Il Trentino è una regione ricca di natura. Sembra una frase banale, ma basta salire tra le sue alte montagne per capire quanto quei picchi rocciosi siano vivi e ricchi di cose da scoprire, come il momento dell’alba vissuta durante Albe in malga, una proposta di Visit Trentino.
Ormai da qualche anno la malga esercita un fascino primordiale nei viaggiatori. La storia ha voluto che questi luoghi pian piano si spopolassero e venissero dimenticati, ma alcuni di essi hanno continuato a vivere e mantengono la loro attività estiva tra le cime delle Dolomiti.
In tutto il Trentino esistevano un tempo oltre 500 malghe. Si parla degli anni ’30, oggi molte di esse sono inattive. In poco più di 400 malghe è possibile ancora trovare gli animali al pascolo, ma solo in 96 si svolgono le attività casearie e 16 di esse si sono attrezzate per poter ospitare i viaggiatori curiosi di sperimentare la vita nei pascoli d’alta quota.
Si dispone così di una varietà di ambienti e percorsi in base ai quali scegliere la propria malga. Per chi poco ama camminare, è possibile trovare malghe a poca distanza dal luogo in cui occorre lasciare l’auto, mentre per gli amanti del trekking montano si dispone di rifugi ben più isolati. Per informazioni e per scegliere la tua destinazione ideale per vivere Albe in Malga puoi visitare la sezione dedicata sul sito di Visit Trentino.
Che cos’è una malga?
Quanti sanno cos’è una malga? Non tutti immagino. E ammetto che nemmeno io lo sapevo con precisione prima che Claudio, la nostra guida alpina che ci ha condotti a Malga Spora, ce lo spiegasse con la precisione di chi in una malga ci è cresciuto.
Accadde in passato che i pastori sentissero la necessità di trovare nuovi pascoli, più freschi e genuini. Risalendo tra le Dolomiti nel periodo estivo non è difficile trovare distese erbose adatte al pascolo del bestiame e, così, nei punti più favorevoli, nacquero col tempo oltre 500 malghe.
Lo spostamento di parte del bestiame in quota, che veniva affidato in gestione a un pastore (il malgaro), permette inoltre di lasciar respirare i pascoli a valle e avviare la fienagione. In questo modo si può avere nutrimento per i capi di bestiame anche nei mesi freddi dell’anno.
In questo periodo anche le attività di caseificazione si spostano a monte. Le famiglie si trasferiscono nelle baite e lavorano in loco, producendo prodotti naturali e dalle qualità ineguagliabili, vista la particolarità dell’erba di cui le vacche si nutrono.
Ma come si svolge la vita nelle malghe?
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Salire con Visit Trentino alla Malga Spora
Caratteristica delle malghe è quella di non essere raggiungibili in auto. Quindi, come detto in principio, tanto o poco, un po’ a piedi occorre camminare.
La Malga Spora è la più lontana dai centri abitati. Esistono diversi sentieri per raggiungerla e noi abbiamo percorso quello che parte da Andalo, un paese circondato dai monti che dispone di numerosi alberghi e una vasta offerta turistica per gli amanti della montagna.
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Non posso negare di aver faticato. Il trekking è durato circa tre ore e mezza, ma del resto non sono abituato a camminare e il fatto che sia arrivato fino in cima dimostra che il percorso è adatto a tutti. Salvo ovviamente impedimenti di salute.
In ogni caso, per quanta possa essere la fatica, lo spettacolo naturale che mi ha accompagnato ha valso ogni minimo sforzo. Dai prati verdeggianti ci siamo addentrati nel bosco di faggi e abeti rossi, il cammino si è fatto via via più ripido e alcune soste sono state necessarie per riprendere fiato. Ma, man mano che ci si avvicina alla malga, i paesaggi si fanno più suggestivi, le vette più vicine e l’aria più leggera.
Superiamo la Valle dei Cavai e un paio di conche, che sembrano uscite dal cartone animato di Heidi per la loro bellezza, e infine sbuchiamo in una grande culla circondata dalle Dolomiti del Brenta. La, sul tappeto erboso, si erge silente la Malga Spora. Siamo arrivati!
