Quando penso a un viaggio su tre ruote non posso fare a meno di pensare agli ape calessino di TheGira. Basta questo a farmi tornare in mente mille ricordi sulle strade italiane vissuti durante le mie prime tre avventure. Proprio così si è svolto il mio viaggio in nord Italia durante l’estate appena trascorsa, ma le avventure di TheGira continuano ancora.
Ma torniamo a noi, il mio viaggio in nord Italia con l’ape ha toccato città spesso poco considerate dal turista, ma le bellezze lungo il percorso non sono mancate.
Tra la Lombardia e il Piemonte per poi salire in Valle’Aosta e infine tornare verso la base, questo è stato il nostro itinerario. E non chiedetemi se sono pazzo, ho accettato di partecipare ben conscio che non avrei visto il mare, ad esempio, ma sicuro che ogni centimetro di strada sarebbe stato un ricordo indelebile e mi avrebbe permesso di apprezzare un territorio, per me già conosciuto, ancora più a fondo.
Ti avviso che questo post piuttosto lungo, il seguente indice ti può consentire una consultazione più pratica:
- prepararsi al viaggio con l’ape calessino
- il viaggio da Milano a Biella
- verso le montagne della Valle d’Aosta
- ritorno verso Biella
- pausa pranzo al Ristorante Croce Bianca del Santuario di Oropa
- Galleria Rosazza e la Valle Cervo
- serata al Brich di Zumaglia
- la pianura vercellese, Lucedio e Vercelli
- pranzo a Semiana all’Acquamatta Green Soul Restaurant
- la Chiesa del Diavolo di Lomello
- Certosa di Pavia e il rientro a Milano
Viaggio in nord Italia con l’ape: come ci si prepara
Fondamentalmente i consigli che posso dare per un viaggio in nord Italia con l’ape calessino sono simili a quelli che già ho espresso raccontando la mia prima avventura. Con un po’ di esperienza posso dirvi che ora nel mio bagaglio porto sempre una catena con lucchetto per assicurare i bagagli nel caso ci si allontani dal mezzo. Il bagaglio ovviamente deve essere essenziale e, a meno che non viaggiate in un periodo freddo, può essere composto per lo più da pantaloncini corti e magliette.
Il nord Italia però ha un clima particolare, in effetti la cosa che più abbiamo temuto (ma che quasi sempre abbiamo scampato) è stata la pioggia, per la quale è utile avere dei k-way o un telo di plastica per coprire il calessino che, ovviamente, non è dotato di porte chiuse.
Questa in genere è una situazione che può capitare un po’ ovunque, ma le regioni settentrionali sono spesso più colpite da temporali a causa della vicinanza delle montagne.
Tutto ciò che serve oltre a questo è lo spirito d’avventura e la voglia di mettersi alla prova. L’adrenalina e le emozioni forti sono assicurate, e con esse anche il divertimento.
Da Milano a Biella in ape calessino
Partendo da Milano con il calessino rosso fiammante marchiato Generali il nostro motto è stato l’hashtag #viviamopositivo (cercalo sui social per scoprire la nostra e altre decine di avventure memorabili).
Tra le varie cittadine piemontesi abbiamo scelto di dirigerci verso Biella, scoprendo una parte della Lombardia piuttosto grigia, fatta di palazzine e asfalto, fino a quando non siamo arrivati a Oleggio, prima cittadina che ci ha dato il benvenuto in Piemonte con boschi rigogliosi e rinfrescanti.
Da qui avremmo voluto puntare verso i laghi, ma a destinazione ci aspettava un appuntamento e quindi abbiamo dovuto optare per una via più rapida. Sfrecciando tra i colli novaresi siamo passati da Borgomanero per poi attraversare un tratto della provincia di Vercelli e infine arrivare quasi puntuali a Biella Piazzo.
Qui ci aspettava un aperitivo in rosso di Generali, il primo di questo tour, che ci ha intrattenuti fino a serata inoltrata tra risate, nuove conoscenze e divertimento.
