la mostra vuole sottolineare il contributo fondamentale di aver dato un’organizzazione strutturata all’alpinismo italiano.
Altre immagini e documenti tratteggiano il ritratto di Quintino Sella politico ed economo, nominato Ministro delle Finanze della giovane nazione nel 1864: alcune caricature simpatiche riguardano le sue scelte politiche, ma è interessante vedere come anche nella satira sia sempre presente il riferimento alla montagna.
La figura dell’ingegnere viene ricordata in alcune immagini e documenti relativi al traforo del Frejus, impresa nella quale i macchinari impiegati sfruttavano proprio gli studi di pneumatica effettuati da Quintino.
Come ingegnere e geologo si era poi interessato a studiare le miniere sarde nell’area di Iglesias e Carbonia, al punto che là gli sarà dedicata un’effigie commemorativa.
Negli anni 1875-77 Quintino Sella effettua diverse ascese in montagna e spesso si fa accompagnare dai familiari, figli e nipoti a cui egli cerca di trasmettere la passione e soprattutto le tecniche per esplorare e conoscere le montagne.
Nel 1877 egli riuscirà a raggiungere il Cervino in vetta, e proprio gli studi e gli appunti presi per l’occasione saranno la traccia su cui il nipote Vittorio Sella effettuerà la stessa impresa qualche anno dopo, in inverno e carico dell’attrezzatura fotografica.
In mostra possiamo vedere esposta proprio la portantina di legno e cuoio di cui Vittorio si serviva per portare con sé il materiale fotografico.
La carriera di Quintino Sella alpinista si chiude nel 1879 con una salita al Monte Bianco, interrotta dal cattivo tempo. Ormai ammalato, Quintino proseguirà la passione per la montagna nel proprio studio e attraverso le esperienze di figli e nipoti.
Le ultime immagini in mostra riguardano la commemorazione dopo la morte: un ritratto sul letto di morte effettuato dal pittore Luigi Ciardi e le immagini dei monumenti inaugurati a fine Ottocento a Biella, a Torino e a Iglesias.
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