Molti non hanno nemmeno idea delle profonde emozioni che il Kenya può trasmetterti. Molti semplicemente lo guardano in maniera distante e lo considerano un paese del terzo mondo per la povertà che affligge la popolazione, per le malattie che a volte incontrollatamente creano vere epidemie, per lo stile di vita molto ‘basilare’ che chi è nato per le strade di questo Paese africano ha imparato ad accettare e vivere. Ma un viaggio in Kenya ti permetterà di scoprire un mondo inaspettato, un mondo che difficilmente si può dimenticare.
Tutti coloro che giudicano i paesi africani, senza essersi nemmeno disturbati a capire perché le persone che ci vivono si comportano in modi che talvolta possono sembrarci discutibili, sono semplicemente ciechi.
Se solo guardassimo un palmo oltre il nostro naso vedremmo un popolo fiero e forte, che nonostante le innumerevoli avversità conduce uno stile di vita estremamente dignitoso.
Ecco perchè il Kenya è rimasto profondamente inciso nel mio cuore.

Viaggio in Kenya
Atterrammo a Mombasa nell’estate del 2005, di questo paese non sapevamo praticamente nulla e avevamo visto solamente alcune immagini sui depliant che illustravano spiagge candide e feroci leoni nella savana. Depliant??? Eh già, ancora non avevo scoperto le gioie e la bellezza di un viaggio fai da te, ma quest’avventura africana mi ha toccato davvero profondamente.
Il volo non era stato dei migliori, varie turbolenze e un atterraggio ‘sonoro’, tuttavia eravamo vivi e per la prima volta in Africa centrale.
Quello che più ti colpisce scendendo dal velivolo è l’intenso odore che pervade l’aria, un odore a suo modo impercettibile, ma che porta le note profumate delle spiagge sull’oceano indiano e quelle più polverose della savana, l’umido aroma delle foreste ed il fetido effluvio delle remote vie della periferia cittadina. Una volta colto, l’odore dell’Africa, non ti abbandonerà mai più.
A bordo di un bus alquanto sgangherato ci dirigiamo verso la città, dobbiamo attraversare Mombasa e quindi dobbiamo transitare sul battello che attraversa il fiume.
Non essendoci alcun ponte infatti, questo battello, piuttosto datato e massiccio a tal punto che ci si chieda come possa rimanere a galla, è l’unico mezzo per accedere alla città. Presso i moli attendono centinaia di persone e di veicoli e sia da un lato che dall’altro si sviluppa un vastissimo mercato.

Dai vetri osserviamo incuriositi questo panorama così strano eppure così familiare, i banchi del mercato sono semplici impalcature di pali di legno a cui vengono fissate delle assi che fanno da ripiano, il banco del pesce ovviamente non ha il frigo ed intorno vi ronza un nugolo di mosche davvero impressionante, ma il venditore di tanto in tanto, con una bottiglia di Coca-Cola dal tappo bucato spruzza acqua sulla mercanzia per mantenerla ‘fresca’ e scacciare i fastidiosi insetti.
Sorte analoga spetta alla carne, con la differenza che le mosche vengono allontanate con delle specie di ventagli.
Altri banchi vendono verdure e cereali e frutta (per lo più banane e papaye di cui la foresta è molto ricca), mentre in mezzo a essi si scorgono le insegne delle compagnie telefoniche, un banco presenta i telefoni cellulari più all’avanguardia e un altro grandi televisori e antenne paraboliche.
Tutto questo ti fa capire quanto il popolo kenyota desideri un tenore di vita più elevato, spesso che consenta almeno di vivere.
Una particolarità è rimasta nella mia memoria in questi anni, le signore che vendono frittelle! Non perché io ne abbia assaggiate, ma queste signore siedono lungo la carreggiata della strada con davanti un sacco pieno di frittelle che vendono ai passanti e agli automobilisti fermi in coda… con tanto di gas di scappamento.
In ogni caso è impossibile non rimanere ipnotizzati, e se anche non ti colpisse un mercato così particolare di certo ti colpirebbero gli accesi colori sgargianti che indossano le donne. Avvolte in grandi foulard fluttuano tra la folla lasciano dietro di se il blu, il rosso, l’arancio e il giallo del loro abito che svolazza.

