Di tante città dei Balcani ce n’è una che mi ha incuriosito più di tutte. La capitale macedone era per me una città velata dal mistero, sentita nominare poche volte, ma sopratutto mai sentita nominare come destinazione turistica. Ma perché poi? Ecco il motivo che mi ha spinto a visitare Skopje.
Ti ho già parlato di questo mio viaggio nel post ‘Skopje, viaggio alla scoperta della città‘ e quindi già sai quanto la Fortezza di Kale e il Vecchio Bazar mi abbiano colpito. Ma questo non è tutto.
Oggi voglio darti alcune altre informazioni per visitare Skopje. Un percorso a spasso tra il vecchio e il nuovo di questa città.
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Visitare Skopje e conoscerne la storia
Per meglio capire e apprezzare la città di Skopje, credo sia meglio fare qualche passo indietro e ricordare la sua storia. Trovo necessaria questa digressione, perché io stesso restai confuso dall’architettura e dalla disposizione della città, fino a quando un abitante, incuriosito dal vedere un turista, non venne ad attaccare bottone (abitudine molto frequente tra i macedoni) e, con due ore di interessante dialogo, mi ha aperto gli occhi su alcuni fatti che hanno segnato la città.
Storia della Macedonia
La Macedonia ha avuto una storia piuttosto travagliata. È nata durante l’impero di Alessandro il Grande (IV secolo a.C.) ancora oggi ritenuto un grande eroe. Alla fine del suo impero l’area balcanica fu palcoscenico di un susseguirsi di dominazioni che ne hanno variato e arricchito la cultura.
Ai Persiani si susseguirono i Romani, a cui subentrò poi l’impero Bizantino. Un avvicendarsi che durò lunghi secoli. Fino all’XI secolo, quando l’invasione degli Slavi portò grandi influenze sulla popolazione e sulla cultura con l’arrivo della religione ortodossa e la formazione di forti identità nazionali.
Nel 1300 arrivarono gli Ottomani, il cui impero comportò un graduale aumento dei contatti con i popoli musulmani, ma senza intaccare la società ortodossa che ormai si era ben radicata nell’area. Questa terra venne così influenzata dai musulmani fino agli anni ’70 del 1800, epoca in cui l’Impero Ottomano si frammentò. Il grande stato macedone venne ancora una volta diviso e distribuito alle nazioni limitrofe (la Grecia, la Bulgaria, l’Albania e la Jugoslavia).
La seguente Prima Guerra Mondiale contribuì invece alla creazione dei primi confini nazionali, sebbene la Macedonia fosse allora una regione della Jugoslavia, per divenire poi una nazione (contesa in parte dalla Grecia) solo negli anni ’90 del 1900 con il collasso della Jugoslavia.
Da quel giorno la Macedonia è la nazione che oggi vediamo sulle cartine geografiche, ma molti la conoscono a stento.
Tutto questo ha provocato un graduale cambio nella mentalità, nelle usanze e nella cultura locale, che talvolta oggi conservano ancora vividi segni di quel passato, ma che poco hanno in comune con l’epoca di Alessandro Magno.
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Da ricordare è inoltre un grande cataclisma naturale, il terremoto del 1963, che distrusse quasi totalmente la città.
La scossa del grado 6,1 della scala Richter venne avvertita in tutta la valle del fiume Vardar e provocò migliaia di vittime. La ricostruzione fu un evento eccezionale. Ben 78 nazioni contribuirono a seguito di un progetto realizzato dalle Nazioni Unite, ridando forma e riedificando Skopje con un nuovo volto, diverso da quello precedente.
A oggi una gran parte del centro di Skopje è occupato da impalcature, transenne e macchinari di lavoro. La costruzione sta ancora continuando, ma, parte di quanto sarà, è già ben visibile, sopratutto in Makedonia Square o lungo le sponde del Vardar.
Non ti stupisca però se, parlando con un abitante di Skopje e chiedendo cosa ne pensa della sua città, ti sentirai rispondere: ‘Questa non è la città dove sono nato‘.
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Itinerario a spasso per il centro
Il mio itinerario alla scoperta del nuovo centro di Skopje parte nei dintorni di Makedonia Square, la nuova e grande piazza sulla quale svetta la statua equestre di un guerriero vittorioso, Alessandro il Grande.
Digressione telefonica: a quanto pare non vi sono buone offerte per telefonare e navigare dalla Macedonia, ho dovuto quindi addentrarmi in un centro commerciale alla ricerca di una SIM card macedone. Acquistare una SIM locale è il modo più economico per poter comunicare se visiti la Macedonia.