Ogni fatica è presto dissolta. La malga trasmette pace e sintonia con la natura e ci fermiamo più volte lungo la via per osservare la mucche al pascolo e, in lontananza nel prato, alcune piccole marmotte che scorrazzano cercando rifugio ogni volta che qualcosa par loro minaccioso.
La sera in alpeggio
Arrivati dopo il trekking a pomeriggio inoltrato non c’è niente di meglio che rilassarsi sul prato di fronte alla malga e godersi il panorama. Gli edifici presenti qui sono due: uno più piccolo che è proprio la Malga Spora, che comprende il pascolo, mentre quello più grande è gestito in parte dal SAT, in parte ospita la stalla e un’ultima parte è gestita dal Parco Naturale Adamello Brenta.
Mentre osserviamo i colori della dolomia che cambiano col tramontare del sole, iniziamo a sentire il profumo di sugo al pomodoro che arriva dalle cucine della SAT. Questa sera saremo ospiti loro e, a mano a mano che il profumo si fa più intenso, prendiamo posto alla spicciolata attorno alle due grandi tavolate.
Tra un bicchiere di vino, un piatto di pasta e abbondanti taglieri di speck e formaggi la giornata finisce regalandoci ancora lo spettacolo della luna quasi piena che illumina i monti. È ora di stendere il sacco a pelo, domattina ci aspetta l’alba e il casaro ci attende per farci ‘lavorare’.
Vivere le Albe in malga
Sono le 5.30 quando suona la sveglia. Stropiccio gli occhi e cerco di guadagnare qualche minuto ancora tra le coperte, poi ci alziamo. Fuori dalla finestra si vede il tetto, il prato scuro e il profilo velato dei monti. Non c’è luna, ma il cielo inizia a schiarire.
Piego il sacco a pelo, mi vesto e ritiro le mie cose nello zaino. Son quasi le sei e fuori è evidente che tra poco sorgerà il sole. Mi affretto e raggiungo gli altri nel prato davanti alla malga, tutti con il naso in su, osservando le dolomiti che si tingono di rosa.
Comincia piano. Solo un raggio di sole, poi in due minuti le vette si accendono. Lo spettacolo è incredibile, talmente bello da restare incantati. Il sole sta arrivando e la natura si sveglia. Sento lontane le campane delle mucche sparpagliate tra i cespugli.
Lo spettacolo dell’alba dura pochi minuti. Ogni giorno è diverso e alla malga ci spiegano che alcune mattine la montagna si accende totalmente di rosso, ma questo dipende dalle nuvole, dall’umidità e dal riverbero causato dall’aria.
Intanto alla SAT si sono svegliati tutti e dai fornelli giunge il gorgoglio della moka. Il caffè è servito, ore 6.15, e i bambini qui alla malga sono già svegli e pimpanti, pronti a condurci con loro a radunare le mucche da latte.
Le attività con il casaro
Alla Malga Spora ci sono 17 mucche, a oggi, delle quali solo cinque sono da latte. I bambini le conoscono una ad una e il fratello maggiore, che ha solo 12 anni, ci dice di attendere da un lato per non spaventarle mentre sale tra i cespugli e le incita a tornare verso la stalla.
Le cinque si separano dal gruppo dirette verso la baita. Seguiamo in silenzio, i fanciulli danno ordini a gran voce per tenere sotto controllo le mucche e, poco dopo, sono posizionate in fila nella stalla in attesa della mungitura.
Normalmente la mungitura avviene in maniera automatica, questo anche per una ragione d’igiene, ma con la mucca più tranquilla il casaro ci da l’opportunità di provare a mungere manualmente. L’impresa non è proprio semplice, personalmente avevo timore di far male alla poveretta e strizzare troppo le mammelle.
Il latte viene travasato in un bidone. Il latte del mattino è destinato a diventare formaggio, salvo quello necessario al consumo giornaliero, mentre quello munto la sera precedente ha riposato tutta la notte in una larga e bassa vasca d’acciaio raffreddata da acqua corrente. Questo ha permesso alla panna di addensarsi.