Verso i monti fino ad Aosta
Lasciata la cittadina di Biella ci attardiamo per visitare il Ricetto di Candelo, caratteristico borgo medievale. Ci dirigiamo poi verso uno dei territori montuosi più sensazionali dell’arco alpino, la Valle d’Aosta. Anche qui ci attende un piacevole aperitivo in rosso proprio nella centrale Piazza Chanoux, ma questo non ci vieta di lasciare la strada statale per seguire delle vie secondarie e decisamente più panoramiche.
Risalendo la collina della Serra lasciamo il biellese per fare una breve sosta ad Andrate e godere del magnifico panorama che, ahimè, quel giorno era un po’ annebbiato. Da qui la strada prosegue nel verde, tra baite, boschi e campi di erbe montane ci sembra già di essere in altura, ma in realtà abbiamo ancora molto da salire.
Ritrovata la strada maestra a Settimo Vittone abbiamo proseguito volando fino alle porte della Valle. Qui cominciamo a pregustare mentalmente i sapori della vallata, e dove meglio assaporarli se non a Arnad?
Lasciandoci ispirare dall’istinto decidiamo di pranzare dal Armanac de Toubie, ristorante situato sotto l’omonimo hotel. A metterci a nostro agio non è soltanto la buona cucina, ma fin da subito la cordialità con cui veniamo accolti, ristorati e ricaricati per proseguire il viaggio. In sala non mancano il sorriso e la simpatia e questo è un grande inizio per un pasto soddisfacente.
Un mix di antipasti della valle, due piatti di pasta differenti (panna e prosciutto e penne all’arrabbiata) e infine lo squisito arrosto della casa, il tutto accompagnato con qualche calice di vino rosso (ovviamente con moderatezza perché poi dobbiamo tornare alla guida).
Non possiamo negare allo staff una foto con il nostro calessino e ripartiamo a tutta birra, fermandoci giusto due secondi per una foto con il Forte di Bard, per poi tirare dritto fino al capoluogo arrivando ad Aosta puntuali per la festa organizzata in nostro onore.
Anche qui Generali è stata eccezionale, la piazza, oltre a essere un luogo d’interesse per i turisti, è un luogo di passaggio molto frequentato anche dai residenti che la sera vengono qui a passeggiare e fare aperitivo nei tanti locali.
E poi il ritorno verso Biella
La mattina seguente partiamo di buonora, non abbiamo eventi pianificati per la sera e quindi ce la prendiamo comoda approfittandone per fare alcune soste molto interessanti. Stiamo tornando verso Biella, ma lungo la strada c’è il fiabesco e imperdibile Castello di Fenis, che raggiungiamo per una visita rapida e qualche foto ricordo.
Proseguendo tra i tanti panorami della valle osserviamo nuovamente il Forte di Bard imponente scorrere sopra le nostre teste e, mantenendo la strada statale, lasciamo la Valle d’Aosta diretti verso Ivrea. Attraversiamo la bella Eporedia senza fermarci e, dopo Bollengo, risaliamo la collina della Serra per raggiungere il Biellese.
Dopo aver oltrepassato Magnano, tra i boschi e i verdi prati, arriviamo a Zubiena, località da cui vediamo il panorama eccezionale sulla provincia di Biella, zona ancora troppo poco conosciuta dai viaggiatori.
Desiderosi di rendere speciale questa tappa del nostro viaggio decidiamo di salire lungo la Valle Oropa, fino a raggiungere il Santuario di Oropa, luogo eccezionale del quale già vi ho parlato.
Pausa pranzo a Oropa
Il Santuario di Oropa non è solo luogo di meditazione, e siccome ci arriviamo proprio all’ora di pranzo decidiamo di trovare un posto che possa proporci un pranzo memorabile. Se anche voi cercate qualcosa di analogo il Ristorante Croce Bianca (si trova nel primo piazzale alla destra osservando la Porta Regia) è sicuramente il luogo più adatto.
