Di tutte le località costiere lambite dal Mar dei Caraibi, Xcalak forse è la meno conosciuta, ma di tutti i posti meta del turismo messicano è di certo la più tranquilla, forse troppo desolata, ma qui si può vivere e assaporare la vita del Messico autentico. Ecco le mie vacanze a Xcalak.
Il principale motivo per cui Xcalak è poco conosciuta fondamentalmente è che è veramente ardua da raggiungere.
Arrivare a Xcalak
Adagiata su una lunga e stretta lingua di sabbia nell’estremità più meridionale del Messico, lungo una propaggine ammantata da foreste di mangrovie e quasi al confine col Belize, Xcalak è preservata dal turismo di massa grazie alla barriera corallina che non consente alle navi da crociera di avvicinarsi alla costa.
Alle spalle di questo remoto villaggio di pescatori, oltre la foresta di mangrovie che funge da naturale scudo, si estende la Baia di Chetumal e dalla terra ferma ci si può arrivare solamente percorrendo una lunga strada sterrata e coperta di sabbia, verso sud rispetto al paesino di Majahual.
Abbiamo raggiunto Xcalak con una corriera, proprio partendo da Chetumal, dove avevamo passato la notte. I pulmini, piuttosto attempati, fanno diverse fermate in città, ma sono soltanto tre o quattro al giorno e così, per non sprecare tempo, abbiamo preso il primo alla mattina.
In principio la strada è piuttosto facile, asfaltata e si dirige verso nord senza alcuna difficoltà, giunti all’incrocio per Majahual si svolta verso la costa e dopo parecchio tempo si raggiunge questa località lontana dai giri turistici, ma comunque vivace, piacevole e attrezzata per i visitatori.
Da Majahual la strada prosegue svoltando a sud… e qui viene il bello!
Dopo i primi chilometri la strada diventa sterrata, o forse l’asfalto è talmente vecchio da essersi sgretolato, tutta la carreggiata è ricoperta da una sabbia finissima, candida e polverosa; nonostante il caldo molti chiudono i finestrini per proteggersi dalla polvere.
Alla nostra destra inizia a intravedersi la foresta, ma non la lussuriosa e verdeggiante foresta di mangrovie che ci aspettavamo. A causa di un uragano passato circa un mese prima, l’intera vegetazione è ancora spoglia, i rami e i tronchi sono spezzati, annodati e intrecciati in uno spettacolo devastante e sconcertante. È la prima volta che vediamo la scia lasciata da un uragano.
Nonostante la distruzione è evidente la forza con cui le piante si stanno riappropriando del proprio spazio e della propria bellezza, dal sottobosco giovani alberi nascono e, dove i rami sono spezzati, nuovi rami stanno crescendo.
Dopo un viaggio durato circa tre ore, abbondanti, e dopo aver oltrepassato alcuni alberghi malandati e superstiti, raggiungiamo Xcalak.
Vacanze a Xcalak
Il bus ci scarica all’ingresso del villaggio, recuperiamo gli zaini nel bagagliaio per scoprire che sono interamente bianchi a causa della polvere penetrata nella stiva durante il percorso. Non abbiamo prenotato nulla, ma non vediamo neanche nulla che assomigli a un albergo, ostello, campeggio o villaggio per turisti.
Oltrepassiamo l’antico ponte crollato e fianchegiando alcune case semi distrutte intravediamo quello che sembra essere un piccolo ristorante, poco più avanti l’insegna di un bar e un cartello accanto che segnala la presenza di un centro diving per arrivare infine a quello che pare essere il centro del villaggio, da un lato in un piazzale sabbioso si trova un’altalena e c’è un massiccio scivolo per i bambini, che effettivamente abbiamo visto correre lungo l’unica via esistente.
Dalla parte opposta, costeggiando la spiaggia proseguono alcune case e poi il sentiero si inoltra nella vegetazione, probabilmente fino al confine col Belize.
Non fraintendere, questa non è realmente l’unica via del villaggio, è semplicemente l’unica a sembrare abitata, le altre quattro o cinque infatti paiono completamente deserte.
In seconda fila rispetto all’oceano si innalzano anche due fatiscenti piccoli hotel, probabilmente abbandonati vista la scarsa affluenza turistica. E verso la periferia, sulle soglie di abitazioni distrutte dal maltempo, si trovano ancora i cartelli con scritto ‘for rent’.
Diciamo che l’impressione generale ci dice che fu effettuato un tentativo di turisticizzazione, ma con scarso successo. La seconda impressione mi dice che cercavo da anni un luogo sperduto e isolato, ma forse questo è esagerato… e mi inizia a piacere sempre di più!
