Una domenica pomeriggio in visita a Milano può riservare piacevoli scoperte se dalle vie commerciali più note ci addentriamo in angoli di passato ancora oggi conservati. Così è accaduto il 25 ottobre scorso al gruppo del Centro Culturale Mir di Novara in visita a Milano guidati da Luca Di Palma e Valentina Plebani.
Chiesa di San Simpliciano
La nostra visita è partita dalla Chiesa di San Simpliciano, che oggi si affaccia su una caratteristica piazzetta a pochi metri da Corso Garibaldi. Le nostre guide ci ricordano come l’aspetto attuale dell’area sia il frutto delle modifiche intervenute negli ultimi cento anni, che hanno cancellato l’aspetto dell’antico Borgo di Porta Comasina costituito da una sequenza di edifici che si affacciavano sulla via con tante piccole botteghe, sviluppandosi verso gli interni con gli spazi abitativi.
Oggi tra la gremita via Garibaldi e il quartiere di Brera sopravvive ancora la basilica altomedievale di San Simpliciano, che nella pianta ricalca ancora l’aspetto paleocristiano dell’epoca ambrosiana. La facciata e gli interni furono poi restaurati dal Maciacchini.
La chiesa rientra nelle quattro basiliche milanesi volute da Sant’Ambrogio, e in particolare l’edifico in questione fu fondato per richiesta di Marcellina, sorella del vescovo, per avere un edificio dedicato alla Vergine Maria e a tutte le vergini; da qui l’originario titolo di Basilica Virginum, che fu poi modificato con la dedicazione a San Simpliciano, successore di Ambrogio alla cattedra milanese. Viene anche conosciuta come Basilica del Carroccio poiché i monaci dissero di aver visto, in occasione della Battaglia di Legnano, levarsi tre colombe dalle tombe dei martiri Sisinio, Martirio e Alessandro (conservate in questa chiesa fino a inizio Novecento, quando furono invece traslate a Trento dove era stata eretta una chiesa sul luogo della loro uccisione), e raggiungere la cima del carroccio sancendo così la vittoria anche per intercessione divina.
L’edificio ha la pianta a croce latina, originariamente a navata unica intersecata dal transetto con la medesima altezza, mentre le navate laterali furono poi create in epoca romanica. All’esterno le pareti in laterizio mostrano gli arconi che danno ritmano i lati della chiesa oltre a garantirne stabilità strutturale. Per i primi secoli di vita della chiesa, tali arconi restano aperti per alleggerire la struttura e anche per garantire un riparo esterno ai catecumeni che, in attesa di ricevere il battesimo, potevano ascoltare la liturgia solo dall’esterno. In epoca romanica, con la sostituzione della copertura a capriate con le volte a crociera, si chiudono gli arconi esterni con ulteriori laterizi per dare un sostegno maggiore al nuovo tetto.
San Simpliciano quindi conserva nella sua struttura le tracce di epoche diverse a partire dall’Alto Medioevo, passando per l’età longobarda (sono stati trovati infatti coppi con il marchio del longobardo Agilulfo), per arrivare alla stagione romanica e infine al restauro storicistico di fine Ottocento.
La facciata dell’edificio è a capanna, e ospita un bel portale romanico, mentre all’interno all’incrocio di navata e transetto si eleva la cupola inglobata all’esterno dal tiburio, elemento architettonico molto diffuso negli edifici religiosi milanesi. Non mancano poi all’interno testimonianze pittoriche del Rinascimento lombardo, come gli affreschi di Aurelio Luini e Bottega, o del Bergognone che nel catino absidale dipinge l’Assunzione della Vergine.
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La visita a Milano continua
Da questo luogo suggestivo torniamo poi in Corso Garibaldi che percorriamo a piedi; oggi vivace luogo di aggregazione, cela ancora profili di edifici del passato, come si può vedere all’incrocio con via Palestro dove si hanno sequenze di porte e ingressi stretti e ravvicinati, a testimoniare come botteghe e case avessero invece uno sviluppo nella parte posteriore, verso l’interno. Poco lontano si trova Via Solferino, dove fu fondata la sede del Corriere della Sera che utilizzava per i primi anni di attività addirittura il vicino naviglio per il trasporto delle copie del giornali.
Proseguendo verso Corso Como incontriamo la Chiesa dell’Incoronata, altro edificio dalla storia interessante, come testimonia già al visitatore la facciata; ci troviamo infatti davanti a una facciata doppia che rispecchia la divisione interna in due navate, come due chiese cresciute in parallelo. In effetti la prima architettura a nascere è la chiesa-navata di destra che viene fondata nel 1445 dai padri del convento di San Marco, come chiesa mariana, a cui poi nel 1451 si aggiunge la navata a destra dedicata a San Nicola di Tolentino per volontà di Bianca Maria Sforza, che promuove l’ampliamento dell’edificio e dona ai monaci terreni e beni per l’ampliamento del convento stesso.
Oggi però la facciata attuale non rispecchia l’ingresso quattrocentesco che si trovava invece sul lato della navata dedicata a San Nicola, e l’attuale orientamento è stato il prodotto di un intervento successivo.
L’edificio sostituiva un luogo importante della Milano Sforzesca, proprio perché così sponsorizzato dalla stessa corte ducale; all’interno poi si trovavano le cappelle funebri di famiglie legate agli Sforza, come i Bossi e i Landriani. La chiesa era poi annessa a un monastero importante con annesso una biblioteca umanistica che ancora oggi costituisce un unicum preziosissimo sul nostro territorio.
All’interno della chiesa le cappelle si sviluppano decorate con costoloni in cotto, mentre i capitelli presentano i busti dei padri della chiesa, con riferimento all’importante centro culturale costituito dal vicino convento.
Nell’abside vediamo affreschi attribuiti ai Fiammenghini, poi altre figure sono realizzate da Ercole Procaccini; ma l’affresco sicuramente più singolare si colloca nella prima cappella della navata sinistra, dove vediamo raffigurato il Torchio Mistico; Gesù è rappresentato come un tralcio di vite fruttifero che viene spremuto all’interno del torchio mosso da Dio Padre e dallo Spirito Santo. Il suo sangue viene raccolto da un calice a cui attingono i Padri della Chiesa, come a testimoniare la diretta discesa del Catechismo Agostiniano dal messaggio di Cristo.
L’iconografia è molto rara, che è presente spesso in ambito nordico e poi considerata sconveniente durante la Controriforma; la scelta di tale tema è sicuramente connesso alla presenza del convento vicino, e l’opera viene attribuita al Bergognone e collocabile intorno al 1480.
Usciti dalla chiesa dell’Incoronata percorriamo pochi metri per entrare in quello che era il perimetro dell’antico convento, di cui oggi si può ancora vedere il chiostro e la biblioteca umanistica collocata al primo piano.
Questo luogo conserva ancora tutto il fascino del periodo rinascimentale: realizzata nel 1487, si sviluppa in tre navate che venivano illuminate dagli oculi e dalle finestre laterali. Sui tavoli e banchi collocati in tali ambienti, monaci e studiosi potevano consultare i preziosi volumi, protetti e controllati dallo sguardo dei santi agostiniani affrescati nelle parti alte delle pareti laterali.
Ancora una volta ci convinciamo che una visita a Milano riserva sempre delle sorprese da scoprire.
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