Veniamo accolti e fatti accomodare in sala, l’ambiente intovagliato in bianco è elegante e raffinato. Il sommelier ci presenta la carta dei vini, una selezione eccellente che ci lascia indecisi, ma con il suo consiglio preferiamo assaggiare più etichette anche in base alla portata in arrivo. Lo chef in cucina è Franco Ramella, un artista oserei dire, e, ancora una volta sopraffatti dall’indecisione, decidiamo per un menù degustazione a piacere dello chef.
Gli antipasti sono vari e sfiziosi, sorseggiando Erbaluce fresco partiamo con quelli freddi serviti in un piatto in stile finger food, successivamente un assaggio di affettati tra cui la mocetta era davvero favolosa, non esagero ma al pensiero mi torna l’appetito, in tutto (oltre il finger food) abbiamo gustato: sformatino di cavoli rossi in bagna caoda, mocetta biellese e fonduta di Maccagno con novetta. Segue un crostino di sfoglia su uovo e bacon, una portata saporita e notevole che gustiamo con calma per dare spazio all’arrivo dei primi piatti.
Il riso ci viene proposto in due varianti, quello alla birra Menabrea con cavolo rosso abbinato, oppure quello all’Erbaluce di Caluso. Ancora come primo ci vengono proposti dei ravioli con fonduta di Maccagno davvero strepitosi. Il Mesolone prodotto dall’Azienda Agricola Filippo Barni li accompagna egregiamente.
Nonostante ci sentiamo già sazi, non possiamo rifiutare i secondi in arrivo. Per stare in clima biellese ci viene proposto del coregone su letto di funghi porcini e patate, successivamente torniamo ai sapori di terra con una tagliata di Fassone sfumato con vino Lessona e dragoncello accompagnata da una scodella di polenta concia (da mangiare assolutamente a Oropa). Per finire ci viene proposto un filetto di Fassone in crosta con verdure, una portata saporita e delicata che stupisce per la morbidezza della carne.
Dolci assortiti tra bunet, il gelato al passito di Caluso, torcetti biellesi e la zuppa di ciliegie con gelato al Ratafià.
È quasi un dispiacere alzarsi dal tavolo, ma la strada ci attende e, nonostante questa notte si faccia base a Biella, non possiamo rinunciare a vedere ancora un paio di cose interessanti.
La Galleria Rosazza e la Valle Cervo
Lasciati i chiostri del santuario risaliamo verso le cime della valle. La strada si fa ripida e, dopo aver superato alcune auto di escursionisti parcheggiate, si fa stretta e ripida, condita qua e la di qualche tornante molto stretto. L’ape calessino ovviamente non teme tutto questo nonostante siamo in tre a viaggiare con lui, e questa è una delle cose che amo in un viaggio su tre ruote: l’affidabilità.
Questo viaggio in nord Italia si sta facendo interessante sempre più e, anche percorrendo strade e luoghi già conosciuti, si rivela una continua sorpresa. La strada del Tracciolino arriva nel punto più alto carrabile della Valle Oropa e proprio qui si trova una delle grandi opere attribuite a Federico Rosazza, ovvero la galleria che porta il suo nome: la Galleria Rosazza.
La storia di questa galleria non è riva di stranezze, ma del resto ben poco della vita del senatore sembra essere estraneo all’occulto o per lo meno apparentemente normale. Ma quel che a noi preme scoprire è se la galleria sia ancora percorribile, perché molti ne diffondono voci sulla scarsa sicurezza e sul pessimo manto stradale.
Esitiamo alcuni minuti per fare qualche foto e aspettiamo alcune moto che arrivano dal senso opposto. Chiediamo a loro per sicurezza, ma ci confermano che la strada è sicura, vi sono solo alcune infiltrazioni tra la roccia, ma questo era già in conto.
Decidiamo di oltrepassarla e, risaliti in carrozza, ci avviamo per il tunnel non illuminato smarrendo la luce esterna dopo pochi metri. Il selciato lastricato non è dei più lisci, ma è solido e in buono stato nonostante l’età. La luce in fondo alla galleria si fa sempre più grande fino a quando sbuchiamo in Valle Cervo avendo incassato solo qualche grossa goccia d’acqua sul parabrezza.
