Desideroso di scoprire il Piemonte, ho preso parte a una giornata organizzata con l’obiettivo di visitare la Baraggia per riscoprirne alcuni luoghi simbolo, posti che hanno fatto la storia e che hanno reso il nostro territorio come lo vediamo oggi, se non molto più prestigioso.
La Baraggia, nel caso tu non lo sappia, è un territorio che si estende tra le provincie di Biella, Vercelli e Novara e, sebbene oggi sia in gran parte bonificato e coltivato, un tempo era una landa brulla e incolta.
A dare inizio a questa vasta bonifica furono i monaci benedettini, ai quali vennero affidate vaste aree di terreno donate alla Chiesa. Così, a partire dal XIII secolo, vasti appezzamenti di terreno vennero ripuliti, spianati e canalizzati in modo da poter essere irrigati e coltivati.
Sono le stesse aree dove oggi si produce il riso di Baraggia Biellese e Vercellese DOP, l’unica DOP del riso in Italia, ovvero un marchio che garantisce che il prodotto è stato coltivato e proviene da risaie italiane.
Visitare la Baraggia
Ma se oggi l’agricoltura è la regina della Baraggia, visitare la Baraggia significa anche andare a riscoprirne i luoghi che ne hanno fatto la storia, permettendoci quindi di vedere il territorio com’è oggi.
Il nostro itinerario è partito da Santhià per poi risalire la Baraggia verso Masserano, qui abbiamo approfittando dell’ospitalità della Locanda del Gallo Storto per fermarci a pranzo e assaggiare il riso di Baraggia propostoci al limone. Infine abbiamo proseguito la visita a Castelletto Cervo per raggiungere poi le Lame del Sesia ad Albano Vercellese.
Te ne parlo qui portandoti a visitare la Baraggia tappa per tappa.
La Stazione Idrometrica di Santhià
Questo edificio, oggi importante esempio di archeologia industriale, è stato la prima tappa del nostro tour della Baraggia. La Stazione Idrometrica di Santhià venne edificata dopo il 1853 come parte del progetto che diede origine al Canale Cavour, un condotto artificiale che parte a Chivasso, dove si separa dal Po, e percorre 83 Km e 4 province per arrivare a Galliate (NO) dove si scarica nel Ticino.
Lo scopo principale del Canale Cavour è quello di portare acqua ai vasti terreni coltivati della pianura, tuttavia esso non lavora da solo, ma la pianura è attraversata da vari altri canali. Uno di essi è il Naviglio di Ivrea, un canale che si origina a Ivrea, staccandosi dalla Dora Baltea, e termina a Vercelli confluendo nel Sesia. Proprio qui a Santhià il Canale Cavour e il Naviglio di Ivrea si incontrano, ma senza mai mischiare le loro acque.
La Stazione Idrometrica di Santhià venne quindi costruita come centro di gestione delle acque. È uno dei tanti snodi in cui si regolano i flussi idrici per gestire l’alluvione programmata, che è di fatto il metodo di inondazione delle risaie.
Oggi occorre una guida per apprezzare appieno la storia e la funzione di questo luogo, importante perché qui venne creato il modulo d’acqua, l’unità di misura utilizzata in tutta Italia per misurare la portata dei canali.
L’invaso dell’Ostola a Masserano
Lasciamo Santhià per attraversare le risaie vercellesi e biellesi e risalire fino ad un altro luogo molto importante per capire perché la pianura oggi è come la vediamo. Arrivati a Masserano risaliamo verso la diga che sbarra il corso del torrente Ostola, un corso d’acqua che in passato ha dato anche qualche problema di esondazione, ma il tutto è stato risolto proprio con la diga.
La creazione dell’invaso dell’Ostola risale al 1971 ed è stata necessaria per poter controllare il flusso idrico durante i periodi molto piovosi. Inoltre la diga ha anche una funzione idroelettrica ed è gestita dal Consorzio di Bonifica della Baraggia Ovest Sesia al fine di alimentare la rete idrica destinata alla risicoltura.
Il lago artificiale che si sviluppa è il Lago delle Piane, un bacino di circa 16 Km² che tocca i comuni di Masserano, Curino, Mezzana e Casapinta. Lungo le sue sponde, a Masserano, si trova il CVA Masserano Lake, un’associazione sportiva dove poter praticare pesca no kill.
Il Lago delle Piane vanta una varietà ittica pressoché unica in Italia, nelle sue acque vivono e convivono praticamente tutte le specie ittiche italiane, compreso il sempre più raro luccio italico, che qui si trova in purezza. Lo scopo dell’associazione è quello di preservare queste specie d’acqua dolce e stimolarne il ripopolamento naturale.
In quest’area si trova anche un’area picnic attrezzata con griglie e tavolate sotto l’ombra degli alberi, un luogo ideale per trascorrere una giornata con gli amici, fermo restando che per trovare posto occorre arrivare di buonora.