Così, girovagando, mi sono lasciato attrarre dalla vista di un grande parco adorno di una quantità sorprendente di statue. Statue di guerrieri, statue di sapienti, statue di gente comune, statue che rappresentano la famiglia. Insomma, veramente tante statue sparpagliate a pochi passi di quello che sembra essere un arco di trionfo, normalmente chiamato Makedonia Gate.
Mi sposto lungo l’area verde, al quale limite si trova il grandioso monumento bianco e oro dedicato agli eroi di Macedonia, e mi volto per attraversare la strada e trovarmi davanti al Palazzo del Parlamento. Aggiro l’edificio e attraversando una zona di edifici in costruzione arrivo fino alla vecchia stazione, che per me è stato un punto di partenza.
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La Vecchia Stazione Ferroviaria è oggi adibita a museo cittadino e ricorda il tragico terremoto che distrusse la città. Lo stesso edificio della stazione è per metà crollato e volutamente mantenuto tale. Sulla sua facciata si trova l’orologio le cui lancette sono ferme all’ora in cui il sisma si abbattè letale, erano le 5,17 di pomeriggio.
Di fronte a questo frammento di storia mi volto per osservare la città che lentamente si ricompone.
Le gru, il cemento e gli operai sembrano fare parte dell’arredo urbano e la gente attraversa i palazzi in costruzione senza badare al fatto di trovarsi in un cantiere. Il traffico cittadino è poco e il ritmo per le strade è scandito dal rumore degli scalpelli e dei martelli, un battito onnipresente che però non è fastidioso, ma anzi ci comunica che Skopje sta rivivendo completamente.
Cammino tra i palazzi in costruzione e imbocco la lunga via pedonale del centro cittadino, Corso Macedonia, trovandomi a passare dal cantiere a un’area dove la gente si ritrova, passeggia, vive. Lungo il corso vi sono alcuni palazzi significativi, ma il primo che mi colpisce è la grande chiesa in via di costruzione dedicata a Madre Teresa.
Madre Teresa di Calcutta è uno dei più grandi personaggi storici nati a Skopje. A lei è dedicato il parco che si trova attorno alla chiesa, oltre al Memoriale di Madre Teresa (dove si possono acquistare souvenirs e osservare una serie di fotografie esposte) e al museo a lei dedicato che si trova proprio adiacente al parco.
Avanzando ancora, tra le vetrine dei negozi e i dehors dei locali, ci si può imbattere in una delle tante sculture di bronzo che richiamano la vita cittadina. Per fare alcuni esempi si possono trovare tre amici che scherzano e cantano, numerosi richiami alla famiglia, un mendicante coricato in terra o una coppia di ragazze che si incontrano facendo shopping.
Visitare Skopje, Makedonia Square
Infine giungo nella vasta Makedonia Square, un’ampia piazza di recente costruzione. È quella sulla quale svetta la statua equestre di Alessandro il Grande, imperatore su queste terre in un passato tanto lontano che poco di esso rimane a Skopje, se non il ricordo e le citazioni sui libri di storia.
L’intera piazza è letteralmente nuovissima. Molti macedoni mi hanno ripetuto che qui, come lungo il fiume Vardar, fino a 5 anni fa non esisteva più nulla. Il terremoto ha cancellato parte della storia di questa città, una storia che Skopje pare non voler ricordare volentieri. Ed è forse per questo che i palazzi del nuovo centro si presentano alti e slanciati, esageratamente candidi e ornati da alte colonne in stile classico. È uno stile architettonico che, sempre a detta dei macedoni, poco ha a che fare con questa parte dei Balcani.
Passeggiare qui è comunque piacevole. Il centro della piazza durante la mia visita era chiuso per lavori ma, come nelle altre zone di Skopje, la gente sembra non notare alcun disagio e la vita scorre per Makedonia Square ogni giorno.
Qui si passeggia, ci si trova per il pranzo o, magari, si passa di corsa tra un lavoro e l’altro, schivando con stupore un turista che si ferma per scattare una foto. I turisti oggi sembrano ancora una razza tanto strana, ma nel giro di qualche anno sono convinto che Skopje diventerà una nuova meta per i viaggiatori alla scoperta dell’Europa dell’Est.
Il fiume Vardar, nonostante la sua acqua torbida e colore della terra, regala alcuni scorci suggestivi. Sopratutto la sera, quando i palazzi sono illuminati e le luci si riflettono sull’acqua creando giochi di luce e bagliori.
