Vacanze in Tunisia, i colori e le atmosfere del deserto lasciano in noi sensazioni indimenticabili, è successo anche a Jenny che, tornata da un viaggio on the road nell’Erg tunisino ci racconta il suo itinerario di sette giorni in Tunisia, dove il Sahara ha conquistato il suo cuore.
Le nostre vacanze in Tunisia hanno inizio nei primi giorni di aprile, atterriamo a Tunisi dopo due ore dal decollo a Milano Malpensa per dirigerci subito verso Douz in minibus, 550 chilometri più a sud.
Dal finestrino vediamo piantagioni di viti e ulivi, i campi di frumento recintati da filari di fichi d’India, eucalipti e tamerici a bordo strada, colline che sembrano di cartapesta sullo sfondo, contadini che vendono i propri ortaggi, greggi di pecore e caprette, cicogne abbarbicate in cima ai tralicci e curiosi distributori fai da te di carburante.
Arrivati a Douz in serata, ceniamo al ristorante “Chez Magic“, dove scopriamo l’harissa, una salsa a base di peperoncino rosso, e soprattutto il brik a l’oeuf: pasta filo, fritta nell’olio, con dentro un uovo intero fresco, patate bollite, capperi e prezzemolo.
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Avventura in Tunisia verso il Sahara
Il nostro itinerario prosegue da qui il secondo giorno, Douz è la “porta del Sahara”.
Qui, la sabbia è dorata, perché mescolata ai sali del vicino grande lago salato Chott El Jerid, più a sud invece il colore si fa via via più scuro.
Diretti verso Tembain, nel nostro viaggio “on the sand”, non potevano mancare insabbiamenti, guasti alla meccanica, forature dovute ai letali aculei di alcuni piccoli arbusti. Così i nostri 4×4 devono essere di volta in volta trainati o aperti nel cofano o sollevati con il cric.
Cavalcando ormai da un pezzo dune sempre più alte, ci avviciniamo man mano allo sperone di roccia di Tembain, è in questo magnifico lembo del Sahara che lo staff ha allestito il campo tendato per trascorrere la prima notte.
Il sole sta scendendo all’orizzonte, dando luogo a scenari mozzafiato, al punto da generare le reazioni più diverse e inaspettate fra tutti noi che mettiamo piede per la prima volta nel Grand Erg Orientale.
Finché noi ci beiamo del deserto i ragazzi dello staff stanno alacremente allestendo il campo per la cena: stasera mangiamo pane cotto nella sabbia, dita di Fatima (involtini fritti di pasta brik, carne e formaggio) e le corna di gazzella (involtini in sfoglia ricoperta di miele con ripieno di noci e mandorle). Finiamo la serata all’aperto ballando al suono ritmato di un tamburo.
Vacanze in Tunisia, le meraviglie del deserto
Il terzo giorno la carovana riparte verso est, in direzione Ksar Ghilane, attraversando panorami straordinari. Penetriamo nell’oasi fra un muro di tamerici e, dopo due giorni senza doccia, siamo qui soprattutto per fare il bagno in una pozza in cui sgorga una sorgente termale.
Il campo tendato allestito a pochi chilometri dall’oasi è di nuovo in posizione superlativa, con vista sui resti, in cima a una collinetta, dell’antico forte romano di Tisavar, eretto per difendere l’impero dalle tribù berbere del deserto.
Ceniamo al lume di candela sotto a una tenda in cotone, assaggiando l’agnello con patate cotto in un’anfora sepolta nella sabbia e nelle braci.
Il quarto giorno la carovana riparte per tornare all’oasi di Ksar Ghilane per un’entusiasmante escursione in quad nel deserto. Risalendo poi verso nord, dopo aver visto una bellissima lucertola giallo-oro che sparisce sotto la sabbia in un battibaleno (pesce del deserto), ci rechiamo a vedere un marabutto, una piccola costruzione per santi eremiti a pianta quadra con cupola semisferica.
Incrociamo anche diversi dromedari, a volte montati da berberi.
Dopo un’altra notte nel deserto, il quinto giorno, ci rechiamo al campo di volo di Douz per un volo in deltaplano sull’area alle porte del Sahara.
Ci spostiamo verso la regione di Matmata, famosa per i villaggi trogloditici berberi, in parte tuttora abitati, scavati in un paesaggio lunare, apocalittico. Ne visitiamo uno entrando da un buco scavato nel fianco di una collina e quindi risaliamo nei fuoristrada per recarci prima a Tamezret e poi a Zeraoua, stupefacenti villaggi berberi semi-abbandonati in cima a sperdute colline di arenaria.
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Vacanze in Tunisia, non solo sabbia
Il sesto giorno raggiungiamo, tra basse, accecanti dune color champagne, una zona a ridosso di Douz, dove affiorano dalla sabbia tracce di una città morta. Sono i ruderi di abitazioni berbere abbandonate e lasciate alla mercè del tempo e del deserto.
Proseguiamo verso ovest in direzione Es Sabria, per visitare un forte in pietra della legione straniera francese, dopodiché continuiamo verso El Faouar, da dove proviene la maggior parte delle rose del deserto vendute sulle bancarelle di tutta la Tunisia, per visitare una cava ora abbandonata.
Il settimo e ultimo giorno, al confine con il deserto, si apre l’immenso grande lago salato Chott El Jerid.
Attraversiamo la sua crosta cangiante sulla strada che collega Douz a Tozeur e arriviamo quindi alla stazione ferroviaria bianco-celeste di Metlaoui giusto in tempo per salire sul famoso Lezard Rouge, un trenino amaranto del primo ‘900.
La Lucertola Rossa prima fiancheggia un arido massiccio, poi s’insinua tra stupefacenti gole, canyon e squarci nella roccia, creati nel tempo da un corso d’acqua. Tornati a Metlaoui, risaliamo verso la capitale con tappa a Sidi Bou Said, la bomboniera bianco-celeste della Tunisia, per lustrarci gli occhi, dopo una settimana di deserto, fra i battenti turchese delle abitazioni e le scintillanti bancarelle.
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Ricorderò per sempre le vacanze in Tunisia, gli stupefacenti colori e le emozioni vissute durante questo viaggio organizzato.
Testo e foto di questo post sono editi da Jenny Bassa, per qualsiasi ulteriore informazione puoi leggere una versione più estesa del racconto sul suo blog: Piccola Reporter.
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