Cercare alloggio a Xcalak
Indecisi sul da farsi e non sapendo dove alloggiare chiediamo a una signora seduta sull’uscio di una casa per sapere a chi rivolgerci, molto gentilmente la signora ci dice che, se vogliamo, lei ha delle camere da affittare, e il prezzo ragazzi è davvero irrisorio. Qui puoi trovare alcune proposte di soggiorno per Xcalak.
Chiediamo di poter vedere la camera e scopriamo che si tratta di una camera da letto dell’abitazione, ma la signora ci garantisce privacy, ci fornisce la chiavi per entrare e uscire a piacimento e si offre di lavarci il bucato, visto che non c’è una lavanderia in paese. Affare fatto, abbiamo un tetto!
Lasciati i bagagli in camera usciamo a esplorare la costa, molta sabbia sembra essere sparita, probabilmente effetto del tornado e la spiaggia risulta così molto stretta e poco praticabile. Arriviamo fino davanti al bar intravisto arrivando, si chiama Costa de Cocos, ed è un nome davvero azzeccato vista la gran quantità di palme che si protendono verso il mare, e qui troviamo un tratto abbastanza piacevole e spazioso per rilassarci.
Il mare di Xcalak
Sabbia, palme, musica latina e prendiamo una bibita al bar che scopro essere anche un affittacamere, nulla può essere più perfetto… questo è il Paradiso!
Trascorriamo due giorni a Xcalak, due giorni che ricorderemo per sempre.
Il cibo poi è ottimo, ricordo i pranzi vista mare in un piccolo ristorantino malandato e la sera da Doña Anna per delle prelibate cene di cucina casereccia.
Ovviamente qui non c’è nessun menù, il locale offre ciò che di fresco ha in giornata, ed è proprio qui che per la prima volta ho assaggiato il caracol.
Diffidente, ma curioso di provare una prelibatezza locale, mi fido del cameriere, il figlio di Anna, e senza ben capire di cosa si tratta annuisco quando mi viene proposto, del resto pare sia un fritto di pesce o qualcosa di simile.
Con calma attendiamo e stuzzichiamo un po’ di antipasti ed ecco arrivare la mia portata, soffici strisce di polpa biancastra dal profumo molto invitante, assieme, a guarnire, verdure gigliate.
La fragranza non lascia dubbio, il caracol è buono già solo dall’odore, al primo morso mi stupisce la consistenza, morbida ma non spugnosa o gelatinosa e il sapore è una via di mezzo tra la seppia e l’aragosta, una vera prelibatezza.
Inutile dirvi che divoro tutto avidamente e solo alla fine mi viene spiegato cosa avevo nel piatto.
Doña Anna esce dalla cucina con una grande conchiglia bianca e rossiccia, una conchiglia marina ed il caracol non era altro che il mollusco che la abitava, una specie di grande lumacone marino insomma. Lessato, poi tagliato a strisce e infine fritto… divinamente spettacolare.
Nonostante ci sia ben poco da fare, se non il relax, qualche bagno in mare e passeggiate a rimirare il piccolo faro in mezzo alle onde, il tempo a Xcalak vola letteralmente e in men che non si dica siamo di nuovo sulla corriera diretti verso nord: di certo un luogo così non lo si può dimenticare!
P.S. Sono stato a Xcalak nel 2009, di certo i segni dell’uragano sono spariti e forse il paese è un po’ cresciuto, ci sarà qualche hotel, locale, ristorante e magari il mare ha riportato la sabbia.
Per informazioni per organizzare le tue vacanze a Xcalak:
Ero in dubbio sull’inserire questa località in itinerario, prima di proseguire verso Tulum. Credo ne valga la pena. 2 giorni son troppi secondo te?
Ciao Roberta e grazie per il tuo commento. Xcalak è indubbiamente una destinazione che affascina, talmente estrema che resta nel cuore, sia che la si ami sia che la si disprezzi. Dal mio viaggio è passato parecchio tempo quindi credo che la vegetazione si sia ripresa dopo l’uragano e che il paesello sia anche un po’ cresciuto. Se intendi visitare solo di passaggio questo luogo forse una giornata ti basterà, ma calcola di fermarti una notte perché la strada è molto lunga, oltre che suggestiva. Se invece cerchi il completo relax lontano dal mondo questo villagio di pescatori potrebbe non bastarti mai, crea una sorta di dipendenza e, forse, due giorni potrebbero sembrarti pochi.
Buon viaggio e torna a raccontarmi la tua esperienza messicana! 🙂
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