Mentre, mezzo rimbambito dal recente risveglio scorro il flusso dei tweet, un messaggio di Francesca, che dalla capitale inglese dà il buongiorno a coloro che la seguono, mi fa tornare in mente la mia Londra e la voglia di soggiornare in un pub torna a farsi sentire.
Ricordando le belle giornate trascorse in quella città ricambio il saluto e in me dirompe un flusso di pensieri che mi riportano indietro nel tempo, nell’autunno 2007, anno in cui con un volo low cost atterrai per la prima volta a Gatwick.

Soggiornare in un pub in periferia
Gran sostenitore del ‘viaggio al risparmio‘, per necessità e per volontà, avevo prenotato il nostro albergo un giorno prima di partire, sfruttando così i prezzi last minute e trovando una sistemazione molto economica che si rivelò una scelta vincente nonostante la posizione molto decentrata.
Arrivati in aeroporto ci spostiamo verso il centro con i collegamenti metropolitani, che nel Regno Unito sono davvero eccellenti, e da qui cerchiamo di localizzare la posizione del nostro hotel per raggiungerlo. Molto gentilmente un’impiegata ci spiega che è più conveniente avere un Oyster, ovvero una carta magnetica d’abbonamento ricaricabile che ci permetterà di utilizzare le linee urbane di treni e metro senza dover sempre acquistare un biglietto.
Forest Gate è una zona di Londra che si trova nella parte occidentale della città ed è, cosa che scoprimmo con sommo piacere, molto ben collegata con il centro. Dopo aver cambiato un paio di linee della metro raggiungiamo King Cross St. Pancrass, una vera bolgia di gente che freneticamente sale e scende dai vagoni, percorre le gradinate e svolta di tunnel in tunnel come pervasa da una fretta cronica.
Scopriamo quindi di dover cambiare due linee ancora e prendere poi la linea ferroviaria, un’impresa che, stanchi dal volo e ormai al buio del pomeriggio inoltrato, ci sembra davvero estenuante se pensiamo che dovremo ripercorrere questa strada ogni giorno.
Senza abbatterci proseguiamo e scopriamo che in realtà le fermate della metro, che sembravano tante, passano molto velocemente e, una volta preso il treno, in dieci minuti raggiungiamo Forest Gate.
Il primo impatto non è stato dei migliori, era buio, non sapevamo dove andare e per strada non c’era molta gente, alcune persone raggruppate formavano dei capannelli lungo le vie, stupidamente mi ritrovai a pensare che erano extracomunitari e d’istinto diffidai, e mi diedi del cretino poco dopo pensando che Londra è una città multietnica, realtà a cui nelle nostra zona siamo poco abituati, e loro erano semplicemente i residenti.
Percorriamo lunghe vie perpendicolari tra loro lungo cui si susseguono tipiche villette, ognuna col suo piccolo giardino e l’ingresso con la lanterna accesa sotto al piccolo portico, sembra un quartiere da film e, ad un certo punto, scuro nel buio serale e illuminato da due lampioni davanti alla facciata ecco il Forest Gate Hotel.
All’esterno l’impressione è di generale trasandatezza, le grosse vetrate sembrano non molto pulite, ma questo è il posto giusto così ci avviciniamo all’ingresso e spingiamo la porta.

Ci immergiamo nella fumosa atmosfera di un tipico pub londinese, si poteva ancora fumare nei locali, e, nonostante i volti non abbiano un’aria molto raccomandabile, ci lasciamo trasportare dalla musica di cornamuse diffusa dalle casse.
Domandiamo al bancone e con gentilezza e simpatia veniamo accolti dal proprietario, ci viene assegnata la stanza, terzo piano, la chiave (ancora di foggia antica) e ci viene indicata una scalinata.
Saliamo a posare i bagagli, la scala è un po’ stretta, ma tutto sommato il luogo è pulito e i rumori al piano terreno con il vociare e le risate mettono istantaneamente allegria.
Il nostro alloggio è all’ultimo piano, siamo in mansarda. Piccolo ma accogliente, essenziale ma caldo, gode di un bel panorama grazie alla finestra lucernario che di giorno da una bellissima luce.
Provo una sensazione strana, non so cosa mi aspettassi, ma non di certo un pub!
Scendiamo e scopriamo che qui è possibile anche mangiare, il menù prevede alcuni sandwich, hamburger, zuppa e qualche piatto pronto da scaldare al microonde, siamo stanchi, ci sediamo in un tavolo all’angolo da cui osserviamo l’ambiente e ordiniamo due panini, patate fritte e due birre.
Scrutando attentamente gli altri avventori ci accorgiamo che non sono affatto sinistri, è solo l’atmosfera del pub, che ricorda molto un’ambientazione cinematografica, a trasmettere quell’impressione. Tutti chiacchierano, ridono e si divertono annaffiando la conversazione con abbondante birra.
Ci ritiriamo presto e la musica del pian terreno ci culla mentre prendiamo sonno, alle sette del mattino però sono già sveglio… non avevamo chiuso le tende.

Il risveglio nel pub londinese
Ci vestiamo, scendiamo e già al secondo piano il profumo del bacon arrostito ci stuzzica. Ecco la mia prima esperienza con l’originale English breakfast.
Due uova all’occhio di bue, tre strisce di bacon arrostito, fagioli con salsa di ketchup e un hamburger, il tutto accompagnato da birra o succo d’arancia a scelta.
Il mio stomaco con una contrazione, come dicendomi ‘Sei pazzo?‘, mi fa capire che non ce la può fare… sia io che lui odiamo i fagioli in ogni forma e modo.
Lasciando da parte i legumi devo dire che il resto è davvero buono, anche se inusuale per uno come me abituato ad una colazione dolce, per questo chiedo cortesemente un caffè-latte e un croissant.
Alla luce del giorno il quartiere è una tranquilla zona residenziale e mentre andiamo verso la stazione passiamo davanti alla Woodgrange Baptist, una chiesa protestante da cui proviene un gioioso canto religioso. In otto giorni, ogni volta che passiamo qui davanti, sentiamo cori e canti gospel, una delizia per le orecchie e anche per i fedeli a giudicare dall’abbondante affluenza alle funzioni.
Vicino alla stazione si trovano diversi negozi, minimarket e anche ristoranti che variano dai fast food etnici ai ristoranti veri e propri, una vasta scelta nel caso ci si trovi a cenare qui in periferia.
Soggiornare qui ci ha permesso di vedere Londra con altri occhi, credo. Vedere dall’alto della nostra camera il quartiere svegliarsi, scendere per la colazione con le uova che sfrigolano in padella, rallentare il passo per sentire meglio i canti provenienti dalla chiesa e osservare i bambini giocare nei cortili delle numerose scuole.
È vero, per raggiungere il centro ci vogliono una ventina di minuti, ma soggiornare in un pub non ha paragoni.
Rientrare e farsi una birra in compagnia dei proprietari e prima di salire ricordargli: ‘No beans in my breakfast please‘, addormentarsi al suono della musica e delle risate e non vedere l’ora che il mattino seguente Forest Gate si risvegli.
Anche questa è stata la mia Londra, al di la di palazzi e monumenti, forse è proprio soggiornare in un pub il ricordo che mi stringe il cuore ripensando ai bei momenti in questa città.

Bello questo racconto sul Regno Unito, chissà magari un giorno riuscirò a visitare Londra o la vicina Dublino.
Lucia.
Londra è di certo affascinante, Dublino manca alla mia lista dei luoghi visitati, per ora, ma è da sempre uno dei miei sogni nel cassetto! 🙂