Abbiamo attraversato la Galleria Rosazza!
Dalla Valle Cervo al Brich di Zumaglia
Appena fuori dalla galleria è inevitabile non fermarsi a scattare due fotografie al panorama, la Valle Cervo è una vista magnifica che si presenta davanti allo sguardo. Ben presto veniamo avvicinati da alcuni curiosi che, fermi alla locanda che si trova qui vicino, sono incuriositi dal nostro mezzo rombante e giungono per chiederci dove lo abbiamo trovato. La notorietà, si sa, ha un effetto esaltante e quando scopriamo che i nostri nuovi amici ci conoscono e leggono il mio blog non possiamo fare a meno di farci con loro qualche foto.
Li salutiamo per riprendere la strada verso valle, è pomeriggio inoltrato, ma un’altra idea ci è balenata in mente. In questa ambientazione mozzafiato oltrepassiamo quindi le prime frazioni di Campiglia Cervo facendo solo una breve sosta al Santuario di San Giovanni d’Andorno. Da qui ripartiamo attraversando il fiume al bivio con Rosazza e puntando verso il fondovalle, dove ancora Campiglia ci fa da cornice.
Proseguiamo fino ad Andorno Micca e, una volta a Pavignano, svoltiamo tra i colli in direzione Zumaglia e, dopo aver superato le vie del borgo, saliamo verso la cima del Brich, dove si trova l’omonimo castello.
I cancelli del Casello del Brich sono li ad attenderci, immobili e austeri come sempre. E nel parcheggio troviamo diverse macchine posteggiate, segno che su al castello c’è qualcuno, motivo per cui decidiamo di sfidare la salita e provare a raggiungere il maniero.
Il selciato del castello non è dei più docili, le pietre sono leggermente sconnesse e tra un buco e un saltello spingo l’acceleratore per dare gas e continuare verso la cima. Ovviamente ci arriviamo, il castello è aperto e in pochi attimi vediamo decine di figuri fare capolino incuriositi dal rumore. Sono gli attori di ARS Teatrando, compagnia teatrale biellese che si prepara per il consueto spettacolo che anima le serate di luglio.
Ancora una volta le persone restano a bocca aperta davanti al calessino e noi ci prestiamo per qualche foto ricordo prima di aggregarci all’aperitivo in terrazza gentilmente offerto dai teatranti.
Le piatte pianure vercellesi
La mattina seguente ci aspetta il sole, una giornata calda e la vasta pianura vercellese da affrontare. Per fortuna Vercelli non è molto distante e questo ci permette di dormire un po’ di più la mattina, partire con calma belli carichi e studiare qualcosa da vedere in quella che può sembrare l’area più piatta e meno interessante d’Italia.
In realtà così non è. Già ti parlai di Vercelli, dell’arte e della cultura che si trovano non solo nella cittadina, ma anche in tutti i paesi disseminati tra le risaie (già, perché questa è la terra del riso, il cosiddetto mare a quadretti che però a inizio luglio è un po’ troppo verde per lasciar trapelare un po’ d’acqua).
Quello che il calessino può farti scoprire è un territorio che, invece, riserva continue sorprese. Appena fuori dal Biellese troviamo il Castello di Buronzo, grande maniero spesso usato anche come location. La cittadina di Santhià è molto interessante, ma per viverla al meglio occorre visitarla a febbraio in occasione del carnevale allegorico. Le vaste distese di riso hanno un fascino innegabile e offrono agli amanti delle passeggiate, del ciclismo o delle escursioni a cavallo una varietà di percorsi interessante che si dipana tra stradine sterrate e piccoli borghi di pianura.
Da Santhià deviamo in direzione Trino, ma questa non è la nostra meta. Tuttavia ci passiamo abbastanza vicini da vedere le alte torri dell’antica centrale nucleare svettare austere verso il cielo. Proprio nei dintorni di Trino si trova un luogo velato di mistero, è il Principato Cluniacense di Lucedio. In verità ad essere misterioso non è il principato in sé (che tra l’altro è chiuso e ci rifiuta persino di scattare due fotografie nel cortile), ma la piccola e diroccata Chiesa della Madonna delle Vigne che si trova poco distante sulla collina, in direzione del paese.