La vita a Diani Beach
Attraversato il canale il bus ci porta fuori città fino a raggiungere Diani, località della quale ci viene sconsigliato di visitare il paese e dove ci viene detto di non uscire mai, possibilmente, dal nostro villaggio turistico… che tristezza!
I primi giorni si svolgono lentamente, tra spiaggia e bungalow, e facendo di tanto in tanto attività di gruppo e giochi organizzati con gli altri turisti. Con alcuni di essi riusciamo ad instaurare l’inizio di un’amicizia che ci porta a sentirci ancora oggi di tanto in tanto.
Diani Beach è davvero incantevole, sabbia bianchissima per chilometri e chilometri, a perdita d’occhio, l’acqua è cristallina e calmissima nei momenti di bassa marea, ma grigia, torbida e molto mossa nei momenti di alta marea in cui sparisce addirittura la spiaggia.
Quando la marea è bassa è possibile inoltre vedere in lontananza la barriera corallina affiorare, è questo il momento in cui dei gentili ragazzi si offrono di scortarti sulla loro canoa fino ad essa per permetterti di fare snorkeling.
La barriera corallina, come si addice all’Oceano Indiano, è davvero meravigliosa e sebbene questa zona, molto a sud, non sia particolarmente famosa per le immersioni, il centro diving del villaggio, come anche nei villaggi vicini, organizza corsi di immersione e escursioni al largo per poter cogliere i luoghi più belli del mondo sottomarino. È anche possibile visitare il relitto di una nave peschereccio, fatta affondare deliberatamente, presso la quale si è instaurata una fitta fauna marina, l’imbarcazione si chiamava Alpha Funguo, oggi conosciuto come il relitto di Diani.
Un po’ annoiati e stufi della semplice e monotona vita da spiaggia, del ragazzotto che si arrampica sulla palma e ti serve cocco fresco appena colto e degli animatori che a gran voce, continuamente e a volte in modo fastidioso, ti chiamano tentando di coinvolgerti a spesso stupidi giochi di gruppo, decidiamo di acquistare un safari nella savana da alcuni ragazzi che gestiscono escursioni e che potrete trovare proprio sulla spiaggia, i tipici beach boys.

Viaggio in Kenya, safari nella savana
Il tour dei parchi naturali dello Tsavo, che si divide in Tsavo East e Tasvo West, e comprende due pernottamenti in strutture all’interno della savana e i pasti, ha un costo di circa 60€ a testa. Nulla considerando che sui cataloghi dei tour operator e nel listino dentro al villaggio, la stessa escursione ha un costo circa dieci volte superiore, se non di più, motivo per cui avevamo deciso di non prenotarla prima della partenza.
La partenza è il mattino seguente, di buon ora il pulmino a nove posti un po’ sgangherato è li fuori che ci aspetta, con noi portiamo solo uno zainetto con due cambi di vestiti e una bottiglia d’acqua.
Riattraversando Mombasa contemplo nuovamente la vita cittadina, caotica ma dai ritmi molto pacati, la strada che conduce verso i parchi è la grande strada che collega Mombasa a Nairobi.
La carreggiata è larga due corsie, una per senso di marcia, auto e camion enormi viaggiano a tutta velocità in questa strada pressoché rettilinea, e ciò che ci lascia sconcertati è che, se contromano arriva qualcuno, ci si sorpassa a destra… come? Catapultandosi letteralmente fuori dalla carreggiata e percorrendo le corsie sterrate che corrono a fianco ad essa, uno stile di guida arduo e coraggioso, che ci infonde un po’ d’inquietudine.
A metà strada ci fermiamo in un’area di sosta. L’edificio che funge da bar, ristorante, souvenir shop e benzinaio è una grande baracca di legno, all’interno, dalle fessure tra le assi e i tronchi, filtra una debole luce, ma tuttavia si sta bene e la temperatura non è troppo cocente.
Nel giro di un’ora siamo alle porte dello Tsavo, un grande cartello grezzo ci da il benvenuto e, una volta registrato il nostro ingresso, il nostro pulmino comincia a sfrecciare sulle aride strade di terra rossastra lasciandosi appresso una grande nuvola di polvere.
L’esperienza del safari è indimenticabile e, pur essendo un’attrazione turistica, permette di entrare in contatto con la vita della savana e di avvistare varie specie di animali nel loro habitat naturale.
Leoni, ghepardi, giraffe, bufali, elefanti, antilopi, kudu, ippopotami, cicogne africane, facoceri, coccodrilli e molte altre specie animali vivono in armonia o competizione seguendo solo la regola del più ‘forte’. La forza in questo caso non è solo fisica, se il leone non riesce a raggiungere la gazzella salta il pasto ed in questo molte gazzelle sono ben più forti dei leoni.
Le due notti le trascorriamo in tipiche strutture piuttosto spartane che sorgono lungo i pendii di basse colline, ma capaci di regalarti l’atmosfera adatta ad un’esperienza unica. Durante la notte in lontananza nella pianura si sentono i ruggiti dei leoni e poco più in basso, vicino ad una pozza d’acqua gli elefanti giocano, si lavano e barriscono tra le tenebre. La luna, brillante e maestosa, illumina in modo evanescente tutto quanto permettendoci di osservare i movimenti del bestiame dall’alto del colle.

