Oggi ti parlo di 4 musei che devi visitare se desideri scoprire il Biellese orientale. La provincia di Biella, infatti, è un territorio molto vario in cui cambiano le tradizioni e la cultura locale spostandosi in base alle vallate e ai singoli paesi che lo compongono.
Gli ecomusei della Rete Museale Biellese sono un ottimo modo per approfondire la conoscenza del territorio, ma anche per conoscerne meglio la storia, i prodotti locali e l’identità della popolazione che ha fatto diventare il Biellese quello che conosciamo oggi.
Per farti capire quanto variano le caratteristiche locali ti parlerò di 4 ecomusei situati in quattro differenti zone della provincia, partendo dalle valli e scendendo verso la pianura. La prima tappa è l’Ex Mulino Susta, a Soprana, ci sposteremo poi a Casa del Bosco, frazione di Sostegno, per visitare il Museo del Bramaterra, passeremo quindi a Cossato, in frazione Castellengo, dove si trova il Museo del Cossatese e delle Baragge e, infine, arriveremo a Verrone dove, all’interno di Castello Vialardi di Verrone, si trova l’Ecomuseo della Civiltà Agricola.
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Scoprire il Biellese orientale
Scoprire i siti della Rete Museale Biellese può essere un buon modo per integrare un itinerario alla scoperta di questa zona dell’alto Piemonte.
Se poi avrai voglia di assaggiare anche qualche buon piatto locale, allora ti consiglio di fare una deviazione a Masserano, borgo medievale famoso per essere stato un importante principato. Qui si trovano alcuni meravigliosi siti gestiti dal Polo Museale Masseranese, alcuni di essi saranno una vera sorpresa, ma assicurati di visitare il Palazzo dei Principi, la Collegiata e la Chiesa di San Teonesto.
Inoltre, in centro al borgo, si trova un ristorante tra i migliori della provincia, è la Locanda del Gallo Storto, ideale per una pausa pranzo di gusto. Ma questo te l’ho già detto in diversi altri miei articoli.
Ex Mulino Susta di Soprana
Soprana, un tempo comune indipendente, è oggi frazione del comune di Valdilana, formatosi dall’unione con i comuni di Mosso, Trivero e Valle Mosso. È qui che, lungo il corso del torrente Ostola, si trova l’Ex Mulino Susta, edificio che, come dice il nome, per lunghi anni è stato adibito a mulino per pestare la canapa e per la produzione di farine. L’attività cominciò nel 1872, quando l’edificio venne acquistato dalla famiglia Susta.
Nel corso del tempo il mulino divenne forza motrice per telai e macchine da tessitura, l’edificio venne convertito in filatura e per lunghi anni utilizzò la forza del torrente per mettere in moto i telai collegati in serie all’albero della ruota.
Tutto ciò ebbe fine con il declino dell’industria tessile nel Biellese e il mulino cadde in abbandono per lunghi anni, fino ai tempi recenti in cui è stato riconvertito per scopo museale.
Il percorso di visita comincia poco distante dal mulino e risalendo il corso dell’Ostola è possibile raggiungere la presa d’acqua che venne realizzata per deviare una parte del flusso e convogliarlo al mulino. In prossimità dello stabile si trova il serbatoio idrico che permette di regolare il deflusso dell’acqua e impedisce, in caso di forti piogge e piene dell’Ostola, di far gravare sulla ruota una potenza eccessiva del corso d’acqua.
L’intera area è molto caratteristica, mentre all’interno si trovano l’area espositiva del museo e lo spazio didattico in cui vengono eseguite dimostrazioni mettendo in funzione la macina durante gli eventi. Alcuni pannelli integrativi raccontano la storia dell’Ex Mulino Susta permettendo di conoscere più a fondo la storia del luogo.
Al piano superiore è stata realizzata una sala conferenze molto ampia e luminosa, ideale per eventi, manifestazioni o convegni.
Museo del Bramaterra
Spostandoci lungo il Biellese orientale raggiungiamo Casa del Bosco, frazione del comune di Sostegno, dove si trova il Museo del Bramaterra.
L’area del Bramaterra è un territorio compreso tra Biellese e Vercellese e tocca i comuni di Masserano, Curino, Brusnengo, Roasio, Villa del Bosco, Sostegno e Lozzolo. Quest’area collinare formatasi milioni di anni fa è caratterizzata da un terreno acido e dalle proprietà tali da caratterizzare il sapore e la qualità dei vitigni di uva Nebbiolo, Croatina, Vespolina e Uva Rara dai quali si produce il vino conosciuto come Bramaterra DOC.
Il Museo del Bramaterra si struttura in diverse sale disposte su due piani. Al piano terra si concentrano l’area didattica (dove vengono organizzati corsi pratici di lavoretti manuali come la cesteria e i fiori di carta) e l’archivio dove trovare documentazione inerente il territorio e il vino Bramaterra.
Al piano superiore è possibile approfondire la conoscenza su quest’area del Biellese tramite un’esposizione fotografica comprendente la flora e gli insetti che ci vivono. Una sala è dedicata alla coltivazione della vite, con alcuni tralci artificiali e le attrezzature coinvolte nelle fasi di raccolta e di spremitura dell’uva, di produzione del vino e la maturazione del prodotto finale.
