L’escursione sulle orme dei Romei prosegue con un itinerario a Roppolo. Questo paese del Biellese è situato vicino a Viverone, col quale condivide un passato situato lungo la Via Francigena. Sempre in compagnia del TouringClub e dell’associazione BiellainMente proseguiamo la scoperta di questi luoghi ricchi di storia.
Le origini del paese si perdono indietro nei secoli, ben prima dell’Anno Mille. Siamo a poca distanza da Viverone e anche in questi territori il flusso di genti nei secoli della romanizzazione e del Medioevo era notevole.
Questa area di pendii ondulati che prospetta sul lago si trovava in prossimità dell’importante centro minerario della Bessa, e del “pagus victimulorum” con cui si identificano i primi cospicui insediamenti romani nel Biellese.
L’area, nel passato, è sempre stata interessata dalla coltivazione della vite e della canapa. Una certa importanza per la sussistenza l’aveva anche la pesca dei pesci di lago.
Probabilmente il primo nucleo a sorgere è proprio Roppolo “Castello”. È la parte alta del paese, chiamata così per distinguerla da Roppolo “Piano”, che, fino a tre secoli fa, era addirittura pertinenza della parrocchia di Viverone.
Roppolo si trova citato in un diploma ottoniano per la prima volta nel 963. Sappiamo che nel XII secolo le decime venivano pagate al Capitolo di Santo Stefano di Biella. Il territorio attuale del paese ancora ne rispecchia l’aspetto storico, fatto dall’insieme di più cantoni e frazioni collegate da vie di comunicazione.
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Sulle orme dei Romei, itinerario a Roppolo
Roppolo oggi viene percepito come un’entità amministrativa singola. Tuttavia percorrere le sue strade, che collegano le diverse frazioni, ci fa percepire meglio gli sviluppi autonomi di ciascuno di questi nuclei nei secoli passati.
Il Castello di Roppolo, che oggi vediamo nelle sue forme più recenti, ha avuto origine come fortificazione nel X secolo con un recinto e una torre massiccia di guardia. Anche a Roppolo esisteva un ricetto, sviluppato proprio sul lato del castello che si affaccia verso il lago e di cui oggi restano poche tracce.
Il territorio di Roppolo nel Medioevo è stato di pertinenza dei conti di Cavaglià. Ad essi, nel Duecento, si sono sostituiti i Bicchieri di Vercelli, illustre famiglia di cui ha fatto parte il Cardinale Guala e, per Roppolo, va ricordata la figura di Emilia Bicchieri. Costei prese i voti monastici e fondò a Vercelli il convento di Santa Caterina, ma rimase sempre legata al paese di Roppolo che la riconobbe come benefattrice e ne sviluppò una profonda devozione.
Nel Quattrocento, come per Viverone, anche a Roppolo la guerra si fa sentire nei suoi effetti negativi. Il paese, per scampare al peggio, fa atto di dedizione ai Savoia che infeudano ai Conti di Valperga il Castello e le sue pertinenze.
Da questo momento inizia la vicenda costruttiva del castello, che diventa fortificazione e residenza dei signori.
Oggi il Castello è di proprietà privata, ma si apre alle visite dei curiosi per deliziare i visitatori nei suoi splendidi locali.
Appena a ridosso delle mura esterne del castello troviamo la parrocchiale di San Michele, dedicazione particolare all’arcangelo che troviamo anche nei centri vicini, come a Cavaglià. Qui a Roppolo si conserva tra le reliquie quella più celebre e venerata del capo di San Vitale.
Luoghi da non perdere sulle orme dei Romei
L’itinerario a Roppolo prosegue nel borgo di Roppolo Castello dove troviamo un oratorio dedicato a San Rocco. Esso fu probabilmente iniziato come ex voto della pestilenza del 1599, come accade in molti altri luoghi del Biellese colpiti dal flagello.
Dai documenti si sa che nel 1606 era in fase di realizzazione. L’aspetto attuale è il risultato di interventi più tardivi già in stile neoclassico, come mostrano la facciata e l’interno. Nel 1819 la chiesetta è oggetto di importanti lavori di ristrutturazione, perché il benestante barone Petiva lascia ben 4000 lire come donazione pro restauri dell’oratorio. Questo luogo è stato nel passato sede di una confraternita e qui si sono sempre officiati i riti, fino a oggi, in quanto al sabato viene celebrata la S. Messa.
Il presbiterio è opera del 1751 con gli affreschi e l’ancora, con uno stile che accomuna gli interni degli oratori che andremo oggi a visitare.
Esisteva in questa chiesa una statua lignea del santo che purtroppo è stata trafugata alcuni anni addietro.