Il terzo giorno, lungo la strada del rientro, facciamo sosta in un villaggio Masai dove veniamo accolti con gioia dalle donne e dai bambini speranzosi di ricevere qualche dono. La povertà nella quale, per loro scelta, questa gente vive, ci colpisce notevolmente e nonostante, economicamente forse, noi abbiamo maggiori possibilità, i Masai ci mostrano orgogliosi il loro villaggio, le case composte di terra, paglia ed escrementi, il recinto del bestiame dove proteggono capre, pecore e mucche al centro delle capanne.
Ci spiegano come producono il cibo principale per loro, composto da latte e sangue di vacca, mistura liquida che viene suddivisa tra gli abitanti e distribuita ogni giorno, essendo il principale alimento per tutti.
L’uomo del fuoco ci insegna inoltre come accendere il fuoco con il solo utilizzo di bastoncini e un po’ di paglia, e ci spiega che quando la legna nel villaggio scarseggia, lui deve partire da solo, recarsi sui monti e tornare con la scorta per la comunità.
I giovani uomini, adolescenti, si sfidano in tipiche danze e si esercitano nel salto, un’antica usanza prevede infatti che durante una particolare cerimonia chi sarà in grado di saltare più in alto avrà diritto a scegliere la propria futura moglie.
Prima di sposarla però dovrà dar prova di essere un adulto e partire da solo nella savana, armato di lancia e portare la prova di aver sconfitto un leone.
Restiamo con loro troppo poco tempo e nella nostra memoria rimangono i dolci occhioni, i gioiosi sorrisi e il contrasto abbagliante dei candidi denti con la pelle d’ebano.
A malincuore rientriamo a Diani, portando con noi il ricordo dei colori, degli odori, dei suoni che la savana ci ha regalato, dettagli davvero unici che restano segnati nel cuore.

Colobus Trust
Torniamo alla vita da spiaggia, ormai troppo curiosi e desiderosi di conoscere di più su questo paese.
In cerca di evasione seguiamo le indicazioni della nostra guida cartacea in cerca del Colobus Trust, perché un viaggio in Kenya è anche scoperta delle specie locali. Fondato a Diani nel 1997 si pone in difese dei teneri colobi, una varietà di scimmie ormai presente solo in una limitata porzione di foresta a sud di Mombasa. Distinguibile per i candidi ciuffi bianchi che spuntano dalla guance e da sopra le spalle, il colobo è privo del pollice, le sue mani sono infatti composte da solo quattro dita (kolobos in greco significa mutilato).
Questo fa del colobo una specie molto vulnerabile. Cibandosi solo di alcuni tipi di alberi la sua popolazione è stata decimata a causa del disboscamento volto alla costruzione di alberghi. Questo è un esempio di come il turismo, se non adattato in armonia col paese possa portare ricchezza, ma anche molti danni, e sempre a livello ambientale.
Il colobo inoltre, agilissimo sugli alberi, è invece molto goffo sulla terra ferma, l’aumento dei veicoli sulle strade ha quindi comportato una serie di uccisioni di scimmie mentre attraversavano la strada.
Gestito da un gruppo di volontari provenienti da vari paesi, al momento della nostra visita, il Colobus Trust aveva piazzato circa 23 scalette orizzontali di corda tra gli alberi da entrambi e lati di Diani Beach Road. Il progetto pare abbia successo e gli individui da branco paiono essere almeno raddoppiati.
Situato subito dopo l’Africana Sea Lodge, percorrendo la spiaggia verso sud, al Colobus Trust è possibile effettuare delle visite guidate gratuite (alle 10 e alle 14) per le quali vengono accettate volentieri delle offerte. L’associazione organizza anche corsi di fauna forestale per la popolazione locale e per i dipendenti dei grandi alberghi.
Se vuoi saperne di più: Colobus Trust – tel. 0147-3519 – fax 3223 – email wakuluzu@colobustrust.org