Il Museo del Bramaterra fa parte del circuito museale regionale di scienze naturali. È aperto per le visite ogni domenica pomeriggio e il consiglio è quello di farsi accompagnare da una guida per conoscere più a fondo i dettagli del progetto.
Ecomuseo del Cossatese e delle Baragge
Il terzo museo del nostro itinerario si trova a Castellengo, frazione di Cossato, centro abitato che si trova al centro del territorio delle Baragge.
L’Ecomuseo del Cossatese e delle Baragge è articolato in varie sale disposte su due piani, più un’area esterna, si rivela molto interessante per conoscere i vari aspetti di un territorio tanto esteso da toccare ben tre province: Biella, Vercelli e Novara.
Il piano inferiore è ricco di pannelli illustrativi che raccontano la Baraggia, sia dal punto di vista morfologico che da quello faunistico. La storia geologica e degli eventi che hanno segnato quest’area ha molto plasmato il suo aspetto attuale, un territorio un tempo brullo e incolto (per questo chiamato baraggia) che ha subito importanti e vasti lavori di bonifica, molti avviati dai monaci cluniacensi che si stabilirono presso il Monastero di Castelletto Cervo.
Il piano superiore è stato allestito dal WWF e illustra la fauna delle Baragge. Per molti potrà sembrare un po’ triste, ma l’esposizione si basa su materiale e esemplari imbalsamati e collocati in ambientazioni che ne riproducono l’habitat. Questi animali sono stati impagliati parecchi anni addietro, ma sono ben conservati e ben rappresentano la fauna locale.
Molto interessante è il plastico che riproduce il territorio nel corso delle epoche, evidenziando come il mare si sia ritirato lasciando spazio ai ghiacciai e poi alla pianura.
All’esterno, sul retro, si trova l’esposizione delle carrozze, dei carri e dei mezzi utilizzati per lavorare la terra e bonificare le aree brulle.
Durante la visita è anche possibile chiedere alle operatrici del museo di visitare la vicina Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, un edificio che già esternamente si rivela caratteristico per la sua architettura asimmetrica sintomo di un ampliamento mai ultimato.
Castello Vialardi di Verrone
Ultima tappa, ma non per importanza, tra queste chicche biellesi è il Castello Vialardi di Verrone, un edificio che nel corso dei secoli ha subito ampliamenti, modifiche e restauri tali da averne plasmato l’architettura che oggi si rivela come un misto a tratti armonioso e in altri casi contrastante.
La proprietà del castello, in passato dimora del celebre botanico Zumaglini, è oggi suddivisa in 4 parti che convivo tra loro. Di esse soltanto due sono visitabili, quella comunale in cui si trova l’Ecomuseo della Civiltà Agricola e quella dove si trova il Falseum, il Museo del Falso.
La nostra visita è stata rivolta alla scoperta dell’ecomuseo, esposizione che racconta la civiltà contadina che ha caratterizzato e caratterizza ancora oggi gran parte del Basso Biellese.
Nelle sale si trova molto materiale riguardante il lavoro dei campi e la vita che si svolgeva nelle cascine. L’operatrice museale sarà una risorsa preziosa per comprendere a fondo l’esposizione e ti guiderà anche nell’area dedicata alle esposizioni temporanee. Al momento della nostra visita abbiamo potuto ammirare le coloratissime Emozioni dipinte di Federica Modolo, giovane artista contemporanea biellese.
Per un’esperienza completa e esaustiva è consigliabile farsi guidare almeno nella visita esterna del castello. La parte più antica è l’alta torre porta che da accesso al cortile, essa risale all’XI – XII secolo e venne eretta dalla famiglia longobarda dei Widalardo. Nel 1373 giunse invece l’accordo di devozione al Duca di Savoia in cambio di favori e vantaggi. In questo periodo e successivamente vennero via via aggiunte altre parti del complesso che andarono a chiudere il cortile centrale.
Una delle sezioni più caratteristiche è quella compresa tra le due torri circolari, che riporta una regolare sequenza di aperture che correvano lungo il cammino di ronda. Questa parte dell’edificio, realizzata in epoca rinascimentale, ha ben poco in comune con la torre massiccia a scopo di difesa creata inizialmente. Durante il Rinascimento, infatti, il castello si plasmò per essere una residenza nobiliare, più che un forte difensivo pronto alla guerra.
La visita ti permetterà di conoscere più a fondo questa storia e la storia della famiglia Vialardi di Verrone, estintasi nel 1940. La visita del Falseum, oltre al percorso museale, ti permetterà anche di vedere e apprezzare alcune delle sale affrescate meglio conservate del castello.
Non si finisce mai di scoprire il Biellese
Insomma, ancora una volta sono partito per darti quattro consigli di visita per scoprire il Biellese e mi sono ritrovato a esporre un intero itinerario tra i musei che punteggiano la provincia di Biella. Visita il sito della Rete Museale Biellese per maggiori informazioni e per scoprire tutti i siti che ne fanno parte.
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