Lo stress della routine quotidiana spesso ci opprime, ma basta davvero poco per aprire gli occhi e tornare a sorridere, questo me lo ha ricordato la mia avventura a Torino in bicicletta, una pedalata con le royal e-bike dalla Grande Madre fino a Stupinigi.
Di norma tendo ad essere ottimista, amo ridere e spesso mi capita di vivere la vita come se fossi su una nuvola e tutto attorno a me fosse lontano e poco importante. Durante il viaggio questa bolla svanisce, spostarmi e interagire con il mondo mi fa sentire vivo e attivo, stimola in me il buon umore e la voglia di continuare a viaggiare.
Purtroppo non sempre si può partire e mollare tutto per concedersi una vacanza, ma una pausa, anche breve, è alla portata di tutti e spesso basta dedicarsi a qualche semplice attività per ribaltare le sorti di una giornata che in principio sembrava nera.
Familiarizzare con una e-bike
Durante il nostro tour a Torino ho avuto modo di ritrovare una ‘vecchia amica’, la bicicletta, che non ‘cavalcavo’ da almeno quindici anni.
Ho osato ‘cavalcare’ volontariamente perché l’approccio iniziale tra me e lei è stato un po’ travagliato, come quando si cerca di salire in sella a un destriero, ma in fondo lo si teme e quindi questo si innervosisce rendendo l’impresa più ardua del previsto… ma ne parlerò strada facendo.
Sono le nove del mattino, il cielo a tratti grigio pare non essere minaccioso e, tutti pronti, chi euforico e chi dubbioso, ci troviamo accanto alla Grande Madre, al Gran Bar dove ci attendono sul marciapiede esterno una schiera di biciclette elettriche, i nostri mezzi di trasporto per un’escursione a Torino in bicicletta lungo il Po.
Sono le Royal e-bike, un nuovo modo, comodo ed ecologico, per esplorare la città senza neanche faticare troppo.
I ragazzi che ci fanno da guida, prima della partenza, ci accompagnano in Piazza Vittorio dove approfittiamo della quiete della zona pedonale per impratichirci con le nostre due ruote. Intanto ho superato la paura di non avere le rotelle e cerco di prendere confidenza con la pedalata assistita che mette in funzione il motorino non appena do mezzo giro di pedale.
Inizialmente è tutto molto strano, ma poi la situazione inizia a incuriosirmi e divertirmi, non avrei mai pensato di salire ancora in sella dopo la caduta da sedicenne che mi era costata la slogatura di un polso.
Pedalare non si rivela così complicato, perfeziono l’equilibrio e sopratutto cerco di non scontrarmi con i miei compagni. Le frenate e gli stop sono la parte più difficile dal momento che la bicicletta è leggermente alta e fatico a toccare a terra con i piedi.
Torino in bicicletta, in Royal e-bike lungo il Fiume Po
Appena pensiamo di potercela fare ci avviamo lungo la pista ciclabile che costeggia il fiume Po, siamo una lunga fila di pericoli ambulanti e mentre alcuni gironzolano spensierati temporeggiando, altri faticano ancora a coordinare la spinta delle proprie gambe con quella del motorino… e io sono uno di quelli.
Esce un po’ di sole mentre, in più di 30, ci facciamo strada prepotentemente, ma in maniera simpatica, tra la gente che passeggia o fa jogging lungo il fiume, dove l’ombra delle piante regala frescura e relax anche nelle giornate calde d’estate.
A tratti la pista ciclabile incrocia la strada trafficata, del resto siamo in città, ma basta forse meno di un quarto d’ora per ritrovarci circondati da prati verdi quasi a perdita d’occhio, lunghi viali alberati e tanta natura da far sembrare la città distante parecchi chilometri.
Sono circa 16 i chilometri che percorriamo da Torino in bicicletta fino a giungere la Palazzina di Caccia di Stupinigi, ma con le Royal e-bike lo sforzo è minimo. Ci godiamo al massimo la piacevole passeggiata, nonostante i ciclisti tradizionali spesso ci canzonino con battute di scherno.
Palazzina di Caccia di Stupinigi
Lo ammetto, al nostro arrivo a Stupinigi ero persino contento di scendere dalla sella. Nonostante l’assenza di fatica ero stufo di saltare su e giù ogni volta che ci avvicinavamo a uno stop, a una strettoia o a un incrocio, ma ora capisco che tutto era causa del un gruppo troppo numeroso, senza nulla volerne ai miei compagni d’avventura.
Il ricordo immediato che ho della Palazzina di Caccia è la guardia, un ragazzo piuttosto giovane, che urla, con l’eco dello stanzone d’ingresso a fargli da cassa di risonanza, che non si possono scattare fotografie.
Divieto comprensibile, del resto in molti edifici è vietato per una sorta di non capisco bene che tipo di tutela, ma qui ti viene ricordato senza perdersi in inutili parole di gentilezza. Comunque, lasciando da parte la polemica, qui non si possono fare foto, per questo qui vedrai solo una veduta della facciata della palazzina.
Questa antica residenza sabauda fu, in epoche successive, adibita a tenuta dedicata allo svago e nel suo parco immenso si svolgevano battute di caccia alla volpe o alla selvaggina.
Attualmente è possibile visitarne l’ala sinistra, fino al salone centrale che sta sotto la cupola, e il percorso è segnato da tappeti di moquette.
