Rimango sempre stupito quando da piccole cose, come un semplice tweet, nascono piacevoli eventi, conversazioni inaspettate e capaci di scatenare in me forti emozioni. Capita così che qualcuno abbia potuto sentirmi in radio a parlare della Fontana di Trevi.
Amo parlare dei miei viaggi, ne scrivo ogni giorno, ma parlare a voce in diretta è tutt’altra cosa, e chissà se mai mi ci abituerò.
Tutto è cominciato con un semplice hashtag, quelle parole con davanti un cancelletto che per molti sono un punto di domanda, ma che sono in grado di collegarti con chiunque all’altro capo del pianeta. Era una mattina piovosa, quando lessi un tweet di Lonely Planet che chiedeva quali fossero i ricordi più belli legati alla nostra capitale, Roma, da contraddistinguere con la dicitura #romaLP.
Ripensando al mio breve viaggio romano subito mi colgono vari flash e, quasi per scherzo rispondo che il ricordo più bizzarro e goloso è legato a una trattoria in via Sistina, un locale in cui ci siamo fermati quasi per caso, reduci dalla scalata della gradinata di Trinità dei Monti, tanto bella quanto faticosa.
Ristorante la Fontanella Sistina, il piacere del buon mangiare
Camminando verso Piazza Barberini rimaniamo colpiti e ammaliati da una vetrina particolarmente invitante, è quella del ristorante La Fontanella Sistina, un vero tripudio di pasta fresca e fettuccine a cui è stato impossibile resistere.
Entrati ci accomodiamo proprio accanto a una vetrina e scopriamo che in realtà le vetrine sono celle frigorifere a vista. I prodotti vengono così mantenuti freschi, ma disponibili alla vista dei passanti che di certo vengono attirati a sedersi a tavola.
La proprietaria, dalla parlata genuinamente romana, dopo alcuni minuti concessi per consultare il menù, si avvicina per prendere le ordinazioni, ma noi, nonostante le numerose specialità proposte, siamo talmente attratti dalla visione in vetrina che le chiediamo un semplice piatto di fettuccine al pomodoro.
Con aria sconvolta e osservandoci a occhi sgranati, la simpatica signora esordisce con: ‘Ma che sei malato, ma mettice du funghi! Che te magni, solo e fettuccine?‘
Nel suo sincero consiglio abbiamo colto il profondo spirito dei romani, una simpatia che spesso pare burbera, ma che riesce sempre a strappare una sorriso.
Come se questa battuta avesse rotto il ghiaccio eccoci a ridere e scherzare e ordinare due portate un po’ più elaborate seguite da un secondo.
Inutile dire che è stato uno dei pranzi migliori dalle nostra permanenza e, oltre alle ottime fettuccine, abbiamo potuto assaggiare anche i saltimbocca alla romana, ma fatti come si deve, alla casereccia.
A volte basta proprio poco per sentirsi a proprio agio e rendere più gradevole l’atmosfera.
Hotel Trevi, casa tua nel cuore di Roma
Non solo di buona cucina si è parlato, ma anche dei luoghi fantastici che la città ha da offrire e sopratutto di quanto abbia stupito e meravigliato uno come me, che ha sempre pensato di voler vedere prima il resto del mondo. La vicinanza di Roma la rendeva ai miei occhi una meta poco appetibile dal momento che, anche in futuro, sarebbe stato più semplice andare a visitarla.
Partito per la capitale grazie a un regalo fattomi da Lele, il mio compagno, conoscitore del luogo che ha visitato più volte, mi sono trovato catapultato in una città talmente ricca di monumenti, edifici storici e bellezze architettoniche da lasciarmi senza fiato.
Abbiamo soggiornato per tre notti all’Hotel Trevi, struttura non molto grande, ma comoda e situata in posizione centrale. Con pochi passi è possibile raggiungere i principali luoghi d’interesse e la mattina a colazione, dalla veranda chiusa dell’ultimo piano, si gode un panorama molto gradevole.
Il fascino della Fontana di Trevi
Appena dietro l’angolo, mentre ancora mi domando esattamente in che zona di Roma io possa essere, ecco una vista che mi ha fatto spalancare gli occhi: la Fontana di Trevi. Siamo infatti in Piazza di Trevi, maestosa e perfetta nel suo insieme, talmente bella da non sembrare vera.
Centinaia, o forse migliaia, di persone si accalcano per poterla vedere più da vicino. Alcuni fanno a turno per avere pochi secondi in cui stare in posa e farsi scattare una foto ricordo. I meno arditi se ne stanno nelle retrovie, alzandosi in punta di piedi per vedere un po’ di più delle bellissime sculture che si trovano tra i fiotti d’acqua.
Penso: ecco cosa si prova a trovarsi davanti ad un simbolo, perché per molti versi la Fontana di Trevi è un simbolo di Roma. Uno dei tanti certo, ma anche uno dei più caratteristici.
I più impazienti si domanderanno perché tutte queste persone debbano stare ferme qui davanti, ma la risposta è semplice, la Fontana di Trevi è talmente bella e complessa che non basta un semplice sguardo per gustare appieno il suo fascino.
Ciò che maggiormente colpisce entrando in piazza è la grande statua di Oceano, ritta al riparo dell’elaborata nicchia, che a me ricorda tanto una conchiglia, una sorta di arco onorario di questo mitologico personaggio.
Riuscendo ad avere una visione più completa si può gustare il tema predominante, quello del mare.
Oceano, posto in piedi su di un cocchio, conduce due cavalli alati alle briglie condotti da due tritoni, ai sui fianchi si trovano le statue della Salubrità (alla sua destra) e dell’Abbondanza (a sinistra).
I due cavalli, uno in posa imbizzarrita e l’altro molto più mansueto, starebbero a rappresentare i differenti stati del mare, a volte agitato e a volte mosso.
Pian piano, attendendo il mio turno. Riesco ad arrivare sul bordo della grande vasca principale, più in basso della strada e raggiungibile scendendo due o tre gradini, dove molti, attirati dall’antica usanza, lanciano monetine in mezzo all’acqua esprimendo chissà quale desiderio.
Un tripudio di sentimenti e emozioni insomma, che spinge i curiosi visitatori a rendere omaggio a questo inestimabile monumento, con una foto o con qualche spicciolo lanciato in una delle sue vasche, mentre il vocio della folla si mescola e diviene un tutt’uno con la voce della Fontana di Trevi, lo scrosciante fragore prodotto dai flutti e dalle cascate che si agitano davanti ai miei occhi.
Un ringraziamento speciale a Radio Capital e Capital in the World che mi hanno permesso, con quest’intervista, di rivivere queste emozioni romane e un ringraziamento a Lonely Planet per avermi regalato questa opportunità.
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