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Anima della città, superstite del terremoto e caro a tutti gli abitanti, è il Ponte di Pietra. Si tratta di un antico ponte costruito tra il 1451 e il 1469 durante il regno del Sultano Mehmed II il Conquistatore. Danneggiato più volte durante i secoli, il ponte ha sempre resistito ai crolli e ogni volta è stato riparato. I suoi 214 metri di lunghezza (per 6 metri di larghezza), sorretti da 12 arcate, hanno perfino scampato la distruzione durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i nazisti posizionarono esplosivi alla base dei pilastri per farle esplodere in caso di necessità.
Passeggiare su una delle strutture più antiche di Skopje e vedere, a destra e a sinistra, tutti quesi palazzi nuovissimi fa un certo effetto. Ma con il passare delle generazioni anche gli abitanti riusciranno a ritrovare una loro identità e amare il valore di quello che oggi sembra un po’ un parco dei divertimenti.
Sull’altra sponda del Vardar ci si dirige verso il Vecchio Bazar, ma prima di arrivarci si trovano alcuni edifici di grande interesse. Uno di essi è il Museo dell’Olocausto, che conserva materiali e documentazioni che fanno parte del passato, ma che è bene non dimenticare.
Le bancarelle di souvenirs iniziano qui, al fondo della piazza, dopo la fontana che al centro si fregia di un’alta statua di un guerriero vittorioso. A pochi passi da essa c’è una delle chiese ortodosse più belle di Skopje, la piccola Chiesa di San Demetrio Megalomartire, che riconoscerai per l’alto campanile.
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Sebbene esternamente possa sembrare poco appariscente, la bellezza di questo luogo la si scopre una volta varcata la soglia. L’altare è ricco di pale affrescate raffiguranti i santi, i colori dorati scaldano l’atmosfera e gli arredi e le pareti tutte rivestite in legno la rendono un piccolo scrigno che riesce a tenere lontano anche il rumore esterno dei passanti.
Uscito dalla chiesa mi reimmetto nel flusso della folla e, poco distante, mi avvicino all’antico hammam. Un tempo questo era il luogo d’incontro per la società e oggi è adibito a galleria d’arte con esposizioni visitabili ogni giorno.
Mi volto e dò un ultimo sguardo a Skopje. Da qui Makedonia Square è vastissima, estesa da entrambe i lati del fiume, punteggiata di statue le cui ombre si allungano mentre il sole volge al tramonto.
Dietro di me comincia il Vecchio Bazar, fervente e vivo in ogni ora del giorno. Non posso rifiutarmi di immergermi ancora tra i suoi profumi e i suoi ritmi frenetici. Un ultimo giro prima di rientrare in camera.
Una base per visitare Skopje
Il mio soggiorno a Skopje è durato un fine settimana e quando si hanno pochi giorni è importante trovare un luogo comodo per visitare la città, ma anche non troppo caro.
L’Hotel Glam si trova a pochi passi dal centro e costituisce un’ottima soluzione per chi desidera una zona tranquilla e non ha problemi a dover passeggiare alcuni minuti per arrivare ai luoghi d’interesse.
Le camere sono spaziose, il servizio impeccabile e la colazione varia. Questi sono stati tre punti che mi hanno molto colpito di questa struttura e la gentilezza e disponibilità del personale hanno reso il mio soggiorno ancora più confortevole.
Per maggiori informazioni su come visitare Skopje e sugli eventi cittadini puoi consultare il sito di Visit Skopje.
Ho visitato Skopje più volte e la trovo una meta affascinante e divertente. Ci vado spesso ed ogni volta scopro un aspetto della città che non conoscevo. La consiglio a tutti come meta irrinunciabile di un viaggio in Macedonia.
Ciao Dario e grazie per il tuo commento, concordo con te, Skopje mi ha stupito in modo molto positivo!
Conoscendo Skopje ho trovato l’articolo molto interessante sulla indicazione dei luoghi e sulle impressioni.
Grave invece è il totale travisamento storico: tra Alessandro e l’impero ottomano ci sono oltre quindici secoli, tra romani e bizantini! Gli “arabi” poi non c’entrano niente, non sono mai arrivati nei Balcani! Certo voleva intendere “musulmani” ma è ben diverso. Capisco che l’autore riporta quanto detto da un locale, ma molti problemi dei Balcani nascono proprio da una erronea narrazione storica, che non andrebbe alimentata.
Ciao Carlo e grazie per il tuo giudizio, ammetto di essere carente dal lato storico per quanto riguarda i Balcani, ma grazie alle tue informazioni spero di aver chiarito un pochino meglio l’evoluzione dello stato macedone. Ovviamente questo post non vuole essere una guida storica, ma l’intento è quello di riuscire a incuriosire su una destinazione che spesso appare incompresa e sottovalutata, nella speranza di portare nuovi viaggiatori alla sua scoperta. Gian