Ammetto che le sale presentano decorazioni notevoli e degne di essere viste, la bibblioteca, le camere da letto, il salone per i ricevimenti e le stanze private sono abbellite da affreschi di pregio che richiamano le mode barocche e orientaleggianti del tempo. Alcune sono ornate da particolari affreschi d’ispirazione cinese riscontrabili solamente in questo edificio.
Gli alloggi privati della palazzina mantengono ancora oggi la dimensione originale, spazi ridotti ideati in modo tale da preservare il calore interno anche nei mesi più freddi.
In definitiva una visita interessante che ti lascerà a bocca aperta, peccato per il biglietto d’ingresso, del valore di 12€, che personalmente mi sembra un po’ eccessivo.
Pic Nic Country Chic a cura di Silvia e Ambra
Il momento più atteso, dopo una mattinata di fatica, è quello del pranzo, uno spuntino realizzato da due food blogger molto in gamba che hanno allestito un invitante banchetto nelle scuderie della palazzina.
La Cucina di Nonna Papera (Silvia, @CucinaPapera) e il Gatto Ghiotto (Ambra, @ilgattoghiotto) ci hanno così offerto un Pic Nic Country Chic consumato un po’ sulle mangiatoie della scuderia e un po’ sulle coperte in mezzo al prato.
Un mix di antipasti freschi e piatti pronti a piccole dosi, venendo incontro alle esigenze di alcuni vegetariani del gruppo e alle allergie o intolleranze alimentari di altri. Molta attenzione quindi dedicata ai commensali che non finivano più di lodare la grande maestria culinaria di queste due amiche blogger.
Insalata di riso al salmone, uova di quaglia, strudel salato e quiches davvero sfiziose, i dolci monoporzione assortiti per meglio scegliere quello che si preferisce e il tutto accompagnato da ottimo vinello, MoleCola (la cola torinese) o dalla birra del Birrificio Torino. Tutti prodotti locali e molto buoni, in particolare la birra rossa che, fresca dopo la pedalata, è stata un vero toccasana.
Se passi per Torino non scordare di controllare se sono in programma eventi in cui Silvia o Ambra collaborano: non resterai deluso e alla fine ti leccherai le dita!
Tornare ragazzini sotto la pioggia
Visto il cielo minaccioso rimontiamo in sella per tornare verso Torino in bicicletta, altri sedici chilometri, ma non ci spaventano più come all’andata. Sarà per la pausa pranzo o forse perché alla fine tutto al mattino è andato bene, ma quel che più ci da preoccupazione è la pioggia.
Salutiamo Silvia, Ambra e tutto il personale che ha contribuito a questo pic nic e non facciamo in tempo a raggiungere la fine del vialetto della Palazzina che inizia a piovere a ritmo sempre crescente.
Attraversiamo alcuni incroci stradali e questo ci basta a capire che i nostri k-way non sarebbero bastati a fermare tutta l’acqua che ci sarebbe piovuta addosso. È stato a questo punto che qualcosa in me, ma non solo in me, è scattato!
Io e la mia bicicletta, incuranti della macchina fotografica che forse si sta bagnando nello zaino che porto sulle spalle, tanto non si può fare diversamente, abbiamo iniziato a giocherellare.
Come un ragazzino ho ripreso confidenza con sella e manubrio e, nei tratti che me lo consentivano, sfreccio superando i compagni, facendo zig-zag tra le pozzanghere o, laddove non fosse possibile evitarle, mi ci fiondo nel mezzo sollevando dietro me una scia di spruzzi di fanghiglia.
Forse qualche mio compagno d’avventura mi avrà maledetto, ma mi sono troppo divertito, il rientro a Torino è stato molto più rapido dell’andata e, se non fosse stato perché ero completamente zuppo, lo avrei prolungato ancora un pochino.
Oltre a me che facevo lo stupido nel gruppo c’era chi fischiettava, canticchiava, pedalava in tondo disegnando cerchi nell’acqua con le ruote o chi, come la nostra amica Emanuela, a causa del fondo stradale dissestato, rovinava a terra in una rievocazione di gioventù che la vede rimettersi in piedi e sfidare nuovamente le due ruote mostrando fiera i palmi sbucciati delle mani.
Giunti in vista della Grande Madre, siamo un gruppetto di ragazzini adulti, tutti fradici, ma con un grande sorriso che ci illumina il volto.
Non ho dubbi a riguardo, credo che la pedalata assistita in bicicletta elettrica sia stato l’episodio più strampalato e memorabile del blog tour #lamiatorino.
Altamente consigliata una visita della città a pedali perché Torino in bicicletta è stata memorabile! 🙂
Felicissima che siate stati bene!!! Ovviamente vi aspettiamo ogni volta che tornate a Torino! E prima o poi riusciremo ad organizzarci per venirvi a trovare…il prosciuttificio mi è rimasto in testa!!
Un bacione!
Silvia
Bene??? Silvia non essere modesta… il pic nic è stato strepitoso!! 🙂 Di certo se passiamo a Torino ci facciamo vivi e per quanto riguarda la Prosciutteria… basta organizzare, Biella vi aspetta! 🙂
Una bellissima passeggiate in bicicletta.. Stupinici ne vale la pena e’ una Residenza di Caccia strepitosa !
Concordo Lory, la pedalata è un’esperienza da provare, ideale per una giornata tra amici! 🙂