Visita alla scuola di Ukunda
Verso il termine del nostro viaggio in Kenya, grazie alla complicità di Veronica e Nicola, tutt’oggi grandi amici, convinciamo un ragazzo del luogo che lavorava come animatore nel villaggio a portarci a visitare la scuola del vicino paese di Ukunda, situato sulla strada che collega Mombasa alla Tanzania, paesino modesto per il quale passa la strada che raggiunge Diani.
Nuovamente a bordo di un poco recente pulmino io, Valentina, Veronica e Nicola partiamo all’esplorazione. L’autista ci conduce lungo delle vie molto povere e infine si ferma vicino a un edificio molto spoglio, direi quasi essenziale.
I ragazzini sono tutti dentro le aule per le lezioni, dagli usci li osserviamo, alcuni seduti ai banchi, in tre o quattro per banco, altri a gambe incrociate per terra, tutti assorti in ascolto della spiegazione dell’insegnante.
Ci accoglie in preside della scuola e ci accompagna a visitare il giardino attorno al quale l’edificio si sviluppa. Non pensare che sia un verdeggiante giardino di sequoie e fiori ovunque, nel cortile della scuola c’è un piccolo ritaglio di terra lavorato e le piante che vi crescono sono per lo più ortaggi e mais dall’aspetto assetato per la carenza d’acqua, questa è infatti anche l’aula in cui si insegna a coltivare le piante utili alla vita.
Mentre torniamo verso le classi notiamo un gruppo di ragazzi uscire in cortile e disporsi intorno al maestro, costui per mezzo di un bastone scriveva nella terra utilizzandola come lavagna per spiegare meglio ai ragazzi. Così scopriamo che il materiale scolastico qui è molto caro, che le aule sono dotate di lavagne, ma hanno terminato i gessetti e non possono usarle. I banchi sono insufficienti e per lo più vengono assegnati alle classi più grandi d’età in quanto devono prepararsi per l’esame di stato.
Pensa. Un banco costa circa 20$ e ci spiegano che un operaio comune guadagna circa 30$ al mese, un po meno di 30€ per intenderci.
Ci fanno poi accomodare in un’aula dove si raduna buona parte dei ragazzi, con nostro stupore iniziano a cantare una canzone di benvenuto in swahili, la lingua locale. Le voci dei bambini e la melodia formata dalle loro parole ci commuove, le ragazze iniziano a piangere.
Per ringraziarli doniamo loro penne, pennarelli e block notes utili alla scuola e distribuiamo un po’ di caramelle, rigorosamente senza zucchero, poiché molti di loro non hanno dentifricio e nemmeno spazzolino, non roviniamo il loro sorriso con i nostri dolciumi.
La visita alla scuola è un’esperienza per certi tratti straziante, che ci commuove e ci invoglia a poter fare qualcosa di più per questi poveri ragazzi.
Decidiamo di donare un po’ di denaro esprimendo la volontà che venga utilizzato per l’acquisto di banchi, gessetti e quaderni. Ricordati di dichiarare in cosa vuoi sia investito il denaro, sebbene il preside sia una brava persona più in su di lui c’è chi potrebbe decidere che i tuoi soldi servano a scopi meno nobili di ciò che desideri.
Per inviare aiuti materiali puoi spedirli a:
Ukunda School
Headteacher
Mkwakwuani Pry School
P.O. BOX 138
UKUNDA – KENYA
email: mkwanile@yahoo.com
Lasciamo la scuola di Ukunda pervasi dalla sensazione d’impotenza di fronte a situazioni complesse e indipendenti dal nostro volere.
Porteremo il canto dei bambini, Jambo Bwana, nell’anima per sempre!
Jambo Bwana
Jambo, jambo bwana
habari gani, nzuri sana
wageni, mwakaribishwa
Kenya yetu, hakuna matata.
Kenya inesi yetu,
hakuna matata.
Kenya yenye maendeleo,
hakuna matata.
Non sono certo dell’ortografia, ma i ragazzi ce l’hanno scritta così.
Un ultimo giorno di ozio ci attende a Diani Beach, un giorno trascorso pensando a quanto meraviglioso siano questo paese e il suo popolo.
Un giorno trascorso a fissare ogni particolare e ogni ricordo a fondo nella mente, per non poterlo scordare mai, nella speranza che ci sia presto un altro viaggio in Kenya.

VERY INTERESTING-I RAGAZZI SONO ENTRATI NEL CUORE DI CERTE SFACCETTATURE DELLA VITA AFRICANA,E SICURAMENTE IL LORO CUORE E’ RIMASTO CATTURATO TOTALMENTE.DIFFICILE TORNARE SENZA RIPENSARE… CLAO J.C.