La prua della nostra long tail boat taglia rapida il pelo dell’acqua. Sopra di noi il cielo è plumbeo, non piove più, ma le nubi sono ancora dense mentre attraversiamo la foresta di mangrovie in un cullante zig zag tra gli alti picchi rocciosi ricoperti di vegetazione che sorgono dal mare. Siamo diretti verso un’isola per visitare Koh Panyee e il brusco arrivo a Phang Nga di poche ore prima, pian piano, sfuma nei ricordi mentre ci immergiamo in uno dei parchi naturali più sensazionali del mondo.
Davanti a noi in lontananza inizia a stagliarsi un grande profilo roccioso, una massiccia isola, simile a un grande pan di zucchero, che spicca tra le altre per la sua posizione più isolata. Ecco che ci avviciniamo a Koh Panyee, conosciuto come il villaggio degli zingari del mare.
Alla base del picco affusolato iniziamo a intravedere la sagoma di piccole case, palafitte che si espandono collegate tra loro in un intreccio di vie propagandosi verso sud.
Siamo quasi al tramonto e l’atmosfera del luogo diventa magica, l’acqua si tinge di riflessi colorati, tutto sembra diventare azzurro quando ci avviciniamo al molo per attraccare.
Visitare Koh Panyee, il villaggio degli zingari del mare
Veniamo accolti calorosamente e accompagnati alle camere per noi riservate. La struttura è piuttosto spartana e interamente costruita in legno, ma è il genere che piace a noi. Inoltre è pulita e il fatto di avere sotto di noi il mare mi da la sensazione di trovarmi nella cabina di una nave.
Lasciamo le poche cose che abbiamo con noi e ci dedichiamo alla visita del villaggio. Le viuzze adiacenti al molo sono le più ‘turistiche’, anche se non si trova nulla che ricordi il turismo di massa, anzi, pare proprio che siamo gli unici 5 visitatori in paese questa sera (io, Valentina e le tre signore americane).
Ci perdiamo a curiosare tra i negozietti di souvenir, tutti articoli fatti a mano, e di tanto in tanto incrociamo qualche passante che cordialmente ci saluta sorridendo.
Tra le case qui e la ci sono degli spazi vuoti da cui si può vedere il mare, da qui capiamo che sotto le abitazioni c’è un secondo livello del paese utilizzato per tenere al riparo le piccole imbarcazioni e notiamo anche che la marea sta cambiando. In alcuni punti si creano delle secche e la sabbia del fondale affiora ricoperta di alghe.
Incontri a Koh Panyee
Un incontro particolare è sicuramente stato quello con i falchi. Più o meno in centro al paese, mentre vaghiamo senza una meta precisa, ci imbattiamo in alcune grandi voliere. Al loro interno quattro o cinque rapaci stanno appollaiati su un trespolo, sono talmente belli che non possiamo non fermarci a curiosare.
Un anziano signore ci si avvicina e ci chiede se desideriamo poterli toccare, l’idea è davvero emozionante, sono falchi addestrati e possiamo fotografarli in cambio di una piccola offerta in denaro. Decidiamo che ne vale la pena e diamo al signore circa 5€. Egli apre la gabbia ed estrae un falcone.
Il piumaggio liscio è ipnotico, sono animali dotati di grazia e leggiadria, ma sono anche macchine mortali, lo si nota osservando l’adunco becco affilato e gli aguzzi artigli. Per poterlo tenere alcuni attimi l’ammaestratore mi fa indossare un guanto di cuoio, a questo punto protendo il braccio ed ecco il volatile balzare sulla mia mano.
È inspiegabile a parole la forza della sue zampe. Nonostante lo spesso guanto sento gli artigli premere sulla mia pelle e la stretta aumenta facendomi quasi male quando il falco sente il mio braccio un po’ incerto.
Stringo i denti e cerco di sorreggerlo con più decisione. Lui si sente a suo agio ed allenta la presa. È un rapporto di fiducia reciproca, basta trovare la giusta sintonia con l’animale. Lo accarezzo, è maestoso, e l’anziano custode mi avverte di non avvicinare le dita al suo becco, potrebbe essere molto rischioso.
Riponiamo il falco nella sua voliera e ringraziando per la gentilezza proseguiamo il giro esplorativo.
Vivere a Koh Panyee
A pochi anni dallo tsunami, vedere queste case appoggiate sull’acqua ci fa pensare a come debba essere stato quel giorno per loro, ma nulla ci permette di capire se avessero subito o meno dei danni. L’unico segnale che ci pare molto curioso è un cartello bianco e azzurro con una freccia e con disegnata una grande onda che dice più o meno: ‘In caso di tsunami correte da quella parte‘.
La cosa ci incuriosisce non poco e iniziamo a seguire i cartelli per scoprire che conducono a una passerella di cemento collegata alla roccia dell’isola.
Il passaggio è in parte ostruito da bidoni e reti da pesca, probabilmente non attendono un maremoto nel breve periodo, ma ciò che ci lascia sconcertati è il chiaro fatto che, giunti a quel punto, il consiglio è di arrampicarsi su per la roccia in mezzo alla vegetazione raggiungendo il punto più alto possibile. Qualcosa mi dice che, con il caos e l’agitazione del momento, debba essere un’impresa da pazzi.
Da questa posizione in panorama è stupendo, una lunga passerella costeggia il lato occidentale del villaggio e di fronte a noi si distende il mare. In lontananza si scorgono i profili sempre più scuri delle altre isole, siamo proprio al momento del tramonto adesso e decidiamo di goderci questi attimi da una piattaforma a pelo d’acqua poco più avanti.
Il cielo si tinge di rosso, il sole scende verso l’orizzonte e le ombre rendono tutto più ovattato. Alle nostre spalle si staglia la piccola moschea di Koh Panyee, bianca, con una grande cupola in stile arabo e interamente dorata che sovrasta il piccolo minareto. Il tramonto la fa risplendere come se prendesse fuoco.
A farci compagnia ci sono due piccoli micetti, avranno un paio di mesi, che giocano con le maglie di una rete lasciata ad asciugare lungo una scalinata. Poco più avanti, su un altro molo, due bambini giocano e si rincorrono, mentre i genitori preparano le reti da pesca su una piccola piroga, probabilmente in vista di un’uscita notturna.
Le barche al tramonto, le piattaforme per la pesca poco distanti dalla riva, l’umidità che comincia ad addensarsi creando una foschia che cerca di far sparire le isole distanti, tutto è quiete, sembra che Koh Panyee si trovi in un’altra realtà.
Senza che ce ne accorgiamo ci raggiungono anche le tre viaggiatrici americane, sussurrano tra loro e scattano qualche foto. Il giorno finisce in uno spettacolo mozzafiato e le nuvole, finalmente, si stanno diradando.
Ceniamo in un ristorante tutti e cinque assieme, al lume di candela, socializzando e divertendoci su una balconata a ridosso dell’acqua, è un luogo magnifico.
La stanchezza inizia a farsi sentire, è stata una giornata veramente faticosa ed è meglio andare a letto presto, domani non è più tempo di visitare Koh Panyee, ci aspetta la crociera tra le isole della baia.
Hai già letto il mio racconto sul mio arrivo a Phang Nga Bay?
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