Pranzo alla Locanda del Gallo Storto
Torniamo verso valle e, vista l’ora di pranzo, ci fermiamo per rifocillarci presso la Locanda del Gallo Storto di Masserano, uno storico ristorante situato proprio nel cuore del borgo storico del paese.
Personalmente conoscevo già il Gallo Storto, che prende questo nome da una pietra incastonata nella facciata dell’edificio e in cui è scolpita la sagoma di un gallo coricato. È un ristorante che definirei casereccio e che non mi ha mai deluso.
Anche questa volta è stato così. Pasteggiando con un buon vino Rosso della Motta abbiamo mangiato un ottimo piatto di antipasti misti (tutti di stagione e molto buoni), seguito da un delizioso risotto al limone, ovviamente fatto con riso di Baraggia DOP, e abbiamo addolcito la giornata con un tipico bunet (dolce piemontese al cucchiaio al cacao).
Il Gallo Storto, anche questa volta, ci ha lasciato un buon ricordo. Questo ristorante è una buona ragione per visitare Masserano e se visiti Masserano ti consiglio di farci un pensierino.
Monastero Cluniacense di Castelletto Cervo
Continuiamo a visitare la Baraggia spostandoci verso valle, in uno dei luoghi che ha dato origine alla bonifica di buona parte delle pianure dei dintorni.
La nostra tappa è il Monastero Cluniacense di Castelletto Cervo, del quale oggi resta solo l’involucro di ciò che un tempo fu un grande priorato benedettino alle dipendenze dell’Abbazia di Cluny. Era il XIII secolo quando qui si trovava un monastero fiorente e potente, tanto da avere decine di parrocchie poste sotto la propria tutela.
In quegli anni la Baraggia era ancora la vera Baraggia, ovvero una landa selvaggia e brulla, incolta e spesso apparentemente inospitale. Furono i monaci benedettini a dare inizio alla bonifica, ripulendo i terreni, livellandoli e canalizzando le acque per poter irrigare e rendere il territorio idoneo all’agricoltura.
Senza questo duro lavoro oggi non vedremmo il mare a quadretti, o forse la storia sarebbe stata diversa.
Certo è che, del Monastero Cluniacense di Castelletto Cervo resta oggi poco più che la chiesa. Buona parte del chiostro venne abbattuta e non è più visibile, ciò che ne resta ospitava la casa parrocchiale.
Ma all’interno ancora sono presenti le tracce della storia e alcune opere degne di nota, come la trinità triandrica e cristomorfa sopravvissuta alla censura delle raffigurazioni religiose ritenute inappropriate negli anni successivi al Concilio di Trento. Nel Biellese se ne trovano due esemplari, l’altro è nella chiesa parrocchiale di Benna.
Visitare la Baraggia fino alle Lame del Sesia
Dopo averne approfondito la storia proseguiamo il tour attraversando il mare a quadretti. Visitare la Baraggia vuol dire anche perdersi tra queste distese d’acqua che rendono il panorama unico e spesso incantevole.
Ci muoviamo verso la nostra ultima tappa, ad Albano Vercellese, dove il Canale Cavour si appresta a divenire anche il sentiero lungo un percorso turistico ecologico e a contatto con la natura.
Qui è stato presentato il MAACC, modulo abitativo autosufficiente per cicloturisti e camminatori, una cellula abitativa che, così prevede il progetto, si troverà lungo il percorso ciclabile e il cammino che si snoda lungo il Canale Cavour, o comunque lungo gli itinerari della pianura.
Qui ad Albano Vercellese si può inoltre incontrare il fiume Sesia e conoscerlo meglio visitando il Parco Naturale delle Lame del Sesia, un’oasi naturale che comprende aree paludose formatesi dalle anse abbandonate del fiume che ha modificato il proprio corso. Oggi queste aree sono l’habitat ideale per numerose specie di avifauna e costituiscono un ecosistema unico e meraviglioso.
Il riso di Baraggia Biellese e Vercellese DOP
È in queste terre che nasce e si coltiva il riso di Baraggia Biellese e Vercellese DOP, un prodotto di origine certificata e specifica di questo territorio, la Baraggia.
Questa è la zona del mondo più settentrionale in cui viene coltivato il riso, pianta che potrebbe vivere anche senza troppa acqua. Per questo si dice che la coltivazione del riso non consuma acqua, infatti il Canale Cavour preleva dal Po un quantitativo che è sempre inferiore a quello che viene restituito alla fine della sua corsa.
Ma a cosa serve allora tutta quest’acqua? Serve al riso per proteggersi dagli sbalzi termici, infatti la pianta del riso patisce la troppa escursione termica tra il giorno e la notte. Inondare i campi serve quindi a mantenere minima la differenza di temperatura permettendo al riso di crescere.
Ci sarebbero tantissime altre cose da dire sul riso, ma non mi dilungo oltre e ti invito a venire a visitare la Baraggia per scoprirle personalmente.
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