Percorrendo la strada a nord si arriva al cantone chiamato San Vitale. Qui troviamo l’omonimo oratorio, che sorge presso la via. Si tratta, anche qui, di una chiesa semplice a una sola navata con la facciata sobria e l’interno decorato, nel presbiterio, con affreschi e un altare in massoneria del tardo ‘700.
Il luogo è molto importante per la ricchezza della sua storia. Innanzitutto la dedicazione a San Vitale ci ricorda la reliquia conservata nella parrocchiale e la forte devozione che essa attrae, non solo da parte dei roppolesi. Infatti in questo luogo giunge ogni anno un pellegrinaggio del paese di San Germano Vercellese, a partire da un ex voto fatto nel lontano 1613. La tradizione vuole che il paese del basso vercellese facesse tale voto per la chiusura di una guerra nefasta, ma c’è anche una versione popolare che cita la liberazione da un’invasione di scorpioni. Ciò che è interessante è comunque come questa pratica sia rimasta vivace e sentita nei secoli.
La processione a piedi vera e propria parte dalla parrocchiale. Il corteo porta la reliquia, conservata in un busto in metallo secentesco, fino a questo oratorio nella prima domenica di maggio.
In passato l’occasione era una vera e propria festa, anche perché si abbinava una fiera-mercato nelle vicinanze a cui i pellegrini partecipavano volentieri.
Nella giornata della ricorrenza si distribuiscono, ancora oggi, delle piccole fasce benedette che si credono miracolose per il mal di testa. La statua del santo (oggi è una copia, perché anche questa fu rubata) e alcuni ex voto furono proprio donati da San Germano.
I documenti ricordano anche la presenza di un eremita presso l’oratorio che si occupava di gestire questo piccolo luogo di devozione.
Poco lontano, sempre sulla via, incontriamo Peverano. È un piccolo agglomerato che ci accoglie subito con un cartiglio dipinto recante l’iscrizione “Contea di Pavarano”. In effetti in passato il centro si reggeva autonomamente rispetto a Roppolo Castello e si presentava come una sorta di piccolo ricetto. Probabilmente tale borgo fu costruito nel ‘300, epoca classica per i ricetti, su un sito però differente rispetto al nucleo originario di Peverano.
Come accade a Magnano, dove il centro si sposta da San Secondo all’attuale sito del paese, anche qui il centro prima del ‘300 si trovava altrove. Probabilmente nella zona della Cascina San Lorenzo. Infatti proprio a San Lorenzo era dedicata la parrocchia di Peverano.
Oggi il borgo conserva il carattere raccolto e, degno di nota, si può visitare il forno consortile di recente ristrutturato.
Procedendo lungo il percorso arriviamo a ciò che resta della chiesa di Santa Elisabetta, un oratorio barocco dedicato alla Visitazione che purtroppo è crollato nella copertura e negli affreschi murari. Era un luogo frequentato per devozione e veniva retto da un priore designato dalle frazioni.
L’abside visto dall’esterno rivela l’abilità dei mastri da muro che vi lavorarono, per l’impiego della tecnica a secco non semplice da realizzare.
Il luogo in posizione suggestiva è stato il set, anni fa, di una rappresentazione dell’Ultima Cena.
A Salomone, altra frazione di Roppolo, troviamo il bell’oratorio di San Martino, costruito in posizione privilegiata.
L’aspetto attuale dell’edificio si colloca nella prima metà del Settecento, ma l’origine è ben più antica. Infatti la prima chiesa sorse nel 1095 come dipendenza del priorato cluniacense di Castelletto Cervo, da cui provenivano un piccolo gruppo di monaci che qui risiedeva.
Nei secoli successivi col declino del monastero, anche la chiesa viene abbandonata. Ma, tra il 1675 e il 1730, i frazionisti decidono di avviare un’opera di ricostruzione che porta all’aspetto attuale. La chiesa ha una navata (forse ne era prevista una seconda) che si amplia con la cappella laterale dedicata alla Vergine di Oropa scolpita nel 1761 proprio da un mastro di Fontanamora.
La cappella ha una finta architettura dipinta che, come per il presbiterio, riporta la firma di Giuseppe Genta nei documenti. L’ancora scolpita è di Giuseppe Fabianis di Zumaglia (1725), mentre la tela raffigura la Vergine tra san Martino e altri Santi.
Molti sono stati i lavori recenti di restauro finanziati grazie all’attivismo della frazione. Il bel leggio settecentesco sull’altare è un esempio di questi sforzi.
La raccolta delle offerte ha luogo soprattutto durante le festività, che per questo oratorio sono quella di San Martino a cui si aggiunge la Madonna del Carmine.
Qui termina l’itinerario a Roppolo partito a Viverone e proseguito sulle orme dei Romei. Puoi leggere la prima parte nel post ‘Sulle orme dei Romei, itinerario in cammino a Viverone (prima parte)‘.
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