Questa piccola chiesa è ormai cadente e malridotta, immersa nella vegetazione è attorniata da stormi di corvi che nidificano in zona e gracchiando rendono l’atmosfera leggermente da brivido. Ma è giorno, il sole splende e la curiosità è tanta. Dopo averne sentito tanto parlare ho l’occasione di entrare nella Madonna delle Vigne e vedere lo Spartito di Satana, un particolare affresco che raffigura un pentagramma. La leggenda vuole che, suonando le note al contrario, tramite di esso si possa evocare il diavolo in persona.
Purtroppo l’intero sito è messo maluccio, tuttavia la visita è interessante e l’unica cosa che ci mette fretta sono le zanzare, che tra le risaie son davvero fameliche.
Da qui fino a Vercelli la strada è tutta dritta e arrivati in centro raggiungiamo Piazza Cavour dove lo stand Generali ci aspetta per un altro sensazionale aperitivo in rosso.
La serata è rinfrescante, l’afa pomeridiana lascia spazio ad una brezza leggera che ci consente di riposare in vista del penultimo giorno di viaggio.
Un piacevole ritorno a Pavia
Anche questa giornata non prevede molti chilometri da percorrere, il nostro appuntamento sarà a Pavia per l’ormai consueto aperitivo e per impegnare il tempo ci concediamo una deviazione alla scoperta del territorio. La pianura prosegue anche in provincia di Pavia, quello che cambia sensibilmente, però, è il suo aspetto.
Le pianeggianti distese di riso si tramutano in vaste distese di piantagioni di pioppi, anche qui non mancano i campi coltivati, ma il riso è presente in quantità inferiore lasciando spazio a grandi campi di granoturco.
In questi panorami, circondato dalle risaie di Semiana, si trova Acquamatta Green Soul Restaurant, un ristorante realizzato nel contesto della Cascina Molino nel rispetto dell’ambiente e caratterizzato da design e innovazione in cucina.
Arrivare qui è stato come un ritorno dopo una lunga assenza, ero stato ospite di Acquamatta un paio d’anni prima e lo staff, riconoscendomi, è stato caloroso e accogliente.
Ancora una volta mi attardo a osservare questo angolo meraviglioso creato tra le campagne pavesi, luogo suggestivo come suggestivi sono gli interni interamente realizzati dal titolare, che definirei a pieni voti un artista.
Ci accomodiamo e ordiniamo alla carta, indecisi nella scelta leggiamo le portate che hanno spesso un qualcosa di orientale, una rivisitazione, anche dei piatti della tradizione, con ingredienti più insoliti.
Il mio pranzo è stato abbondante e soddisfacente, sorseggiando un calice di vino rosso ho cominciato con una portata di pesciolini in carpione, tipicità di questa zona fluviale. In seguito ho gustato dei lumaconi ripieni di insalata tiepida di granchio su salsa guacamole e infine la coscia d’anatra brasata con patate al forno. Ammetto di aver saltato il dolce, torta di riso con salsa zabaione al Moscato, poiché ero troppo sazio, ma conservo un piacevole ricordo di questa esperienza gastronomica.
Scambiamo ancora due parole con lo staff e poi ci congediamo non senza aver immortalato questo momento con una foto, si riparte in calessino alla volta di Pavia.
Sosta a Lomello per vedere la Chiesa del Diavolo
Da Semiana a Pavia la strada non è molta, ma c’è qualcosa che ci preme vedere prima di arrivare in città.
Subito dopo Semiana si trova la cittadina di Lomello, una località decisamente interessante non solo per il centro storico medievale, ma anche per la Basilica di Santa Maria Maggiore, anche ribattezzata la Chiesa del Diavolo. La storia di questo edificio è molto particolare, più volte danneggiato e ricostruito nel corso dei decenni si presenta oggi con un’architettura singolare e asimmetrica. Questo ha dato adito a storie e dicerie, ve ne parlai già in un altro post, e ritornando in zona non ho potuto fare a meno di fare una sosta a scattare qualche foto anche senza nebbia.
