Uno dei luoghi più suggestivi di Camandona è stato, di certo, il Santuario del Mazzucco, uno dei piccoli santuari mariani dell’arco alpino collegati dall’itinerario escursionistico della Valli della Fede.
Abbiamo visitato il Santuario del Mazzucco durante la prima giornata di #ExploreCamandona, così abbiamo realizzato in rete il racconto delle due giornate che ci hanno portato a conoscere meglio questo paese del Biellese.
In compagnia di Ilario Guelpa Piazza, memoria storica della cittadina montana, abbiamo camminato tra le vie per conoscere aneddoti, storie, personaggi e leggende. Il tutto per raccontare al mondo un altro pezzetto della provincia di Biella, un territorio che ha davvero molto da offrire.
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Santuario del Mazzucco
La storia del Santuario del Mazzucco è strettamente legata alle abitudini popolari legate alla transumanza. Questo santuario sorge infatti nella parte più alta di Camandona, oltre frazione Falletti, luogo da cui partono i sentieri diretti verso gli alpeggi dell’alta Valle del Sessera.
In questi tre brevi video, in una trilogia narrata dalla voce di Ilario, andiamo alla scoperta del Santuario del Mazzucco, a cominciare con la storia di questo luogo ormai conosciuta da pochi tra i più anziani del paese.
Un luogo di fede forse dalla semplice architettura, ma ricco di storia e di avvenimenti che paiono dettati dal caso in un disegno che ha portato, a seguito di un furto della tela che ornava l’altare maggiore, alla scoperta di un affresco originario e raffigurante la Madonna di Loreto. Questo ritrovamento fa si che il santuario venga inserito tra i santuari mariani minori dell’arco alpino. Ma quale sarà quindi la storia originaria del Santuario del Mazzucco?
Tramandata nei secoli, giunge fino a noi anche la leggenda dell’eremita del Santuario del Mazzucco, personaggio che forse eremita non lo era nel vero senso della parola. Ma di certo era un monaco che viveva qui con pochi confratelli e accoglieva i viandanti che si trovavano a passare lungo il sentiero.
Pare che durante il 1600, al tempo in cui la piaga della peste dilagò tra le valli biellesi, i monaci usassero seppellire i cadaveri, disinfettati cospargendoli con un po’ di calce, nel pendio che volge verso il paese. Uno dei monaci, dopo qualche tempo cominciò a coltivare un orto, sia per trarne ortaggi da mangiare, sia nella speranza di venderne un po’ ai paesani, ma costoro, visto il passato di morte che pervade quell’area di terreno, si rifiutarono di mangiare verdure provenienti dal Santuario del Mazzucco.
Riprese e montaggi di questi video sono a cura di Andrea Battagin
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