Ci sono luoghi che non si possono semplicemente visitare, bisogna viverli. Il Rifugio Lagazuoi, arroccato a 2.752 metri di altitudine nel cuore delle Dolomiti, è uno di questi. Qui, sopra le nuvole, il tempo sembra rallentare e la natura si impone con una bellezza disarmante. Ho avuto il privilegio di trascorrere diversi giorni in questo rifugio mentre giravo il documentario “Le Vette dell’Anima”, diretto da Paolo Sodi, Ambasciatore di Sony in Italia, e visibile su Amazon Prime e sulla Rai nel 2025.

Il primo impatto: l’altitudine si fa sentire
Salire fino al Rifugio Lagazuoi non è solo un viaggio fisico, ma anche una sfida per il corpo. L’altitudine si fa sentire immediatamente, con il fiato corto e un leggero senso di stordimento. Anche solo camminare con l’attrezzatura sulle spalle può diventare impegnativo nei primi momenti. È una sensazione particolare: il cuore batte più forte, la respirazione si accelera, e serve un po’ di tempo per adattarsi.
Ma una volta superato questo primo impatto, il panorama mozzafiato ripaga di ogni sforzo. Quando ti fermi un attimo, alzi lo sguardo e vedi le Dolomiti che si estendono a perdita d’occhio, capisci di essere in un posto davvero speciale.

Rifugio Lagazuoi, una Storia di famiglia e tradizione
Il Rifugio Lagazuoi non è solo un punto di sosta per gli escursionisti e sciatori, ma un luogo intriso di storia e passione. Fondato negli anni ’60, è oggi gestito dalla terza generazione di proprietari, Mattia e Tamara, due giovani del luogo che hanno raccolto l’eredità di famiglia con dedizione e amore per la montagna. Vivere qui, quasi tutto l’anno, significa affrontare temperature estreme, bufere e lunghi inverni isolati, ma anche godere di albe surreali e di un rapporto unico con la natura.

L’esperienza di un documentario tra Gelo e Meraviglia
Girare un documentario in queste condizioni è stata un’esperienza istruttiva, ma anche impervia e impegnativa. Al mattino al Rifugio Lagazuoi, la temperatura scendeva fino a -20°C, e uno dei quattro giorni di riprese è stato segnato da una bufera così intensa che tutti gli impianti sciistici sono stati chiusi per sicurezza. Muoversi con l’attrezzatura, tra neve e vento tagliente, è stata una sfida continua.
Nel documentario, ho curato le riprese aeree con il drone e alcune riprese con la camera Sony, sotto la supervisione di Paolo Sodi. Sorvolare il Rifugio Lagazuoi all’alba, con la luce che filtrava tra le vette innevate, è stato uno spettacolo senza paragoni. A quasi 3000 metri, circondato solo dal silenzio e dalle montagne eterne, sembrava di essere su un altro pianeta. Un’esperienza di solitudine e connessione al tempo stesso, perfettamente in linea con il titolo del documentario: Le Vette dell’Anima.

Il Rifugio Lagazuoi: non solo natura, ma anche ospitalità e relax
Dopo giornate di riprese in condizioni estreme, tornare nel calore del rifugio era una vera benedizione. Il cibo, preparato con ingredienti locali, era vario e delizioso, perfetto per ricaricare le energie dopo ore passate al freddo. Dai canederli allo speck, alla polenta con il cervo, ogni piatto raccontava la tradizione culinaria delle Dolomiti.
E poi c’è la sauna più alta d’Europa, un piccolo gioiello incastonato tra le montagne. Sedersi lì, con il vapore che avvolge il corpo e una vista mozzafiato sulle cime innevate, è stato un modo perfetto per chiudere ogni giornata. Un’esperienza che consiglio a chiunque voglia unire avventura e relax in uno dei luoghi più suggestivi d’Italia.

Un viaggio che rimane dentro
Il Rifugio Lagazuoi non è solo un luogo, ma un’esperienza che ti cambia. La sua storia, la sua posizione e la passione di chi lo gestisce lo rendono unico. Essere qui, respirare quest’aria, guardare il sole sorgere sopra le vette, ti ricorda quanto siamo piccoli di fronte alla grandezza della natura.
Se ami la montagna, il silenzio e la bellezza autentica, questo è un viaggio che devi fare almeno una volta nella vita. E chissà, magari anche tu, come me, troverai in queste vette un pezzo della tua anima.



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