La cittadina di Lomello non offre molte altre attrattive, ma il complesso che si sviluppa attorno alla basilica è davvero caratteristico e merita una sosta.
Da qui a Pavia il viaggio è facile, siamo in pianura e la strada non è tortuosa. La città ci attende nel tardo pomeriggio e, ancora una volta, Generali ci aspetta per un piacevole aperitivo.
Concludiamo questa intensa giornata con una passeggiata lungo il fiume Ticino per ammirare il Ponte Coperto, attrazione storica di questa città.
La Certosa di Pavia e l’arrivo a Milano
La mattina seguente la sveglia è accompagnata da un senso di nostalgia, siamo all’ultima giornata della nostra avventura e dopo sei giorni, tante cose viste e centinaia di chilometri percorsi sulle tre ruote il pensiero di dover lasciare il calessino ci rattrista non poco.
Milano non è distante, quindi decidiamo di goderci un po’ la città di Pavia a piedi prima di accendere i motori e concludere questo viaggio in nord Italia.
La città è vivace e animata, in pieno centro si sta svolgendo il mercato e molte persone passeggiano tra i banchi facendo acquisti. Visitiamo alcuni edifici di particolare interesse tra cui il Duomo e il broletto vicino a Piazza della Vittoria, ma resto veramente a bocca aperta varcando la soglia della Basilica di San Michele Maggiore, il più importante monumento medievale della città risalente al 1100, luogo in cui sono avvenute importanti cerimonie e incoronazioni, tra cui quella di Federico I Barbarossa.
Lasciamo Pavia rimpiangendo di aver avuto troppo poco tempo per goderci la città della Minerva, ma il tempo inizia a stringere e voglio fare ancora una tappa prima di arrivare al traguardo.
Quando arriviamo alla Certosa di Pavia è primo pomeriggio, da poco passato il mezzogiorno, e purtroppo troviamo i cancelli serrati. L’orario di visita riapre ben più tardi e noi non possiamo permetterci di aspettare.
Facendo finta di nulla riesco a intrufolarmi e scattare qualche foto al cortile e alla facciata della Certosa, ma presto il custode mi invita a uscire facendo risuonare i grandi lucchetti che assicurano il portone dietro le mie spalle.
Evidentemente non era destino nemmeno oggi che io vedessi questo monumento che dista davvero poco da casa mia, ma questa è solo la ragione per ritornare e goderla con più calma.
Non ci resta che riprendere la strada in direzione Milano. Saremo noi un po’ strani, ma più ci avviciniamo al capoluogo lombardo e meno i panorami ci attraggono. Sarà per l’onnipresenza di asfalto e cemento che, senza nulla togliere all’architettura, priva il territorio di un elemento che per me è irrinunciabile: la natura.
Ci immergiamo nel traffico cittadino e riscopro il piacere di guidare con il calessino in centro città, nonostante sia un po’ più ingombrante di una moto è comunque agevole e spesso permette di intrufolarsi nella fila evitando un po’ la barriera del traffico.
Cusano Milanino ci accoglie silente, è qui che TheGira parcheggia i suoi bolidi. Lasciamo il nostro calessino e nel momento in cui riconsegno le chiavi scorro mentalmente i mille ricordi di questo viaggio in nord Italia appena concluso. Siamo tristi ma… #viviamopositivo!
Un viaggio apparentemente poco attraente, ma che in realtà ci ha trasmesso emozioni e esperienze che resteranno nella nostra memoria per lungo tempo!
Questo è il bello di un viaggio con TheGira.
Che esperienza bellissima! Uno stile di viaggio lento che consente di apprezzare luoghi spesso dati per scontati. 🙂
Hai ragione, è bellissimo e sopratutto si torna arricchiti di esperienze e ricordi emozionanti! 🙂