Di ritorno dal Nepal non posso far altro che cercare di riordinare i ricordi di un viaggio carico di emozioni, uno di quei viaggi con la V maiuscola. Di quelli che ti fanno sentire cambiato e che ti cambiano davvero, sopratutto quando ti scontri con una realtà tanto diversa dalla tua. I luoghi visitati sono tanti, stupendi, e capire di cosa parlare per dare un’idea delle singole località non è facilissimo, ma un’esperienza continua a tornare alla mia mente: visitare Bhaktapur.
Bhaktapur, o se preferisci Bakthapur (chissà, qui in Nepal le h sembrano essere messe un po’ a caso), è una delle città più importanti del Paese, la terza città della Valle di Kathmandu. Tanto vicina alla capitale da essere ormai considerata una sua propaggine, vista la sua vasta espansione, ed essere quindi ritenuta parte della stessa Kathmandu. Bhaktapur è anche conosciuta come Bhadgaon o Khwopa, nomi antichi che derivano dalla sua origine avvenuta per mano del popolo newari.
Cerca un volo dall'Italia per Kathmandu
Visitare Bhaktapur dopo il terremoto
Come puoi immaginare, non è per me facile fare un paragone tra il prima e il dopo il cataclisma. Quello che è certo è che alcuni aspetti della città e della vita locale sono profondamente mutati dopo la tragedia del 2015. Chi ha deciso di visitare Bhaktapur prima di quella data la ricorda come una città viva e spensierata, dall’architettura bellissima, una di quelle città che non puoi non fotografare, una sorta di simbolo per un viaggio in Nepal.
Il nostro viaggio in Nepal, #nepalroutes, ci ha invece fatto scoprire il volto di Bhaktapur dopo il sisma, ad un anno dal disastro, e nella data del 14 aprile 2016, che per il calendario nepalese corrispondeva al primo giorno del nuovo anno, il 2073.
La meraviglia di quello che fu è oggi intaccata dagli sfregi su alcuni degli edifici più grandi, o dai mucchi di macerie che ancora si trovano dove antichi templi e palazzi un tempo sorgevano per raccontare al mondo un pezzo di storia.
Non c’è nulla che sia uscito incolume da quell’evento e, per necessità, gli abitanti di Bhaktapur (ma anche di molte altre località del paese) hanno dovuto e saputo adattarsi e continuare a vivere, nonostante tutto, con il sorriso.
Centinaia di pali in legno fanno da puntali per sorreggere le facciate, gli stupa o le torri. A poca distanza si distinguono mucchi di macerie, mattoni e rottami estratti e accatastati per smaltire i crolli e rendere nuovamente vivibile la città. Tra questo scenario la vita continua, le donne con i loro lavori domestici, i bambini con i loro sorrisi, che cercano di inventare nuovi giochi anche utilizzando i mattoni rotti come fossero mattoncini di un gioco di costruzioni, la gente in fila per prendere l’acqua, perché non tutte le case ne sono provviste.
Bhaktapur, tra il fluire dei visitatori, racchiude una forza capace di emozionare, di trasmettere sensazioni forti e di dimostrare che, nonostante tutto occorre andare avanti.
Cosa vedere a Bhaktapur
Il centro storico di Bhaktapur, che si sviluppa attorno alla piazza più bella della città, Durbar Square, è oggi un sito archeologico a cielo aperto, luogo patrimonio dell’UNESCO. Questa è la piazza su cui affacciano molti dei principali edifici storici cittadini e dove, ogni giorno, si intrecciano i cammini di chi da Bhaktapur passa: che sia per turismo, per commercio o perché ci vive. Ai turisti è consentito l’accesso pagando un biglietto di 15 dollari circa di valore.
Il giorno della nostra visita la città era in grande festa, le persone, ben vestite, si affollavano in piazza e davanti ai templi si accalcavano per andare a porgere omaggio alle divinità ringraziando per l’inizio del nuovo anno. Proprio così, sono stato nel futuro. Il calendario nepalese calcola diversamente la data e il nostro 2016 corrisponde in parte al loro 2073 e ho potuto respirare l’aria di festa del capodanno in Nepal.
Le vie e le piazze brulicano di gente, i bambini corrono vocianti e in ogni dove vi sono mercanti intenti a scambiare merci, alimenti o regali, perché il nuovo anno è anche occasione per farsi un regalo. Su molti monumenti siedono i giovani, a gruppi, chiacchierando. Oppure allungando il braccio con lo smartphone in mano e gridando agli amici di stringersi per stare tutti nello stesso selfie.
Il Nepal, tra la polvere, le macerie, la vita e le abitudini, spesso non è così distante da noi.
Percorro Durbar Square, dove si trova il palazzo delle 55 finestre, e mi accorgo di aver smarrito il mio gruppo, ma sono talmente sommerso dalle emozioni che la folla mi trasmette da non cercare di ritrovare gli altri, ma anzi cercando di immergermi meglio in questo giorno di gioia. Cammino curioso e forse arrivo in un’altra piazza, qui in Nepal è difficile orientarsi con i nomi delle vie, ma Piazza Taumadhi è molto vicina a Durbar Square.
Dietro le mie spalle iniziano a suonare degli strumenti, un gruppo di musicisti intona una canzone, mentre dalla parte opposta della piazza si trova la Pagoda di Nyatapola, la più famosa, sulle cui gradinate i fedeli stanno in fila, risalendo lentamente verso l’altare sulla cima. Grandi statue affiancano la scalinata: personaggi, leoni, elefanti imponenti che osservano la piazza, dando il benvenuto ai visitatori.
La musica si fa più forte dietro di me, alcune persone hanno in braccio dei polli e questo mi fa capire che il piccolo tempio li vicino deve essere dedito alla dea Khali, la sanguinaria. Colei a cui vengono sacrificati gli animali in cambio di favori o per espiare i propri peccati (ma vi parlerò altrove dei riti sacrificali).
Gli altari sono rossi e arancioni, vedo piume tra le dita dei fedeli e inizialmente inorridisco, ma poi capisco che il colore rosso è quello della tika, la tintura utilizzata per le benedizioni induiste. Questa sostanza viene spalmata sulle statue e sugli altari in gesto reverenziale, una pratica che rende i luoghi di culto di un colore rosso vivo che, se lo si ignora, può sembrare sangue.
Alcuni braceri fumano, si bruciano incensi e cogliere il fumo portandolo verso il volto è considerato un atto di preghiera, un gesto purificatore. Alcuni pregano, altri suonano le tipiche campane, mentre la musica continua ad accompagnare tutto quanto.
Solo allora mi sento chiamare, torno alla realtà come se mi avessero risvegliato. Gli altri del gruppo mi hanno ritrovato, ma io vorrei stare ancora qui, per fissare nell’anima le sensazioni di questi istanti.
La visita continua, gli edifici di Bhaktapur, seppur sfregiati, seppur a volte in parte demoliti, riempiono gli occhi con un’architettura antica di secoli, un tesoro che va preservato ma che prevede costi eccessivi per essere ricostruito.
Visitare Bhaktapur è un’esperienza stupenda, questa città è uno di quei luoghi che emanano storia, una tappa da non perdere durante un viaggio in Nepal.
Maggiori info sul Nepal le trovi su www.nepalroutes.com
Sperando di trasmettere un po’ meglio l’emozione, ecco il video della mia Bhaktapur!
Commenta per primo