Passiamo quindi alla fase successiva, la preparazione del burro. Il casaro, utilizzando un mestolo quasi piatto, screma il latte della sera precedente separando la panna che viene messa in uno sbattitore elettrico. Un tempo il latte veniva sbattuto manualmente, ma la tecnologia oggi facilita un pochino le cose. Grazie a un semplice ingranaggio a palette la panna viene sbattuta, in questo modo perde il siero e si addensa formando un burro dal colore giallognolo. Questa colorazione è dovuta alla qualità del latte, molto grasso e ricco di nutrienti provenienti dalle erbe alpine mangiate dalle mucche.
Il burro viene poi messo nelle forme per creare i panetti, ma prima di arrivare a questo occorre lasciare trascorrere un po’ di tempo durante il quale viene servita un’abbondante e gustosa colazione, offerta dalla Malga Spora. È durante la colazione che assaggiamo il latte appena munto e il burro e i formaggi di malga.
Prepariamo il formaggio di malga
Dopo la colazione torniamo tutti nel caseificio. Il latte della sera e quello del mattino vengono messi in un grande pentolone di rame sotto cui si accende il fuoco. La temperatura del latte viene controllata fino a raggiungere i 33°C, momento in cui viene spento il fuoco e aggiunto il caglio per far coagulare il formaggio e separarlo dal siero. Il processo impiega almeno un’ora.
Durante l’attesa si preparano i panetti di burro e poi ci si gode la natura. La mattinata è piacevole, l’aria è fresca. Solo qualche nube che minaccia di coprire l’azzurro, ma tutto sommato regge. Alcuni di noi fanno due passi fino al Passo Clamer, circa mezz’ora in salita, per godere di una vista completa su questa parte delle Dolomiti. Gli altri vanno con i bambini ad accompagnare le mucche fino alla Valle dei Cavai per il pascolo, rientreranno da sole alla malga verso sera.
Sono ormai le 11 quando il casaro ci chiama e ci fa assistere alla creazione del formaggio. Il latte cagliato si è addensato separandosi dal siero, il blocco viene rotto grossolanamente e poi finemente sminuzzato per mezzo dello spino, un bastone ricco di punte che permette di separare meglio il formaggio fresco dal siero.
Si riscalda nuovamente fino a 44°C circa e poi si lascia risposare finché il formaggio si è sedimentato. A quel punto il casaro raccoglie il tutto dal fondo, con un telo che lascia filtrare via il siero, e lo depone nella forma in cui si compatterà prima di iniziare la stagionatura.
Le ultime ore prima della discesa le passiamo a tavola. Alla malga è pronta la polenta e il profumo del formaggio fuso arrostito ci stuzzica l’appetito. Ovviamente non possono mancare il salame e lo speck. Facciamo il pieno di energie prima di tornare verso il paese.
Il cielo si copre e comincia a piovere. Prima una forte pioggia battente e poi una continua pioggerella che ci costringe a usare i k-way. Ma non ci lasciamo scoraggiare, siamo carichi da questa esperienza a contatto con la natura che ci ha riavvicinati a uno stile di vita che ormai molti hanno dimenticato: Albe in malga è un’esperienza quasi primordiale.
Ti ricordo che puoi vivere questa magnifica esperienza grazie a Visit Trentino.
Ciao, Scusami ma il numero vicino al nome del percorso nel cartello superiore a cosa si riferisce ?
Ciao Enrico, penso proprio sia il numero del sentiero 🙂
Ciao Gian Luca grazie per questa spiegazione.una domanda,Come si può per organizzare una giornata con Pernotto nella malga??
Buongiorno Daniele, credo di averti risposto già via Facebook, comunque eccoti un pro memoria. Puoi trovare le date delle Albe in Malga sul sito di Visit Trentino, qui trovi tutti i contatti per organizzare il tuo viaggio. Divertiti!
Bell’Articolo! Bello di vedere le montagne! Foto stupende! Grazie 🙂
Grazie a te Konstl, lieto che ti sia piaciuto! 😀